giovedì, ottobre 30, 2008

Esserci. In carne ed ossa. Sorridenti.


Giovedì 30 ottobre. Alle 10 e mezza mi sono preso due ore di permesso e sono andato in Piazza Castello: non potevo stare in ufficio mentre la Torino degli studenti, dei docenti e dei genitori portava se stessa in giro per la città, a popolare la realtà di quei corpi, di quei sorrisi e di quelle idee che in televisione non si vedono mai.

Ho coinvolto altri tre colleghi, e via.
Arrivati nei pressi del Teatro Regio, nel vasto atrio, siamo stati avvolti dalle note dell'Aida suonate dagli Orchestrali del teatro, in concerto di solidarietà con gli studenti e per ricordare che la Finanziaria prevede il 30% di tagli per gli spettacoli dal vivo - un altro colpo mortale al teatro e alla cultura.

A cingere d'assedio gli orchestrali ed il coro, una quantità impressionante di PERSONE: passanti, docenti, genitori con i bambini (gli studenti non erano ancora arrivati).

La musica ha creato, come spesso avviene, un legame palpabile, quasi doloroso tra chi esegue e chi ascolta: ma forse questo non spiega i molti occhi lucidi, la commozione. Forse non era solo la musica, ma il senso di ritrovare, d'improvviso, un paese reale diverso da quello che ci fa soffrire.

Fuori, intanto, inizia a fluire l'immensa fiumana degli studenti torinesi: prima i liceali, poi gli universitari.
Mentre il fiume esonda verso via Po - senza autorizzazione, ma con la forza calma e assoluta di un popolo in marcia - , andiamo a vedere l'inizio del corteo verso via Pietro Micca: e l'inizio non finisce mai, ci vorrà più di un'ora prima che si esaurisca la marea di giovani sorridenti e consapevoli.

Dai ragazzi emana una serenità allegra che è contagiosa, porta a sorridere e ad applaudire come bambini: qui si ritrova la forza ancora intatta di un paese altrove stanco ed impaurito, qui risplende il sole tra le nubi angoscianti della notte della ragione, qui risplendono di nuovo le stelle, luminose e vive.

I visi tetri in doppiopetto che abbaiano dalle tv sembrano lontani anni luce: questi ragazzi portano con sè qualcosa che non si può comprare, ed allora al potere non resta che offenderli, negarli, fingere di non vederli, o mascherarli da cattivi.

Voi, lassù, che avete paura, ed allora dite che non hanno capito, che sono strumentalizzati: fate bene, sì, fate bene ad aver paura.
Potete picchiarli, questi ragazzi: respingerli nelle case, cancellarli dalle piazze e dalle aule magne; ma ormai pensano, capiscono, comprendono, non si fanno ingannare, svelano il vostro bieco progetto.

Se non li ascoltate, non li avrete comunque con voi.

Ci sarà sempre un luogo, anche solo un luogo dell'anima, dove non vincerete mai, dove il vostro soldo e le vostre merci non hanno alcun valore, dove un sorriso vi smaschererà.

Dove una risata vi seppellirà.

mercoledì, ottobre 29, 2008

Minaccioso

"La ricreazione è finita, oggi approveremo il decreto sulla scuola e presenteremo altre riforme. Cambieremo nonostante voi questo Paese", è l'avvertimento che il capogruppo della Lega al Senato Bricolo lancia all'opposizione durante le dichiarazioni di voto sul dl Gelmini.

"In Francia e nella Spagna rossa di Zapatero - spiega Bricolo - le classi ponte ci sono da vent'anni, servono a integrare gli alunni che non sanno la nostra lingua.
Chiederemo la regionalizzazione degli insegnanti: avremo insegnanti veneti in Veneto e siciliani in Sicilia che conoscano le lingue locali. I crocifissi rimarranno nelle aule e ai bambini continueremo a insegnare i canti di Natale e a costruire i presepi
".


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Dio, se esisti fulminalo subito. Ma non esisti, sennò costui non sarebbe lì.


