venerdì, ottobre 30, 2009

Che i soloni se ne vadano a quel paese.

Che stanchezza, signori miei.

La situazione mi sembra davvero disperata.

In questi giorni, quel che leggo mi deprime. Da un lato la melma che sommerge ogni obiettività, e rende tutto egualmente marrone: le istituzioni, la politica, le relazioni interpersonali.

Dall'altro, molte persone, che io reputo intelligenti e che scrivono e/o commentano sui blog, che assumono un atteggiamento snobistico: stanno alla finestra, e giudicano. Spietati.
Oh, incominciamo da Bersani: "vecchio", inaffidabile, amico di CL, rappresentante di interessi filonucleari, amico dei mercanti d'armi, disponibile ad allearsi con chiunque ("bleahhh, che schifooooo").
Non gli si risparmia nulla, eh.
Anzi, l'elezione alle primarie l'ha messo nel mirino, e criticare Bersani sembra diventato una specie di sport nazionale, sembra quasi più divertente che criticare Berlusconi.
Ognuno, per me, può far quello che gli pare: andare a votare, non andarci, votare per il segretario del PD o per l'amministratore di condominio, stare davanti alla TV a guardare le partite con le lattine di birra in mano.
Però, se delle primarie, e se del PD non te ne frega un accidente, beh...taci, no? Non parlarne.

E invece no, la "propria importantissima opinione" non la si nega a nessuno.
Ognuno deve dirla, è un bisogno impellente: "ho libertà di parola e diritto di critica, no? Dunque, lo esercito".

E, allora, uno non è andato a votare perchè la cosa gli faceva schifo, era una truffa, non lo rappresentava: e sente il bisogno di dirlo, argomentarlo, spiegarlo, dettagliarlo.
L'altro c'è andato, però sente di dover spiegare: io con quella gente non c'entro, con quella massa manipolata di ingenui non ho niente a che fare, al di là di Marino tutto il resto puzza dalla testa, e dietro Bersani ci sono D'Alema e Bassolino e DUNQUE Bersani è un pupazzo parlante, animato da un ventriloquo, il fatto che abbia vinto lui indica con evidenza che il PD è morto, inutile, puzzolente.
E poi ci sono quelli che già s'indignano perchè Bersani "oserebbe" parlare con l'UDC. E quelli che trovano, nel fatto che sia andato a mangiare le costine alla festa della Lega, la prova provata del tradimento delle masse e di una idea "pura" della sinistra.

Io spero davvero che Bersani non ci legga, cari amici blogger: e che non ci legga nessuno di capace a cui possa passare per la capa, un giorno, di tentare di governare questo popolo squinternato di "intellettuali con la puzza sotto il naso".
Perchè se lo facesse, gli verrebbe subito voglia di vendere le sue competenze al miglior offerente, invece di tentare di metterle a disposizione di un progetto per gente che non se lo merita.

E che non ci leggano i disoccupati, i cassaintegrati, i poveri, gli sfigati. Perchè se lo facessero, ci manderebbero sacrosantamente a quel paese.

Io vorrei proprio sapere come diavolo pensate di trovare una speranza per risollevare questo paese, se l'unica cosa che potete mettere sul tavolo, a disposizione di un progetto di cambiamento, è il vostro giudizio sprezzante su chi ne ha uno diverso.

Oh, beninteso: anche il PD ed i partiti in genere pullulano di menti del genere.
Gente che impiega il proprio tempo per spiegare la propria verità, e scodellare lucide analisi critiche sul perchè si perde o non si vince, compatendo chi non c'è ancora arrivato: per poi non sognarsi nemmeno di mettere praticamente a disposizione della causa un grammo della propria intelligenza.
Anzi, fanno gli sdegnati perchè le masse non si mettono a disposizione delle proprie fulgide menti: "Avanti, vi ho indicato la via,vi ho spiegato tutto: cosa aspettate ad agire?".

