venerdì, giugno 23, 2006

Semplicemente NO

Per votare NO domenica e lunedì, al referendum sulla sciagurata riforma costituzionale scritta in una baita da quattro amici di merende, basterebbe la sensazione - il brivido lungo la schiena - che dà il sorriso osceno di Calderoli quando ne parla.
Ma se non basta, ecco la splendida intervista a Repubblica di Ciampi.
E se non basta ancora, ecco il sito del Comitato per il NO.
Andiamo a votare, su dai: per cancellare questo ignobile tentativo, e anche per dire al Centrosinistra che noi siamo i quattro milioni delle primarie, e che non può continuare a deluderci come sta facendo in questi due primi, tristi mesi di governo.

martedì, giugno 13, 2006

Buffon(i)


Gianluigi Buffon, portiere della Nazionale italiana di calcio, a questo blog è estremamente antipatico.
L'antipatia nasce dai tempi in cui il nostro, durante una partita di campionato, ebbe la bella idea di indossare, sotto la maglia da portiere, un maglietta con il tristo slogan fascista "boia chi molla".
Interrogato al riguardo, farfugliò le tipiche cazzate del tipo "io non mi occupo di politica", generando in chi scrive un istantaneo raddoppio della sensazione di fastidio.
In tempi più recenti, codesto Buffon (un nome, un programma) ha rischiato di perdere la convocazione in Nazionale a causa del suo coinvolgimento in un giro di scommesse sulle partite: alla fine parve estraneo alla faccenda, ma si seppe che nel passato il simpatico signore scommise oltre un milione di euro sulle partite di calcio (e qui, la nostra antipatia per il soggetto diventa elevata al cubo).
Ieri, l'Italia ha giocato la prima partita dei Mondiali di calcio 2006 vincendo con il Ghana per 2 a zero.
Fin qui, tutto bene.
Ma purtroppo, stamattina alla radio sento un'intervista rilasciata incautamente dal Nostro (che nell'esprimersi è quasi peggio che nel vivere) : "Ecco, avete visto, avete cercato di sputtanarmi ed invece...".
Invece cosa?
Se uno ha comportamenti da pezzo di merda, e probabilmente lo è anche nel profondo, dove sta scritto che una vittoria col Ghana ha poteri riabilitanti?
Cosa mai è cambiato rispetto a ieri?
Buffon eri, Buffon resti: e sei sempre più antipatico.

lunedì, giugno 12, 2006

Forza Toro!




Ieri sera non c'ero, al Delle Alpi, ma quasi tutti quelli che conoscevo (una piccola porzione dei sessantamila, neh...) sono andati allo stadio a vedere il Toro contro il Mantova.
Ma c'ero lo stesso. Con la mia bandiera del 1976, la stessa che usai per andare a far festa in Piazza Castello quando vincemmo l'ultimo scudetto.
La storia del Toro è stupenda, umana, da delirio.
La capisce solo chi è ipersensibile, un po' sfigato e masochista, e sa che nessun piacere è maggiore che vincere con dolore.
Una squadra imbattibile battuta dalla base di una basilica.
Un genio del calcio (Gigi Meroni), un George Best sotto la mole, ucciso da colui che diventerà presidente (e ucciderà per la seconda volta un Sogno Granata) qualche decina di anni dopo.
E dolori, e gioie supreme sempre intrecciati.
Quel colore (il granata) che è sangue, è vino di queste parti, è vita.
Toro, per sempre.