Minacciosa

Dice il ministro Gelmini:
«La scuola cambia. Si torna alla scuola della serietà, del merito e dell’educazione. Provvedimenti come il voto in condotta contro il bullismo, l’introduzione dell’educazione civica, dei voti al posto dei giudizi, il contenimento del costo dei libri per le famiglie e l’introduzione del maestro unico sono condivisi dalla gran parte degli italiani. Ringrazio il governo e la maggioranza parlamentare per il sostegno al provvedimento. Entro una settimana presenterò il piano sull’università

Nelle due immagini esclusive che pubblichiamo qua sotto, la situazione dell'Università Pubblica Italiana prima e dopo l'applicazione del piano Gelmini:




Troppo scemi per scegliere chi votare

Capite, neppure per le elezioni Europee ci saranno più le preferenze, perchè, come spiega il Conducator, "dobbiamo mandare in Europa dei professionisti delle varie materie nelle Commissioni". Scelti da uno che se intende, è ovvio.

'sta democrazia lo ha definitivamente stufato: lo Stato Azienda non può più permettersi il lusso di fare in modo che i propri rappresentanti siano votati direttamente, nè qui nè altrove.

E pensare che, prima di giugno, avevamo ancora qualche speranza - in caso di vittoria - di rivedere la più vergognosa legge elettorale dell'Occidente: ora, sarà già tanto se non andremo a votare in futuro su schede precompilate, con la denuncia di brogli se il risultato è al di sotto "dei sondaggi quasi imbarazzanti che mi danno al 72%".

Speriamo in futuro di non doverci raccontare, ahimè, una delle barzellette raccolte da Moni Ovadia in "Proletari di tutto il mondo, ridete!":

Un cittadino sovietico, che sta partecipando alle elezioni, prima di inserire la scheda nell'urna tenta di aprirla per cercare di capire per chi diavolo è stato costretto a votare.
Un poliziotto lo vede e lo ferma: "Compagno cittadino, che diavolo stai facendo?" e lui: "Beh, sto cercando di capire per chi ho votato..."
E il poliziotto, di rimando, strappandogli di mano la scheda e gettandola a forza nell'urna: "Compagno, ma non lo sai che il voto è segreto????"

Chiudo questo post - come mi capita a volte - con il testo di una lontana e bella canzone di Gaber, dedicata alle elezioni (qui il video): sperando che - nel bene e nel male - certe domeniche di sole possano un giorno avere di nuovo quel profumo.


Le elezioni. (1976)

Generalmente mi ricordo
una domenica di sole
una giornata molto bella
un'aria già primaverile

in cui ti senti più pulito
anche la strada è più pulita
senza schiamazzi e senza suoni

chissà perché non piove mai
quando ci sono le elezioni.

Una curiosa sensazione
che rassomiglia un po' a un esame
di cui non senti la paura
ma una dolcissima emozione,

e poi la gente per la strada
li vedi tutti più educati
sembrano anche un po' più buoni

ed è più bella anche la scuola
quando ci sono le elezioni.

Persino nei carabinieri
c'è un'aria più rassicurante
ma mi ci vuole un certo sforzo
per presentarmi con coraggio
c'è un gran silenzio nel mio seggio

un senso d'ordine e di pulizia.
Democrazia...

Mi danno in mano un paio di schede
e una bellissima matita
lunga, sottile, marroncina,
perfettamente temperata

e vado verso la cabina
volutamente disinvolto
per non tradire le emozioni

e faccio un segno sul mio segno
come son giuste le elezioni.

È proprio vero che fa bene
un po' di partecipazione
con cura piego le due schede
e guardo ancora la matita
così perfetta è temperata...

io quasi quasi... me la porto via.
Deeemocraziaaaaa...

martedì, ottobre 28, 2008

Nientepopodimenochè

Da "La Stampa"

"Su Facebook sono apparsi commenti arrabbiati di chi denuncia che gli è stato impedito il diritto allo studio. In pochi giorni gruppi come Io voglio studiare, Occupate casa vosta, Basta con le occupazioni sono stati presi d’assalto da chi non vuole sospendere le lezioni ed è preoccupato di non riuscire a laurearsi in tempo e di dover pagare altre tasse."

Poffarbacco.
Arrabbiati. Su Facebook.
Una lotta durissima ed in prima persona per il diritto allo studio.
Ammazzateò, sono attonito di fronte a simili dimostrazioni di coraggio.
Questi sì che c'han le palle, questi sì che sono adatti a fare parte della nuova classe dirigente.
Non è che su Facebook si può mettere su anche un governicchio virtuale, 'che intanto iniziano ad allenarsi?

Cronache del disastro

L'intervista del rettore del Politecnico di Torino alla "Stampa" (qui la versione online) fa piazza pulita delle menzogne propagate in questi giorni da Berlusconi e da Bocchino, che continuano a sbraitare: "gli studenti fanno casino anche se non abbiamo ancora detto nulla sull'università".
Che razza di bugiardi matricolati!

