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lunedì, maggio 04, 2009

Un "tragico incidente"...

...che sfugge via, subito, scivolando sulla cattiva coscienza della nazione e lungo le home page dei quotidiani.
Non sappiamo come si chiamasse, la ragazza di 14 anni uccisa ad Herat, in Afghanistan, dai nostri soldati. Non c'è un nome, non ci sono foto di lei (salvo quella dell'auto con il lunotto sfondato): non ci sarà neppure cordoglio, salvo quello finto del Ministro Frattini che dà la colpa ai terroristi (sono stati loro a premere il grilletto?).
E' una delle decine di vittime delle guerre dimenticate. E va dimenticata, anche lei.
Ci sono cose ben più importanti di cui parlare, a partire dal priapismo del Presidente del Consiglio. Scompaiono così dalla memoria e dalle coscienze la tragedia del Pinar e la giovane donna incinta, abbandonata su una scialuppa in attesa del risveglio delle coscienze dei governanti italiani e maltesi.
E le duecentotrentasette persone (senza nome nè passato, di cui è rimasto solo questo numero assurdamente preciso) che hanno perso la vita poco più di un mese fa, nel Mediterraneo.

Questo è solo quel che conosciamo. Quel che, di tanto in tanto, sfugge al clamore inutile, o viene servito per qualche giorno (o qualche ora, come la notizia in apertura) per variare il menù delle emozioni a comando.

Tra veline e fettine, masticate distrattamente davanti al televisore, muore l'UOMO, inesorabilmente, da entrambe le parti dello schermo.

mercoledì, novembre 15, 2006

Emozioni inutili

Devo smetterla di occuparmi del mondo: non posso farcela.
Devo smetterla di leggere il giornale e di leggere i quotidiani online.
Devo smetterla con questo assurdo bisogno di "essere informato".
Perchè, mentre cerco le poche informazioni che vorrei per capire di più il mondo, sono nel frattempo intossicato da una quantità intollerabile di "rumori", di notizie "distraenti" e "dispersive".
Su cui non voglio avere opinioni, perchè averne non serve a nulla.
Non voglio sapere nulla di professoresse molisane, di videomolestie, di mariomeroli funeralizzati.
Non sono eventi importanti, anche se vogliono farcelo credere.
(Ma come, direbbero molte delle persone che conosco: la violenza, il bullismo, il sesso non sono importanti? Non bisogna parlarne? No. Non bisogna parlarne così.)
Eppure, si dice, bisogna occuparsi "del mondo". Sapere, capire, scambiarsi informazioni.
Secondo me, la maggior parte delle informazioni che ci scambiamo è inutile.
Non ci appartiene, non contiene nulla di noi, che ci riduciamo ad echeggiare quel che appare in tv o viene scritto sui giornali.
Se continuiamo a NON scegliere di cosa parlare, e lasciamo che lo facciano i media per noi, finiremo sempre di più per essere dei semplici trasmettitori di rumore.
In questo periodo leggo molto, ma ho sostituito quasi del tutto i quotidiani con le riviste e - soprattutto - i libri.
Non tollero più di svolazzare sulla realtà come un uccello ("la realtà è un uccello che non ha memoria, devi immaginare da che parte va"...do you remember il grande Giorgio Gaber?), ma voglio diventare pesante. Inamovibile. Saldamente ancorato al suolo ed assolutamente indifferente alle folate di vento che tentano di portarmi qua e là, ed occuparmi la mente con le stronzate.

Non esiste nessuna conoscenza, nessuna emozione che possa essere rinchiusa in una NOTIZIA.
Anche un dolore ed una gioia richiedono, per essere provati, un retroterra di conoscenza e fatica che non si improvvisa: ma che si costruisce pian piano, come una casa, a partire da fondamenta solide.
Non voglio provare più sdegno, collera o allegria per un evento lontano, per uno stupro o una violenza riportata da un TG o da una colonna di giornale: sono emozioni sprecate, inutili. Mi portano via energie senza poter minimamente incidere sul contesto in cui sono avvenute.

E' molto, molto meglio che le poche energie disponibili siano impiegate per capire, possedere e influenzare il micromondo (o i micromondi) in cui siamo fisicamente, realmente inseriti.
Una carezza a mia figlia, la sera, vale cento volte di più dello sdegno per un lontano atto di violenza: incide, è reale, è fisico, trasmette una cosa che esiste: AMORE.

E la guerra, allora? Rinuncerai a dire, a fare, a manifestare contro la guerra, potreste chiedere?
Si.
Non serve a nulla.
La pace va costruita laddove si esiste, come la fiducia, l'amore, la serenità.
Il nostro sdegno, fino ad oggi, non ha mai fermato neppure una bomba. Non serve a nulla, se non a liberarsi la coscienza e tornare a NON agire, circondati da ombre virtuali che creano l'illusione di una realtà.