giovedì, gennaio 27, 2011

Aufffff...

«Non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me.» (Giorgio Gaber)


Che noia.

Che noia questa battaglia tra poteri, combattuta senza esclusione di colpi, in cui le uniche vittime sono coloro che il potere non ce l'hanno, o che non hanno un potere che li difenda.

Che il satrapo sia messo alle corde per motivi "moralistici", è deprimente: che ci si trovi a tifare per la magistratura, come ultimo baluardo di resistenza, e si riesca ad annoverare come temporanei alleati la gerarchia cattolica, o ambigui ex-democristiani, o pezzi ripuliti di neofascismo, è cosa che fa tristezza.

Che il satrapo e la sua corte si siano impadroniti della narrazione moderna della libertà sessuale, seppur mercenaria, e che l'opposizione non sappia usare altro che canoni simili a quelli che adottava Oscar Luigi Scalfaro nel 1950, quando si adirò contro una signora eccessivamente scollacciata, è drammatico.

Dopo decenni in cui abbiamo imparato ad accettare di tutto, incluso il patto con un paese che ci ammazza gli immigrati prima che giungano sulle nostre sponde, incluso il bombardamento di una capitale europea approvato da un governo di centrosinistra, inclusa la partecipazione a guerre di occupazione che non si ha il coraggio di chiamare tali, inclusa l'impossibilità di morire senza autorizzazione governativa o di vivere affetti senza la benedizione di qualcuno...beh, no, non chiedetemi di indignarmi per la solita vecchia storia di un uomo dal potere sconfinato che semplicemente ottiene quel che troppi son disposti a dargli.

Un vecchio aforisma anarchico diceva che il padrone è un'invenzione dello schiavo.
Ed io, in questa storia, non provo alcuna simpatia per gli schiavi.
Una discreta quantità di giovani donne ha incrociato i desideri di un vecchio ricco, che le copre d'oro affinchè lo soddisfino?
Non è cosa, a mio avviso, che debba destare il nostro interesse.
Se ha avuto rapporti sessuali con una minorenne è giusto che paghi il fio, trattasi di reato: il resto delle informazioni serve indubbiamente a rendere credibile il contesto e probabile il fatto che il reato sia avvenuto.

Ma, appunto, in solo ambito processuale.
Perchè mai dovremmo parlarne noi?
Dobbiamo giudicare quest'uomo per la sua distanza rispetto alla nostra vita ed alla nostra morale, cosa che non sopporteremmo qualcuno facesse con noi?
Dovremmo giudicare le ragazze che si prestano a qualcosa di probabilmente (ma temporaneamente) sgradevole, ma che in pochi mesi risolvono i problemi della propria vita, per sempre, facendosi dare dal satrapo l'equivalente di una vincita alla lotteria, quella che molti in questo popolo agognano?
Almeno loro hanno fatto qualcosa che ha un prezzo per se stesse, qualcosa che costa di più dell'andare semplicemente a comprare un biglietto al bar sperando che sia "la fortuna" a cambiare la nostra vita (solo la nostra).

Ci infastidisce l'idea che una ragazzina astuta (o mille di esse) spillino al vecchio satrapo, in pochi mesi, cifre astronomiche e bastanti per innumerevoli vite, mentre migliaia di ragazzi non avranno un reddito decente e sufficiente per costruire un futuro, nonostante ci mettano fatica ed impegno?

Beh, non possiamo prendercela nè con la ragazzina nè con il satrapo.
Ma con noi stessi, che non abbiamo vigilato, non abbiamo agito per evitare che il satrapo esistesse.
Abbiamo lasciato che il denaro ed il potere fossero considerati come giusta mercede per chi è astuto, furbo, vincente, "simpatico" come probabilmente vorremmo essere noi.
Tolleriamo che esistano i miliardari, i manager ultrapagati, i banchieri che guadagnano migliaia, milioni di volte quel che è reso disponibile non dico agli operai di Mirafiori, ma ai cinque sesti dell'umanità.
Tolleriamo che esistano persone di serie A, B, C...e Z.
Persone che possono non esistere, che possono essere cancellate, spazzate via senza rumore, senza un soffio.