Se, in un impeto di altruismo, si candidano ad una carica e perdono, si mettono a braccia conserte a sentenziare che chi ha votato è uno stupido.
Sono disposti a dare dei deficienti a milioni di persone (nello specifico, al milione e mezzo di persone che ha votato Bersani) pur di non ammettere che la realtà è un pelino più complessa di quanto possano tentare di comprenderla con gli strumenti di analisi a propria disposizione.

Perso (o mai avuto!) lo spirito del militante disposto ad andare per mercati coi banchetti, o a cucinar costine per la causa, a donare tempo e capacità semplicemente per un'idea, pensano che le proprie sdegnate parole possano sostituire la fatica, la rottura di palle di tentare di convincere qualcuno guardandolo negli occhi, il tempo che ci vuole per preparare una presa di coscienza, una crescita nel proprio prossimo.

E allora, vogliamo dircelo? Di questi atteggiamenti del cazzo, non ce ne facciamo più nulla. Nulla.
Siete intelligentissimi, lucidi, avete capito tutto voi?
Ed allora mettetevi qua in mezzo, venite a trovarci: argomentate, discutete, convinceteci.
Non pretendete che ci mettiamo lì, passivamente, ad abbeverarci alle vostre verità.
Fatevi il culo, assumetevi delle responsabilità. E sbagliate, come tutti quelli che fanno: andate incontro alle vostre e belle doverose figure di cacca, e passate sotto la gogna del ludibrio, come capita a chi decide di incrociare le idee con la realtà.
Trasformate voi le vostre idee in una azione, e tentate di metterla in pratica.
Vi toccherà farvi un mazzo così per convincere il prossimo a condividerla ed a darvi una mano.
Vi toccherà chiedere scusa più spesso di quanto crediate.
Ma almeno crescerete, cristo, e non starete più a sentenziare a destra e a manca su cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Diventerete umili, e finalmente utili.
Prendete esempio da Franceschini e Marino, e comprenderete come ci si possa mettere a disposizione di un progetto che riscuote fiducia, lealmente, anche se non corrisponde esattamente con il vostro.

Se non fate questo, andate pure a quel paese.
La vostre critiche sono solo aria fritta, ed io non ho più voglia nè di leggervi nè di ascoltarvi.


PS: quando si fa polemica, si spara a zero. Anche sugli innocenti, a cui chiedo preliminarmente perdono.

lunedì, ottobre 26, 2009

La giornata di un presidente di seggio (tra il PD Pride Day ed Ernesto Che Guevara)

Sveglia alle 5,15 (e meno male che è cambiata l'ora!): alle 6 sono davanti al seggio, con il buio.
Arrivano gli scrutatori ma il compagno coordinatore del circolo non si vede: alle 6,35 lo chiamiamo svegliandolo, ha fatto casino con le sveglie ed il cambio d'ora...:-)

Alle 7,15 siamo pronti: il kit per il seggio è perfetto, completo; non hanno dimenticato nulla e l'effetto è di forte di serietà ed efficenza.
Le operazioni scorrono tranquille, con alcuni momenti di particolare affollamento, ma la gente è paziente, gentile, anche se non risparmia i propri commenti sulla necessità di mandare a casa Berlusconi e la propria rabbia sul caso Marrazzo.

Il clima è bellissimo, al seggio un sacco di gente si trattiene a chiacchierare (fuori il tempo, decisamente primaverile, aiuta: come diceva Gaber, "chissà perchè non piove mai- quando ci sono le elezioni").

L'affluenza è superiore a quella delle primarie del 2007 (dato che si confermerà anche alla fine), e questo significa che la nostra gente ci dà fiducia ancora una volta (sperando non sia l'ultima).


Alle tre e un quarto del pomeriggio mi faccio dare il cambio e volo ad assistere alla conferenza di Alberto Granado: all'ingresso
ritrovo L., la mia ex-prof di inglese ed ora pittrice innamorata di Cuba.
E' lei -
capita spesso - ad ospitare a casa sua il vecchio mito in questa piccola trasferta piemontese. Poi arriva mia figlia, con un sacco di suoi compagni, e amici che non si vedevano da tempo, perchè Granado, in quanto amico e compagno di sellino del Mito, è mito egli stesso e tutti desideriamo ascoltarlo.

