mercoledì, aprile 30, 2008

Primo Maggio

Ohè, ragazzi e lettori carissimi, scusate, ma per me (che in questo momento mi sento assai "old fashion" rispetto al pensiero corrente del Paese) il Primo Maggio vale non meno del 25 aprile.

Domattina sfilo a Torino con tutti i bacucchi che ancora condividono questi valori...invidio Stefi che lo festeggerà all'Avana, e spero ci racconterà quando torna...

Un abbraccio lavoratore!

martedì, aprile 29, 2008

Sgomento

Dio mio, hanno vinto davvero come temevo...anche Roma è perduta.
La prima volta di un sindaco (post)fascista dal dopoguerra.
E poi cadranno le province e le regioni ancora in mano al buonsenso, e l'occupazione sarà totale.
Su Repubblica di domenica leggevo un reportage sull'occupazione russa di Praga nell'agosto 1968. Là i carrarmati hanno occupato le strade, qui le tv hanno occupato i cervelli; lì chi ha fatto resistenza è morto, qui sono morti tutti senza fare resistenza.:-(

lunedì, aprile 28, 2008

"Odio gli indifferenti."

Le ha pubblicate Valeria sul suo blog, queste parole di Gramsci: ma le sento così mie, così nostre che non posso fare altro che ripubblicarle, una per una.

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto ad ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta già costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'é in essa nessuno che stia dalla alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
Antonio Gramsci, 11 febbraio 1917

domenica, aprile 27, 2008

25 aprile

Il 25 aprile, quest’anno, ho tentato di viverlo con maggior consapevolezza rispetto agli anni passati (in cui peraltro ho sempre partecipato ad eventi di ricordo della Resistenza): ci aspettano tempi duri, occorre prepararsi...
Nel paesello di collina in cui sono consigliere comunale, insieme ai miei due compagni di minoranza, a due rappresentanti dell'ANPI e ad un assessore della maggioranza presente a titolo personale, si è andati a rendere omaggio ai caduti nei vari luoghi in cui vi sono tombe e lapidi a ricordo.
Un atto non "ufficiale", ma non meno sentito laddove l'Amministrazione ignora da sempre il 25 aprile, nonostante le nostre sollecitazioni.
Siamo tra le altre cose andati nel profondo del bosco, in una zona impervia e nascosta, a rendere omaggio ad un civile ammazzato durante un rastrellamento nel luogo in cui è caduto, perchè fare queste cose fa capire ancor di più che partecipare alle cerimonie istituzionali.
(Il giorno dopo, inoltre, abbiamo organizzato in piazza un "aperitivo resistente" con l'ANPI: anche in questo caso, eravamo assai pochi ma buoni).
Poi il resto del pomeriggio, in una giornata assolata e caldissima, a Torino, in Piazza Castello, alla manifestazione ufficiale del 25 aprile, tenendomi distante dai vaffanculismi e dalle code di gente che va a firmare cose che non servono a un accidente.
Infine serata a Casalborgone (dove il 25 aprile è invece sentito e ricordato), comune di confine tra le province di Torino ed Asti, ad uno spettacolo su Bruno Neri.
Bruno Neri era un calciatore nato a Faenza negli anni ‘20, che giocò nella Lucchese e nelle Fiorentina, vestì la maglia della nazionale e concluse la sua splendida carriera di mediano nel ‘40 nel Torino di Ferruccio Novo (a causa di un incidente di gioco).
Tornò poi a giocare a Faenza, usando l'attività calcistica, come copertura per le sue attività antifasciste, e fu ucciso dai nazisti durante un’azione partigiana.

giovedì, aprile 24, 2008

Ma qualcuno mi spiega...

...cosa diavolo c'entra la religione con la venerazione di una salma?
Quale intreccio ci sia tra la fede e la vista di un cadavere?
Lo posso dire che sta cosa mi fa abbastanza schifo?

mercoledì, aprile 23, 2008

Appello per il 25 aprile a Torino

Ecco il testo di un appello firmato da importanti personalità della cultura e dell'Università quali Gustavo Zagrebelsky - presidente emerito della Corte Costituzionale, Guido Neppi Modona - vicepresidente emerito della Corte Costituzionale, il poeta Pablo Avila, Carlo Federico Grosso e Giovanni De Luna.
Hanno aderito anche numerosi amministratori, politici e rappresentanti istituzionali.


Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Articolo 21 Costituzione della Repubblica Italiana


Sessantre anni. Chi è nato in quei giorni ha avuto il tempo per raggiungere l'età della pensione, chi era bambino arriverà tra poco a questo traguardo, mentre chi ha messo piede in questo mondo negli anni successivi, ha comunque avuto l'opportunità di conoscere quei giorni nel racconto dei propri nonni. Tre generazioni, tante ne sono passate da quando l'Italia è stata liberata dall'occupazione nazista e della dittatura del fascismo. Tre generazioni che, grazie alla generosità e al sacrificio della parte migliore di questo paese, hanno avuto la possibilità di vivere e crescere in una nazione libera e democratica.

Sarebbe questa una ragione sufficiente per festeggiare il 25 Aprile, ma crediamo vi sia di più del semplice ricordo.

Il 25 Aprile ci parla dell'oggi, della necessità di non dare mai per scontati quei valori per i quali combatterono i nostri padri e i nostri nonni. Ci invita a non pensare illusoriamente che questi siano conquistati per sempre. Farli vivere ogni giorno è un dovere per ogni democratico.

Il 25 Aprile ci parla dell'attualità della Costituzione dentro la quale sono racchiuse tutte le fondamenta della democrazia e della convivenza civile nel nostro paese, contro ogni tentazione revisionistica che vuole minare la casa comune degli italiani.

Il 25 Aprile ci parla della libertà, anche di quella d'informazione che deve essere protetta da leggi adeguate che limitino condizionamenti e conflitti di interesse.

Il 25 Aprile ci parla del futuro, perchè è in un paese animato da questi valori che vogliamo continuare a vivere.

Il 25 Aprile ci parla, fermiamoci ad ascoltarlo.


A Torino ci stiamo provando in tanti, tantissimi.

Sosteniamo e saremo presenti alla manifestazione organizzata dal Consiglio regionale del Piemonte, dal Comitato regionale Resistenza e Costituzione, dalla Città di Torino, dalla Provincia di Torino e dal coordinamento delle associazioni partigiane. Invitiamo tutti a fare lo stesso.

L'appuntamento è per venerdì 25 aprile dalle ore 15.30 in Piazza Castello a Torino per ricordare e festeggiare insieme "la notte in cui gli italiani non liberi divennero liberi".

Happy birthday to me...

Oggi è il mio compleanno (QUARANTASEI!).
Quindi VI faccio il regalo di non scrivere nulla, però fatemi almeno gli auguri:-)))

martedì, aprile 22, 2008

Bravi, ce l'avete fatta...

E così AirFrance ha ritirato la sua proposta (quanto di più succulento si potesse desiderare, viste le condizioni disastrose della compagnia) per il salvataggio di Alitalia.
Complimenti a tutti gli attori in gioco, da quel signore che fa il clown e crede di essere un premier, che nelle ultime settimane ha detto sull'argomento più stupidaggini di un ubriacone da bar,a quei sindacalisti dal culo parato che continuano a giocare con il lavoro ed il futuro altrui senza rendersi conto della realtà.

Ovviamente ora l'Evangelista del Libero Mercato cercherà di salvare la faccia dissolvendo alcuni miliardi di euro di denaro pubblico: i primi 100 milioni vengono gettati via in questi giorni con un accordo bipartisan.

Complimenti davvero.

