A vederla con calma il giorno dopo si nota che in realtà neanche il progetto PD è andato bene come sembrava. Disastro per la Finocchiaro in Sicilia, per Illy in Friuli, e forse si perderà anche Roma.
Ma di questo parlerò in altri post, purtroppo ci saranno 5 anni di tempo per farlo.
Questo lo voglio dedicare ai compagni (si, io questo termine lo uso ancora e me ne onoro) con cui ho condiviso decenni di storia, di entusiasmi, di sogni, e che oggi si ritrovano improvvisamente orfani: ma non soli, ve lo giuro, non soli.
Recupero dalla memoria i tempi antichi dell'Itis, i tardi anni '70: io facevo parte di una cellula anarchica (eravamo solo in due) e quindi già conoscevo bene - volontariamente - il senso dell'esclusione e della non rappresentanza: perchè pensavo che ognuno rappresentasse se stesso, e fosse già difficile così.
Ricordo poi i tempi bellissimi e gioiosi di Democrazia Proletaria, nelle notti torinesi di primavera in cui si esultava (fuori dalla sede storica di Via Rolando 4), per uno 0,1% conquistato alla Camera, per la Bianca Guidetti Serra (avvocato storico nel processo contro le schedature Fiat) eletta in Consiglio Comunale a Torino, per il seggio europeo di Mario Capanna (ed il suo primo intervento in aula, in greco antico!).
Ricordo i tempi del PCI alla guida di Torino, tra il 1975 ed il 1985, con Novelli sindaco dei ballatoi (e Giuliano Ferrara capogruppo del PCI in Consiglio Comunale, sigh), in una città allucinata dal terrorismo e dalla paura eppure laboratorio di una comunità nuova, che voleva vivere ed aggregarsi.
Ricordo i tempi in cui, studente squattrinato, potevo comprare ogni tanto solo uno dei QUATTRO quotidiani che uscivano "a sinistra dell'Unità": il manifesto, il quotidiano dei lavoratori, lotta continua e - per poco - la sinistra.
Quello che è "finito" lunedì è, indubbiamente, anche un pezzo della mia storia.
O forse è solo una necessaria trasformazione, una doverosa reinterpretazione del mondo.
Carletto Marx si è fatto un culo così per capire il mondo e proporne uno nuovo, ma non è che noi possiamo campare alle sue spalle per tutta la vita, ragazzi...
Mi sembra giusto fare omaggio a questa nostra storia comune con un estratto dallo splendido, celebre monologo di Gaber - che come al solito, con grande lucidità, aveva già capito 17 anni fa quel che noi abbiamo visto oggi....
Qualcuno era comunista (1991)
(...)
Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà… la mamma no.
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il Paradiso Terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche… lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché “La Storia è dalla nostra parte!”.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano ma lontano.
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la borghesia il proletariato la lotta di classe. Facile no?
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopo domani sicuramente…
Qualcuno era comunista perché “Viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tse-Tung”.
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava sempre Rai Tre.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto.
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini.
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il “materialismo dialettico” per il “Vangelo secondo Lenin”.
Qualcuno era comunista perché era convinto d’avere dietro di sé la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c’era il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista nonostante ci fosse il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo il peggiore Partito Socialista d’Europa.
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi solo l’Uganda.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi viscidi e ruffiani.
Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera.
Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due: da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.
Ma di questo parlerò in altri post, purtroppo ci saranno 5 anni di tempo per farlo.
Questo lo voglio dedicare ai compagni (si, io questo termine lo uso ancora e me ne onoro) con cui ho condiviso decenni di storia, di entusiasmi, di sogni, e che oggi si ritrovano improvvisamente orfani: ma non soli, ve lo giuro, non soli.
Recupero dalla memoria i tempi antichi dell'Itis, i tardi anni '70: io facevo parte di una cellula anarchica (eravamo solo in due) e quindi già conoscevo bene - volontariamente - il senso dell'esclusione e della non rappresentanza: perchè pensavo che ognuno rappresentasse se stesso, e fosse già difficile così.
Ricordo poi i tempi bellissimi e gioiosi di Democrazia Proletaria, nelle notti torinesi di primavera in cui si esultava (fuori dalla sede storica di Via Rolando 4), per uno 0,1% conquistato alla Camera, per la Bianca Guidetti Serra (avvocato storico nel processo contro le schedature Fiat) eletta in Consiglio Comunale a Torino, per il seggio europeo di Mario Capanna (ed il suo primo intervento in aula, in greco antico!).
Ricordo i tempi del PCI alla guida di Torino, tra il 1975 ed il 1985, con Novelli sindaco dei ballatoi (e Giuliano Ferrara capogruppo del PCI in Consiglio Comunale, sigh), in una città allucinata dal terrorismo e dalla paura eppure laboratorio di una comunità nuova, che voleva vivere ed aggregarsi.