(Quello nella foto qui accanto con il Che è appunto Alberto Granado, e non Fidel come potrebbe sembrare...i rivoluzionari cubani con la barba si somigliano tutti...)

E' un omino che ha superato abbondantemente gli ottanta (L. lo chiama "il nonno"), simp
atico e consumato dal tempo (ed il suo tempo è stato molto più ricco del nostro...): è piccino, fa tenerezza.

Guardandolo, viene istintivo pensare: ma come sarebbe oggi il Che, se fosse ancora vivo?

Sarebbe un simpatico e lucido vecchietto alla Granado od alla Pertini, o continuerebbe a raccontare ai nipoti sempre lo stesso episodio di guerriglia, ormai obnubilato dal tempo?
Per fortuna il destino e la storia ci consentono di eludere la domanda...
Parte l'intervista (condotta da un giornalista di Repubblica) e la platea, che riempie la grande sala, si commuove ovviamente quando Granado, con semplicità, parla "dell'amico Ernesto", del socialismo, dell'uomo al centro dell'azione, del Che come essere umano in carne ed ossa, nè icona nè eroe, ma uomo che semplicemente faceva quel che pensava fosse giusto.
Racconta delle visite del Che a Santiago de Cuba, dove Granado dirigeva il centro di formazione per i medici cubani dopo la rivoluzione.
Narra aneddoti di quel viaggio avventuroso, racconta l'entusiasmo del Che conosciuto quando Granado aveva vent'anni e Guevara 14, dice che il viaggio, la rivoluzione ed il Che sono interconnessi, non ci sarebbero forse stati gli ultimi due senza il primo, in cui Guevara costrui la sua visione rivoluzionaria.

La conferenza dura quasi un'ora, nonostante l'età Granado è arzillo ed incontenibile, mette spesso in crisi la traduttrice perchè "ha troppe cose da dire ma poco è il tempo rimasto", e noi applaudiamo, lo sentiamo vicino, semplice ma grande.

Ci accoglie dicendo "grazie per essere venuti a sentire un vecchietto", ci lascia dicendo "ricordate che bisogna sempre percorrere la via del socialismo, e imparare a dire NOI invece di IO".


Ho la fortuna di appartarmi con il grande Alberto dopo la conferenza, mentre giovani e leggiadre fanciulle si recano a rendergli omaggio (e lui apprezza, sornione, persino quando i ruoli si rovesciano ed è lui che riceve il baciamano...).

Una ragazza romena, esplosiva per fisicità e comunicazione, gli chiede di parlare dell'amore. Granado è stanco ma non si ritrae e filosofeggia: "L'amore è pace, non può esistere senza la pace"; la ragazza gli regala una poesia.


Saluto il grande Alberto ed L., dopo una mezz'oretta di chiacchiere, e me ne torno al seggio verso le sei "de la tarde".


Dove intanto son finite le schede, e c'è una coda immensa (anche se paziente e disciplinata) in attesa che un compagno vada a raccattarle in un altro seggio (per le nazionali ce la siamo cavata con le fotocopie, ma le schede per il regionale con sei liste sono un formato misto tra A4 e A3...)

Quando le schede arrivano, pian piano la coda si scioglie, ed alla fine della giornata abbiam anche fatto due tessere...
Alle 20 chiudiamo: iniziamo con ordine lo scrutinio delle nostre 228 schede, ci aggiungiamo le 75 del seggio volante; nel secondo seggio del circolo han votato in oltre 200.
Alla fine più di 500 votanti nel nostro territorio, siamo al 10% in più rispetto alle scorse primarie del 2007.
In linea con il resto del paese i risultati: vince Bersani con il 50%, Marino è sul 10/12 e Franceschini prende il resto.
Contiamo i soldi (quante monetine!), firmo verbali e tabelle di scrutinio, comunicazioni, mando gli sms con l'affluenza finale e con i voti dei candidati segretari, imbusto, sigillo...
Chiudiamo alle 22, salutando il compagno che deve portare (ahilui) le infinite buste alla Commissione Provinciale di Torino.