UPDATE: i milioni "prestati" sono diventati 300. Il governo uscente è contemporaneamente responsabile (perchè pensa a garantire la sopravvivenza di questo disastro imprenditoriale, con posti di lavoro annessi, fino all'estate) e fesso (perchè non si capisce per quale motivo si debba aiutare il "leader dello schieramento avverso all'Italia perbene" ad uscire dal casino nel quale si è infilato).

lunedì, aprile 21, 2008

Mi domando e dico...

...ma se il voto non fosse più segreto, ma pubblico...
...e se le elezioni durassero un mese, nel corso del quale ogni elettore spiega con calma e lentezza alla comunità in cui vota per quali motivi sceglie un certo partito ed un certo programma...
...e se la solitudine della cabina elettorale non fosse il sistema migliore per scegliere meglio?
...e se ognuno di noi non fosse più lasciato solo con i suoi piccoli egoismi, ma condotto a ragionare insieme agli altri prima di esprimere un giudizio?
...se liberassimo le persone dalle televisioni, dai condizionamenti mediatici, e le riportassimo nell'ambito di condizionamenti sociali diretti ed umani, e chiedessimo semplicemente "spiegami perchè e cosa stai facendo"?

Io credo che la percentuale dei votanti scenderebbe della metà.
Credo che molti si vergognerebbero (ed a ragione) di quel che votano e di quel che pensano: ma credo anche che i risultati sarebbero di certo migliori.

Abbiamo bisogno che le persone si assumano di nuovo le proprie responsabilità. Che siano obbligate a motivare le loro azioni, a farle capire. A faticare per pensare e convincere. Non possiamo più permettere che scelte, parole, dichiarazioni scivolino via come acqua su un piano inclinato.

Non possiamo più permettere che si parli tanto per parlare, si agisca tanto per agire. Basta con l'approssimazione, con la superficialità, con l'irresponsabilità.
Non diamo tregua, costringiamo il nostro prossimo a esistere. Non permettiamogli di assumere un ruolo comodo, di proteggersi con un clichè, di assomigliare a tutti senza essere nessuno. Snidiamolo.
Ne va del nostro futuro, e del futuro di questo paese.

Violenza alle donne ed alla verità

Ogni tanto mi ripeto, ma dopo aver sentito tutte le stupidaggini pronunciate (in particolare da Rutelli) dopo lo stupro avvenuto a Roma, è opportuno che si ripeta la verità oggettiva, quella che esce dai dati statistici: i veri nemici delle donne, in Italia, non sono i rumeni ubriachi, ma i mariti, i fidanzati, i conoscenti, gli amici. Tutti italiani, ovviamente.
E, supponendo che il campione di stupratori familiari sia omogeneo per modalità di voto, per una buffa legge statistica esce fuori che il gruppo sociale più pericoloso da cui deve guardarsi una donna quando esce la sera non sono i rumeni, ma gli elettori di PdL e Lega:-(.

Qui potete leggere i dati che escono da una indagine ISTAT effettuata nel 2006: fanno venire i brividi.

"Sono stimate in 6 milioni 743 mila le donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita (il 31,9% della classe di età considerata). 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%), 3 milioni 961 mila violenze fisiche (18,8%). Circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8%). Il 14,3% delle donne con un rapporto di coppia attuale o precedente ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal partner, se si considerano solo le donne con un ex partner la percentuale arriva al 17,3%."

"Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate. Il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 96% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle da partner. Anche nel caso degli stupri la quasi totalità non è denunciata (91,6%). È consistente la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite (33,9% per quelle subite dal partner e 24% per quelle da non partner)."

"I partner responsabili della maggioranza degli stupri.
Il 21% delle vittime ha subito la violenza sia in famiglia che fuori, il 22,6% solo dal partner, il 56,4% solo da altri uomini non partner.
I partner sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate.
I partner sono responsabili in misura maggiore anche di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro nonché i rapporti sessuali non desiderati, ma subiti per paura delle conseguenze.
Il 69,7% degli stupri, infatti, è opera di partner, il 17,4% di un conoscente. Solo il 6,2% è stato opera di estranei.
Il rischio di subire uno stupro piuttosto che un tentativo di stupro è tanto più elevato quanto più è stretta la relazione tra autore e vittima.
Gli sconosciuti commettono soprattutto molestie fisiche sessuali, seguiti da conoscenti, colleghi ed amici. Gli sconosciuti commettono stupri solo nello 0,9% dei casi e tentati stupri nel 3,6% contro, rispettivamente l’11,4% e il 9,1% dei partner."

Un altro dato assai preoccupante è il seguente:
Solo il 18,2% delle donne che hanno subito violenza fisica o sessuale in famiglia considera la violenza subita un reato, il 44% qualcosa di sbagliato e il 36% solo qualcosa che è accaduto.
È considerata maggiormente reato (36,5%) la violenza fisica associata a quella sessuale, o quella fisica unita a minacce (31,4%). Solo il 26,5% degli stupri o tentati stupri sono considerati reato dalle vittime. Sono considerate maggiormente un reato le violenze subite da ex marito o convivente
(32,0%) contro il 19,7% da ex fidanzato, il 7,8% da marito o convivente e il 6,8% da fidanzato. Anche negli ultimi 12 mesi è bassa la quota di donne che considera la violenza subita come un reato (15,9% per la violenza fisica e 13,3% per la violenza sessuale)




sabato, aprile 19, 2008

Io mi vergogno, mi vergogno, mi vergogno!

Non voglio essere rappresentato da costui!!!
Non ho fatto niente di male, io!:-(

venerdì, aprile 18, 2008

Incominciamo da subito (UPDATE)

La Repubblica di venerdì 18 aprile riporta un grafico che chiarisce ancora meglio la prima truffa del Piccolo Illusionista.
Con la abolizione dell'ICI sulla prima casa chi possiede una casa ultrapopolare risparma ZERO euro l'anno, 77 euro chi ha una abitazione popolare, 196 euro chi ha una abitazione economica, 306 euro chi ha una abitazione civile, e ben 2646 euro se li mette in saccoccia chi possiede una abitazione signorile.

A quei deficienti che hanno votato Berlusconi possedendo soltanto le prime tre tipologie di case dedico la vignetta di Altan di oggi su Repubblica: i due uomini-maiali incravattati si scambiano le seguenti battute.
"Arrivano misure impopolari".
"Cazzi del popolo".

Un bel vaffanculo di giornata a loro, e grazie per averci rovinato questi cinque anni di vita.

"le mie parole sono state fraintese":-)

Dopo l'attacco della canaglia fascista al circolo Mario Mieli di Roma, smentisco ovviamente il post precedente a questo.
Se Alemanno accetta i voti di Storace, preferisco senza ombra di dubbio che vinca il baciapile Rutelli.
Non c'è nulla da fare, sarà per storia personale della famiglia (è un forte motivo di orgoglio, la presenza attiva nella Resistenza), ma se posso accettare gli ex fascisti (tutti possiamo, e nel caso specifico DOBBIAMO cambiare idea) non posso tollerare i fascisti, è più forte di me, continuo a pensare che stiano meglio nelle fogne che sugli scranni di una giunta comunale.

Pensare poi che i fasci entrino nell'amministrazione di Roma nella settimana che sta tra il 25 aprile ed il Primo Maggio...brrrr, mi fa venire brividi di orrore.

Io ho detto che preferivo Alemanno?:-)
Ma quando mai...
le mie parole sono state fraintese, avete manipolato l'informazione, è un complotto della stampa internazionale (che notoriamente è in mano alla Sinistra Arcobaleno, che è guidata dal Grande Vecchio Dario...:-)), non avete capito, e se avete capito avete capito male:-)

mercoledì, aprile 16, 2008

E diciamocelo, su...

