lunedì, settembre 26, 2011

Rimpiangeremo B.?

C'è qualcosa di peggio del tramonto (inevitabilmente violento e oscuro) del Satrapo.
E' l'affollarsi di gente peggiore di lui sulle spoglie di questo paese.
Avete letto il "manifesto della Confindustria"?
Pochi punti, sintetizzabili in "affamare, fottere, massacrare il popolo".
Queste le ricette della Marcegaglia per "salvare il paese" (leggasi: salvare una classe imprenditoriale cialtrona e fintamente liberista, a spese di chi non può difendersi):

1) Riduzione della spesa pubblica - Nelle ultime manovre finanziarie "non c'è niente che riduca la spesa dello Stato" ma per Confindustria "la riduzione della spesa pubblica dovrebbe essere il primo punto dell'azione di governo". Per la Marcegaglia non servono però "i tagli lineari ma bisogna guardare alle singole cose, costo per costo".
Insomma, il massacro di scuola, ricerca, sanità, trasporti e servizi sociali che conosceremo quest'anno, dopo gli assaggi dell'anno scorso, non è sufficiente. Bisogna fare di più. La gente deve andare con le pezze al culo, a vivere sotto i ponti e chiedere l'elemosina.

2) Riforma delle pensioni - Viene poi la "riforma delle pensioni". "Non è possibile - ha ribadito - che un Paese con i problemi che abbiamo noi, mandi le persone in pensione a 58 anni, con assegni molto alti, mentre domani i giovani ci andranno a 70 anni se non di più, con assegni pari alla metà di adesso. Non è possibile". Sempre nell'ambito del secondo punto, il rapporto tra fisco e impresa: "dobbiamo abbassare il cuneo contributivo fiscale, a partire proprio dai giovani", ha detto la Marcegaglia, che ha lanciato un appello per "iniziative serie e concrete". La riforma delle pensioni, quindi, "non deve penalizzare i giovani".
Deve penalizzare i vecchi, dunque. E poi la Marcegaglia mente: sa benissimo che, con il lavoro precario che gli industriali vorrebbero estendere a tutti, con gli stipendi da fame che gli industriali vorrebbero estendere a tutti, con il regime di semischiavitù che gli industriali vorrebbero per tutti per continuare a essere vecchi, antiinnovativi e pigri, i giovani la pensione non l'avranno MAI.

3) Vendita del patrimonio pubblico - Per ridurre la spesa pubblica, ha continuato il presidente di Confindustria, "cominciamo a vendere patrimonio pubblico, questo può essere utilizzato per abbassare il debito e levare l'ingerenza del pubblico nell'economia".
E certo. Bisogna vendere le cose che appartengono a tutti. Vorrai mica che paghino gli industriali.
4) Piano di privatizzazioni e liberalizzazioni- E' urgente poi "un piano di privatizzazioni e di liberalizzazioni serio". "Nell'ultima manovra - ha accusato la Marcegaglia - sono stati citati alcuni capitoli sulle liberalizzazioni, ma se andiamo a vedere cosa c'è, non c'è niente". Inaccettabile, per il presidente che esistano ancora "le tariffe minime: non è giusto che ci sia un pezzo del paese che lavora nel libero mercato e un altro pezzo che è protetta e ha le tariffe minime e scarica sugli altri i proprio costi". Quanto alla "liberalizzazione dei servizi pubblici locali, tutto questo aiuterebbe a far crescere l'economica del Paese".
Il mito del "privato è bello ed efficiente" è usuratissimo, non ci crede più nessuno. Non si conosce un solo caso di privatizzazione che abbia prodotto servizi migliori o tariffe più basse  dell'equivalente impresa pubblica. Ma la Marcegaglia è specialista nel vendere miti marci, come quello della "crescita".

5) Infrastrutture - Il quinto e ultimo punto, le infrastrutture. Il presidente di Confindustria ha chiesto di "levare i vincoli burocratici e di testa che impediscono a investimenti magari già finanziati da pubblico e privato".
Cioè, caro Stato, fai tu gli investimenti che dovremmo fare noi. E fai solo quello che ci serve, che noi decidiamo sia utile. I "vincoli di testa" credo siano quelli che ancora impediscono di distruggere quel poco di territorio che in questo paese non è ancora stato distrutto o cementificato.
Insomma, il numero dei nemici del "popolo" cresce di ora in ora, con il peggiorare della situazione.