Il rettore del Politecnico di Torino: “Io e i miei colleghi ci dimetteremo in massa”
GIOVANNA FAVRO
TORINO
«Sono pronto a dimettermi». Il rettore Francesco Profumo butta sul tavolo della discussione e delle proteste che agitano le università italiane tutto il peso e il prestigio di uno dei più accreditati atenei d’Europa, il Politecnico di Torino: «Se il governo non cambierà strada, convocando i rettori, ritirando tagli insostenibili a aprendo la via a una seria riforma delle università, non potrò che dimettermi, insieme agli altri rettori italiani. Ne abbiamo parlato, siamo tutti d’accordo». Ed Enrico Decleva, «magnifico» della Statale di Milano e presidente della Conferenza dei rettori, conferma: «Non potremo fare altro. La Finanziaria infligge alle università un colpo mortale».
Rettore Profumo, ieri lei ha sospeso le lezioni e convocato una conferenza d’ateneo per discutere la situazione. E’ così grave?
«Se entro pochi mesi non cambierà nulla i rettori non potranno che dimettersi, perché non saranno più in grado non dico di progettare sviluppo, ma neppure di pagare gli stipendi ai professori».
A quanto ammontano i tagli?
«A livello nazionale, un miliardo e 450 milioni nel 2013. Al Politecnico, partendo da 114 milioni attesi dallo Stato per il 2009, il fondo di finanziamento ordinario calerà a 103 milioni nel 2010, 92 nel 2011 e 90 nel 2012. Peccato che già nel 2008 la spesa per gli stipendi del personale supererà i 99 milioni. Per far fronte agli scatti stipendiali e all’inflazione, i fondi dovrebbero invece crescere del 5% l’anno».
Non avete altre entrate? Il 60% del vostro bilancio non viene da industrie, Ue, privati e altri enti?
«Sì, ma non certo per gli stipendi. Su progetti di ricerca specifici abbiamo molti finanziatori, ma servono anche fondi certi e continuativi sia per gli stipendi che per i progetti di lungo periodo».
Quanti docenti perderete con il turnover ridotto al 20%?
«Di qui al 2011 non potremo rimpiazzare 74 professori e ricercatori, 84 nel 2012».
Di conseguenza?
«Potremo garantire 74 mila 844 ore di lezione, contro le 88 mila 641 del 2008. Il calo d’ateneo sarà del 15,6%, più drammatico in alcune facoltà: meno 30,5% di lezioni ad Architettura 2, 21,6% ad Architettura 1, 14,8% a Ingegneria 1, 12,9 a Ingegneria 3. In un sistema già sottofinanziato, si innesca un processo molto pesante: lo stop del turnover, oltre a polverizzare le speranze di giovani e precari, arriva proprio in una fase di uscite di massa».
Vanno in pensione tutti ora?
«A metà degli anni Settanta ci furono concorsi di massa e queste persone escono ora tutte insieme. Si rischia insomma, di svuotare di botto gli atenei».
Spariranno dei corsi di laurea?
«E’ ovvio che non sarà possibile mantenere l’attuale offerta formativa nei prossimi anni».
Molti rettori temono che la possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni private cancelli la libertà della didattica e della ricerca in nome degli interessi dei privati che pagheranno i conti. La pensa così anche lei?
«Penso che le università debbano restare pubbliche, anche se l’interlocutore non deve più essere solo lo Stato, ma anche le Regioni e l’Europa».
Gli atenei sono senza colpe?
«No l’università deve fare autocritica: i 77 atenei hanno 360 sedi, certo troppe, e si sono eccessivamente spezzettati corsi e saperi. Ma non darci i soldi per pagare gli stipendi dal 2010 non è la soluzione. Serve una grande e importante riforma di cui tutti sentiamo la necessità».
Che cosa chiede?
«Una nuova governance, con catene decisionali più corte. Oggi la stessa decisione è vagliata da troppi organismi. Occorrono nuove regole di reclutamento che premino i migliori, e un sistema serio di valutazione della ricerca che garantisca più fondi a chi lavora di più e meglio. Chiedo che il ministro sieda a discutere con i rettori, e che non ci siano per le università solo tagli finanziari, per di più non sostenibili, ma discussione dei contenuti. Il modello delle università è vecchio di trent’anni. E’ tempo di cambiare».