...in questo contesto elettorale catastrofico, non si capisce perchè poi alla fine debba salvarsi proprio uno tra i meno simpatici...
Parlo di Rutelli. Non mi è mai stato particolarmente simpatico, nè ho mai apprezzato il suo percorso che dall'essere laico e radicale l'ha portato ad essere una sorta di baciapile...nè ho mai capito perchè il fatto di aver sciolto il partito di cui era segretario debba essere risarcito con il TERZO mandato da sindaco (il troppo stroppia, no?)
E poi, confesso senza timore di essere blasfemo, e sperando di non far incazzare i romani, a me Gianni Alemanno è sempre stato simpatico. E' una delle persone per bene che ci sono a destra, corretto ed educato, ed ha dato buona prova di sè quando era Ministro delle Politiche Agricole con Berlusconi (bisogna riconoscerlo).
E' stato anche un avversario corretto nell'ultimo duello con Veltroni per la carica di sindaco di Roma.'nzomma, è uno di quelli che vedo bene come esponenti di una futura Destra europea e civile quando il berlusconismo, con il suo tragico clownismo, sarà finalmente un brutto ricordo per il paese.
Insomma, diciamola tutta: noi si tifa per Alemanno (e mi sa che nel PD non siamo manco in pochi:-)))

Incominciamo da subito

La prima misura annunciata dal nuovo governo è l'abolizione dell'ICI sulla prima casa.
A leggerla così sembra una misura piacevole e giusta, ma la realtà - come al solito quando si parla del Piccolo Illusionista - è assolutamente diversa.
Di fatto, l'ICI sulla prima casa non si paga già oggi sul 40% delle abitazioni, grazie all'aumento della detrazione (a 200 euro) fatta dal Governo Prodi.
Erano escluse le ville e le case di grande valore, ovviamente, ed è ai proprietari di queste che il Piccolo Illusionista farà il suo primo regalo da 1,5 miliardi di euro.
Se avete un castello come vostra prima casa, godete. Se non ce l'avete, è il momento di comprarlo.
Soldi che ovviamente rientreranno a spese di tutti: se il Pic.Ill. ha garantito ai comuni che questa riduzione non comporterà minori entrate, significa che i soldi salteranno fuori da qualche altra parte - e non li pagheranno certo i beneficiati di adesso.

UPDATE
La Repubblica di venerdì 18 aprile riporta un grafico che chiarisce ancora meglio la truffa del Piccolo Illusionista.
Con la abolizione dell'ICI sulla prima casa chi possiede una casa ultrapopolare risparma ZERO euro l'anno, 77 euro chi ha una abitazione popolare, 196 euro chi ha una abitazione economica, 306 euro chi ha una abitazione civile, e ben 2646 euro se li mette in saccoccia chi possiede una abitazione signorile.

A quei deficienti che hanno votato Berlusconi possedendo soltanto le prime tre tipologie di case dedico la vignetta di Altan di oggi su Repubblica: i due uomini-maiali incravattati si scambiano le seguenti battute.
"Arrivano misure impopolari".
"Cazzi del popolo".

Qualcuno era comunista

A vederla con calma il giorno dopo si nota che in realtà neanche il progetto PD è andato bene come sembrava. Disastro per la Finocchiaro in Sicilia, per Illy in Friuli, e forse si perderà anche Roma.
Ma di questo parlerò in altri post, purtroppo ci saranno 5 anni di tempo per farlo.
Questo lo voglio dedicare ai compagni (si, io questo termine lo uso ancora e me ne onoro) con cui ho condiviso decenni di storia, di entusiasmi, di sogni, e che oggi si ritrovano improvvisamente orfani: ma non soli, ve lo giuro, non soli.
Recupero dalla memoria i tempi antichi dell'Itis, i tardi anni '70: io facevo parte di una cellula anarchica (eravamo solo in due) e quindi già conoscevo bene - volontariamente - il senso dell'esclusione e della non rappresentanza: perchè pensavo che ognuno rappresentasse se stesso, e fosse già difficile così.
Ricordo poi i tempi bellissimi e gioiosi di Democrazia Proletaria, nelle notti torinesi di primavera in cui si esultava (fuori dalla sede storica di Via Rolando 4), per uno 0,1% conquistato alla Camera, per la Bianca Guidetti Serra (avvocato storico nel processo contro le schedature Fiat) eletta in Consiglio Comunale a Torino, per il seggio europeo di Mario Capanna (ed il suo primo intervento in aula, in greco antico!).
Ricordo i tempi del PCI alla guida di Torino, tra il 1975 ed il 1985, con Novelli sindaco dei ballatoi (e Giuliano Ferrara capogruppo del PCI in Consiglio Comunale, sigh), in una città allucinata dal terrorismo e dalla paura eppure laboratorio di una comunità nuova, che voleva vivere ed aggregarsi.
Ricordo i tempi in cui, studente squattrinato, potevo comprare ogni tanto solo uno dei QUATTRO quotidiani che uscivano "a sinistra dell'Unità": il manifesto, il quotidiano dei lavoratori, lotta continua e - per poco - la sinistra.
Quello che è "finito" lunedì è, indubbiamente, anche un pezzo della mia storia.
O forse è solo una necessaria trasformazione, una doverosa reinterpretazione del mondo.
Carletto Marx si è fatto un culo così per capire il mondo e proporne uno nuovo, ma non è che noi possiamo campare alle sue spalle per tutta la vita, ragazzi...

Mi sembra giusto fare omaggio a questa nostra storia comune con un estratto dallo splendido, celebre monologo di Gaber - che come al solito, con grande lucidità, aveva già capito 17 anni fa quel che noi abbiamo visto oggi....

Qualcuno era comunista (1991)

(...)
Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà… la mamma no.
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il Paradiso Terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche… lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché “La Storia è dalla nostra parte!”.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano ma lontano.
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la borghesia il proletariato la lotta di classe. Facile no?
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopo domani sicuramente…
Qualcuno era comunista perché “Viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tse-Tung”.
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava sempre Rai Tre.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto.
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini.
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il “materialismo dialettico” per il “Vangelo secondo Lenin”.
Qualcuno era comunista perché era convinto d’avere dietro di sé la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c’era il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista nonostante ci fosse il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo il peggiore Partito Socialista d’Europa.
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi solo l’Uganda.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi viscidi e ruffiani.
Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera.
Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due: da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.

martedì, aprile 15, 2008

Punto e a capo (consonanze e affinità tra batoste politiche e personali)

Per prima cosa, scusatemi per il post precedente: ormai mi capita di rado, ma anch’io a volte cado nel gorgo oscuro della depressione, dell’autodistruzione e dell’autocommiserazione.

Ma non posso più permettermelo: la strada che ho intrapreso da tempo non prevede le scorciatoie della compassione. Se uno decide di camminare da solo lungo le strade della vita, e scegliere da solo la direzione, da solo deve anche gestirsi le sconfitte.

La giornata di ieri, lunedì 14 aprile, ha costituito per la mia vita una singolare coincidenza, dato che ha visto la convergenza (peraltro annunciata) di due sonore sconfitte, una a livello personale ed una a livello politico.

Se è vero che non sempre chi vince ha ragione, sono però convinto che chi perde abbia in fondo quasi sempre torto. Evidentemente, la sconfitta nasce da una insufficiente analisi della realtà: il proprio progetto (di vita e politico) viene bocciato perché non ha tenuto conto di aspetti reali, pratici, concreti, privilegiando il piano dell’opinione, dell’ideale, dell’astratto.

(...)

