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venerdì, febbraio 05, 2010

Vorresti non finisse mai


Perchè questo libro mi è piaciuto così tanto?
Credo sia perchè gronda amore, letteralmente, da ogni pagina.
E mentre scorri avidamente le pagine, e assapori con gusto quella scrittura così vicina a te, così spontanea e che rifiuta di prendere le distanze da quel che racconta, ti chiedi quale sarà il prossimo guaio, ma soprattutto quale sarà l'atto d'amore con cui lo si affronterà.
Gary scrive di un mondo che farebbe inorridire qualsiasi bravo borghese per la sua irregolarità e la sua distanza da qualsiasi modello di vita moralmente accettabile,: ma in questo mondo l'amore permea ogni angolo, lo illumina, e ce lo rende paradossalmente invitante, caldo, accogliente, vitale.

Oh, intendiamoci.
Qui l'amore non ha nulla a che vedere con quel che intende un certo nostro satrapo buffone, o quel che si intende nel mondo di plastica che cercano di spacciarci per autentico. Qui si parla di amore vero, che sa di fatica, di cacca e di piscio. Di fisicità, di attenzione vera. Di disgusto e di rabbia verso le "leggi naturali". Qui si racconta come ci si prende davvero cura di coloro che si amano. Anche se stanno andando in sfacelo, se sono brutti e ripugnanti. Perchè l'amore vero non è attrazione verso modelli seducenti e scintillanti, l'amore non è uno spot.
L'amore è non mollare chi si sta perdendo, l'amore è cura di chi ha raggiunto il suo momento di avere, l'amore è gratitudine, attenzione, pazienza, tempo.
L'amore raccontato qui devasta e fa a brandelli ogni idea di maternità e paternità "normali", di famiglia: il libro andrebbe fatto leggere a forza a chiunque si ostini a molestarci con stupidaggini dementi sul legame tra la famiglia tradizionale e l'amore.
L'amore raccontato qui ti porta a piangere senza vergogna.

C'è qualcosa, in questa Belleville multietnica degli anno sessanta (a cui Pennac è evidentemente debitore), che ci fa ardentemente desiderare di andarci a vivere, e fare di corsa quei sei piani senza ascensore per afffiancare l'amore che vi arranca con tenacia, fregandosene di avere il fiatone.

Questa mescolanza di ebrei, musulmani e francesi, bianchi e neri, che semplicemente vivono insieme, punto e basta, ed usano, sì, un certo razzismo di maniera per semplificare la comprensione del mondo, ma non per giudicare chi hanno intorno: per quello usano il loro cuore, e giudicano sempre quel che si fa, non quel che si appare.

Questi vecchietti adorabili che lottano contro la perdita di sè, ma che son sicuri di avere sempre qualcuno che dà loro una mano. E dispensano vita, saggezza, innocenza.
Questi personaggi che tracciano semplici ed immensi gesti d'amore, senza nessun bisogno di condirli con dichiarazioni altisonanti: la grande Madame Lola, il dottor Katz, il signor Waloumba ed i suoi tribuni, e poi i vicini, i negozianti, le puttane...

Questo meraviglioso gesto di Momò, che per più volte nel libro getta via soldi e merci, perchè semplicemente non contano un fico secco se hai qualcuno da amare.

Questa straordinaria Madame Rosa: un personaggio che ti vien voglia di abbracciare per perderti nella sua immensità corporea e affettiva, ed alla fine vorresti esser lì insieme a Momò a combattere con profumi e trucchi contro le schifose leggi di natura, o attivare tu stesso la macchina magica che fa andare il tempo al contrario.

Ecco: di tutto questo amore tra le persone - pulito e disinteressato- abbiamo bisogno, di tutta questa umanità - solare e semplice - abbiamo bisogno, e questo libro ci regala la speranza che esistano davvero. Non l'amore tra due soli esseri, badate bene, ma l'amore tra le persone.
Le più diverse, improbabili, "impresentabili": ma amabili semplicemente perchè vive, vere, presenti.
E in virtù di questa speranza, questo libro si fa amare anch'esso, e non vorresti lasciarlo più: e non ci si può far nulla.

Un ulteriore appunto lo merita la scrittura: la senti amica, popolare, vicina.
Sa di buono, di luoghi amici e odori conosciuti.
Ed ogni tanto, lungo la strada che porta all'epilogo, Gary semina - come se nulla fosse, come un dono lasciato lì per caso - alcune frasi che sono autentici gioielli: e quando ne scopri una, è un piacere fermarsi e starsene lì ad ammirarla, a farsela risuonare un po' nella mente ripetendola piano, a godersela.