Finchè accettiamo questo, finchè consideriamo accettabile il sistema che noi stessi abbiamo interiorizzato così profondamente da non riuscire nemmeno più a disgustarcene, ogni altra considerazione "morale" su eventi transitori è ipocrita ed inutile.

Che B. se ne vada o meno, e su quale "scandalo" possa cadere (un rapporto sessuale con un cavallo, un matrimonio gay con un boss della mafia, lo sgozzamento di una minorenne portatrice di handicap) è assolutamente indifferente, e non cambia il nostro destino.

Finchè non cambieremo noi, dentro e profondamente, al suo posto potrà arrivare di certo uno più furbo, ma difficilmente uno "migliore".

venerdì, gennaio 14, 2011

Logica ferrea

Silvio Berlusconi è indagato, dal 21 dicembre 2010, dalla procura di Milano che ha anche notificato al premier un ordine di comparizione. Le ipotesi di reato sono concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile. Si ipotizza abbia avuto rapporti sessuali continuativi con l'ormai famosa Ruby, ad Arcore, nonostante fosse pienamente consapevole della sua minore età, in cambio di denaro od altra utilità economica.
Per i normali esseri umani, questo è un reato previsto dall'art.600 bis del Codice Penale.

Niccolò Ghedini afferma: "Si tratta di una gravissima intromissione nella vita privata del presidente del Consiglio che non ha precedenti nella storia giudiziaria del paese e che dimostra la insostenibile situazione dei rapporti con una certa parte della magistratura".

Ghedini ha assolutamente ragione. Se B. può violare tranquillamente le leggi ovunque, perchè mai dovrebbe rendere conto dei reati che commette A CASA SUA?
Se è già impunibile su tutto il territorio nazionale, perchè dovrebbe esserlo nell'unica porzione di Padania già indipendente di fatto dallo Stato Italiano?

giovedì, gennaio 13, 2011

Individuare il nemico...





















Il capo del governo (si, tutto minuscolo) che "tifa" per una impresa a scapito dei diritti dei suoi operai, cioè contro una parte dei cittadini dello Stato (che sono peraltro in condizioni di debolezza), cioè contro coloro di cui dovrebbe fare gli interessi, dà vita ad un evento abominevole.

Un Capo del Governo dovrebbe
  • convocare Tizio;
  • ricordargli, anzitutto, che è solo un manager che rappresenta gli interessi di un numero limitato di azionisti: non ha nessuna carica elettiva pubblica, non è nemmeno consigliere di circoscrizione;
  • ricordargli che il suo "potere" è subordinato ai poteri che governano lo Stato;
  • dirgli che si tolga dalla testa l'idea di "cambiare il Paese", visto che quello è un compito che spetta alla Politica e non al rappresentante di un grumo vischioso di interessi particolari;
  • esigere di visionare il piano industriale millantato da Tizio, visto che parla di venti miliardi di investimenti e sul piatto ne ha messo a mala pena uno;
  • confrontarlo con una idea di Piano Industriale del Governo che abbia al centro l'interesse del paese, e che potrebbe anche sostenere che non ce ne frega più nulla di produrre auto in Italia;
  • in caso di eventuale compatibilità tra gli interessi del paese e quelli di Tizio, se Tizio manifesta la volontà di ridurre la qualità della vita dei cittadini italiani che devono lavorare per lui, dicendo che altrimenti se ne va, attuare tutte le possibili ritorsioni - con modalità legali ed illegali - affinchè nel paese non venga più venduta nemmeno una Tiziovettura nei prossimi dieci anni, perchè l'interesse del paese (e dei suoi cittadini) E' SUPERIORE, SEMPRE, CHIUNQUE GOVERNI, all'interesse di Tizio e di chi rappresenta. Ritorsioni che possono iniziare, ad esempio, cessando subito di pagare la cassa integrazione con soldi pubblici (al posto degli stipendi che dovrebbe erogare Tizio) destinando gli stessi ad attuare l'indirizzo voluto dal Piano Industriale dello Governo, e dando agli operai l'indirizzo di casa di Tizio per andare a discutere con lui, con la massima serenità consentita dalla situazione, delle diverse visioni reciproche della vita. E proseguire, se necessario, con una indagine fiscale rigorosa e fastidiosa. E magari interessando i servizi segreti, che in questo genere di cose sanno bene il mestiere.
In realtà noi abbiamo un governo nemico dei cittadini e dello Stato, e dunque amico dei nemici dello Stato, contro cui dovremo combattere con una forza infinitamente superiore a quella con cui combattiamo un manager (che alla fine, sinceramente, può anche andarsene fuori da questo paese: alle condizioni volute da lui, tanto vale far aprire una fabbrica in Italia da qualsiasi altra casa automobilistica europea o straniera fornendo agevolazioni fiscali al posto della cassa integrazione).

