
Sveglia alle 5,15 (e meno male che è cambiata l'ora!): alle 6 sono davanti al seggio, con il buio.
Arrivano gli scrutatori ma il compagno coordinatore del circolo non si vede: alle 6,35 lo chiamiamo svegliandolo, ha fatto casino con le sveglie ed il cambio d'ora...:-)
Alle 7,15 siamo pronti: il kit per il seggio è perfetto, completo; non hanno dimenticato nulla e l'effetto è di forte di serietà ed efficenza.
Le operazioni scorrono tranquille, con alcuni momenti di particolare affollamento, ma la gente è paziente, gentile, anche se non risparmia i propri commenti sulla necessità di mandare a casa Berlusconi e la propria rabbia sul caso Marrazzo.
Il clima è bellissimo, al seggio un sacco di gente si trattiene a chiacchierare (fuori il tempo, decisamente primaverile, aiuta: come diceva Gaber, "chissà perchè non piove mai- quando ci sono le elezioni").
L'affluenza è superiore a quella delle primarie del 2007 (dato che si confermerà anche alla fine), e questo significa che la nostra gente ci dà fiducia ancora una volta (sperando non sia l'ultima).
Alle tre e un quarto del pomeriggio mi faccio dare il cambio e volo ad assistere alla conferenza di Alberto Granado: all'ingresso ritrovo L., la mia ex-prof di inglese ed ora pittrice innamorata di Cuba.
E' lei -
capita spesso - ad ospitare a casa sua il vecchio mito in questa piccola trasferta piemontese. Poi arriva mia figlia, con un sacco di suoi compagni, e amici che non si vedevano da tempo, perchè Granado, in quanto amico e compagno di sellino del Mito, è mito egli stesso e tutti desideriamo ascoltarlo.
(Quello nella foto qui accanto con il Che è appunto Alberto Granado, e non Fidel come potrebbe sembrare...i rivoluzionari cubani con la barba si somigliano tutti...)
E' un omino che ha superato abbondantemente gli ottanta (L. lo chiama "il nonno"), simpatico e consumato dal tempo (ed il suo tempo è stato molto più ricco del nostro...): è piccino, fa tenerezza.
Guardandolo, viene istintivo pensare: ma come sarebbe oggi il Che, se fosse ancora vivo?
Sarebbe un simpatico e lucido vecchietto alla Granado od alla Pertini, o continuerebbe a raccontare ai nipoti sempre lo stesso episodio di guerriglia, ormai obnubilato dal tempo?
Per fortuna il destino e la storia ci consentono di eludere la domanda...
Parte l'intervista (condotta da un giornalista di Repubblica) e la platea, che riempie la grande sala, si commuove ovviamente quando Granado, con semplicità, parla "dell'amico Ernesto", del socialismo, dell'uomo al centro dell'azione, del Che come essere umano in carne ed ossa, nè icona nè eroe, ma uomo che semplicemente faceva quel che pensava fosse giusto.
Racconta delle visite del Che a Santiago de Cuba, dove Granado dirigeva il centro di formazione per i medici cubani dopo la rivoluzione.
Narra aneddoti di quel viaggio avventuroso, racconta l'entusiasmo del Che conosciuto quando Granado aveva vent'anni e Guevara 14, dice che il viaggio, la rivoluzione ed il Che sono interconnessi, non ci sarebbero forse stati gli ultimi due senza il primo, in cui Guevara costrui la sua visione rivoluzionaria.
La conferenza dura quasi un'ora, nonostante l'età Granado è arzillo ed incontenibile, mette spesso in crisi la traduttrice perchè "ha troppe cose da dire ma poco è il tempo rimasto", e noi applaudiamo, lo sentiamo vicino, semplice ma grande.
Ci accoglie dicendo "grazie per essere venuti a sentire un vecchietto", ci lascia dicendo "ricordate che bisogna sempre percorrere la via del socialismo, e imparare a dire NOI invece di IO".
Ho la fortuna di appartarmi con il grande Alberto dopo la conferenza, mentre giovani e leggiadre fanciulle si recano a rendergli omaggio (e lui apprezza, sornione, persino quando i ruoli si rovesciano ed è lui che riceve il baciamano...).
Una ragazza romena, esplosiva per fisicità e comunicazione, gli chiede di parlare dell'amore. Granado è stanco ma non si ritrae e filosofeggia: "L'amore è pace, non può esistere senza la pace"; la ragazza gli regala una poesia.
Saluto il grande Alberto ed L., dopo una mezz'oretta di chiacchiere, e me ne torno al seggio verso le sei "de la tarde".
Dove intanto son finite le schede, e c'è una coda immensa (anche se paziente e disciplinata) in attesa che un compagno vada a raccattarle in un altro seggio (per le nazionali ce la siamo cavata con le fotocopie, ma le schede per il regionale con sei liste sono un formato misto tra A4 e A3...)