A casa, mi attacco a RaiNews 24 e mi godo in rapida successione il riconoscimento dei risultati da parte di Franceschini (che si dimostra un grande anche in questa occasione), le dichiarazioni di Marino ed il primo discorso di Bersani: che apprezzo per la sua sobrietà, ed al tempo stesso per il contenuto delle sue dichiarazioni, peraltro solide conferme di quanto aveva già detto durante la campagna elettorale.


Per una volta, vado a dormire esausto ma con una dote di speranza fortemente rinnovata.


PS: Marrazzo? Mah...io non sono molto dell'idea che "sono fatti suoi, se non interferiscono con il suo ruolo pubblico".
La "passione per i transex" (che è comunque, nel caso in oggetto, una cosa squallida: non stiamo parlando di amore tra persone, ma di sesso considerato merce e pagato non per necessità ma per sfizio), nascosta dietro la facciata rispettabile di una famiglia perfetta è una ipocrisia, comunque la si voglia girare: e ad un uomo pubblico non concedo il privilegio dell'ipocrisia.

Tantomeno se è uno dei nostri, tantomeno se comunque a toglierti le voglie ci vai con l'auto blu, tantomeno se neghi disperatamente quel che sei costretto ad ammettere il giorno dopo.

Io, in Bersani, lo convincerei a dimettersi subito, uscendo dal trucchetto furbetto dell'autosospensione.

Non vorrei essere nei panni di Marrazzo, ora, per tutto l'oro del mondo: non tanto per il fatto che ha dissolto in poche ore un discreto patrimonio di credibilità sua e del partito che rappresenta (e quindi patrimonio anche "nostro"), ma perchè essere costretto a leggere, negli occhi di sua figlia e di sua moglie, il crollo della sua credibilità, deve essere la punizione più terribile e dura del mondo.

venerdì, ottobre 23, 2009

Nessuna parola. Al massimo, qualche suono.

Ehhhh...niente.
Quel che accade nel paese, ormai, mi stufa. Ho raggiunto la saturazione, e non ho voglia di aggiungere parole mie alla coltre di parole inutili - semplice rumore di fondo - che sento stesa quotidianamente sopra di noi.

Ho letto un po' di libri interessanti, ma crepa se - per ora - mi vien voglia di parlarvene.

Intanto, mi sono comprato questa (finendo di fumarmi la tredicesima con ampio e scellerato anticipo, grazie alla diabolica invenzione della carta di credito):


Non fatevi ingannare dall'apparenza, non è un favoloso prodotto dell'artigianato italiano, costruita dai maestri di Stradella o Castelfidardo:è stata assemblata in Cina, su progetto e materiali italiani - in caso contrario sarebbe stata inavvicinabile.

Però suona, perbacco.
Per ora sono agli inizi, e dallo strumento tiro fuori poche note strazianti, nonostante la severità del metodo Anzaghi e tutti gli ausili tecnologici (video, cd) che un allievo di qualche decennio fa poteva soltanto sognare.
Però, è già una cosa magica così.
Che mi obbliga a studiare la musica, a capire qualcosa che ho sempre considerato fuori dalla mia portata intellettiva (si, ci avevo provato da giovane a studiare chitarra classica con il maestro, ma poi...)

Mi conosco, ci metterò un sacco di tempo ad andare avanti ed a procedere come autodidatta. Il mio tempo è sempre affollato, e non sempre in modo sensato.
Magari, quando mi ballerà qualche soldino in più in tasca (improbabile, ma non escludibile), forse riuscirò ad andare da un maestro per farmi dire che le mie impostazioni sono tutte sbagliate e tocca ricominciare da capo.:-)

Non importa. Avere questa cosa tra le mani, pesantissima e mica semplice, è un piacere delizioso.
Ammiro deliziato le mie dita che premono i tasti, e sento le note: vedo la mia mano sinistra che inizia a spostare avanti ed indietro il mantice, e tutto questo insieme di movimenti produce qualcosa di molto povero, eppure struggente.
Produrre musica da sè, e capire che se uno si cimenta può farlo pure alla mia non più verde età, è una cosa splendida.