Buone letture

"Solo chi è vigile può serbare le proprie libertà, solo quelli che stanno bene all'erta, col cervello ben desto, possono sperare di governarsi con strumenti democratici.
Ma quando i membri di una società passano gran parte del loro tempo non all'erta, col cervello ben desto, qui e ora, o nel futuro immediato, ma altrove, nell'altro mondo dello sport e della canzone, della mitologia e della fantasia metafisica, allora sarà ben difficile resistere all'assedio di chi vuol manipolare e controllare la società.
Oggi, per la loro propaganda, i dittatori si avvalgono soprattutto di tre mezzi: iterazione, soppressione e razionalizzazione.
Ripetizione di frasi fatte, che essi vogliono fare accettare per vere.
Soppressione di fatti, che essi vogliono ignorati.
Suscitamento e razionalizzazione di passioni che possono poi usarsi nell'interesse del Partito o dello Stato.
Poichè si approfondiscono l'arte e la scienza della manipolazione, i dittatori di domani sapranno certamente unire a quelle tecniche il flusso continuo delle distrazioni, un elemento che già oggi, in Occidente, minaccia di fare affogare in un oceano di fatuità la propaganda razionale, indispensabile per la conservazione della libertà individuale e la sopravvivenza delle istituzioni democratiche."
Aldous Huxley, "Ritorno al mondo nuovo", 1958

"La propaganda efficace deve limitarsi a poche semplici necessità, e quindi esprimerle in forme stereotipate.
Esse vanno ripetute continuamente, perchè solo la ripetizione costante riuscirà alla fine ad imprimere un concetto nella memoria di una folla.
Il propagandista demagogico deve quindi essere sempre un dogmatico. Ogni sua affermazione sarà priva di sfumature. nel suo quadro del mondo non ci sarà posto per il grigio.
Il propagandista deve fare suo un atteggiamento sistematicamente unilaterale, rispetto ad ogni problema che affronti.
Non deve ammettere di potersi sbagliare, o che possa avere in parte ragione chi non la pensa come lui.
Con gli avversari non si discute: si grida, si aggredisce, e se danno troppo fastidio si liquidano.
Le masse son perfettamente convinte che il diritto sta dalla parte dell'aggressore."
Adolf Hitler, citato da Aldous Huxley in "Ritorno al mondo nuovo", 1958.

venerdì, ottobre 24, 2008

Intossicazioni informative...?

Update: dopo aver pubblicato questo post, seguendo il consiglio di Angela, ho provato a scrivere direttamente a Cossiga per dissipare i miei dubbi, ma senza successo:
Il messaggio
Oggetto: Intervista al Quotidiano Nazionale del 23 ottobre 2008
non è stato inviato a:
cossiga_f@posta.senato.it
poiché:
Errore durante la consegna a cossiga_f; Router: Database disk quota exceeded )

Mmmmm...oggi molti blog riprendono una intervista a Cossiga rilasciata al giornalista Andrea Cangini delle testate gemelle Il Giorno/La Nazione/Il Resto del Carlino, il cui testo e la cui immagine PDF sono pubblicati sul sito della rassegna stampa del Governo Italiano, esattamente qui e qui (intanto me ne faccio una copia in locale e la riporto anche qua sotto - fateci sopra un click per vederla meglio- : ho letto benissimo Orwell e sentito troppo spesso Berlusconi per non aspettarmi ormai di tutto...)

Comunque, il Presidente emerito e Senatore a vita Francesco Cossiga in questa intervista si lascia andare a interessanti consigli al premier su come gestire la questione "scuole occupate".
Le cose che dice sono così pazzesche e allucinanti che - se fossero vere - ci si augura che un'ambulanza con tanti omini vestiti di bianco sia già partita verso la sua residenza a sirene spiegate.
Però...
Però...
C'è qualcosa di strano.
Qualcosa che puzza.
Nessun giornale ha ripreso per il momento questa intervista, che ho trovato solo su rassegna.governo.it.
Non ce n'è traccia sui siti online delle tre testate dei giornali che dovrebbero aver pubblicato l'intervista.
Non c'è nessuna traccia di questa intervista nemmeno sul blog dello stesso giornalista, Andrea Cangini.
L'unico blog "autorevole" che riprende la notizia è Macchianera - da un altro blog, peraltro - ma anch'esso con tono prudente.