Quando le schede arrivano, pian piano la coda si scioglie, ed alla fine della giornata abbiam anche fatto due tessere... Alle 20 chiudiamo: iniziamo con ordine lo scrutinio delle nostre 228 schede, ci aggiungiamo le 75 del seggio volante; nel secondo seggio del circolo han votato in oltre 200.
Alla fine più di 500 votanti nel nostro territorio, siamo al 10% in più rispetto alle scorse primarie del 2007.
In linea con il resto del paese i risultati: vince Bersani con il 50%, Marino è sul 10/12 e Franceschini prende il resto.
Contiamo i soldi (quante monetine!), firmo verbali e tabelle di scrutinio, comunicazioni, mando gli sms con l'affluenza finale e con i voti dei candidati segretari, imbusto, sigillo...
Chiudiamo alle 22, salutando il compagno che deve portare (ahilui) le infinite buste alla Commissione Provinciale di Torino.
A casa, mi attacco a RaiNews 24 e mi godo in rapida successione il riconoscimento dei risultati da parte di Franceschini (che si dimostra un grande anche in questa occasione), le dichiarazioni di Marino ed il primo discorso di Bersani: che apprezzo per la sua sobrietà, ed al tempo stesso per il contenuto delle sue dichiarazioni, peraltro solide conferme di quanto aveva già detto durante la campagna elettorale.
Per una volta, vado a dormire esausto ma con una dote di speranza fortemente rinnovata.
PS: Marrazzo? Mah...io non sono molto dell'idea che "sono fatti suoi, se non interferiscono con il suo ruolo pubblico".
La "passione per i transex" (che è comunque, nel caso in oggetto, una cosa squallida: non stiamo parlando di amore tra persone, ma di sesso considerato merce e pagato non per necessità ma per sfizio), nascosta dietro la facciata rispettabile di una famiglia perfetta è una ipocrisia, comunque la si voglia girare: e ad un uomo pubblico non concedo il privilegio dell'ipocrisia.
Tantomeno se è uno dei nostri, tantomeno se comunque a toglierti le voglie ci vai con l'auto blu, tantomeno se neghi disperatamente quel che sei costretto ad ammettere il giorno dopo.
Io, in Bersani, lo convincerei a dimettersi subito, uscendo dal trucchetto furbetto dell'autosospensione.
Non vorrei essere nei panni di Marrazzo, ora, per tutto l'oro del mondo: non tanto per il fatto che ha dissolto in poche ore un discreto patrimonio di credibilità sua e del partito che rappresenta (e quindi patrimonio anche "nostro"), ma perchè essere costretto a leggere, negli occhi di sua figlia e di sua moglie, il crollo della sua credibilità, deve essere la punizione più terribile e dura del mondo.
Arrivano gli scrutatori ma il compagno coordinatore del circolo non si vede: alle 6,35 lo chiamiamo svegliandolo, ha fatto casino con le sveglie ed il cambio d'ora...:-)
Alle 7,15 siamo pronti: il kit per il seggio è perfetto, completo; non hanno dimenticato nulla e l'effetto è di forte di serietà ed efficenza.
Le operazioni scorrono tranquille, con alcuni momenti di particolare affollamento, ma la gente è paziente, gentile, anche se non risparmia i propri commenti sulla necessità di mandare a casa Berlusconi e la propria rabbia sul caso Marrazzo.
Il clima è bellissimo, al seggio un sacco di gente si trattiene a chiacchierare (fuori il tempo, decisamente primaverile, aiuta: come diceva Gaber, "chissà perchè non piove mai- quando ci sono le elezioni").
L'affluenza è superiore a quella delle primarie del 2007 (dato che si confermerà anche alla fine), e questo significa che la nostra gente ci dà fiducia ancora una volta (sperando non sia l'ultima).
Alle tre e un quarto del pomeriggio mi faccio dare il cambio e volo ad assistere alla conferenza di Alberto Granado: all'ingresso ritrovo L., la mia ex-prof di inglese ed ora pittrice innamorata di Cuba.
E' lei -

(Quello nella foto qui accanto con il Che è appunto Alberto Granado, e non Fidel come potrebbe sembrare...i rivoluzionari cubani con la barba si somigliano tutti...)
E' un omino che ha superato abbondantemente gli ottanta (L. lo chiama "il nonno"), simpatico e consumato dal tempo (ed il suo tempo è stato molto più ricco del nostro...): è piccino, fa tenerezza.
Guardandolo, viene istintivo pensare: ma come sarebbe oggi il Che, se fosse ancora vivo?
Sarebbe un simpatico e lucido vecchietto alla Granado od alla Pertini, o continuerebbe a raccontare ai nipoti sempre lo stesso episodio di guerriglia, ormai obnubilato dal tempo?
Per fortuna il destino e la storia ci consentono di eludere la domanda...