(No, non vi faccio alcun esempio: così come la bellezza di un fiore ha senso solo nel prato in cui è cresciuto, e perde vita e senso se lo strappo e me le porto a casa, così le frasi-gioiello di Gary devono apparirvi lungo il sentiero della lettura mentre siete guidati dalle altre sue parole: riportarle qui sarebbe una mancanza di rispetto all'opera).

Nota: ormai le recensioni dei libri che leggo le posto soltanto su Anobii, ma in questo caso Gary meritava un'eccezione.

giovedì, gennaio 14, 2010

Angela esiste.

Dunque, la tua lunga battaglia è finita, amica mia.
Ti immagino serena, finalmente, e pronta a riposare: questo mi rincuora.
Il dolore ti ha lasciata, e questo mi solleva.

Non resta che salutarti, allora: solo per il momento, eh...
Tanto so - sappiamo - dove venire a trovarti, in futuro (PRIMA di lassù): nel giardino di uno dei luoghi più belli e dolci in cui siamo mai stati, ed in cui abbiamo davvero sentito cos'è l'amicizia, l'affetto, la vicinanza, ed anche la bellezza della diversità tra noi; tutto quel che ci ha legato, irreversibilmente, profondamente.

Rintraccio, negli angoli della Rete e della mia posta, i nostri primi contatti: la scoperta dei reciproci blog, non mi ricordo nemmeno più come (perchè forse non ha importanza il momento, ma il fatto che, semplicemente, ci incontrassimo, e che questo evento possa considerarsi in qualche modo predestinato).
E subito, immediata, quella sensazione di condividere una visione del mondo e della vita che andava semplicemente "rivelata", pian piano.

L'idea - la necessità - di vederci nasce nella primavera del 2008.
Incominciamo a ipotizzare un incontro, perchè da subito sono molte le persone che - leggendo e scrivendo le parole che abbiamo umilmente deciso di usare come semi di un dialogo sui nostri dubbi, sulle nostre domande - sembrano "sentire" la vita come la sentiamo noi, e si avvicinano ai nostri - ed altrui - blog come ai tavoli di un'osteria in cui di nuovo e finalmente, con un bicchiere di rosso in mano, si parla della vita.
E pian piano aggiungiamo sedie, e ognuno si ferma.
Ed inizia a dire la sua.

Ci vuole un po' di tempo e pazienza, ed intanto le relazioni si approfondiscono, i "riconoscimenti" reciproci sono sempre più forti.
La fase preparatoria inizia a settembre, ed a dicembre ciò che è naturale - finalmente - accade.

I nostri corpi, le nostre voci, i nostri volti escono finalmente dalla virtualità e diventano carne e sangue, sorrisi, abbracci, occhi che parlano, orecchie e cuori che ascoltano.

Partiamo da Torino in tre: non ci siamo mai visti prima, ma dopo un'ora siamo amici da sempre.

E quando arriviamo a Collevecchio, il viso tuo e quello di J. si collocano esattamente nei posti bianchi già riservati nei nostri cuori: collimano perfettamente, come se fossero immagini che avevamo già dentro da un tempo lontano.

Il resto è delizia.
Sentirsi in armonia assoluta con il mondo, quando il mondo è rappresentato da persone con cui non devi proteggerti nè nascondere quello che sei: anzi, ti vien voglia di dare il meglio, di rassettare il tuo animo, di fare le pulizie di primavera, di dare aria alle stanze ed imbiancare lo spirito.
Perchè senti, con persone così, di dover spontaneamente offrire i doni che hai raccolto lungo la vita ed il percorso fatto fino a qui: perchè senti che stai ricevendo un flusso caldo e dolce che si chiama "umanità", e che ha un valore inestimabile.
Perchè ti senti pieno di gioia e di gratitudine, e sai bene che è la cosa più bella che ti può capitare nella vita: non la puoi comprare, non la puoi cercare con una mappa - puoi solo sperare di incontrarla.

A noi è capitato. Siamo persone fortunate, immensamente fortunate.
Quella "rete", quella "altra Italia possibile" che si è saldata davanti al camino di un antico convento, ed a cui abbiamo dato il nome antico di Compagnia di Collevecchio, nell'anno successivo ha lentamente catturato altre persone straordinarie, altre esperienze, altre storie, ed oggi è la eredità più ricca che potremmo ricevere da te, e che non esiteremo a reinvestire, per sempre: con te nel cuore.