Ricordo i tempi in cui, studente squattrinato, potevo comprare ogni tanto solo uno dei QUATTRO quotidiani che uscivano "a sinistra dell'Unità": il manifesto, il quotidiano dei lavoratori, lotta continua e - per poco - la sinistra.
Quello che è "finito" lunedì è, indubbiamente, anche un pezzo della mia storia.
O forse è solo una necessaria trasformazione, una doverosa reinterpretazione del mondo.
Carletto Marx si è fatto un culo così per capire il mondo e proporne uno nuovo, ma non è che noi possiamo campare alle sue spalle per tutta la vita, ragazzi...
Mi sembra giusto fare omaggio a questa nostra storia comune con un estratto dallo splendido, celebre monologo di Gaber - che come al solito, con grande lucidità, aveva già capito 17 anni fa quel che noi abbiamo visto oggi....
Qualcuno era comunista (1991)
(...)
Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà… la mamma no.
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il Paradiso Terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche… lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché “La Storia è dalla nostra parte!”.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano ma lontano.
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la borghesia il proletariato la lotta di classe. Facile no?
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopo domani sicuramente…
Qualcuno era comunista perché “Viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tse-Tung”.
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava sempre Rai Tre.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto.
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini.
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il “materialismo dialettico” per il “Vangelo secondo Lenin”.
Qualcuno era comunista perché era convinto d’avere dietro di sé la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c’era il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista nonostante ci fosse il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo il peggiore Partito Socialista d’Europa.
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi solo l’Uganda.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi viscidi e ruffiani.
Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera.
Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due: da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.
14 commenti:
Grazie.
si' ma.... adesso?
Dio! non mi sono mai sentito cosi' perso.
E' troppo presto per capire cosa fare...bisogna darsi tempo...
Ragazzi, io capisco la nostalgia, il senso di aver perso un pezzo di se'. Io non ho tutti questi ricordi pero' ero persino contraria al cambio di nome PCI-PDS e mi ha dato sempre fastidio questo doversi vergognare a definirsi comunisti.
Pero' adesso non mi sento di piangere sulla scomparsa della sinistra arcobaleno perche', diciamolo, era un accrocco di 4 apparati senza nessuna intenzione di mollare le poltrone e senza nessuna proposta nuova che sapesse acchiappare il cuore di quelli come noi. E invece ci sarebbero tanti temi attraenti che non sia la lotta di classe: mettere in discussione il dio mercato, il consumismo a tutti i cosi, la crescita economica come panacea di tutti i mali, puntare sulla sobrieta', sulla giustizia uguale per tutti, e molto altro.
Io sogno una sinistra cosi'... altro che PD!
Dedicato a noi nostalgici, per sdrammatizzare un po':
http://quintoelemento.controradio.org/index.php?blog=7&title=ritornerai&more=1&c=1&tb=1&pb=1
:-)
Il grande Bruno Lauzi...anche lui ha lasciato un bel vuoto, quando se n'è andato...:-)
Artemisia:
Puo' sembrare strano, ma anche a me non piaceva per niente la Sinistra Arcobaleno, anche se mi sembra davvero un po' qualunquistica l'affermazione secondo cui l'interesse era rivolto solo alla poltrona.
Pero' era l'unica formazione che potevo sperare superasse lo sbarramento che era autenticamente di Sinistra. Nel senso della lotta di classe cosi' come nel senso che dici tu. Per altro il tema del consumismo e della globalizzazione li sento di piu'.
Ma chi e' che oggi li impersona, questi temi? Boh!
Appunto. Altro che PD.
E' questo che voglio dire... sara' che non ho ancora superato la botta, ma davvero la vedo una battaglia gia' persa.
Mi sembra che ora siamo la brutta copia degli States. Nel senso che Berlusconi e' la brutta copia di Bush (e ce ne vuole), e Veltroni la brutta copia di Obama (e nota che non ho 'sta gran fiducia nemmeno in quest'ultimo).
Avevamo una italietta che come dici tu, Arte, faceva ridere i polli. Ora invece ne abbiamo una di tutto rispetto bella omologata e impacchettata.
Mi piaceva di piu' il mestiere del clown dei polli, francamente.
mado'! come scrivo male! oggi e' peggio del solito! Scusatemi...
:-)))
ho atteso a commentare questo post per lasciare un pò sedimentare le emozioni dei ricordi..
Grazie Lupo!! per la botta di revival che, in parte, è condivisibile solo con i "concittadini"...
Non lo abbiamo mai saputo, allora, ma in via rolando abbiamo festeggiato insieme!!...
Grande Bianca, Grande Mario, lo sai che sono pochi, o per lo meno ne ho conosciuti pochi che sanno dell'intervento di Mario in Latino al Parlamento Europeo in risposta ad un krukko di destra che accusava l'estrema sinistra italiana di ignoranza...