Mi conosco, e quindi so anche che - ultimamente - funziono meglio, come persona.
Sono sempre un pigro maledetto, e l'età da quel punto di vista non mi migliora affatto.
Però l'età mi sta anche donando un po' di saggezza, e soprattutto l'ardire di tentare le cose senza più preoccuparmi o meno del successo delle mie iniziative.
Lo faccio perchè lo sento: e mi basta.

Allora sudo e fatico, con la lingua di fuori, su quei tasti...do re mi fa sol fa mi re do...ogni tanto le dita si incrociano, perdono i tasti e le note, e il mantice è fuori tempo rispetto alla misura, ma insisto...

Può darsi che da qui a Natale riesca a far saltar fuori un brano completo: non sarebbe un granchè come repertorio, ma sarebbe un grande inizio.

E chissà, un giorno magari riuscirò a mettere in file qualche pezzo suonato come si deve, scendere per strada e regalare un sorriso (un sorriso antico, e molto folk) a qualche viandante, ad un bambino, ad un anziano.

Per ora continuo anche ad usare le parole laddove mi sembra che abbiano ancora un senso, e si possano far ascoltare senza essere sovrastate dal rumore di un paese impazzito.

PS: Domenica, farò il presidente di un seggio del PD: per fortuna, passate le elezioni, si dovrà tornare a parlare della realtà. Lo attendo con ansia.

venerdì, ottobre 09, 2009

Contro il SUO concetto di popolo


Come dicemmo su queste colonne qualche tempo fa, tutto quello che il nostro Re Merda tocca si corrompe inesorabilmente in qualcosa di disgustoso e squallido, e questo processo devastante è visibile soprattutto con il linguaggio.

Questa triste sorte sta toccando da tempo, ma con maggiore intensità in questi giorni di tregenda, ai vocaboli “popolo” e “popolare”.

Parole splendide, evocative di concetti positivi e belli: per decenni associabili visivamente al “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo, ad un’idea di forza e e bellezza collettiva, di giustizia e diritti.

Poi, è arrivato costui, con quell’altro compare fissato con la Padania.

E pian piano il concetto di popolo si sta degradando.

Alla donna fiera con il bimbo in braccio, all’avanzare possente, orgoglioso e deciso della classe operaia, contadina ed artigiana, si sta sostituendo l’immagine di un cafone che vegeta davanti alla televisione, incapace di affrontare la comprensione di un testo di dieci righe, pieno di paure e di rancori verso chi non vive nel suo recinto, miserabile nel suo desiderio di esser furbo, di fregare la legge ed il prossimo con piccole ignobili violazioni, dal parcheggio in seconda fila al rialzo abusivo di un piano, al sorpasso in coda.

Un popolo ben rappresentato dalle sparate di Brunetta: rancoroso e viscerale verso chi è intelligente, colto, istruito, educato…un popolo bue e volgare, che ha sostituito il proprio desiderio di evolvere civilmente con l’orgoglio di un sé servile, squallido ed immobile, che si fa strada sgomitando e fregando.

Quando il triste personaggio dalla faccia pittata dice “non me ne vado perché il potere me l’ha dato il popolo”, dice contemporaneamente una grande vaccata ed una grande verità.

La grande vaccata sta nella considerazione che se un leader eletto si rivela nel tempo bugiardo e corrotto, criminale ed assassino, non è che il popolo sia necessariamente obbligato a tenerselo fino alla fine dei giorni previsti: può anche buttarlo a mare prima, e questa cosa sta benissimo nel recinto delle cose logiche.