'nzomma: c'è qualcuno che 'sta intervista ributtante l'ha vista "davvero", su carta?
Cioè, 'st'immagine che riporto sopra esiste davvero stampata in migliaia di copie o esiste solo nella rassegna stampa del governo, e c'è il rischio che si tratti una "strategia informativa della tensione" di origine governativa?

Facinorosi e malfattori

Inutile commentare il delirio del Presidente del Consiglio, le sue affermazioni gravissime smentite dopo poche ore (accade ormai con una regolarità sconcertante, e c'è il rischio concreto di abituarsi).
Il suo linguaggio è dissociato come la società a cui si rivolge, ormai così annichilita da non saper neppure più rispondere con un sonoro pernacchio ad un governante che smentisce dicendo che tutto il resto del mondo ha capito/sentito/interpretato/ascoltato male (e ricorda la barzelletta di quel deficente che, ascoltando la radio mentre guida in autostrada, sente la notizia "Attenzione! c'è un pazzo che sta guidando contromano sull'autostrada" e afferma: "Uno? ma saranno migliaia!").
L'ultima di ieri è bellissima, perchè rispolvera un linguaggio da questura che non si sentiva più dagli anni Cinquanta:
"In tantissime manifestazioni organizzate dall'estrema sinistra e dai centri sociali, così come mi ha confermato il ministro dell'Interno, ci sono dei facinorosi: non tutti naturalmente, dei piccoli gruppi, ma nei cortei organizzati da queste entità ci sono facinorosi che hanno il supporto dei giornali".

Facinorosi...ragazzi miei, questa parola è bellissima. Detta da lui, è un complimento, una lusinga, una medaglia che dobbiamo indossare con orgoglio, così come gli anarchici dell'Ottocento assumevano con orgoglio il titolo di Malfattori.

Anzi, al nostro premier dedichiamo oggi questo bellissimo canto anarchico che sicuramente apprezzerà: l'inno dei Malfattori.
Beh, insieme al canto, ovviamente gli inviamo anche un gigantesco pernacchione.

Ai gridi ed ai lamenti
di noi, plebe tradita,
la lega dei potenti
si scosse impaurita
e prenci e magistrati
gridaron coi signori
che siam degli arrabbiati,
dei rudi malfattori.

Deh, t'affretta a sorgere,
o sol dell'avvenir,
vivere vogliam liberi,
non vogliam più servir.

Folli non siam nè tristi,
nè bruti, nè birbanti,
ma siam degli anarchisti
pel bene militanti;
al giusto, al ver mirando,
strugger cerchiam gli errori;
perciò ci han messo al bando
col dirci malfattori.

Noi del lavor siam figli
e, col lavor concordi,
sfuggir vogliam gli artigli
dei vil padroni ingordi,
che il pane han trafugato
a noi lavoratori
e poscia han proclamato
che siam dei malfattori.

Natura, comun madre,
a niun nega i suoi frutti
e caste ingorde e ladre
ruban quel che è di tutti.
Che in comun si viva,
si goda e si lavori:
tal è l'aspettativa
ch'abbiam noi malfattori.

Chi sparge l'impostura
avvolto in nera veste,
chi nega la Natura
sfuggiam come la peste.
Sprezziam gli dèi del cielo
e i falsi lor cultori;
del ver squarciamo il velo:
Perciò siam malfattori.

Amor ritiene uniti
gli affetti naturali
e non domanda riti
nè lacci coniugali.
Noi dai profan mercati
distor vogliam gli amori
e sindaci e curati
ci chiamano malfattori.

La Chiesa e lo Stato,
l'ingorda borghesia
contendono al Creato
di libertà la via.
Ma presto i dì verranno
che Papa, Re e signori
coi birri lor cadranno
per man dei malfattori.

Allor vedremo sorgere
il sol dell'avvenir,
in pace potrem vivere
e in libertà gioir.

(Antonio Panizza, 1892)

martedì, ottobre 21, 2008

Ciao, Vittorio
















Se n'è andato anche Vittorio Foa, e siamo sempre più soli.
98 anni, 8 anni nelle patrie galere sotto il fascismo, e la meravigliosa paternità condivisa della Costituzione (riuscite ad immaginare, nel futuro, il ritorno di un momento così alto e nobile nella storia del paese? Io sì, e questo mi aiuterà a sopportare i prossimi dieci-quindici anni di buio della ragione.)

Grazie per esserci stato, e grazie per aver guardato lontano, là dove oggi noi non riusciamo più a vedere granchè.

venerdì, ottobre 17, 2008

Trattasi sempre di piccole frange, nevvero Gelmi'?