Finchè non risolviamo questo problema, saremo indifesi e soggetti a continui attacchi alla dignità delle persone, soprattutto di quelle che hanno più bisogno di protezione e di tutela.

Ma non possiamo risolverlo, finchè abbiamo un popolo in gran parte disponibile a scegliere un governo nemico "di chiunque, purchè mi lasci fare quel che mi pare" e non un Governo che si assuma responsabilità ed OBBLIGHI ogni attore dello Stato a farlo.

Quanti tra gli operai che oggi voteranno SI all'accordo-ricatto su Mirafiori torneranno domani a votare di nuovo un capo del governo che considera giusta l'alternativa tra peggiori condizioni di lavoro ed assenza di lavoro?

La perdita della dignità operaia è figlia e conseguenza della perdita della dignità di un intero popolo.

Se ci sia possibilità di ritorno, sinceramente, non lo riesco ad immaginare.

PS: Forza FIOM!


martedì, gennaio 11, 2011

Non dovremmo permetterglielo...

Pare - dicono - che la fervida fantasia dei creativi al servizio del Satrapo stia partorendo nome e simbolo della nuova formazione che sostituirà il PDL.
Pare che si tratti di questo (ahò, so' creativi forti!!!):
Cioè, una cosa sua la vorrebbe chiamare uguale uguale ad una cosa che invece appartiene a tutti noi.
Non mi sembra giusto, dovremmo impedirglielo.
Al massimo potremmo accettare un più corretto "Pezzo di Italia", che è più onesto.
E poi si può abbreviare in "Pezzo di", che mi sembra ancora più consono.
Anzi, pensandoci bene "Pezzo di" mi sembra proprio il nome più indicato, per il nuovo partito e per il suo leader.

martedì, gennaio 04, 2011

2010 milioni di parole...

Copiando senza ritegno l'idea di un post di Chicca, e disponendo per la prima volta di dati (più o meno) affidabili tratti da Anobii su un intero anno di lettura, vi propino un po' analisi, statistiche e amenità varie sui libri che ho letto nel 2010. (post in update continuo, almeno per qualche giorno).
Anzitutto il numero: 114 libri per complessive 30.790 pagine. Sufficiente, direi. Devo dire che ho letto molto di più e camminato molto di meno dell'anno precedente, quindi ad ogni tot di pagine corrisponde anche un certo tot di etti messi su.

Autori più letti: Sandor Marai (8), Erri De Luca (5), Aarto Paasilinna (4), Georges Simenon (4), Josè Saramago (4), Jo Nesbo (3).

Il libro che ho preferito? A pari merito "La vita davanti a sè" di Romain Gary e "La lunga attesa dell'angelo" di Melania Mazzucco, senza dubbio. E poi, in ordine sparso, "Canale Mussolini" di Pennacchi, tutti quelli di Marai e di Saramago.
Fuori classifica, "La gioia di scrivere" di Wisława Szymborska: meraviglioso primo mio approccio alla poesia.