La grande verità, purtroppo, sta nel fatto che davvero questo suo popolo sapeva benissimo chi stava votando: perché nel 2008 ormai era chiarissimo e noto a tutti su cosa si è costruita la fortuna del personaggio, non c’era nulla che non si sapesse già, e la realtà fattuale era disponibile a chiunque avesse voglia di informarsi.

Il popolo, dunque - il SUO popolo - è colpevole.

E mi vien da dire che davvero la democrazia, in presenza di armi letali di rincoglionimento di massa – qual è la televisione in mano al berlusconismo -, andrebbe sospesa, o almeno selezionata.

Così come si prende la patente per guidare, io asserisco che oggi diventa necessario avere una patente per votare.

Dobbiamo consentire che a farlo siano solo i cittadini consapevoli, e non le masse ed il “popolo” che ha perso ogni nozione di diritti e di doveri, individuali e collettivi.

A scuola di Costituzione, dunque: per capire perché sono necessarie e doverose la presenza, l’autonomia e l’indipendenza dei tre poteri dello stato. Per capire cosa siamo e cosa dovremmo essere. Per studiare cos’è una nazione, e cosa vuol dire farne parte. Per raccontare che il bene comune non è quella cosa che si può impunemente distruggere, rubare, sfregiare.

Quel che un tempo si chiamava “educazione civica”, ed era semplicemente impartita nelle famiglie.

Con un esame da ripetersi ogni cinque anni, e necessario per avere il diritto di votare.

La situazione è troppo grave e deteriorata per consentire ancora che la democrazia venga usata - da chi la disprezza - attraverso un popolo che ha perso coscienza di sé (e, con le pezze al culo, riesce ad identificarsi con un miliardario che parla di popolo…il che dà la misura di come il linguaggio sia diventato incongruo e schizofrenico).

mercoledì, ottobre 07, 2009

E se davvero...

...e se davvero, qualunque sarà la decisione della Consulta sul lodo Alfano, il PDL decidesse di indire una "mobilitazione popolare" a dicembre, come minacciato dal piduista Cicchitto...
...io credo che dovremmo esserci anche noi, in piazza.
Vestiti di bianco, senza un solo striscione.
Assolutamente nonviolenti, dotati solo della forza sonora di un fischietto a testa.
Non più a manifestare contro questa banda eversiva che si è insinuata nelle istituzioni come un virus, ma contro gli italiani, contro questa parte di paese che sarebbe davvero disposta a scendere in piazza per difendere un bugiardo ed un corruttore, invece di pretenderne le dimissioni immediate come dovrebbe capitare in qualsiasi paese civile.

UPDATE: oltre ad essere vestiti di bianco, potremo anche indossare i nasoni finti con gli occhiali alla Groucho Marx, perchè prima o poi questi imbecilli dovremo almeno seppellirli con una risata (il grouchomarxismo è l'unica religione alla quale mi sento di aderire oggi). Questa è una iniziativa bipartisan, perchè anche il PD ha presentato un disegno di legge che prevede il divieto di usare "in luogo pubblico qualunque mezzo che travisi e renda irriconoscibile la persona senza giustificato motivo".
Anche se forse sarebbe un altro dei modi per mettere nei guai il Presidente del Consiglio: non vorrete mica dirmi che quella maschera tragica, posticcia e furente che si porta in giro ultimamente è davvero la sua faccia?

lunedì, ottobre 05, 2009

Esserci non basta più

Sabato pomeriggio non ero a Roma (anche se ricevevo notizie in diretta dalla manifestazione...), ma per fortuna anche a Torino l'Associazione Stampa Subalpina ha organizzato un presidio, che ha avuto un successo partecipativo oltre ogni previsione (la gente andava e veniva nello struscio del sabato pomeriggio in centro, ma un paio di migliaia di persone attente - nonostante l'insufficienza dell' impianto audio - c'erano tutte...)