venerdì, giugno 09, 2006

La fine di una (piccola) epoca

Ci sono molti momenti, nella nostra vita, che segnano la fine irrimediabile di qualcosa: dei piccoli snodi, assolutamente intimi e non fondamentali nè importanti per il mondo e la storia, passati i quali alcune cose non saranno più, mai più.
Me ne è capitato uno giusto stamattina, di codesti snodi.
Come ho fatto per centinaia di volte in questi ultimi nove anni, questa mattina sono sceso in auto dalla mia casa in collina, ho varcato il ponte sul Po, ho percorso la solita strada verso la periferia della cittadina che sta oltre il ponte, ho parcheggiato davanti ad una scuola elementare, ho scaricato mio figlio (non è un asino ripetente, i nove anni si riferiscono al fatto che prima portavo mia figlia nella stessa scuola...), ho rimesso in moto l'auto e, percorsi duecento metri, ho parcheggiato davanti alla solita edicola-cartolibreria in cui ho comprato il quotidiano nella maggior parte dei giorni feriali degli ultimi nove anni.
Una piacevole abitudine, la breve conversazione con la signora bionda e gentile dell'edicola.
Io entro in genere con i soldi già contati, li poso sul vecchio posacenere pubblicitario che funge da piattino, afferro la mia copia di "Repubblica", mi soffermo a scambiare due parole sui fatti del giorno e via, esco a riprendere l'auto per imboccare l'autostrada e recarmi al lavoro.
Così ho fatto anche oggi: ma oggi non è un giorno come i centinaia di giorni come gli assomigliavano.
E l'ultimo giorno di scuola; l'ultimo giorno in cui mio figlio frequenta la scuola elementare.
E quando la signora bionda dell'edicola mi dice: "Allora, da oggi non ci vediamo più!" io faccio un attimo mente locale, incomincio a dirmi "ma no, ci si vede lunedì" e mi rendo conto dell'errore, ripenso "vabbè, ci si vede dopo le vacanze" e mi rendo conto di sbagliare di nuovo.
E qui, finalmente, capisco che sono allo snodo.
Di qui ci passerò ancora, sicuramente (di fianco alla scuola elementare c'è l'Istituto Musicale che i miei figli frequenteranno ancora per anni): ma non ci verrò al mattino, non ci comprerò il giornale, non scambierò più due parole qui, in questo contesto di quotidiani rotocalchi matite, con la signora bionda.
E' un qualcosa che, d'improvviso, esce dalla quotidianità e viene rinchiuso, insieme a mille cianfrusaglie, nell'armadio dei ricordi.
Succede sempre, per carità, ma come sapete ci si affeziona alle proprie abitudini: e sapere di averne persa una, irrimediabilmente e per sempre, mi rende questa giornata dolcemente malinconica.

giovedì, giugno 08, 2006

Prima di comunicare, pensa: la pessima intervista di Prodi

Dopo il primo attimo di sconcerto, all'avvio del nuovo governo, per la molteplicità di dichiarazioni inutili e demagogiche da parte dei nuovi ministri, in queste ultime settimane mi è sembrato che si potesse essere orgogliosi delle modalità di lavoro dell'esecutivo: poche parole, molto lavoro, l'attuazione del programma a partire dalle cose importanti (economia, bioetica, scuola, ritiro dall'Irak).
Peccato che oggi abbia letto, su Repubblica "on paper", la trascrizione dell'intervista di Prodi a Die Zeit.
Una serie di clamorosi ed inutili autogol.
Un inutile attacco a Berlusconi, con l'uso di un verbo tanto iperbolico quanto insulso ("il paese è stato schiavizzato").
Un inutile e irritante egotismo berlusconico ("In un mese ho fatto eleggere il governo, i Presidenti delle Camere, il Presidente della Repubblica"...).
Una sciocca presunzione nei confronti della Germania ("voi tedeschi, invece...").
Un'inutile ed irritante offesa ad alcuni piccoli partiti partner (per PRC e Comunisti Italiani, sentirsi definire di "folkloristici" ed "innocui " non è certo piacevole).

Insomma, una esternazione incomprensibile, inutile, irritante, sbagliata.
Presidente Prodi, la preferiamo quando lavora: la comunicazione non è proprio il suo forte.

lunedì, giugno 05, 2006

Prima di giudicare, è meglio conoscere: il caso D'Elia.

L'ex ministro Giovanardi prima, e l'intera CdL adesso stanno scatenando una discreta e (a mio avviso) indecente canea contro il deputato della Rosa nel Pugno Sergio D'Elia, eletto alla carica di Segretario di Presidenza della Camera dei Deputati. Trent'anni fa D'Elia era un dirigente di Prima Linea: arrestato e condannato a trenta anni di carcere senza aver commesso atti di sangue, è uscito di prigione dopo dodici anni e da allora si è sempre distinto in battaglie di carattere nonviolento, in particolare tra le fila radicali. E' stato fondatore e segretario dell'associazione "Nessuno tocchi Caino", per l'abolizione della pena di morte.
Ma io penso che basti leggere qui il testo della lettera che D'Elia ha inviato al Presidente ed ai Colleghi Deputati per farsi autonomamente un'idea di quanto sia assurda la polemica montata dal Centrodestra.
Ha sbagliato tragicamente (senza uccidere o ferire nessuno, ripeto, ma assumendosi le stesse responsabilità politiche di chi lo ha fatto); ha pagato il suo debito; si è reso conto dell'errore e ha, negli ultimi lustri, operato concretamente su un piano antitetico rispetto alla sua esperienza terroristica. Non si capisce per quale motivo debba pagare a vita un errore per cui ha già abbondantemente espiato.