Le maggiori delusioni? "Il cinese" di Mankell, molto al di sotto dello standard a cui ci aveva abituati il buon Henning. E "Acciaio" della Avallone, una fredda collezione di stereotipi. "Caduta libera" di Lilin, una autentica schifezza dopo il curioso "Educazione siberiana".

I classici riscoperti? In testa sicuramente "Il maestro di Vigevano", di Mastronardi. "Le vite dell'altipiano" di Mario Rigoni Stern, che ci manca da morire. "Il giorno della civetta" di Sciascia.

Le piacevoli novità? "I Karivan", di Miljenko Jergović.

(...continua...)

Del nazicarognismo e dell'ipocrisia

Quasi due anni fa, scrissi un post che, riprendendo un articolo di Nadia Urbinati, segnalava il pericolo della costante e progressiva "perdita di ipocrisia" da parte della società.
Già, è paradossale, ma a mio avviso oggi avremmo un bisogno ancor maggiore di "ipocrisia".
Nel senso letterale di "simulazione di buoni sentimenti, di buone qualità o di buone intenzioni".
Perchè almeno la simulazione di queste cose, oggi, sarebbe già un bel passo avanti.

Che l'ipocrisia sia una caratteristica ineliminabile e connaturata all'individuo, è innegabile.
Tanto più cresce la complessità del proprio pensiero, tanto più aumenta - inevitabilmente - l'incoerenza tra i nostri comportamenti e le affermazioni che facciamo.
Proprio perchè "pensare" ci porta ad elaborare idee e opinioni molto distanti (nel tempo, nello spazio, nella sostanza) dal punto "fisico" in cui ci troviamo, nel momento in cui tendiamo a qualcosa che nella nostra vita ancora non esiste iniziamo a mettere in atto una serie di atteggiamenti imperfetti, approssimativi, dissonanti, che facilmente ci procurano l'etichetta di ipocriti.

Restiamo sostanzialmente ipocriti per tutta la vita, perchè difficilmente riusciamo ad essere all'altezza di quello che vorremmo davvero essere - se non per brevi attimi, se non - a volte - per puro caso.

E l'ipocrisia diventa un carattere distintivo non solo di una persona, ma di una collettività. Nel nostro paese, gli esempi sono infiniti e si trovano lungo l'intero arco della nostra storia di nazione, tanto per non andare troppo in là, o di sedicente comunità "cattolica": evito di farne, ma sicuramente ve ne vengono in mente parecchi.:-)

Ma l'ipocrisia è una cosa "buona" o "cattiva"?

Se si tratta di affermazioni che, sinceramente, disegnano un "noi" a cui vogliamo tendere ma per cui non siamo ancora pronti, direi che è un'ipocrisia "buona": ci stiamo provando, stiamo andando in quella direzione, non siamo ancora all'altezza delle nostre idee e dei nostri valori ma la vogliamo raggiungere, quell'altezza...

Se si tratta invece di affermazioni volutamente false, insincere, volte ad ingannare il prossimo sulle reali intenzioni di chi le fa...beh, mi sembra facile dare una connotazione negativa al concetto.

Però, negli ultimi anni, si stanno facendo strada due tendenze, in questo paese, che a mio avviso sono molto più pericolose dell'ipocrisia "negativa".

La prima è la riduzione della parola alla pura inconsistenza, tendenza praticata in modo assai più scientifico che in passato dall'attuale "versione" del potere.
Le parole, in questo caso, non hanno peso, non comportano responsabilità.
Quelle che vengono dette non sono nemmeno bugie: non si tratta di "affermazioni intenzionalmente contrarie alla verità", ma di affermazioni che della verità o falsità oggettiva semplicemente se ne fregano.
Sono parole che non vincolano a nulla chi le pronuncia. Parole dette per screditare le parole. Per trasformare i concetti in puro rumore, per rendere tutto uguale, indistinguibile ed in fondo inutile.
Il contenuto espresso dalle parole è indipendente dalla realtà, il tono con cui vengono pronunciate è sempre eccessivo, ultimativo. Grumi di suoni autistici, chiusi in un pacchetto non modificabile. Che non solo non consentono, ma non prevedono alcuna ipotesi di risposta od interazione con altri pacchetti di parole.