Conto i momenti di gioia che abbiamo trascorso con te: li ricordo tutti, ma elencarli è impossibile: mi basteranno per la vita, e si è trattato per me di un solo anno...
Collevecchio, Torino, Milano, la Val d'Orcia. Il sole, la nebbia, la neve (perchè tu eri con noi anche quando non eri con noi:-)), attraversando insieme tutte le stagioni di questo anno straordinario.
E la condivisione antica del pane (e del vino, e - diciamolo - di ogni ben di dio, a dare ancora più gusto a questa amicizia), e la emozione di essere insieme in alcuni degli angoli più entusiasmanti di questo nostro paese martoriato dal male, eppure così bello...
Le canzoni, le poesie. Le scemate, meravigliose e serie anch'esse, come il pellegrinaggio della sezione NordOvest a Pian della Mussa per prenderti un'acqua speciale...

Ehi, Angela, te lo prometto: non smetteremo. Non smetteremo mai di volerci bene, perchè così tu sarai sempre qui e ci mancherai di meno.

Ci vediamo, presto. E ci vedremo anche in futuro, no?

Ti diremo ancora le parole che ascoltavi con amore ed attenzione, certi che in qualche modo ci ci ascolterai e ci dirai la tua.
Davanti a quel melograno, ad esempio..

Si, ci sarai sempre, Angela cara.
Questo è solo un passaggio: ora che tu sei più leggera, ognuno di noi ti porta con sè, dentro di sè, e si sente ancora illuminato dal tuo splendido sorriso.

P.S. Ho qui accanto a me "L'era della debolezza": credo che rileggerlo questa notte sarà il modo migliore per sentirti vicina.

giovedì, aprile 03, 2008

Un amore/3

Farsi passare la sbronza. Quando si attenuerà il mal di testa e non avrò più questa bocca impastata, quando la smetterò di rileggere miliardi di parole senza capire, quando finalmente capirò che la realtà è l'unica cosa che conta...
...pian piano tornerò a vederla, la realtà.

Smetterò di torturarmi con domande stupide e senza senso, smetterò di elemosinare pallidi riflessi di quella luce che prima avevo tutta intera, smetterò di credere ad una mia splendida allucinazione che - adesso - può solo farmi male. Smetterò di inseguire parole che mi fanno solo soffrire.

Abbandonerò il mito e tornerò alle cose, alle persone che posso toccare e guardare negli occhi, accetterò il fatto che si può vivere benissimo anche senza coraggio, anche senza scelte estreme.

Mi rassegnerò all'idea che le persone sono così complesse che non bisogna mai credere ciecamente a quello in cui dicono di credere: spesso hanno semplicemente bisogno di illudersi per evadere da una vita che non le soddisfa pienamente, e lo fanno così bene da illudere anche chi, in quel momento della propria vita, è ben disposto a seguire un sogno.

Non rinnego nulla, non rimpiango nulla.
Ho fatto, detto, promesso esattamente quello in cui credevo.

Inseguendo un sogno, sono cresciuto, mi sono misurato con me stesso, ho conosciuto la dimensione delle mie forze, ho compiuto un percorso che dovevo fare. Ho imparato che posso sacrificare me stesso per un'altra persona.
Ho imparato che sono capace di amare perdutamente, senza condizioni: di amare una persona, non la semplice idea dell'amore.
Sono andato avanti: ero convinto di non essere solo, ma non importa, forse senza questa sensazione non ce l'avrei mai fatta, a cambiare davvero.

Mi disturba solo il fatto che, non essendo più bambini ma adulti ormai stagionati, alla fine avrei preferito sapere la verità senza essere umiliato, senza subire roboanti retoriche sul sacrificio necessario (a cui mi sono allineato anch'io, ad onore del vero) , senza una infantile fuga nel "non ti parlo più"...
La realtà è sempre molto più semplice e banale delle proprie allucinazioni.
Avrei dunque preferito un finale allegro, semplice, limpido, in linea con tutto il resto della storia...un finale che trasformasse un grande amore ALMENO in una splendida amicizia, che permettesse di continuare a riconoscersi, ad apprezzarsi, di non buttar via tutto quello che è stato costruito con impegno, con fatica.

Ma non importa. Fuori c'è il sole, e l'aria limpida. Sorrido. Sono più grande.
Sono solo, ma fiero di me stesso. Orgoglioso di quello che sono.
Sono cresciuto, ho scelto, ho sbagliato, sono cambiato.
Per farlo, avevo bisogno di un sogno immenso e bellissimo.

Con umiltà, ora, ritorno alla realtà. E vado avanti.

mercoledì, aprile 02, 2008

Un amore/2

(Scusate se in questi giorni il blog è monotematico, ma prima o poi riuscirò anche a pensare a qualcos'altro...purtroppo).

E' assai difficile "perdersi", nel mondo di oggi.
Tutti ormai lasciamo tracce digitali, partecipando al mondo anche in questo modo.
E quindi mi è impossibile, in questi giorni, non seguire le sue tracce. (D'altronde, nel patto di addio non era contenuta la clausola "non leggermi più").