Sono intervenuti giornalisti, rappresentanti dell'opposizione (e i nostri del PD hanno dovuto GIUSTAMENTE pagare il pegno per la brutta figura fatta per le assenze parlamentari durante l'approvazione dello scudo fiscale) e cittadini comuni.

Un'ovazione ha accolto l'arrivo del Maestro Gustavo Zagrebelsky, uno dei giuristi e costituzionalisti firmatari dell'appello che su Repubblica on line ha raccolto 500.000 firme.

Ovazione che si è ripetuta quando Zagrebelsky ha dato la notizia della condanna di Fininvest, da parte di un tribunale civile di Milano, a risarcire 750 milioni di euro al gruppo De Benedetti per i danni causati dallo scippo della Mondadori mediante la corruzione di un giudice ed una sentenza falsa (la storia è nota, ma se servisse rispolverarvi la memoria la trovate qui).

Un'altra ovazione ha ovviamente accolto la notizia della riuscita della grande manifestazione di Roma.

Eppure...
Tornato a casa, ho guardato il primo TG disponibile (il TG1, sigh...).
Sono rimasto dapprima esterrefatto ed allibito per il modo in cui è stato realizzato il servizio (senza far vedere nessuno degli oratori e dando l'idea del solito "happening antiitaliano").

Poi, ho provato il solito disgusto per il maleodorante materiale organico non identificato che usciva dalla bocca del povero Capezzone (che farai, tristo figuro, allorquando la Storia o la Provvidenza libereranno il paese dalla sciagura rappresentata dal tuo padrone?)

Sono infine divenuto furibondo quando sul video è apparso il direttore del TG1, Augusto Menzognini, che per un minuto ha sparato merda sulla manifestazione, con un servilismo che superava di parecchie lunghezze quello della coppia Gasparri-Cicchitto.

Sulla condanna di Fininvest, ho sentito una sola, rapidissima frase.

Al TG2 del giorno dopo, l'immancabile Cicchitto (piduista come il suo padrone, come ci ha ricordato Carlo Lucarelli in "Blunotte") ha proposto che il PDL organizzi "una grande manifestazione popolare" per rispondere a quella che considera un'offensiva contro il premier.
"E' evidente - afferma in una nota in riferimento alla sentenza sul lodo Mondadori - che l'attacco al presidente Berlusconi di precisi settori politici e finanziari è concentrico e lungo più direttrici che vanno dal gossip, all'evocazione degli attentati di mafia del '92, ad altro ancora che si prepara e, adesso a questa sentenza civile dalle proporzioni inusitate ben studiata anche nei tempi".

L'unica cosa evidente, a mio avviso, è che costoro hanno perso ogni pudore e non si fermeranno più (immaginiamo cosa scateneranno nel caso la Consulta, domani, dichiari incostituzionale il lodo Alfano).

Esserci, dunque, manifestare il proprio punto di vista, non è più sufficiente.
E' ora di alzare la voce e non accettare più di essere cancellati, annullati, nascosti.
E' ora di cogliere ogni occasione per disturbare, con mezzi pacifici ma clamorosi, il manovratore che vuol raccontare una realtà pacificata e distorta, e le anime bellle dei suoi sostenitori.

Hanno spaccato il paese in due, irreversibilmente, con protervia e cattiveria, con malignità.
Non possiamo più, con loro e con chi li sostiene, essere gentili.

Rompiamogli le scatole, diamogli sulla voce, facciamoli vergognare di essere italiani.
Non consentiamogli di cavarsela con le solite bugie, i soliti slogan, le solite accuse stantie: mettiamoli all'angolo, con ogni mezzo, perseguitiamoli con gli strumenti della discussione, della legalità, della proposta, della CULTURA: senza smettere mai, senza lasciar loro fiato, tregua, requie.

giovedì, ottobre 01, 2009

Fatturazione

Adesso che la D'Addario va in TV, tutto il centrodestra si preoccupa di sapere "se viene pagata".
Eh, già, a Palazzo Grazioli pagava Tarantini. In Rai, non si preoccupino, per stavolta offriamo noi.:-(