La reazione del governo è stata - come sempre - sprezzante e offensiva, ma il fatto che TRECENTOMILA persone siano scese in piazza in un giorno feriale "usando" la convocazione di un sindacalismo di base che non ha mai superato i cinquantamila neanche di sabato, è un segnale fortissimo.
Che in una democrazia, sarebbe colto.
In una democrazia.

martedì, ottobre 14, 2008

Gioite, gioite...

2400 miliardi di euro: alla fine sono questi, i soldi che l'Europa ha tolto a tutti i suoi cittadini per salvare i suoi arditi banchieri.
(L'Italia, che è sempre più avanti, ha addirittura previsto un "conto aperto", senza limite: prendete quel che vi serve, amici carissimi, finchè ce n'è, tanto son soldi dello Stato, checcifrega a noi...).

Dobbiamo anche sorridere, secondo i media (ed i partiti dell'opposizione).
Massì, che importa se non ci sarà più istruzione, cultura, scuole, sanità, trasporti, servizi: ora i banchieri tornano a fidarsi uno dell'altro, e questo deve bastarci.
Un senso di giustizia profondo, in questo, pero c'è: ora il capitalismo non affama più soltanto i poveri che non si vedono e non fanno notizia. Quando ha bisogno, rivela la sua natura violenta e non guarda in faccia nessuno: nemmeno se ha la pelle bianca, la cravatta e l'ultimo modello di automobile.

lunedì, ottobre 13, 2008

Siamo soli

Ormai l'attacco allo Stato a colpi di decreti legge, per distruggere tutto quel che conoscevamo, è così quotidiano che non si riesce nemmeno a razionalizzarlo.

La scorsa settimana hanno fatto anche questo:
DECRETO-LEGGE 7 ottobre 2008, n. 154. Disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali.(GU n. 235 del 7-10-2008 ).

L'ho letto, e non ho gli strumenti per capire quali effetti abbia in ambito sanitario, però c'è un articolo che si capisce benissimo, ed è questo che integra e aggrava la famigerata legge 133, quella con cui Tremonti distrugge la scuola pubblica con 7652 milioni di tagli in quattro anni:

Art. 3.
Definizione dei piani di dimensionamento delle istituzioni scolastiche rientranti nelle competenze delle regioni e degli enti locali

1. All'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, dopo il comma 6 e' inserito il seguente:

«6-bis. I piani di ridimensionamento delle istituzioni scolastiche, rientranti nelle competenze delle regioni e degli enti locali, devono essere in ogni caso ultimati in tempo utile per assicurare il conseguimento degli obiettivi di razionalizzazione della rete scolastica previsti dal presente comma, già a decorrere dall'anno scolastico 2009/2010 e comunque non oltre il 30 novembre di ogni anno. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, con la procedura di cui all'articolo 8, comma 1, della legge 5 giugno 2003, n. 131, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentito il Ministro per i rapporti con le regioni, diffida le regioni e gli enti locali inadempienti ad adottare, entro quindici giorni, tutti gli atti amministrativi, organizzativi e gestionali idonei a garantire il conseguimento degli obiettivi di ridimensionamento della rete scolastica. Ove le regioni e gli enti locali competenti non adempiano alla predetta diffida, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentito il Ministro per i rapporti con le regioni, nomina un commissario ad acta. Gli eventuali oneri derivanti da tale nomina sono a carico delle regioni e degli enti locali.».

Riassunto: entro il 15 dicembre le Regioni devono predisporre i piani per tagliare "fisicamente" le scuole (prerequisito per "tagliare" gli insegnanti e le ore di insegnamento) come previsto dal piano programmatico della Gelmini di cui ho parlato qui; se non lo fanno, verranno commissariate.

Alla faccia del federalismo! Qui vengono in mente i federali, più che altro, quelli col fez e gli stivaloni neri.

E, per associazione di idee, anche certe pratiche naziste: perchè il piano prevede la soppressione delle scuole più piccole e più deboli. Quelle con meno di 50 alunni, che si trovano ovviamente nei comuni più piccoli, o in montagna.

La Presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, stima che in tutto il Piemonte le scuole che dovranno chiudere sono 856 (il 52 % dei comuni piemontesi si trova in montagna). Le fonti governative dicono che è una bufala, ma si guardano bene dal dare un altro numero.