La seconda tendenza è quella del nazicarognismo. Assunta l'ipocrisia "buona" come nemico assoluto, si afferma che lo scopo del pensiero non è modificare l'uomo, ma giustificarne l'essenza. Che, per questa tendenza, è fondamentalmente essenza di carogna.
L'uomo è fondamentalmente, allo stato primitivo, una merda nei confronti dei suoi simili: con l'affetto e la cultura, però, PUO' diventare qualcosa di decisamente meglio di quello che è .
Il nazicarognismo non si preoccupa di come trasformare l'uomo da merda a UOMO, ma di giustificare con il pensiero (un pensiero intelligente, sofisticato, poggiato su basi oggettive) l'essenza della merda di cui è fatto l'uomo.
E quindi propugnerà non il cambiamento dell'uomo e della società, ma la giustificazione della sua essenza attuale su basi darwiniane.
I poveri ed i perdenti sono il risultato di una selezione naturale, secondo il nazicarognismo.
Mentre il "merito", la capacità di combattere ed abbattere, il farsi il culo soprattutto per farlo al prossimo sono gli elementi attraverso cui la società seleziona - sempre in modo "naturale" - i migliori, o comunque quelli adatti alla sopravvivenza.
Gli altri? Chi se ne fotte. Si possono, volendo, rinchiudere in città e territori appositi, dove tenerli a marcire riempiendoli di birra e televisione e sesso a buon mercato, senza alcuna speranza di elevarli dal loro stato subumano. Dei giganteschi campi nomadi, il modello in fondo è quello.
Il nazicarognismo è in questo senso più democratico del nazismo, perchè non prevede la Soluzione Finale su base etnica: chiunque può finir male, nessuno in questo senso avrà il privilegio di essere scelto per il luogo o la religione che si è trovato addosso quando è nato:-)

Il nazicarognismo si diffonde ormai come un cancro nella nostra società indebolita, fingendo di esserne la parte "forte".
Nella rete, ovviamente, dove capita di leggere frasi come "rispetto è uno dei nomi della codardia" o “argomentare con alterigia, controbattere con supponenza”.
Nelle affermazioni degli uomini di potere, che identificano con disprezzo intere categorie sociali.
Nelle affermazioni dei manager, dei "capitani coraggiosi" che portano posti di lavoro in cambio di rinuncia alla dignità, all'identità dei fantasmi che ieri erano operai e domani saranno servi.

Fino a qualche decennio fa, le aziende e lo Stato erano in fondo entità benigne. Protettive, forse cialtrone, ma benigne.

Tra le generalizzazioni che il nazicarognismo ama diffondere, c'è l'idea che TUTTE le aziende fossero collettori di fancazzisti coperti dal sindacato e dalla politica: milioni di esseri inutili (quelli di cui sopra, cui dare birraTV&sessoabuonmercato) che RUBAVANO lo stipendio, e che ora - sempre per via della selezione naturale - han perso il diritto al pasto gratis, e devono morire da qualche parte senza rubare risorse ai "migliori".

Inutile dire che gestire un'azienda significa gestire le risorse umane della stessa. Se quell'azienda serve come serbatoio di voti, non è solo colpa dei dipendenti-votanti se l'organizzazione serve solo ad erogare stipendi e non a produrre qualcosa. In un'organizzazione pensata per produrre, le cose vengono prodotte e la gente - usualmente - lavora, usando il giusto mix di motivazione e costrizione. Non esistono categorie di "fannulloni" in senso lombrosiano.

Alle grandi organizzazioni in cui "si perde il controllo della situazione" a causa di "potenze ostili" come il sindacato non ho mai creduto. La Fiat degli anni '80 non funzionava a causa dei suoi manager, dare la colpa al fancazzismo è stato assai stato semplice ma non onesto.
L'Olivetti, finchè era guidata da imprenditori e non dagli avvoltoi, funzionava alla grande, ed era un'azienda innovativa e geniale, senza nessuna necessità di frustare i dipendenti.