E allora è semplice ritrovare le sue parole. Nelle stesse terre virtuali in cui ci eravamo conosciuti, ovviamente, e che poi avevamo abbandonato, nel tempo.
Ora quelle terre sono percorse da tempo da venti di dileggio e di disprezzo, e le sue parole (che riconosco sempre, che sento come mie, anche se non sapessi che sono sue) cadono su un terreno sterile, come semi che rimbalzano senza speranza su una terra seccata a lungo dalla mancanza d'acqua.

Un volta fui, per puro caso, il terreno fertile in cui quelle parole poterono riconoscersi e germogliare: ora osservo con tristezza questa solitudine scelta e fortemente voluta, questo tentativo di costruire un futuro attraverso il passato remoto.
Perchè il dramma è poi questo: se di nuovo le emozioni incontrassero un terreno umano fertile ed attento (ed è quello che qualsiasi essere umano spera e desidera fortemente, e solo una volta su un milione capita davvero nella vita nel modo in cui lo si desidera), forse - in ossequio ad una scelta tanto radicale quanto spietata - si sarebbe costretti a diserbarlo prima ancora di sapere se potrà nascere qualcosa.

martedì, aprile 01, 2008

Un amore

Ma forse Sally è proprio questo il senso...il senso...
del tuo vagare
forse davvero ci si deve sentire
alla fine un pò male
Forse alla fine di questa triste storia
qualcuno troverà il coraggio
per affrontare i sensi di colpa
e cancellarli da questo viaggio
per vivere davvero ogni momento
con ogni suo turbamento
e come se fosse l'ultimo...
(Vasco Rossi)

Non finirò mai di stupirmi, e di imparare che l'amore ha forme molteplici e misteriose.
Che ci si può sentire straordinariamente amati attraverso un apparente addio, che le scelte personali hanno una logica apparentemente incomprensibile ma rigorosa e spietata, che esiste una bellezza straordinaria anche nel dolore.

Un amore responsabile e attento al dolore degli altri, se lo è fino in fondo, non smette mai di esserlo anche se mette a repentaglio la sua esistenza.
Un amore che non ha voluto vincere, non ha "voluto approfittarne" quando poteva, non ha voluto ragionare in termini di successo, di concorrenza: un amore che è diverso, bello e limpido fino in fondo.
Un amore che ha saputo rischiare, attendere, capire, rispettare...in nome dei valori di una società migliore, che non esiste più e forse non è mai esistita, e ad essi è fedele, perchè non può essere diverso, perchè quei valori sono la sua essenza.

Un amore che è vivo, forte, indistruttibile, maturo, gioioso, libero, eppure scommette ancora su un altro salto di qualità, su un altro passaggio doveroso ma in cui rischia di perdere tutto: eppure lo fa, perchè deve, perchè lo sente giusto.

Un amore che rischia di consegnare una "vittoria" amara a chi non ha mai rischiato, non si è mai messo in gioco, non ha mai capito la dimensione di questo sentimento prima e rischia di non capire la dimensione di questo sacrificio adesso.

Un amore che mi ha reso l'uomo più felice della terra, e ora aggiunge ai suoi meriti l'orgoglio di averlo vissuto fino a qui, senza nessun cedimento a valori che non fossero puri, limpidi, cristallini.
Ho incontrato la donna più meravigliosa della mia vita, ed insieme abbiamo vinto una scommessa.
Essere noi stessi. Essere diversi, migliori. Questa è una vittoria che nessuno ci toglierà mai.

Ora ho questa libertà tra le mani (il tuo ultimo, immenso dono d'amore), e non so bene che farmene. Non so che strada prendere. Ma dopo lo sgomento ricomincerò a camminare. Per diventare migliore, e non smettere mai, affinchè tu sia sempre, sempre, sempre fiera di me.

Ti amo.

(Altri post dedicati a questo amore:

http://luposelvatico.blogspot.com/2007/10/che-cos-lamore.html

http://luposelvatico.blogspot.com/2007/10/che-cos-la-felicit.html

http://luposelvatico.blogspot.com/2007/10/fiducia.html)




A te

Sentire questa canzone alla radio, mentre guidi.
Ed essere costretto a fermarti, scosso dai singhiozzi, sciolto in lacrime.