La stessa cosa vale per le elezioni di questa domenica/lunedì. Il PD non è andato male, ma è indubbio che non si può liquidare quello che è accaduto solo con il mantra rassicurante che ho recitato fin qui, cioè che “il paese fa schifo, è malato dentro, eccetera eccetera”.

Berlusconi, checchè ne pensi e ne dica io, è una rappresentazione che trova concorde la maggioranza degli italiani.

La Lega Nord, che con spocchia ho sempre considerato una formazione al limite tra folklore e xenofobia, ha raddoppiato i suoi voti.

La Sinistra Arcobaleno, di cui ricordo i continui attacchi al PD (che ora sembrano grotteschi) perché non era “abbastanza di sinistra”, è scomparsa (e me ne dispiace davvero: vivo questa cosa con profonda tristezza), anche se non è scomparso il mondo che non riesce più a rappresentare .

La legge elettorale che ho definito più volte rivoltante ed ignobile (e confermo questo giudizio per quanto riguarda l’impossibilità di indicare le preferenze da parte dell’elettore) questa volta ha funzionato in modo diverso dalla volta precedente, pur essendo la stessa.

Nel 2006 ha prodotto una frammentazione spaventosa, ma questa volta (pur con 14 liste al Senato e 15 alla Camera) ha prodotto una semplificazione altrettando radicale , con la presenza ora di pochissimi gruppi parlamentari (6 alla Camera e 4 al Senato).

Che la semplificazione sia negativa (perchè riduce la complessità e la ricchezza, come avviene in campo biologico) o positiva (perchè permette finalmente di decidere) è materia su cui mi riservo di ragionare (anche se sono certo lo farà certamente Dario meglio di me).

Merito (o colpa) certamente dell’iniziativa di Veltroni, dell’invito al voto utile, ma soprattutto scelta precisa di chi ha votato.

Quindi, devo fare mea culpa anche sullo strumento (miiii, mi sento davvero una schifezza, oggi: ma quanti errori ho commesso in questi ultimi mesi??…)

La Sinistra Radicale scompare, abbiamo detto, e la Lega (ignorante, razzista, volgare, da sfottere preferibilmente con atteggiamento snob) raddoppia i voti: anche questo richiede una analisi non superficiale su chi rappresenta davvero che cosa.

La Sinistra Arcobaleno di certo ha pagato (ed ha pagato carissimo) una sua immagine perennemente rissosa ed inconcludente, una unione fittizia, opportunista e non convincente, che è risultata solo la somma di piccoli egoismi e personalismi di leader (ora ex) incapaci di pensare oltre la logica delle piccole convenienze.

La scomparsa dal Parlamento di qualsiasi riferimento al comunismo ed al socialismo segna indubbiamente la fine di un'epoca. Potremmo dire che oggi, in Parlamento, non è più rappresentato nè rappresentabile il sogno di una società diversa da quella attuale.

Quando la società è percorsa in modo così profondo da fremiti di insicurezza, di paura, di inadeguatezza, sognare un mondo diverso diventa evidentemente secondario, quasi un vezzo radical-chic: perchè il problema principale è sopravvivere in questo - brutto, arrogante, ingiusto, iniquo, ma dannatamente VERO.

Ed allora, bene ha fatto Veltroni a capire che non era più tempo di sogni: il semplice riformismo di buon senso è già qualcosa di difficile da raggiungere quando la paura spinge a credere alle favole più convincenti, ed il risultato del PD è oggettivamente incoraggiante, è il nucleo di partenza attorno al quale ricostruire un ragionamento realistico sul futuro del paese.

(Una piccola, consolante nota locale: il PD a Torino ha stravinto (40%) e dato otto punti percentuali di distacco al PdL).

Che al governo siano tornati gli Unni, e che le conseguenze non tarderanno a farsi vedere soprattutto nel campo del lavoro, della scuola e dei diritti civili (per il debito contratto dal centrodestra con questa chiesa medievale) resta sempre una delle mie preoccupazioni.

Ma in realtà ho apprezzato moltissimo le dichiarazioni di Veltroni dopo il voto (ed anche la lucida analisi di Bertinotti sulla sconfitta): pacate, rispettose, civili, ad un livello siderale rispetto agli orrori espressi dallo schieramento avverso nell’ultima settimana di campagna elettorale. Mi sono sentito orgoglioso di appartenere al PD.

E forse non è sbagliato sperare che, in questa situazione così nuova ed imprevista, anche un barlume di senso dello stato, di ragionevolezza, di rispetto, di nuove abitudini faccia capolino tra i vincitori.

Per quanto ci (mi) riguarda, da oggi si riparte: non da zero, affatto, ma da una visione più reale del mondo e delle cose.

Un bel bagno di umiltà mi consentirà di ripartire, togliendomi di dosso convinzioni rassicuranti quanto errate, e di andare avanti sulla mia strada (che non cambia, non cambia, non cambia), con il vantaggio di conoscere meglio il mondo che sto attraversando.

sabato, aprile 12, 2008

...

Odio il weekend.

Odio il mio dolore, odio la mia disperazione, odio la solitudine verso cui sto scivolando, odio il senso di sfiducia che mi sta avvolgendo.

Odio le mie lacrime, odio questo tempo che non passa e non mi salva, odio il sole che sorgerà domattina, odio sentirmi così, odio queste colline amate, odio sentire i miei sogni che vanno in frantumi, odio dover chiedere aiuto.

Odio questa musica che mi spezza il cuore, odio questi libri che continuano a parlarmi, odio questi oggetti che continuano a torturarmi.

Odio il mio corpo, i miei pensieri, il mio modo di essere, i miei sentimenti.

Odio le parole che sto scrivendo.

Into the wild

“C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito.

Ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo vitale di una persona è la passione per l’avventura”.

Chris Mc Candless

venerdì, aprile 11, 2008

Son giorni di democrazia attiva, si tace:-)

Il blog resta chiuso fino a martedì, perchè in questi giorni il titolare sarà impegnato in compiti di "vigilanza democratica" ai seggi come rappresentante di lista (del PD, è ovvio:-))

Dopo, ce ne sarà, da scrivere...

UPDATE: son peggio di Berlusconi, appena finita di dire una cosa subito mi smentisco da solo.

giovedì, aprile 10, 2008

'azz! han già votato e nessuno mi ha detto niente!!

Da Repubblica.it
12:59
Berlusconi: "Abbiamo 3 milioni di voti in più al Senato"

"Un pareggio alle prossime elezioni è irrealistico perchè noi abbiamo 3 milioni di voti in più al Senato". Lo ha detto Silvio Berlusconi nel corso della registrazione di Otto e mezzo, su La7.

Un sogno: una destra normale

Ripubblico un vecchio post del novembre 2005.
Perchè la situazione è assai peggiorata rispetto ad allora. Perchè, come direbbe Gaber, abbiamo la peggiore destra d'Europa. Perchè esiste un altro mondo, fuori dai confini di questo delirio chiamato Italia, e spesso è migliore assai.