Se poi le aziende andavano in crisi, almeno un tempo lo Stato era disposto a dare una mano.

Oggi, le aziende sono generalmente ostili verso i propri dipendenti, quasi per principio, anch'esse affette - almeno nei manager che gestiscono il personale - da sintomi di nazicarognismo.
In genere il messaggio che adesso i megamanager inviano ai propri dipendenti in occasione delle feste comandate è "ricordatevi ogni mattina, quando venite a lavorare, che il vostro compito è soddisfare l'azionista, il cui profitto è Dio Supremo della nostra azienda e della vostra vita".

(Pensare agli "azionisti", grassi parassiti informi e impersonali che investono soldi e li ritirano a seconda del guadagno, così come si sale e si scende dal tram, è di certo il modo migliore per incentivare le persone a trovare un senso nel proprio lavoro, dopo che avranno ritrovato e raccolto le proprie sacche scrotali e le proprie ovaie sparse sul pavimento).

Il dato nuovo è che oggi, se ti è ostile la tua azienda, anche lo Stato sembra avercela con te (con te perdente, fesso, fannullone, inutile, destinato a birraTV&sessoabuonmercato) e sembra mostrare anch'esso i bubboni del nazicarognismo.

Ogni mattina ti svegli e ti chiedi: che cosa mi faranno oggi?
Le vie del sadismo nazicarognista dello Stato, ormai, sono infinite.

Possono - chessò - contemporaneamente lasciare che il "mercato" aumenti a livelli insostenibili il prezzo dei carburanti e delle strade a pagamento, e nel contempo aumentare le tariffe del trasporto urbano e tagliare il 30% del servizio (ah, lo faranno le Regioni e non lo Stato? vabbè, son sofismi: se la posizione in cui ti sodomizzano si chiama "centralismo" o "federalismo", non è che questo cambi granchè la tua percezione del dolore...), e quindi costringerti a svenarti andando al lavoro in auto senza trovare parcheggio, per poi dirti che devi cambiare auto perchè rendi irrespirabile l'aria della città...

Possono consentire che ci siano 100 miliardi di euro di evasione fiscale, e nel contempo avvisarti che ti faranno un culo così (si, a te, bastardo di un lavoratore dipendente perdente fesso ecc ecc) per ogni errore che farai nel 730: e intanto il tizio che evade ha messo la sua pargola all'asilo nido al posto della tua, che guadagni troppo.

Possono farti la multa per la veranda abusiva ed intanto concedere concessioni edilizie che scardineranno tutto l'assetto idrogeologico della zona in cui vivi, in cui tanto andrà tutto in merda lo stesso per la costruzione della nuova tangenziale o della linea a Velocità Mistica per collegare Ibiza con Istanbul in sole tre ore non stop.

Possono tagliare decine di migliaia di posti e otto miliardi di euro nella scuola pubblica e poi dirti: ehi, amico, questa scuola è proprio diventata una schifezza! Se arrivi dalla scuola pubblica un posto te lo scordi, se non hai i soldi per pagarti la privata affari tuoi...

Possono farti altre migliaia di cose brutte, stupide e cattive.

Il risultato finale è che - come la prima tendenza di cui parlavamo, che fa la stessa operazione con le parole - anche il nazicarognismo (aziendale e statale) finisce per farti perdere fiducia in tutto. Nessuno ti proteggerà, se non sei potente di tuo.
Nessuno ti darà una mano, un'opportunità, se non aderisci alla grande famiglia delle nazicarogne.
Solo birraTV&sessoabuonmercato, ecco quel che resta per te.

Ed allora, per tornare al concetto iniziale del post, l'ipocrisia "buona" è infinitamente meglio delle due tendenze descritte e dominanti.