(Jovanotti)

A te che sei l’unica al mondo
L’unica ragione
Per arrivare fino in fondo
Ad ogni mio respiro
Quando ti guardo
Dopo un giorno pieno di parole
Senza che tu mi dica niente
Tutto si fa chiaro
A te che mi hai trovato
All’angolo coi pugni chiusi
Con le mie spalle contro il muro
Pronto a difendermi
Con gli occhi bassi
Stavo in fila
Con i disillusi
Tu mi hai raccolto
Come un gatto
E mi hai portato con te
A te io canto una canzone
Perchè non ho altro
Niente di meglio da offrirti
Di tutto quello che ho
Prendi il mio tempo
E la magìa
Che con un solo salto
Ci fa volare dentro l’aria
Come bollicine
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che sei il mio grande amore
Ed il mio amore grande
A te che hai preso la mia vita
E ne hai fatto molto di più
A te che hai dato senso al tempo
Senza misurarlo
A te che sei il mio amore grande
Ed il mio grande amore
A te che io
Ti ho visto piangere nella mia mano
Fragile che potevo ucciderti stringendoti un pò
E poi ti ho visto
Con la forza di un aeroplano
Prendere in mano la tua vita
E trascinarla in salvo
A te che mi hai insegnato i sogni
E l’arte dell’avventura
A te che credi nel coraggio
E anche nella paura
A te che sei la miglior cosa
Che mi sia successa
A te che cambi tutti i giorni
E resti sempre la stessa
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei sogni miei
A te che sei
Essenzialmente sei
Sostanza dei sogni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che non ti piaci mai
E sei una meraviglia
Le forze della natura si concentrano in te
Che sei una roccia sei una pianta sei un uragano
Sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano
A te che sei l’unica amica
Che io posso avere
L’unico amore che vorrei
Se io non ti avessi con me
A te che hai reso la mia vita
Bella da morire
Che riesci a render la fatica
Un immenso piacere
A te che sei il mio grande amore
Ed il mio amore grande
A te che hai preso la mia vita
E ne hai fatto molto di più
A te che hai dato senso al tempo
Senza misurarlo
A te che sei il mio amore grande
Ed il mio grande amore
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei sogni miei
E a te che sei
Semplicemente sei
Compagna dei giorni miei
Sostanza dei sogni miei

lunedì, novembre 19, 2007

La svolta

Da oggi la mia vita cambia. In una nuova casa, da solo.
In me ci sono tutti gli stati d'animo possibili.
Inizio una Lunga Marcia, il cui punto di arrivo mi è chiarissimo: non so se ce la farò, ma so che è stato giusto partire.
Come disse una volta Martin Luther King?
"Prima o poi arriva l’ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla, perchè è giusta."

giovedì, ottobre 18, 2007

Guadagno inferiore a zero

Tutto quello che sto facendo adesso sembra configurare una perdita.
Non avrò più molte delle cose che ho adesso, e quel che continuerò ad avere sarà in quantità e qualità ridotta.
Soffrirò di sicuro, e molto, a fronte di un percorso che non offre alcuna ragionevole garanzia di felicità o di serenità.
Una scommessa che sembra già perduta in partenza.

Eppure, una scommessa che non posso non giocare.
Una scommessa che si lega ad un filo di speranza sottile, esile, contraddittorio, perchè quel che desidero è la sua felicità, e vedere questo filo significherebbe che non l'ha raggiunta.
In qualsiasi modo vada, qualcuno perderà qualcosa di importante senza sapere se sarà stato utile, senza sapere a priori se avrà qualcosa in cambio.

Eppure, ci sono momenti nella vita in cui senti di dover giocare anche se non c'è alcuna certezza.
Lo senti, e basta. Segui quel che senti, e basta. Accettando quel che verrà, senza recriminazioni, senza rimorsi.

venerdì, ottobre 12, 2007

Fiducia

Nelle ultime settimane, mi è capitato spesso di ritrovarmi in un contesto con diverse persone sconosciute, o non particolamente vicine a me nella vita di tutti i giorni.

E ho provato la sensazione di capirle come non mi era mai avvenuto prima.
Come se le loro parole mi toccassero il cuore e l'anima. Come se sentissi esattamente, con una precisione assoluta, quel che volevano trasmettermi.

Non sono mai stato così sensibile, in vita mia, così ricettivo, e - dannazione - anche così indifeso.

E' come se in questi ultimi mesi fossero crollati dentro di me, uno ad uno, tutti i muri che mi dividevano dagli altri. Come se - immerso in una relazione di assoluta fiducia, di straordinaria trasparenza - si fossero dissolte le paure, gli ostacoli, che rendono difficile ed impossibile il confronto con gli altri.

Sono spaventosamente sincero, leggibile, trasparente. Non mento più, nemmeno per legittima difesa.

E sono contento che sia così, perlomeno fino a quando prenderò il primo tramvai in pieno muso, mi risveglierò dal sogno ed inizierò con cemento e cazzuola a ricostruire i muri, le difese, a mettere i sacchi di sabbia alle finestre della mia anima, ed il filo spinato attorno al cuore.