L'immagine di Angela Merkel è tratta da Wikipedia

(da "Songs from the wood", 17 novembre 2005)
Leggo su "Repubblica" di oggi una bella intervista ad Angela Merkel. Non è "bella" perchè io condivida il programma della CDU, ma perchè ci son dentro affermazioni di buon senso che da noi - da tempo - non abbiamo più nemmeno la speranza di udire.
Gli intervistatori (tre giornalisti di "De Zeit" ) le pongono, tra le altre, una domanda bellissima: "Il suo rapporto con Schroeder è cambiato: dall'animosa ostilità della sera delle elezioni al reciproco rispetto di oggi: ne è felice?".
Pensate ad un giornalista che, in Italia, possa interrogare così il nostro Presidente del Consiglio. Chiedere se è felice dei buoni rapporti con il suo avversario...
Comunque, Angela Merkel risponde: "E' un bene." E' un bene: capite? "E' un segno del ritorno alla normalità politica. Un segno che accettiamo la realtà. La conclusione dei negoziati è riuscita al meglio."
E subito dopo le chiedono: "Ha sottovalutato i socialdemocratici, li riteneva peggiori di voi o meno competenti?".
E lei: "Non ho mai pensato che non fossero competenti." Ragazzi, qui siamo su Marte. L'intervista prosegue con toni estremamente pacati e interessanti, e vi consiglio di leggerla, se potete: fa bene al cuore.
Ora, non cito questa intervista perchè auspico che un'esperienza come la Grosse Koalition tedesca possa avverarsi anche qui. Purtroppo, non penso che la Casa della Libertà assomigli alla CDU o alla SPD: in questo momento assomiglia di più ad un esercito di occupazione che, prima di lasciare il paese da cui deve andarsene, sta "avvelenando i pozzi" come dice Eugenio Scalfari. La legge elettorale ne è un fulgido esempio: come ha analizzato Zagrebelsky, avrà effetti perversi in termini di premi di maggioranza. Mi sembra sia fatta apposta per rendere ingovernabile il Paese.
Tremonti, qualche giorno fa, ha proposto anche da noi, in un'intervista, uno scenario possibile di Grosse Koalition.
A me, è sembrata una proposta con enormi zone d'ombra, decisamente poco limpida, da parte di chi - lo ripeto - continua a confrontarsi con la parte avversa prevalentemente con dileggi, sfottò ed aggressività.
Chissà se, tra qualche anno, assomiglieremo alla Germania, tornando ad un approccio "alto" alla politica. Per ora, l'orizzonte è deprimente. Ci sarà da ricostruire quasi tutto, quando l'"esercito di occupazione" se ne sarà andato. E ammesso che troveremo la forza per cacciarlo.

Lo videro partire nella nebbia (racconto)

Lo videro partire nella nebbia, in un mattina di autunno, lungo il sentiero che saliva alla vecchia montagna: ma nessuno ebbe il coraggio o l’insolenza di fermarlo.

Solo un cucciolo di cane, sulle prime, lo seguì guaendo, ma quando il sentiero iniziò ad inoltrarsi in un fitto bosco di roveri si fermò, annusando l’ignoto, e decise che era assai più saggio ritornare al calore di una cuccia e di una ciotola mai vuota.

Quando scomparve alla loro vista, gli abitanti del villaggio tornarono alle loro case, senza pronunciare una parola. Ora avrebbero dovuto fare lo sforzo di dimenticarlo, di trasformare in ricordo la sua presenza e le sue parole, perché erano certi che non sarebbe mai più tornato.

I suoi passi risuonavano sulle foglie secche e sui rami spezzati lungo il sentiero. Agile, affrontava la salita con decisione, lo zaino in spalla con poche cose utili per il lungo cammino: cibo, e il taccuino su cui conservava le emozioni, le cose viste, i pensieri che avrebbe voluto conservare e trasmettere come traccia delle sua esistenza terrena.

Dopo alcune ore di cammino uscì dal bosco, mentre il sentiero si apriva su pascoli ancora verdi, su panorami conosciuti e visti mille volte – eppure mai così, mai come adesso che li vedeva con la certezza che sarebbe stata l’ultima volta.

Rallentò il passo, e respirò quell’aria ossigenata e rarefatta a fondo, lentamente, fino a sentir bruciare i polmoni.

*

Camminò per giorni su sentieri aperti, al di sopra del limitare dei boschi, godendo della vista del suo mondo da una posizione in cui tutto sembrava assumere il giusto peso, la giusta dimensione: i villaggi lontani, con i piccoli fili di fumo esalati dai tetti di pietra…il fiume, laggiù a valle, tormentato serpente azzurro, luccicante nel sole… e le rocce, e la neve, e le vette a dominare tutto, e le nuvole bianche oltre quelle, ed il sole accecante.

Ogni tanto consumava frugalmente una parte del cibo che aveva portato con sé, sedendosi su una roccia sporgente.

Scriveva, rappresentava quel che vedeva, e tentava di liberare i suoi pensieri dai pesi inutili, dal fango di una vita troppo complessa, dalla nebbia del conformismo.

Respirava a fondo, e con l’espirazione si liberava da tutto quello che la vita gli aveva appiccicato addosso per errore o per sua distrazione.

*

Si sentiva sempre più leggero, mentre avanzava verso la meta che si era prefisso, e i giorni ed i mesi passavano apparentemente uguali.

Il cibo era terminato, e si nutriva ormai di quel poco che trovava ai bordi dei sentieri, spesso ormai innevati, bevendo dai torrenti.

Ma ad ogni passo si sentiva più forte, più sereno, più essenziale.

Anche se invecchiava, anche se il tempo passava, anche se il suo corpo si asciugava, lui sentiva di ringiovanire, sentiva i suoi pensieri sempre più sintonizzati con il suo passo, con il suo respiro, con gli elementi della natura intorno a lui – i paesaggi, la pioggia, la neve, il freddo…

*

Arrivò la primavera, a riscaldare le sue ossa, e quasi non ebbe più bisogno di pensare. Ormai era una cosa sola con il mondo che stava attraversando, lo intuiva e lo capiva senza più bisogno di formulare parole, di costruire frasi.

Ma proseguì, ancora, a camminare, per stagioni ed anni, senza fretta, senza tregua.

*

Qualcuno disse che ce l’aveva fatta, anche se nessuno seppe mai per quale motivo fosse partito.

Qualcuno disse che era semplicemente scomparso in un burrone, tradito dalla nebbia.

Qualcuno disse che aveva trovato la porta di accesso al paradiso, ed un giorno sarebbe tornato dalla gente del villaggio ad indicare la strada affinché tutti giungessero alla felicità.

Qualcuno non disse nulla.

Qualcuno, in silenzio, afferrò lentamente uno zaino dal fondo di un armadio, e si accinse a partire.

mercoledì, aprile 09, 2008

Roba da ammazzarlo

Da Repubblica.it
10:43
Berlusconi: "Giusto introdurre preferenze"

"E' giusto dare la possibilità ai cittadini di votare i propri candidati". E' quanto afferma Silvio Berlusconi durante l'intervista a 'Radio anch'io'. "Volevamo introdurre le preferenze, ma la sinistra ci ha detto di no", dice l'ex presidente del Consiglio.