Un "governo di Confindustria", o guidato da un altro imprenditore miliardario, sarebbe la peggior iattura che potrebbe capitarci dopo B.: forse persino peggiore di una consulenza del Fondo Monetario Internazionale.

Roba da sparare a vista.






giovedì, settembre 15, 2011

Informazione: ma in che mani siamo???

Alcune immagini salvate dalle home page di alcuni grandi quotidiani nazionali, tra le 13,30 e le 16 (Repubblica, Stampa, Fatto Quotidiano...)





Una volta, a scuola, si studiava quante erano le regioni, le province ed i comuni d'Italia
Quindi, almeno per ordini di grandezza, uno più o meno sa che le regioni sono 20, le province un centinaio e i comuni un po' più di ottomila.
Ma se uno non se lo ricorda bene, le fonti per informarsi ci sono ancora, prima di sparare in home page una cazzata come "Novemila primi cittadini restituiscono le deleghe ai prefetti."

Ora i comuni d'Italia sono 8092, secondo tutte le fonti.
Gli altri novecento che indicano Repubblica, Stampa e Fatto sono sindaci di cosa? L'errore rispetto alla realtà è di circa il 10%, mica bruscolini.
Ma il dramma è che la notizia reale è "TUTTI I SINDACI D'ITALIA restituiranno le deleghe ai prefetti", che è una notizia sconvolgente, da nove colonne, perchè un simile livello di conflitto istituzionale in Italia credo non si sia mai visto prima d'ora.

Quindi, notizia non solo errata, ma "incompresa" nelle dimensioni persino da parte di chi l'ha scritta.
Perchè se dici "novemila" senza dire "su quanti" è un po' come dire (e capita spesso di leggerlo, in giro), che una certa cosa è aumentata del 10% (senza sapere rispetto a cosa o a quando).

Anche perchè, in questo caso,  bastava andare sul sito dell'ANCI, invece di copiare TUTTI INSIEME E PEDESTREMENTE da una nota di agenzia tarocca, per leggere quanto segue:

Giovedì prossimo, 15 settembre, tutti i municipi d’Italia riuniranno i propri organi per protestare contro gli effetti della manovra del governo. I sindaci, contestualmente, restituiranno ai prefetti le proprie deleghe sulle funzioni di anagrafe. Si configura così il primo ‘sciopero’ dei sindaci d’Italia, deliberato oggi dal Direttivo dell’Anci.
Alla mobilitazione (hanno aderito anche Conferenza delle Regioni e Upi) si uniranno una serie di altre iniziative, tra le quali il ricorso alla Corte costituzionale contro gli articoli 4 e 16 della manovra, ovvero quelli che obbligano i Comuni alla dismissione delle società partecipate e che intervengono sull’organizzazione istituzionale dei 5800 Piccoli Comuni sugli 8 mila totali.

venerdì, settembre 09, 2011

La dimensione ironica dello stupro

"Sfortunato quel Paese nel quale dovessero prevalere il rifiuto di ogni dimensione ironica e la perdita della capacità di sorridere anche di fronte ai paradossi più' politicamente scorretti. E' ovvio che non intendevo offendere nessuno ripetendo la storiella che Guido Carli mi raccontò per sdrammatizzare un momento critico. Ma offende ancor più' la disonestà intellettuale di quanti, ancora una volta, usano ogni pretesto per criminalizzare chi tocca l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, perfino in relazione ad un semplice atto di fiducia nei confronti della contrattazione collettiva".
(Sacconi)


Dunque, siamo noi che abbiam capito male, non lui che è un minus habens.
Dunque, esiste una "dimensione ironica" dello stupro.
Dunque, è solo questione di training.
Proverò a ridere, dunque, pensando a qualcuno che mi racconte "la sai l'ultima, quella con Sacconi che viene sequestrato da una banda di briganti plurisessuali ed arrapati..."


Ma non credo, sinceramente, che ci riuscirò.
Sono antropologicamente diverso, in modo irrimediabile.

mercoledì, settembre 07, 2011

Rispetto, Bonanni! La comprendi ancora questa parola?