Ma spero, spero, spero che sia il più tardi possibile.

P.S. per questa trasparenza e questa sensibilità, una nuova ondata di gratitudine mi travolge, e la destino alla stessa meravigliosa persona a cui è dedicato il post "Cos'è la felicità".

giovedì, ottobre 11, 2007

In lotta contro la razionalità

Si può credere in qualcosa da soli?
Si può sentire fortemente una verità e non essere condivisi da nessuno?
Si può essere sicuri di quel che si sente quando tutto il mondo intorno dice che ti stai sbagliando?

Si, si può.
Si deve, persino. E' una questione di dignità, di rispetto verso se stessi e verso gli altri.
Non si può mentire a se stessi, se uno è certo di non ingannarsi sui sentimenti altrui.
Non si può rinunciare a se stessi, ed alle cose che contano di più nella propria vita.
Neppure se la strada è difficile, franosa, stretta, in salita, neppure se rischi di perdere tutto quello che hai.

sabato, ottobre 06, 2007

Che cos'è la felicità

Io conosco la felicità.

L’ho avuta per sei mesi di fila: una fortuna incalcolabile. Spesso, nella vita, la felicità arriva per pochi istanti, poche ore o pochi giorni. A me, sei mesi: e non ho fatto nulla per meritarla.

Adesso è finita. Ma la cosa più stupida da fare sarebbe essere tristi.

Quando le cose belle finiscono, uno si intristisce. Non c’è mai un modo “giusto” o buono per fare finire le cose belle, perché comunque uno inizia a pensare che “domani tutto questo non ci sarà più”, e si fa prendere dalla tristezza.

Lei ha fatto in modo che la nostra cosa bella finisse in modo bellissimo: tra le sue labbra, tra le sue braccia, tra i suoi occhi. Il modo migliore in assoluto per ricordarsi la felicità. Io lì per lì non ho neppure capito che stava finendo, ma adesso so che devo amarla anche per questo, per il modo stupendo in cui ha fatto finire la nostra felicità.

Sto piangendo da tre notti, ma è perché sono uno stupido. Se fossi intelligente e applicassi la filosofia che ho distillato in anni di angosce, e che ultimamente dimentico un po’ troppo spesso di applicare, ridiventerei subito felice. Anche perchè, mentre cercavo piangendo di capire tutte le cose che avrei perduto in futuro, ho ripercorso tutte le meravigliose cose che ho avuto in questi sei mesi. Ho capito quanto e come sono stato amato: in modo disinteressato, meraviglioso, totale.

Ma quali forme ha assunto la felicità, in questi sei mesi? Molteplici! A parte il fare l'amore, a parte il tenersi per mano, possiamo elencare anche quanto segue:

  • svegliarsi di fianco a lei;
  • bere il chinotto gelato dopo aver fatto l'amore;
  • baciarsi su tutti i ponti che abbiamo incontrato;
  • camminare parlando di qualsiasi cosa;
  • guardare il mondo mentre si passeggia mano nella mano;
  • bere il refosco fresco parlando della vita;
  • mangiare insieme;
  • ascoltare abbracciati le canzoni di Gaber;
  • guardare il panorama in una fresca notte d'estate, stringendosi forte forte;
  • vederla all'improvviso;
  • guidare tenendo una mano sulle sue gambe;
  • chiacchierare su una panchina tenendo le sue gambe ignude sulle mie;
  • vedere che è apparsa una mail con il suo nick;
  • leggere insieme il diario della nostra storia;
  • far l'amore mentre fuori giocano i bambini...

Potrei continuare all'infinito, perchè la felicità non sono in realtà le cose che ho fatto con lei, ma E' stato fare qualsiasi cosa purchè fosse con lei.

E' dunque giusto che io sia felice perché sono stato felice, e anche guardando all’indietro questa è una cosa meravigliosa, che capita poche volte nella vita, perlomeno con una simile intensità.

Felice perché ho trovato, senza cercarla, la donna della mia vita. E con lei ho vissuto sei mesi di felicità. Certo, uno con la donna della propria vita vorrebbe viverci la vita. Era quello che volevamo, perché anch’io ero l’uomo della sua vita.

Però non era la vita giusta, questa, in cui essere l’uomo e la donna della propria vita.

Avevamo già costruito così tante cose importanti, perché le famiglie ed i figli sono cose importanti, che per avere la nostra vita avremmo dovuto smontare tutto quello che avevamo fatto.

E allora abbiamo smesso di essere felici. Ma per scelta, per un atto d’amore: per non fare infelici gli altri, e quindi questo è un buon motivo per smettere di essere felici dopo sei mesi che lo si è.