Ora ti riconosco, mascherina...:-(

Le elezioni si avvicinano, il nervosismo cresce e tutte le "buone maniere" simulate all'inizio della campagna elettorale dal centrodestra vanno a farsi benedire.
La cosa più disgustosa in assoluto è l'ingresso nell'agone politico di Marcello Dell'Utri.
Cofondatore di Forza Italia in tandem con il leader del principale schieramento a me avverso, questo signore è stato riconosciuto dai giudici di Palermo come mediatore tra gli interessi di Cosa Nostra e quelli dell'Innominabile: quando parla, dovrebbe avere accanto a sè un avvocato e di fronte a se un magistrato. Se avete tempo e voglia, potete leggere a questo indirizzo, gentilmente offerta dal sito della rivista "Narcomafie", la sentenza di oltre 1700 pagine con cui nel dicembre 2004 il nostro veniva condannato per associazione mafiosa.
Qui una sintesi dei motivi della condanna: Dell'Utri, secondo i giudici, è colpevole:
del delitto di cui agli artt. 110 e 416 commi 1, 4 e 5 c.p., per avere concorso nelle attività della associazione di tipo mafioso denominata “Cosa Nostra”, nonché nel perseguimento degli scopi della stessa, mettendo a disposizione della medesima associazione l’influenza ed il potere derivanti dalla sua posizione di esponente del mondo finanziario ed imprenditoriale, nonché dalle relazioni intessute nel corso della sua attività, partecipando in questo modo al mantenimento, al rafforzamento ed alla espansione della associazione medesima.
E così ad esempio:
1. partecipando personalmente ad incontri con esponenti anche di vertice di Cosa Nostra, nel corso dei quali venivano discusse condotte funzionali agli interessi della organizzazione;
2. intrattenendo, inoltre, rapporti continuativi con l’associazione per delinquere tramite numerosi esponenti di rilievo di detto sodalizio criminale, tra i quali Bontate Stefano, Teresi Girolamo, Pullarà Ignazio, Pullarà Giovanbattista, Mangano Vittorio, Cinà Gaetano, Di Napoli Giuseppe, Di Napoli Pietro, Ganci Raffaele, Riina Salvatore;
3. provvedendo a ricoverare latitanti appartenenti alla detta organizzazione;
4. ponendo a disposizione dei suddetti esponenti di Cosa Nostra le conoscenze acquisite presso il sistema economico italiano e siciliano.
Così rafforzando la potenzialità criminale dell’organizzazione in quanto, tra l’altro, determinava nei capi di Cosa Nostra ed in altri suoi aderenti la consapevolezza della responsabilità di esso DELL’UTRI a porre in essere(in varie forme e modi, anche mediati) condotte volte ad influenzare – a vantaggio della associazione per delinquere – individui operanti nel mondo istituzionale, imprenditoriale e finanziario.
Con l’aggravante di cui all’articolo 416 comma quarto c.p., trattandosi di associazione armata.
Con l’aggravante di cui all’articolo 416 comma quinto c.p., essendo il numero degli associati superiore a 10.
Reato commesso in Palermo (luogo di costituzione e centro operativo della associazione per delinquere denominata Cosa Nostra), Milano ed altre località, da epoca imprecisata sino al 28.9.1982

Questo personaggio emerito è dunque intervenuto con opinioni importanti nel già triste dibattito preelettorale. Il primo concetto è che lo stalliere mafioso di Arcore, condannato nel 2000 all'ergastolo, è un EROE.
Il secondo è che non esistono pentiti di mafia che non siano malati di mente.
Il terzo è che se il PDL vince le elezioni i libri di storia verranno rivisti per cancellare le pagine che inneggiano alla resistenza.
Il leader dello schieramento a noi avverso ha prontamente dato ragione all'emerito personaggio.

A me, sinceramente, tutto questo fa vomitare. Sono allibito, offeso, scandalizzato, indignato, incazzato, e questi non li sopporto davvero più.

martedì, aprile 08, 2008

Quando autonomia (scolastica) fa rima con follia

Da un incontro con l'Assessore all'Istruzione della Regione Piemonte, è emerso un dato inquietante che riguarda la scuola superiore: in Italia, essa propone circa 950 (NOVECENTOCINQUANTA) indirizzi diversi.
Mentre negli altri gradi di istruzione l'autonomia (dopo un primo avvio incerto e confuso) ha significato maggiore libertà di azione e possibilità per le scuole di connettersi le une con le altre in una rete che permette di dispiegare una progettualità al passo con i tempi, nelle superiori l'autonomia significa ancora oggi concorrenza spietata per l'acquisizione di "clienti", con logiche di puro marketing, generando un vero e proprio supermarket dell'offerta formativa.
I POF sono esposti negli scaffali come merci scintillanti, ed alle famiglie si propone l'idea che si possa scegliere quel che si vuole, la merce che soddisfa di più (e che, implicitamente, "costa di meno" in termini di impegno e di fatica).
Ed ecco nascere ad esempio i licei scientifici ad indirizzo sportivo (!!!), dove l'ingrato compito di avvicinarsi a materie ostiche come il latino (ahimè, il dannato giogo centralista che impedisce di liberarsene definitivamente!) è risarcito da giorni interi di cazzeggi in mountain bike o da corsi di scherma, e dal sogno di trasformare la scuola in un viatico divertente verso una ricca carriera da atleta.
Altri sedicenti "licei scientifici ad indirizzo sperimentale", che di scientifico hanno solo il prestigioso titolo, l'odiato latino sono anche riusciti ad estrometterlo.
In una provincia piemontese è stato addirittura istituito un "liceo classico ad indirizzo scientifico",
quintessenza della follia e clamorosa truffa per gli "utenti/clienti".

Tutto questo potrebbe in fondo considerarsi un tentativo di rinnovamento delle istituzioni scolastiche, per modernizzare l'offerta formativa e avvicinarla agli interessi dei giovani.
Peccato che uno poi vada a vedere poi i dati OCSE sull'istruzione, che mettono a confronto gli studenti quindicenni di 57 paesi del mondo, e scopra che lo studente italiano in mountain bike si colloca al 33° posto per competenze di lettura, al 36° per cultura scientifica ed al 38° per quella matematica.
Peccato che, secondo i dati del Ministero della Pubblica Istruzione, nella nostra scuola superiore alla fine del primo quadrimestre il 70% degli studenti presenti in media quattro insufficienze a testa, ovviamente nelle materie che caratterizzano di più i corsi di studio.
In tutto questo c'è qualcosa che non funziona, direi.

lunedì, aprile 07, 2008

Le aquile randagie

(Un sentito grazie a Paola per il racconto dell'evento che ha dato lo spunto per questo post.)

In una sala affollatissima, due anziani signori raccontano una storia di quelle che sarebbero piaciute a Primo Levi.
Hanno novant'anni l'uno e poco meno l'altro, e di fronte ad una platea di ragazzi ed adulti raccontano con semplicità una storia di resistenza. Una resistenza un po' particolare, perchè non viene spontaneo associare lo scoutismo alla Resistenza con la R maiuscola, eppure...

Il 9 aprile del 1928 (siamo dunque nei pressi di un anniversario particolare) il Consiglio dei Ministri scioglie definitivamente lo scoutismo italiano. Il fascismo, un anno prima, aveva tentato di assimilare lo scoutismo cattolico, sciogliendolo nei centri più piccoli ed inglobandolo nell'Opera Nazionale Balilla nei centri maggiori, ma l'evidente incompatibilità dei valori dello scoutismo con il totalitarismo spinse il regime ad una soluzione drastica.

E così, come già era avvenuto per i partiti democratici e per i sindacati liberi, anche lo scoutismo finì in clandestinità.
I coraggiosi che ancora resistevano alle bastonate si autodefinirono "Aquile randagie", che se ci pensate è una definizione splendida e poetica, e conservarono per oltre 16 anni lo spirito dello scoutismo, partecipando anche alla Resistenza - senza imbracciare fucili, ma con attività di aiuto ai profughi e fabbricazione di documenti falsi.
(La storia di quegli anni potete leggerla in modo esauriente qui su Wikipedia).

Quel che ha colpito particolarmente la platea, nel racconto delle due Aquile (oltre al ricordo commovente di coloro che hanno pagato al nazifascismo il tributo di sangue riservato a chiunque non fosse allineato) sono due considerazioni.
La prima è che le Aquile, in onore al motto scout, dichiarano di aver semplicemente fatto in quel periodo terribile "del nostro meglio", come sempre.
La seconda è la dichiarazione che, paradossalmente, è stato molto più semplice scegliere allora, per loro, di quanto lo sia per i ragazzi oggi, in una società oppressa e standardizzata, dove nessuno è probabilmente più in grado di fare una scelta che nasca semplicemente dal suo cuore, dai suoi sentimenti, dai suoi desideri, dalla sua unicità di persona.