Eravamo parecchi, ieri a Torino, a sfilare insieme nel corteo della CGIL (25.000 per la questura, 70.000 secondo il sindacato...secondo una mia personalissima valutazione basata sull'esperienza, e sul fatto che la coda del corteo ha iniziato a percorrere l'ultimo tratto circa due ore l'avvio del corteo, direi che in cinquantamila c'eravamo tutti...niente male!).
Tenuto conto che lo sciopero ci è costato una giornata di salario, e che tutti abbiamo ben chiaro che si tratta solo di un aperitivo rispetto alle lotte che saranno necessarie per tentare di correggere una manovra iniqua e permeata da un forte "odio di classe", è stato un risultato che rivela la volontà di moltissime persone di non stare semplicemente fermi ad aspettare che lo scempio si compia: anche se le speranze di evitarlo sono ridotte, viste le forze in campo, è giusto esserci, provarci, esibire FISICAMENTE la propria indignazione.
Proprio perchè questo sciopero è costato ad ognuno dei partecipanti soldi e fatica, proprio perchè in queste occasioni chi manifesta le proprie opinioni PAGA DI PERSONA (e ognuno può capire benissimo che peso abbia una giornata di salario perduta suuno stipendio da metalmeccanico, da statale o da contratto commercio), il minimo che si possa pretendere è IL RISPETTO, anche da parte dei nemici.
Sapete come la penso, sulla situazione attuale, ma riassumo in estrema sintesi: lo Stato è oggetto di un attacco da parte di forze ostili (gli speculatori) che mirano o pensano di ricavare benefici dalla sua caduta: invece di difendersi e difendere i propri cittadini, il Governo di questo Stato ha dichiarato loro formalmente guerra.
(Se si riconoscesse che questo attacco esterno al nostro Stato ha le stesse finalità - e le stesse conseguenze possibili - di una guerra, e se si applicasse un codice militare, i nostri governanti dovrebbero essere passati per le armi per Alto Tradimento.)
Per queste ragioni, risulta INTOLLERABILE il disprezzo manifestato dai nemici della CGIL (gli avversari sono un'altra cosa: non mirano alla distruzione dell'oggetto del loro odio) e delle persone che essa - nel bene e nel male, con errori ed orrori - si è assunta l'onere di rappresentare.
E se da un certo punto di vista è persino banale l'atteggiamento del ministro Sacconi, la cui pochezza umana ed il cui livore rancoroso da ex sono così noti da risultare ormai stucchevoli, preoccupante è l'atteggiamento del segretario generale del secondo sindacato italiano.
Che ha tutti i diritti di dissentire dal percorso della CGIL, ma NON HA ALCUN DIRITTO di offendere e disprezzare la CGIL ed i suoi cinque milioni di iscritti definendo "demenziale" la mobilitazione di centinaia di migliaia di persone.
Se Bonanni ha deciso di stare con Sacconi e con il governo, va bene: ne prendiamo atto.(Non si capisce perchè tre milioni e mezzo di lavoratori decidano di farsi rappresentare da un'organizzazione che non dissente mai dal governo, ma pazienza).
Ma se usa il disprezzo, sappia che con il disprezzo verrà ripagato.
A Bonanni, Sacconi ed al governo non interessa un accidente, lo so, nè di noi - persone normali - nè del nostro disprezzo. 
Così come la mobilitazione della CGIL non ha conquistato le aperture dei giornali: preferiscono  "i mercati" alle persone; essi contano oggi assai di più delle nostre vite e delle nostre storie.
Ma da questa consapevolezza verranno nuova rabbia e determinazione, indispensabili per non rassegnarsi mai, mai, mai al fatto che questo mondo di merda sia l'unico possibile.







lunedì, settembre 05, 2011

Esserci o farci?

Registriamo questa dichiarazione a futura memoria, non si mai...

Bonanni: "Troppo allarmismo su articolo 8"  
"Sull'articolo 8 della manovra che rende piu facili i licenziamenti c'è troppo allarmismo". Lo spiega il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, in un'intervista a La Stampa, affermando che, come prescrive la norma, per licenziare è necessario il consenso dei sindacati "dunque mai - chiosa il sindacalista -. E' evidente: quale sindacato dà il proprio assenso a un piano di licenziamenti?"

Eh, son proprio curioso di vederlo anch'io:-(

Il grande matematico

Dalle intercettazioni delle telefonate tra B. e Lavitola: 
B: «...di Letta...sono sicuro...non al cento per cento...ma al cento per mille...».

L'unica manovra che dovremmo lasciar fare a questo ormai è  sul suo triciclo, nel cortile dell'ospedale psichiatrico.