Magari non ci si riesce più, ad esserlo un’altra volta, ma è giusto pensare che la propria felicità non è l’unica cosa che conta al mondo. Una felicità deve essere un po’ irresponsabile, ma non deve essere cattiva, altrimenti muta la propria natura positiva.

E allora, si può decidere di smettere di essere felici per via della felicità che si prova, e accontentarsi di essere felici perché lo si è stati, ed esserlo stati è una cosa rarissima e meravigliosa.

Ora la donna della mia vita è tornata alla sua vita di donna della vita altrui (ma "altrui", se ne renderà conto, di questa fortuna incredibile che ha avuto?). Ha fatto una scelta d’amore, e quindi una scelta d’amore è sempre una scelta giusta, anche se non si è tra i destinatari di quella scelta.

Io non sono più felice come prima, ma sono lo stesso felice di essere stato felice. La amo più di prima, perché una persona capace di scelte d’amore che vanno a ridurre la sua felicità è una persona che merita di essere amata ancora di più, e di essere resa felice.

Lei è veramente la più bella persona che io abbia incontrato nella vita, e devo convincermi che molte persone (oltre a me) possano e abbiano il diritto di godere della meraviglia che è, anche se sono intimamente convinto che solo io sono riuscito ad amarla in modo così disinteressato da darle (per qualche tempo) la felicità. Io spero che prima o poi gli altri se ne accorgano davvero, di quanto lei sia meravigliosa: così, forse, riusciranno a scambiare con lei la stessa felicità che ci siamo scambiati noi per sei mesi.

Ma quel che volevo dire, in fondo, è che quando un amore finisce bene (e il nostro non è finito per consunzione, ma per una diversa scelta d’amore), in realtà quell’amore non può morire, perché la persona che ami la ami ancora più di prima, ed all’amore si aggiunge una gratitudine (per essere stati così tanto amati, per aver ricevuto così tanta felicità) che rende il sentimento ancora più grande, bello e duraturo.

Io non potrò mai dirglielo, ma se voi potete, se voi la incontrate, se la vedete o la sentite, vi prego: fatelo per me.

Ditele quanto le sono grato, ditele che la amo più di prima, ditele che sono felice perché l’ho incontrata, ditele che anche se non avrò più lei, questa felicità mi resterà dentro per tutta la vita.

E non saprò mai come dirle grazie a sufficienza, per questa meraviglia che ho vissuto.

giovedì, ottobre 04, 2007

Che cos'è l'amore

Io lo so, cos’è l’amore. Lo so, ma non ve lo posso insegnare.

L’amore non ha bisogno di farsi capire. Non deve perdere tempo a convincere. Non deve neppure usare le parole. Non gliene frega niente, all’amore, di convincerti a votarlo.

L’amore comunica per via aerea, ma colpisce duro come se fosse un pugno. Se lei è vicina, l’amore lo senti forte nello stomaco. E nei muscoli del viso. E a volte in altri muscoli (in genere in momenti molto sbagliati).

L’amore adora guardare. Lo fa per ore, senza stancarsi, e riesce a percorrere migliaia di km partendo da due occhi, a perlustrare mondi sconosciuti che si trovano dietro due sfere nocciola, mondi infiniti che nessuno sa trovare. A volte ci si perde, in quei mondi, e sembra che non torni più: ma poi ti accorgi che sei tu che sei rimasto fuori in un mondo piccolo e inutile, e ti butti dentro per raggiungerlo.

L’amore a volte si nasconde sulla punta delle dita. Lo capisci solo quando tu non le trovi più, le tue dita, perché si son perse da qualche parte in lei, e lei sospira e sorride.

L’amore a volte fa finta di andar via, ma poichè è amore non va via per davvero. Sembra che rinunci, sembra che sia indifferente, sembra che ti lasci lì nelle canne per sempre. Ma poi torna quando meno te lo aspetti. Con un caterpillar. Sfonda la porta, e ti prende con sé. Per sempre.

L’amore, a volte, si trova sulle labbra di lei. Ma è nascosto così bene che devi cercarlo a lungo con le tue, e chiudere gli occhi per concentrarti, e smettere di respirare, e poi chiamare anche la lingua, e poi…

L’amore legge molto e scrive molto e parla molto, ma ad un certo punto getta via tutto, tace, e ti guarda negli occhi a lungo. E tu capisci che sei spacciato.

L’amore fa perdere i sensi. E quando li ritrovi scopri che sono supereccitati.

L’amore se ne fotte del pianeta su cui vivere. E’ un po’ qua, un po’ là, esattamente dove gli aggrada. Sei tu che devi andargli appresso. E se decidi che proprio vuoi averlo qua sulla terra, è probabile che si stuferà: l’amore odia la competizione, le scelte, “o io o lui”. Appena sente ‘ste cose, si rompe le balle e va su un altro pianeta.