Bei tempi quelli! e non è solo una botta di nostalgia, a volte guardandosi indietro, vedendo quando in momenti terribili abbiamo comunque saputo resistere se non reagire, a me viene da pensare che non tutto è finito che, nonostante l'età, la desilusión, la stanchezza, ecc. ecc. ecc., possiamo/dobbiamo fare tutto quanto è ancora possibile, sempre e comunque. Non bisogna arrendersi MAI!
Infine ancora due brevi:
su la canzone di Gaber "qualcuno era comunista" sapessi quante volte c'ho pianto!!...
su il termine "Compagni" come "Amore" e "Amicizia", invece ho imparato ad usarli con molta parsimonia, utilizzando un setaccio più fitto di quello che serve per dividere l'oro dal fango!
Resistendo!...
Stefi
@stefi: chissà, magari va a finire che ci siamo conosciuti!
Ogni tanto mi capita di vedere in giro qualche opera di Piero Gilardi, che oggi è un artista (mi sa pure pagatissimo) ma in quei bellissimi anni era colui che rappresentava l'animo più bello di DP a Torino con le sue opere di gommapiuma coloratissime...quei cortei con gli Agnelli a forma di dragone, con queste figure straordinarie erano un capolavoro di bellezza ed allegria, e rivelavano quanto eravamo belli e gioiosi dentro, e quanta voglia di vita avessimo, e quanta speranza...tutte queste cose io me le sono conservate dentro, in qualche modo, e per fortuna trovo sempre in giro per il mondo delle persone belle con cui valga la pena condividerle!
@stefi: hai ragione, l'intervento del Mario era in latino e non in greco, anche se ricordo che lui era in grado di fare interventi a braccio anche in greco (lo faceva al Consiglio regionale lombardo!).
Quando lasciò la segreteria di DP nel 1987 (a favore di quello che noi chiamavamo con estrema cattiveria "Russo Sperma") il sogno era già finito...
...il buon Piero Gilardi!! E' da un pò che non lo vedo, di solito lo trovo al 1° maggio sempre con i pupazzi di gommapiuma...
Quello che è bello è che Piero, forse perchè artista?, riusciva a coinvolgere i giovani e attraverso la realizzazione delle sagome passava anche il messaggio politico!!
---
Ho sempre pensato alla Coerenza di Mario che, come prevedeva lo Statuto, dopo due mandati si dimise..e quella fu la fine di DP!
Stefi
@stefi: ma dai! é una vita che non vado al corteo del Primo Maggio, ma quest'anno penso proprio di esserci.
Per fortuna tua sei a Cuba, se no avrei proposto di conoscerci in quella occasione:-)))
Temo che fra un pò ci toccherà sovente di scendere in piazza!! e magari capiterà di conoscersi.
comunque domani parto armata di macchina foto e al ritorna se ti fa piacere ti mando foto del 1° maggio cubano, così puoi fare dei confronti con quello nostro..:-)
stefi
da il Manifesto di ieri
Stefi.
Lettera a Michele
Ivan Della Mea
Abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo il testo di Luciano e Ivan Della Mea, febbraio 1972, tratto dal disco di Ivan Della Mea «Se qualcuno ti fa morto», Dischi del Sole, Edizioni Bella Ciao, 1972
Mio caro Michele
ricordi la lotta
le grida infuocate
«la fabbrica è nostra
così è la città
è nostra la vita»
ma poi qualcosa è cambiato, Michele.
E dopo la lotta
ricordi Michele
con giusta premura
si fecero i quadri
del nuovo partito
e il termine nuovo
non fu così nuovo, non troppo Michele.
Mio caro Michele
nel nuovo partito
la nuova avanguardia
di fatto sono io
ti dò la teoria
e la strategia
non è presunzione, Michele, ma è mia.
Mio caro Michele
qui scopri l'errore
e dici convinto:
- se non sono io
da oggi in eterno
per scelta di classe
la vera avanguardia, può tutto avvenire -.
Può tutto avvenire
magari il partito
magari il potere
ma ciò che non viene
che non può venire
sarà il comunismo
tu per questo per oggi hai capito Michele.
E allora Michele
rifammi compagno
e uniti e insieme
lottiamo l'errore
per essere nuovi
per essere diversi
e comunisti, da oggi, Michele.
Da oggi sappiamo
che questo programma
avrà tempi lunghi
e non si farà
se chi è compagno
non imparerà
a vivere da compagno, Michele.
Pigliarsi la fabbrica
e poi la città
far nostra la vita
vuol dire imparare
da oggi tra noi
il nuovo rispetto
il solo rispetto che è comunista.
E questo rispetto
tra liberi e uguali
non è un merletto
o un fatto formale
è violenza di classe
rifiuto totale
del vecchio errore nascosto tra noi.
L'errore che ormai
possiamo vedere
l'errore del tuo,
del mio potere
e d'ogni potere
un po' personale
per oggi è tutto; avanti, Michele.
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