lunedì, luglio 29, 2019

Atene (24-27 luglio 2019)

Pensavo ad Atene come ad una città depressa, dopo la lunga crisi che ha passato la Grecia.
Sono rimasto stupito di come sia invece una capitale normale. Se la crisi ha colpito duro, non si vede più. Non c’è povertà visibile. Nemmeno ricchezza esibita, è vero, ma sembra che il peggio sia passato.
Atene non è una bella città: se si fa il classico giro con il bus scoperto, ci si aggira tra banali architetture anni sessanta/settanta e pochi bei palazzi in stile neoclassico. I marciapiedi, piastrellati per non assorbire troppo calore, sono sgarrupati e disassati. soprattutto nei quartieri non centrali…se non si cammina con estrema attenzione la storta è in agguato.


Poiché la città è in collina, la pianta ortogonale della città moderna fa sì che ci siano salite e discese con pendenze fortissime, e andare a piedi è faticoso. In bici, è proibitivo. I taxi (gialli) sono tanti ed economici. La metropolitana, i tram e i filobus coprono bene la città, grazie agli investimenti fatti per le Olimpiadi del 2004. Non esistono car sharing e bike sharing. Sono molto usati i monopattini elettrici a noleggio; tutt’altro che economici, e non facili da condurre in una città che non ha piste ciclabili o marciapiedi accessibili fuori dal centro, ma evidentemente pensati per i turisti.
Ci sono molti luoghi per mangiare e bere, normalmente economici. Dilaganti i coffee shop stile Starbuck, con i bicchieri di carta al posto delle tazze.
La città non è bella, dicevo. La piazza centrale, Syntagma, ospita il Palazzo del Parlamento e la suggestiva cerimonia del cambio della guardia dei soldati di fronte al Monumento al Milite Ignoto, ogni ora. Ma a rovinarla è il contesto di banali palazzoni che la circondano, come avviene per la quasi totalità delle piazze cittadine.
Tutto cambia, improvvisamente, quando ci si avventura nei luoghi archeologici.  Salire all’Acropoli cambia radicalmente il proprio punto di vista sulla città. Che appare immensa, bianca e bellissima, distesa tra le colline e fino al mare. Il Partenone, che ne ha viste di tutti i colori e da tanti è stato violentato e piegato (dai Persiani, dai Cristiani, dai Turchi, dai Veneziani), al tramonto dà l’idea della immortalità, della Storia, della Civiltà. Le Cariatidi dell’Erechtion sono ragazze bellissime, dalle acconciature complicate (sono copie, gli originali sono al Museo dell’Acropoli, eccetto una che è al British), che rifulgono nella luce dorata del tramonto.



Il tramonto va tradizionalmente visto dalla collina di fronte all’Acropoli, dove c’è il monumento a Filapappou. Li si vedono le ultime luci che progressivamente scompaiono dalla città, e resistono più a lungo aggrappate all’Acropoli. Che fascino!

Ed è bello poi regalarsi una cena a base di pesce in uno dei mille ristorantini affacciati sul mare, al Pireo, innaffiata da vino bianco e secco di Creta, e poi passeggiare per sentire l'odore del mare ed immaginare tutto ciò che vi è accaduto nei secoli.
La notte, invece, va vista dall’alto della collina di Lycabettus, dalla sua chiesetta aggrappata alla cima.
Da lassù le luci della città si perdono all’infinito, lungo le pendici dei rilievi, e l’Acropoli scintilla come un gioiello antico.
L’agorà, il mattino dopo, è fresco riparo dal caldo feroce. E’ stata ricostruita come poteva essere ai tempi dei filosofi, con le lunghe colonne bianche, lungo la strada che porta all’Acropoli – un tempo passando tra templi e chiese, poi tra bellissime ville patrizie e bagni termali. Anche qui furono i Persiani a cancellare la grandezza della Grecia Classica.
Il Museo dell’Acropoli è un edificio moderno costruito pochi anni fa, direttamente sotto la rupe. L’illuminazione è molto efficace, ma l’allestimento è un po’ vecchio stile e noiosetto. Nonostante questo, ci sono molte cose splendide, che provengono dall’Acropoli. La principale sono le 5 statue originali delle Cariatidi, una delle quali gravemente ferita da un colpo di cannone turco (la sesta statua, come detto, è Londra). E poi, al secondo piano, una magnifica e suggestiva ricostruzione in scala reale di tutti i fregi che circondavano il tetto del Partenone (in parte distrutti dagli invasori, il resto rubato dagli inglesi durante l’epoca ottomana). Ci sono anche dei reperti affumicati che testimoniano la distruzione dell’Acropoli nel 460 aC da parte dei Persiani: le didascalie dicono che i Greci, ancora oggi, non gliel’hanno perdonata😊.

E’ sempre caldissimo quando andiamo, il giorno dopo, allo Stadio Panathinaiko. Fatto costruire nel 500 avanti Cristo, decorato poi con marmo locale, andò in rovina fino a quando non fu riesumato per ospitare le OIimpiadi Moderne, a partire dal 1896. Olimpiadi che nacquero ad Olimpia e si svolsero per alcuni secoli, per onorare l’impresa di Filippiade che percorse a piedi quasi 40 chilometri per portare ad Atene la notizia della vittoria di Maratona sui Persiani. Il luogo è quasi magico…si sente lo spirito dei Giochi. Si immaginano gli 80.000 sedili di marmo colmi di pubblico entusiasta, ed i troni con i sovrani, e De Coubertine che ride dal posto a lui riservato di diritto…

E alla fine, quindi…grazie, Atene!
Sei bella, sei viva, sei emozionante. Brindiamo a te ed alla tua e nostra storia.

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