Perchè cerca di immaginare un uomo migliore, un mondo migliore.
Perchè crea con l'immaginazione qualcosa di meglio di quel che c'è.
Perchè ne abbiamo bisogno, come antidoto a questa porcheria dilagante.
Perchè non possiamo accettarlo, un mondo così, nè rassegnarci all'idea che non c'è più nulla da fare, e che questa è la condizione naturale dell'umanità.
Perchè la birra ci piace, ma solo se la scegliamo noi.

Perchè, addirittura, l'ipocrisia buona pensa che uomini di potere e nazicarogne, in quanto uomini, siano "riformabili" e salvabili, e che non sia proprio necessario eliminarli.

(Si, lo ammetto: questa ultima frase era veramente MOOOLTO ipocrita:-)))

Perchè oggi, forse, - pensa te dove siamo arrivati! - son persino meglio le azalee ipocrite di cui parla Gaber rispetto a quei ghighi schifosi e bastardi indossati in permanenza da chi "ha capito tutto della vita"...

L'AZALEA (da "Un'idiozia conquistata a fatica")
Giorgio Gaber

Io credo che non ci sia stato un altro periodo della storia in cui gli uomini siano arrivati al nostro livello di cattiveria e di egoismo.
Un uomo oggi, non avendo remore di morale e di coscienza, tanto più gli conviene tanto più è carogna. È carogna coi più deboli, è carogna coi più forti... no, coi più forti è viscido... è carogna con la moglie, coi figli, con gli amici, è carogna con il mondo intero.
Però la domenica... un'azalea. Tutti che comprano un'azalea. Un'azalea per questo... per quest'altro... per quest'altro ancora... dato che non funziona niente si risolve tutto con le azalee.
E mi bussano alla porta, mi fermano per la strada, mi corrono dietro, col motorino, con la bicicletta, e io, stremato, che faccio? Compro un'azalea… per salvare bambini, animali, piante, ricerche varie, bacini idrici, le suore del Nicaragua, le foreste dell'Amazzonia... Devo fare tutto io!
L'azalea, oltre ad essere un arbusto ornamentale delle ericacee, è diventata il simbolo della purificazione. E siccome più uno più è sporco dentro, più ha bisogno di apparire buono, i più carogna hanno azalee dappertutto: nell'ingresso, in sala da pranzo, in camera da letto... vanno al cesso e... TRACK un'azalea. Che raffinati!
Secondo me a San Francesco non piacevano le azalee. Gli piacevano i lupi. Certo che anche avere una casa piena di lupi...
E Ghandi? E Madre Teresa di Calcutta? Ne han salvate di persone, eh! Oddio, se in India ci fosse stato un bravo statista anche un po' meno buono forse ne avrebbe salvati di più. Ma che c'entra…
Non c'è niente da fare, la bontà vera commuove, rassicura… quella finta… mi fa vomitare. E se ci fosse un Dio io credo che la condannerebbe. Ma basta con queste finzioni, queste ipocrisie, queste esibizioni fatte per abbellire l'anima... e anche l'immagine. Ma dentro, dentro cosa siamo, eh? Ve lo dico io che cosa siamo: siamo delle caramelle di merda ricoperte di cioccolato.
A proposito, ho fatto un sogno.
Si alza in volo un branco di mucche... VVVV... è un sogno ricorrente, pieno di effetti speciali... VVVV... un film, Spielberg regista, lui può... VVVV... e sulle azalee della domenica... VVVV... su Telethon... su 'Trenta ore per la vita'... VVVV... su 'We are the worid we are the children'... VVVV... su 'La partita del cuore'... 'Grazie Firenze!'... VVVV... su 'Pavarotti and friends'... 'lo conto perché non sono un conto'... VVVV...
E le mucche… SPLASCH!!!
Oooh!..
A questo punto scatta come sempre la solidarietà. Domenica prossima in tutte le piazze d'Italia, è in vendita a lire. quindici... facciamo centomila... una piantina di azalee. Il ricavato sarà devoluto alla ricerca... di quei poveri disgraziati che sono ancora sommersi sotto quella montagna di sterco bovino.
Dio esiste.