Primavera

Quest'anno, la particolarità cromatica della collina torinese non è il verde brillante, ma il bianco - come di un tardiva nevicata.
Arretrano e scompaiono pian piano le robinie (pseudoacacie o "gaggie", come le chiamiamo qui), e si diffonde e si estende il ciliegio selvatico.
La natura si adatta ai mutamenti climatici: le noci son sempre più nere, ed i noci lentamente muoiono come i castagni e le conifere.
Faggi e frassini recuperano pian piano spazi e areali anche a bassa quota.

Bisogna prendere esempio, da questa capacità di adattamento.

venerdì, aprile 04, 2008

Gli amici e le amiche

Senza di loro, in questi momenti sarei perduto.
Disponibili ad ascoltare per ore, con immensa pazienza, i miei ragionamenti condotti sul filo della follia, a leggere milioni di parole per cercare di decodificare come sto, e di cosa diavolo avrei bisogno adesso.
Disponibili a tollerare i miei sbalzi d'umore, i passaggi dall'equilibrio al furore alla depressione.
Non esitano a darmi staffilate, quando pensano che io stia iniziando a volermi meno bene di quanto me ne vogliono loro, e di quanto sarebbe giusto.
Sono spietati/e, sinceri/e, duri/e e ruvidi/e come la vita.
Non cercano illusioni, da me, non sono disposti/e ad incensarmi, a concedermi ruoli salvifici, a elevarmi ed abbattermi nel tempo.
Sono sempre uguali, coerenti e riconoscibili, con il passare del tempo e delle stagioni: crescono con me, camminano con me, conoscono i miei difetti e non me li perdonano.
Mi vogliono bene, e lo capisco benissimo adesso che - tutti/e quanti/e - mi stanno prendendo a sonori schiaffoni.
Eppure so che, testardo come sono, e duro e fottutamente orgoglioso come sono diventato, continuerò a fare di testa mia: ma malgrado questo so che continueranno a rispettarmi, a volermi bene, ad esserci sempre.

Grazie! Mi siete indispensabili, ora e sempre.

Segnalo...

...su Carmilla, l'inquietante ma indispensabile capitolo 3 di Cattedrale, di Saverio Fattori.

"Sono le piccole misere storie individuali che non coagulandosi più nella coscienza collettiva, si perdono in rigagnoli maleodoranti che trovano solo la fogna, decretando l’inconsistenza della teoria de le Bon Sauvage. Nessuna lotta di classe è più praticabile, perché nessuno merita di essere salvato."

Benvenuti:-(

Nel delirio etico (ormai irreversibile) di questo paese, hanno pensato di mettersi bene in luce anche i sindacati dell'Alitalia.
A fronte di una azienda che perde un milione di euro al giorno (ripetiamolo piano, che lo capiamo meglio: un-milione-di-euro-AL-GIORNO!), a fronte di una proposta AirFrance/KLM che portava a garantire PER SETTE ANNI DUEMILA POSTI DI LAVORO a stipendio pieno, nonostante l'evidente esubero, quei deficienti (il giudizio me lo permetto dal basso della mia esperienza sindacale) hanno pensato bene di alzare il tiro, solo per difendere miserabili e locali posizioni di potere.
L'Alitalia ha oggi 24.000 dipendenti, e gli iscritti complessivi alle 9 (nove!) sigle sindacali sono quasi il 50% (11.800).
Ogni sigla, incluse le 4 "generali" (CGIL, CISL,UIL, UGL), "tutela" porzioni di interessi inconciliabili con una visione generale della situazione, e non sembra capace di assumersi la responsabilità di salvare l'azienda dal fallimento.

Sebbene oggi sia facile sparare sui sindacati per questo comportamento demenziale, non bisogna mai scordarsi che uno dei candidati alle prossime elezioni politiche ha fatto sfoggio, su questo argomento, della più completa irresponsabilità propagandistica, ventilando come possibile la presenza di una cordata imprenditoriale italiana pronta a rilevare l'Alitalia.
La cordata non è mai esistita, ma non mi stupirei se il nostro avesse guadagnato qualche milione di euro per comprarsi le sigarette, giocando sull'effetto "rialzo delle azioni" seguito alle sue dichiarazioni, fatte come al solito sulla pelle delle persone e del Paese.

giovedì, aprile 03, 2008

Un amore/3

Farsi passare la sbronza. Quando si attenuerà il mal di testa e non avrò più questa bocca impastata, quando la smetterò di rileggere miliardi di parole senza capire, quando finalmente capirò che la realtà è l'unica cosa che conta...
...pian piano tornerò a vederla, la realtà.

Smetterò di torturarmi con domande stupide e senza senso, smetterò di elemosinare pallidi riflessi di quella luce che prima avevo tutta intera, smetterò di credere ad una mia splendida allucinazione che - adesso - può solo farmi male. Smetterò di inseguire parole che mi fanno solo soffrire.

Abbandonerò il mito e tornerò alle cose, alle persone che posso toccare e guardare negli occhi, accetterò il fatto che si può vivere benissimo anche senza coraggio, anche senza scelte estreme.

Mi rassegnerò all'idea che le persone sono così complesse che non bisogna mai credere ciecamente a quello in cui dicono di credere: spesso hanno semplicemente bisogno di illudersi per evadere da una vita che non le soddisfa pienamente, e lo fanno così bene da illudere anche chi, in quel momento della propria vita, è ben disposto a seguire un sogno.

Non rinnego nulla, non rimpiango nulla.
Ho fatto, detto, promesso esattamente quello in cui credevo.

Inseguendo un sogno, sono cresciuto, mi sono misurato con me stesso, ho conosciuto la dimensione delle mie forze, ho compiuto un percorso che dovevo fare. Ho imparato che posso sacrificare me stesso per un'altra persona.
Ho imparato che sono capace di amare perdutamente, senza condizioni: di amare una persona, non la semplice idea dell'amore.
Sono andato avanti: ero convinto di non essere solo, ma non importa, forse senza questa sensazione non ce l'avrei mai fatta, a cambiare davvero.

Mi disturba solo il fatto che, non essendo più bambini ma adulti ormai stagionati, alla fine avrei preferito sapere la verità senza essere umiliato, senza subire roboanti retoriche sul sacrificio necessario (a cui mi sono allineato anch'io, ad onore del vero) , senza una infantile fuga nel "non ti parlo più"...
La realtà è sempre molto più semplice e banale delle proprie allucinazioni.
Avrei dunque preferito un finale allegro, semplice, limpido, in linea con tutto il resto della storia...un finale che trasformasse un grande amore ALMENO in una splendida amicizia, che permettesse di continuare a riconoscersi, ad apprezzarsi, di non buttar via tutto quello che è stato costruito con impegno, con fatica.

Ma non importa. Fuori c'è il sole, e l'aria limpida. Sorrido. Sono più grande.
Sono solo, ma fiero di me stesso. Orgoglioso di quello che sono.
Sono cresciuto, ho scelto, ho sbagliato, sono cambiato.
Per farlo, avevo bisogno di un sogno immenso e bellissimo.

Con umiltà, ora, ritorno alla realtà. E vado avanti.

mercoledì, aprile 02, 2008

Ma facciamo pure questa, di scemata...

Poi qualcuno, un giorno, mi spiegherà cos'è il Partito del Bene Comune...
Elezioni 2008. Io sono qui. E tu dove sei?

Vincerà, vincerà...