L’amore è un superpotere. Se ti si appiccica addosso, poi fare novecento chilometri in poche ore e poi passare una giornata ballando ad un concerto celtico e poi pensare a lei tutta la notte dopo, il tutto senza dormire mai.

L’amore vuol bene ai bambini. Anzi, a volte se ne va via in silenzio per non svegliarli.

L’amore è molto più forte di Chuck Norris. Ma non se lo fila manco di striscio.

mercoledì, marzo 28, 2007

Quando ti esplode dentro.

Quando ti esplode dentro quello che conosci e riconosci molto bene, e capisci che d'improvviso sei caduto in un buco nero.
Quando un'immagine che avevi dentro da tempo diventa una storia che ti sembra di conoscere da sempre, ti si rivela e ti riempie, e non hai più spazio dentro di te per nient'altro.
Quando tutto il resto diventa d'improvviso irrilevante, secondario, noioso.
Quando ti si stampa sul viso quel sorriso ebete, e dentro di te si svolgono in contemporanea tre o quattro chiassosi spettacoli circensi.
Quando vorresti salire in auto, divorare i chilometri ed il tempo ed essere lì, in quell'altrove che adesso percepisci come le porte del Paradiso.
Quando...

mercoledì, novembre 15, 2006

Emozioni inutili

Devo smetterla di occuparmi del mondo: non posso farcela.
Devo smetterla di leggere il giornale e di leggere i quotidiani online.
Devo smetterla con questo assurdo bisogno di "essere informato".
Perchè, mentre cerco le poche informazioni che vorrei per capire di più il mondo, sono nel frattempo intossicato da una quantità intollerabile di "rumori", di notizie "distraenti" e "dispersive".
Su cui non voglio avere opinioni, perchè averne non serve a nulla.
Non voglio sapere nulla di professoresse molisane, di videomolestie, di mariomeroli funeralizzati.
Non sono eventi importanti, anche se vogliono farcelo credere.
(Ma come, direbbero molte delle persone che conosco: la violenza, il bullismo, il sesso non sono importanti? Non bisogna parlarne? No. Non bisogna parlarne così.)
Eppure, si dice, bisogna occuparsi "del mondo". Sapere, capire, scambiarsi informazioni.
Secondo me, la maggior parte delle informazioni che ci scambiamo è inutile.
Non ci appartiene, non contiene nulla di noi, che ci riduciamo ad echeggiare quel che appare in tv o viene scritto sui giornali.
Se continuiamo a NON scegliere di cosa parlare, e lasciamo che lo facciano i media per noi, finiremo sempre di più per essere dei semplici trasmettitori di rumore.
In questo periodo leggo molto, ma ho sostituito quasi del tutto i quotidiani con le riviste e - soprattutto - i libri.
Non tollero più di svolazzare sulla realtà come un uccello ("la realtà è un uccello che non ha memoria, devi immaginare da che parte va"...do you remember il grande Giorgio Gaber?), ma voglio diventare pesante. Inamovibile. Saldamente ancorato al suolo ed assolutamente indifferente alle folate di vento che tentano di portarmi qua e là, ed occuparmi la mente con le stronzate.

Non esiste nessuna conoscenza, nessuna emozione che possa essere rinchiusa in una NOTIZIA.
Anche un dolore ed una gioia richiedono, per essere provati, un retroterra di conoscenza e fatica che non si improvvisa: ma che si costruisce pian piano, come una casa, a partire da fondamenta solide.
Non voglio provare più sdegno, collera o allegria per un evento lontano, per uno stupro o una violenza riportata da un TG o da una colonna di giornale: sono emozioni sprecate, inutili. Mi portano via energie senza poter minimamente incidere sul contesto in cui sono avvenute.

E' molto, molto meglio che le poche energie disponibili siano impiegate per capire, possedere e influenzare il micromondo (o i micromondi) in cui siamo fisicamente, realmente inseriti.
Una carezza a mia figlia, la sera, vale cento volte di più dello sdegno per un lontano atto di violenza: incide, è reale, è fisico, trasmette una cosa che esiste: AMORE.

E la guerra, allora? Rinuncerai a dire, a fare, a manifestare contro la guerra, potreste chiedere?
Si.
Non serve a nulla.
La pace va costruita laddove si esiste, come la fiducia, l'amore, la serenità.
Il nostro sdegno, fino ad oggi, non ha mai fermato neppure una bomba. Non serve a nulla, se non a liberarsi la coscienza e tornare a NON agire, circondati da ombre virtuali che creano l'illusione di una realtà.