In una sala affollatissima, due anziani signori raccontano una storia di quelle che sarebbero piaciute a Primo Levi.
Hanno novant'anni l'uno e poco meno l'altro, e di fronte ad una platea di ragazzi ed adulti raccontano con semplicità una storia di resistenza. Una resistenza un po' particolare, perchè non viene spontaneo associare lo scoutismo alla Resistenza con la R maiuscola, eppure...
Il 9 aprile del 1928 (siamo dunque nei pressi di un anniversario particolare) il Consiglio dei Ministri scioglie definitivamente lo scoutismo italiano. Il fascismo, un anno prima, aveva tentato di assimilare lo scoutismo cattolico, sciogliendolo nei centri più piccoli ed inglobandolo nell'Opera Nazionale Balilla nei centri maggiori, ma l'evidente incompatibilità dei valori dello scoutismo con il totalitarismo spinse il regime ad una soluzione drastica.
E così, come già era avvenuto per i partiti democratici e per i sindacati liberi, anche lo scoutismo finì in clandestinità.
I coraggiosi che ancora resistevano alle bastonate si autodefinirono "Aquile randagie", che se ci pensate è una definizione splendida e poetica, e conservarono per oltre 16 anni lo spirito dello scoutismo, partecipando anche alla Resistenza - senza imbracciare fucili, ma con attività di aiuto ai profughi e fabbricazione di documenti falsi.
(La storia di quegli anni potete leggerla in modo esauriente qui su Wikipedia).
Quel che ha colpito particolarmente la platea, nel racconto delle due Aquile (oltre al ricordo commovente di coloro che hanno pagato al nazifascismo il tributo di sangue riservato a chiunque non fosse allineato) sono due considerazioni.
La prima è che le Aquile, in onore al motto scout, dichiarano di aver semplicemente fatto in quel periodo terribile "del nostro meglio", come sempre.
La seconda è la dichiarazione che, paradossalmente, è stato molto più semplice scegliere allora, per loro, di quanto lo sia per i ragazzi oggi, in una società oppressa e standardizzata, dove nessuno è probabilmente più in grado di fare una scelta che nasca semplicemente dal suo cuore, dai suoi sentimenti, dai suoi desideri, dalla sua unicità di persona.
Hanno novant'anni l'uno e poco meno l'altro, e di fronte ad una platea di ragazzi ed adulti raccontano con semplicità una storia di resistenza. Una resistenza un po' particolare, perchè non viene spontaneo associare lo scoutismo alla Resistenza con la R maiuscola, eppure...
Il 9 aprile del 1928 (siamo dunque nei pressi di un anniversario particolare) il Consiglio dei Ministri scioglie definitivamente lo scoutismo italiano. Il fascismo, un anno prima, aveva tentato di assimilare lo scoutismo cattolico, sciogliendolo nei centri più piccoli ed inglobandolo nell'Opera Nazionale Balilla nei centri maggiori, ma l'evidente incompatibilità dei valori dello scoutismo con il totalitarismo spinse il regime ad una soluzione drastica.
E così, come già era avvenuto per i partiti democratici e per i sindacati liberi, anche lo scoutismo finì in clandestinità.
I coraggiosi che ancora resistevano alle bastonate si autodefinirono "Aquile randagie", che se ci pensate è una definizione splendida e poetica, e conservarono per oltre 16 anni lo spirito dello scoutismo, partecipando anche alla Resistenza - senza imbracciare fucili, ma con attività di aiuto ai profughi e fabbricazione di documenti falsi.
(La storia di quegli anni potete leggerla in modo esauriente qui su Wikipedia).
Quel che ha colpito particolarmente la platea, nel racconto delle due Aquile (oltre al ricordo commovente di coloro che hanno pagato al nazifascismo il tributo di sangue riservato a chiunque non fosse allineato) sono due considerazioni.
La prima è che le Aquile, in onore al motto scout, dichiarano di aver semplicemente fatto in quel periodo terribile "del nostro meglio", come sempre.
La seconda è la dichiarazione che, paradossalmente, è stato molto più semplice scegliere allora, per loro, di quanto lo sia per i ragazzi oggi, in una società oppressa e standardizzata, dove nessuno è probabilmente più in grado di fare una scelta che nasca semplicemente dal suo cuore, dai suoi sentimenti, dai suoi desideri, dalla sua unicità di persona.
1 commento:
"Giungla silente", giusto?
Concordo con il tuo finale: nei periodi peggiori gli Italiani hanno saputo dare il meglio di se'. Peccato che non se lo ricordino quando stanno bene.
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