Vincerà, perchè la maggioranza del paese è come lui: bugiarda, arrogante, maleducata, irresponsabile, priva di valori etici.
Vincerà, perchè è un mito per tutti coloro che trovano faticosa la convivenza civile, che non sopportano le regole, che disprezzano l'ALTRO.
Questa parte malata della società (malata di paura, di individualismo, di egoismo gretto e meschino) è indubbiamente maggioritaria.
Anche noi "sani", sempre più, siamo esposti ad una deriva di quel genere, poichè siamo sottoposti quotidianamente ad una serie di angherie ed ingiustizie che non possono, a lungo, non rivelarsi velenose.
Speranze di cambiamento a breve?
Sinceramente, nessuna.
Spero che i miei figli vadano all'estero (in Spagna, ad esempio), a trovare altrove la speranza che questo paese sembra non avere più.

Un amore/2

(Scusate se in questi giorni il blog è monotematico, ma prima o poi riuscirò anche a pensare a qualcos'altro...purtroppo).

E' assai difficile "perdersi", nel mondo di oggi.
Tutti ormai lasciamo tracce digitali, partecipando al mondo anche in questo modo.
E quindi mi è impossibile, in questi giorni, non seguire le sue tracce. (D'altronde, nel patto di addio non era contenuta la clausola "non leggermi più").

E allora è semplice ritrovare le sue parole. Nelle stesse terre virtuali in cui ci eravamo conosciuti, ovviamente, e che poi avevamo abbandonato, nel tempo.
Ora quelle terre sono percorse da tempo da venti di dileggio e di disprezzo, e le sue parole (che riconosco sempre, che sento come mie, anche se non sapessi che sono sue) cadono su un terreno sterile, come semi che rimbalzano senza speranza su una terra seccata a lungo dalla mancanza d'acqua.

Un volta fui, per puro caso, il terreno fertile in cui quelle parole poterono riconoscersi e germogliare: ora osservo con tristezza questa solitudine scelta e fortemente voluta, questo tentativo di costruire un futuro attraverso il passato remoto.
Perchè il dramma è poi questo: se di nuovo le emozioni incontrassero un terreno umano fertile ed attento (ed è quello che qualsiasi essere umano spera e desidera fortemente, e solo una volta su un milione capita davvero nella vita nel modo in cui lo si desidera), forse - in ossequio ad una scelta tanto radicale quanto spietata - si sarebbe costretti a diserbarlo prima ancora di sapere se potrà nascere qualcosa.

martedì, aprile 01, 2008

Bellissimo!

Questo pezzo di Saverio Fattori su Carmilla...

Un amore

Ma forse Sally è proprio questo il senso...il senso...
del tuo vagare
forse davvero ci si deve sentire
alla fine un pò male
Forse alla fine di questa triste storia
qualcuno troverà il coraggio
per affrontare i sensi di colpa
e cancellarli da questo viaggio
per vivere davvero ogni momento
con ogni suo turbamento
e come se fosse l'ultimo...
(Vasco Rossi)

Non finirò mai di stupirmi, e di imparare che l'amore ha forme molteplici e misteriose.
Che ci si può sentire straordinariamente amati attraverso un apparente addio, che le scelte personali hanno una logica apparentemente incomprensibile ma rigorosa e spietata, che esiste una bellezza straordinaria anche nel dolore.

Un amore responsabile e attento al dolore degli altri, se lo è fino in fondo, non smette mai di esserlo anche se mette a repentaglio la sua esistenza.
Un amore che non ha voluto vincere, non ha "voluto approfittarne" quando poteva, non ha voluto ragionare in termini di successo, di concorrenza: un amore che è diverso, bello e limpido fino in fondo.
Un amore che ha saputo rischiare, attendere, capire, rispettare...in nome dei valori di una società migliore, che non esiste più e forse non è mai esistita, e ad essi è fedele, perchè non può essere diverso, perchè quei valori sono la sua essenza.

Un amore che è vivo, forte, indistruttibile, maturo, gioioso, libero, eppure scommette ancora su un altro salto di qualità, su un altro passaggio doveroso ma in cui rischia di perdere tutto: eppure lo fa, perchè deve, perchè lo sente giusto.

Un amore che rischia di consegnare una "vittoria" amara a chi non ha mai rischiato, non si è mai messo in gioco, non ha mai capito la dimensione di questo sentimento prima e rischia di non capire la dimensione di questo sacrificio adesso.

Un amore che mi ha reso l'uomo più felice della terra, e ora aggiunge ai suoi meriti l'orgoglio di averlo vissuto fino a qui, senza nessun cedimento a valori che non fossero puri, limpidi, cristallini.
Ho incontrato la donna più meravigliosa della mia vita, ed insieme abbiamo vinto una scommessa.
Essere noi stessi. Essere diversi, migliori. Questa è una vittoria che nessuno ci toglierà mai.

Ora ho questa libertà tra le mani (il tuo ultimo, immenso dono d'amore), e non so bene che farmene. Non so che strada prendere. Ma dopo lo sgomento ricomincerò a camminare. Per diventare migliore, e non smettere mai, affinchè tu sia sempre, sempre, sempre fiera di me.

Ti amo.

(Altri post dedicati a questo amore:

http://luposelvatico.blogspot.com/2007/10/che-cos-lamore.html

http://luposelvatico.blogspot.com/2007/10/che-cos-la-felicit.html

http://luposelvatico.blogspot.com/2007/10/fiducia.html)




A te

Sentire questa canzone alla radio, mentre guidi.
Ed essere costretto a fermarti, scosso dai singhiozzi, sciolto in lacrime.

(Jovanotti)

A te che sei l’unica al mondo
L’unica ragione
Per arrivare fino in fondo
Ad ogni mio respiro
Quando ti guardo
Dopo un giorno pieno di parole
Senza che tu mi dica niente
Tutto si fa chiaro
A te che mi hai trovato
All’angolo coi pugni chiusi
Con le mie spalle contro il muro
Pronto a difendermi
Con gli occhi bassi
Stavo in fila
Con i disillusi
Tu mi hai raccolto
Come un gatto
E mi hai portato con te
A te io canto una canzone
Perchè non ho altro
Niente di meglio da offrirti
Di tutto quello che ho
Prendi il mio tempo
E la magìa
Che con un solo salto
Ci fa volare dentro l’aria
Come bollicine
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che sei il mio grande amore
Ed il mio amore grande
A te che hai preso la mia vita
E ne hai fatto molto di più
A te che hai dato senso al tempo
Senza misurarlo
A te che sei il mio amore grande
Ed il mio grande amore
A te che io
Ti ho visto piangere nella mia mano
Fragile che potevo ucciderti stringendoti un pò
E poi ti ho visto
Con la forza di un aeroplano
Prendere in mano la tua vita
E trascinarla in salvo
A te che mi hai insegnato i sogni
E l’arte dell’avventura
A te che credi nel coraggio
E anche nella paura
A te che sei la miglior cosa
Che mi sia successa
A te che cambi tutti i giorni
E resti sempre la stessa
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei sogni miei
A te che sei
Essenzialmente sei
Sostanza dei sogni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che non ti piaci mai
E sei una meraviglia
Le forze della natura si concentrano in te
Che sei una roccia sei una pianta sei un uragano
Sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano
A te che sei l’unica amica
Che io posso avere
L’unico amore che vorrei
Se io non ti avessi con me
A te che hai reso la mia vita
Bella da morire
Che riesci a render la fatica
Un immenso piacere
A te che sei il mio grande amore
Ed il mio amore grande
A te che hai preso la mia vita
E ne hai fatto molto di più
A te che hai dato senso al tempo
Senza misurarlo
A te che sei il mio amore grande
Ed il mio grande amore
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei sogni miei
E a te che sei
Semplicemente sei
Compagna dei giorni miei
Sostanza dei sogni miei