Parte l'intervista (condotta da un giornalista di Repubblica) e la platea, che riempie la grande sala, si commuove ovviamente quando Granado, con semplicità, parla "dell'amico Ernesto", del socialismo, dell'uomo al centro dell'azione, del Che come essere umano in carne ed ossa, nè icona nè eroe, ma uomo che semplicemente faceva quel che pensava fosse giusto.
Racconta delle visite del Che a Santiago de Cuba, dove Granado dirigeva il centro di formazione per i medici cubani dopo la rivoluzione.
Narra aneddoti di quel viaggio avventuroso, racconta l'entusiasmo del Che conosciuto quando Granado aveva vent'anni e Guevara 14, dice che il viaggio, la rivoluzione ed il Che sono interconnessi, non ci sarebbero forse stati gli ultimi due senza il primo, in cui Guevara costrui la sua visione rivoluzionaria.
La conferenza dura quasi un'ora, nonostante l'età Granado è arzillo ed incontenibile, mette spesso in crisi la traduttrice perchè "ha troppe cose da dire ma poco è il tempo rimasto", e noi applaudiamo, lo sentiamo vicino, semplice ma grande.
Ci accoglie dicendo "grazie per essere venuti a sentire un vecchietto", ci lascia dicendo "ricordate che bisogna sempre percorrere la via del socialismo, e imparare a dire NOI invece di IO".
Ho la fortuna di appartarmi con il grande Alberto dopo la conferenza, mentre giovani e leggiadre fanciulle si recano a rendergli omaggio (e lui apprezza, sornione, persino quando i ruoli si rovesciano ed è lui che riceve il baciamano...).
Una ragazza romena, esplosiva per fisicità e comunicazione, gli chiede di parlare dell'amore. Granado è stanco ma non si ritrae e filosofeggia: "L'amore è pace, non può esistere senza la pace"; la ragazza gli regala una poesia.
Saluto il grande Alberto ed L., dopo una mezz'oretta di chiacchiere, e me ne torno al seggio verso le sei "de la tarde".
Dove intanto son finite le schede, e c'è una coda immensa (anche se paziente e disciplinata) in attesa che un compagno vada a raccattarle in un altro seggio (per le nazionali ce la siamo cavata con le fotocopie, ma le schede per il regionale con sei liste sono un formato misto tra A4 e A3...)
Quando le schede arrivano, pian piano la coda si scioglie, ed alla fine della giornata abbiam anche fatto due tessere... Alle 20 chiudiamo: iniziamo con ordine lo scrutinio delle nostre 228 schede, ci aggiungiamo le 75 del seggio volante; nel secondo seggio del circolo han votato in oltre 200.
Alla fine più di 500 votanti nel nostro territorio, siamo al 10% in più rispetto alle scorse primarie del 2007.
In linea con il resto del paese i risultati: vince Bersani con il 50%, Marino è sul 10/12 e Franceschini prende il resto.
Contiamo i soldi (quante monetine!), firmo verbali e tabelle di scrutinio, comunicazioni, mando gli sms con l'affluenza finale e con i voti dei candidati segretari, imbusto, sigillo...
Chiudiamo alle 22, salutando il compagno che deve portare (ahilui) le infinite buste alla Commissione Provinciale di Torino.
A casa, mi attacco a RaiNews 24 e mi godo in rapida successione il riconoscimento dei risultati da parte di Franceschini (che si dimostra un grande anche in questa occasione), le dichiarazioni di Marino ed il primo discorso di Bersani: che apprezzo per la sua sobrietà, ed al tempo stesso per il contenuto delle sue dichiarazioni, peraltro solide conferme di quanto aveva già detto durante la campagna elettorale.
Per una volta, vado a dormire esausto ma con una dote di speranza fortemente rinnovata.
PS: Marrazzo? Mah...io non sono molto dell'idea che "sono fatti suoi, se non interferiscono con il suo ruolo pubblico".
La "passione per i transex" (che è comunque, nel caso in oggetto, una cosa squallida: non stiamo parlando di amore tra persone, ma di sesso considerato merce e pagato non per necessità ma per sfizio), nascosta dietro la facciata rispettabile di una famiglia perfetta è una ipocrisia, comunque la si voglia girare: e ad un uomo pubblico non concedo il privilegio dell'ipocrisia.
Tantomeno se è uno dei nostri, tantomeno se comunque a toglierti le voglie ci vai con l'auto blu, tantomeno se neghi disperatamente quel che sei costretto ad ammettere il giorno dopo.
Io, in Bersani, lo convincerei a dimettersi subito, uscendo dal trucchetto furbetto dell'autosospensione.
Non vorrei essere nei panni di Marrazzo, ora, per tutto l'oro del mondo: non tanto per il fatto che ha dissolto in poche ore un discreto patrimonio di credibilità sua e del partito che rappresenta (e quindi patrimonio anche "nostro"), ma perchè essere costretto a leggere, negli occhi di sua figlia e di sua moglie, il crollo della sua credibilità, deve essere la punizione più terribile e dura del mondo.