Una stima non smentibile parla però di circa 4000 scuole chiuse in tutta Italia, su poco più di 40.000, con la scomparsa definitiva delle scuola da circa 800 comuni su poco più di 8000 (eliminare una scuola su 10, eliminarle da un comune su 10: non è un rapporto che evoca qualcosa di molto tetro?).

Non è allarmismo. Non dimentichiamo che la Gelmini ha scritto nel suo Piano Programmatico, sotto evidente dettatura di Tremonti, quanto segue:

"Attualmente circa 700 istituzioni scolastiche autonome hanno una popolazione scolastica inferiore ai minimi previsti dalla fascia in deroga (meno di 300 alunni). All’interno poi della stessa fascia in deroga vi sono oltre 850 istituzioni scolastiche che non hanno titolo, per tipologia di scuola (circoli didattici, scuole medie, istituti superiori), a farne parte, perché per la loro istituzione non è prevista la possibilità di deroga. Alle citate scuole se ne aggiungono altre 1.050 (istituti comprensivi) comprese nella fascia minima, ma non tutte si trovano effettivamente nei territori montani o nelle piccole isole.
Si può dunque stimare che una buona percentuale di istituzioni scolastiche, compresa tra il minimo certo del 15% e il massimo probabile del 20%, non sia legittimato a funzionare come istituzione autonoma.
Anche per i diversi punti di erogazione del servizio le dinamiche demografiche hanno determinato
significative modifiche nel numero della popolazione scolastica accolta.
La presenza di oltre 10.760 istituzioni scolastiche autonome, che governano 41.862 punti di
erogazione del servizio, è di ostacolo alla stabilità delle stesse e all’offerta di una pluralità di scelte
aggregate in maniera razionale alle esigenze del territorio e che agevolino l’esercizio del diritto
all’istruzione. Inoltre, escludendo dal computo le scuole dell’infanzia per la loro particolare natura di servizio capillarmente diffuso, su poco più di 28 mila punti di erogazione del servizio circa il 15% ha meno di 50 alunni e un altro 21% ha meno di 100 alunni.

In effetti, la polverizzazione sul territorio di piccole scuole non risulta funzionale al conseguimento degli obiettivi didatticopedagogici, in quanto non consente l’inserimento dei giovani in comunità educative culturalmente adeguate a stimolarne le capacità di apprendimento e di socializzazione."

I conti sono presto fatti, dunque, e sono drammatici.
Beh, pensate che questo abbia fatto notizia? A parte Repubblica ieri, e la cronaca locale de "La Stampa" sabato, questa notizia oggi non è neppure nella prima pagina dei siti di Repubblica, Stampa e Corriere, e resiste solo nella cronaca locale di Repubblica.

E le reazioni di opposizione e sindacati?
Quasi meglio non saperlo.
La Ministra Ombra del PD (che in certi momenti uno auspicherebbe fosse ancora più ombra di quanto gia è), Maria Pia Garavaglia, non ha trovato niente di meglio che uscirsene con una dichiarazione a Radio Rai1 che non si sa se definire più imbecille o più idiota:
"Anche noi abbiamo detto che ci voleva la razionalizzazione della spesa ed eravamo disponibili a valutare fino a sei miliardi (!!!), ma non siamo stati messi in grado di discutere".
Ah, ecco: tutta qui la differenza. 1652 milioni di euro. Sul resto, nessun problema, evidentemente.

E non parliamo di Bonanni (CISL) e Angeletti (UIL): "costretti" dalla reazione di docenti e genitori a proclamare lo sciopero generale sulla scuola del 30 ottobre, trascinati dalla malsopportata CGIL, non perdono occasione per dire che proprio non c'hanno voglia di preoccuparsi del problema, e che basterebbe una convocazione (solo quello! nient'altro!) per revocare lo sciopero.
Peraltro, la piattaforma sindacale per la manifestazione del 30 ottobre recita:

FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal e GILDA Unams contestano e contrastano gli interventi del Governo sulla scuola che si concretizzano in una manovra indiscriminata di “tagli” al Comparto per quasi 8 miliardi di euro che destrutturano il nostro sistema pubblico di istruzione e mettono a rischio il diritto allo studio e la qualità dell’offerta formativa.
FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal e GILDA Unams denunciano che la definizione del Piano è stata fatta in totale assenza di un reale confronto con le forze sociali e con il mondo della scuola destinatario dei provvedimenti.
FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal e GILDA Unams ritengono necessaria per il Paese una vera politica di innovazione del sistema scolastico che non può realizzarsi con basse retribuzioni, riduzioni del tempo scuola e “tagli” indiscriminati di risorse umane e finanziarie.
FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal e GILDA Unams rivendicano:
  • la revisione del decreto-legge 137/2008, con abrogazione dell’articolo 4 che ripristina il maestro unico e introduce l’orario di 24 ore settimanali nella scuola primaria;
  • l’apertura di un tavolo negoziale con il Governo in merito al Piano Programmatico e ai regolamenti attuativi di cui all’articolo 64 del decreto-legge 112/2008, per un reale confronto finalizzato ad una vera riqualificazione della spesa, in grado di coniugare la lotta agli sprechi e alle diseconomie con la garanzia del “giusto” tempo scuola per tutti gli ordini e gradi, del diritto allo studio, della qualità dell’istruzione e della salvaguardia della professionalità degli operatori della scuola;
  • il rinnovo del contratto collettivo nazionale del Comparto e interventi fiscali a favore del lavoro;
  • il mantenimento delle prerogative contrattuali e garanzie contro le incursioni legislative nella disciplina del rapporto di lavoro;
  • garanzia di organici di istituto funzionali, stabili e pluriennali per il personale docente ed ATA al fine di dare certezze al personale e continuità didattica ed organizzativa alle scuole;
  • tutele per il personale precario, anche intervenendo sul “turn over” e sul pensionamento.
Roma, 9 ottobre 2008

Sinceramente: non è molto.
A parte la richiesta di ritirare il ritorno al maestro unico, per il resto si chiede -tutto sommato - di condividere responsabilmente il disastro, di esserne partecipi.
Una posizione molto "responsabile", che tiene sicuramente conto degli umori (tristi) del paese, ma è già rinunciataria in partenza, perdente.

Insomma: siamo ogni giorno più soli, davanti al disastro.
Non li fermeremo. La scuola pubblica è condannata, anche se non lasceremo nulla di intentato. Sono i momenti in cui tocca lottare, anche se si è condannati alla sconfitta. Non per farcela oggi, è utopia: ma per lasciare un seme da cui possa germogliare, tra qualche anno, il sogno di un paese diverso.

(Anche l'appello al Presidente della Repubblica affinchè non firmi la conversione in legge del DL 137 - il Decreto Gelmini - è, ahimè, seppur utile a far sapere le nostre ragioni, anch'esso un atto di pura testimonianza: il Presidente può rinviare alle Camere una sola volta la legge, che peraltro ha superato le eccezioni di incostituzionalità, e non ha in realtà alcuna possibilità di fermarlo realmente: basta saperlo, considerare il tentativo per quello che è - sapendo che non ha possibilità di incidere sul percorso delle decisioni del Governo - e non prendersela con il Presidente se farà unicamente quel che è nelle sue prerogative istituzionali...Egli le rispetta, anche se sembra ormai l'unico in questo paese, e giustamente non intende travalicarle.)

venerdì, ottobre 10, 2008

Con quella faccia un po' così quell'espressione un po' così che abbiamo noi quando torniamo a Genova alla Diaz...


(E dopo la nausea, un po' di gusto cileno)

(...)

Basta anarchia.
Il presidente del Consiglio ha poi toccato anche altri temi di attualità, dall'ordine pubblico allo scontro con il Quirinale sull'eccessivo ricorso ai decreti d'urgenza. "Gli italiani - afferma - avevano voglia di avere uno Stato che facesse lo Stato. Chi vuole occupare un'università, un aeroporto non lo potrà fare più. Basta con l'anarchia. Continuiamo in questa direzione".

(...)

Se questo è un uomo (per non parlar di quelli che si piegano dalle risate)

(Dacci oggi la nostra dose di nausea quotidiana.Senza parole.)

Blitz in sala: «se io qui, tutto sotto controllo»

Crisi: il Berlusconi-show al Bagaglino

«Abbiamo preso un provvedimento grazie al quale nessun italiano perderà un euro». Il pubblico applaude

ROMA - È entrato nella penombra del Salone Margherita quasi chinando la testa, svelto a sedersi in platea, a confondersi. Mancavano venti minuti alla fine del primo tempo e adesso si capisce che è stata una mossa studiata. Adesso, mentre il sipario si chiude e tutti pensano di potersene andare al bar: e invece no, perché c'è lui, appunto, c'è Silvio Berlusconi che si alza di colpo e saluta con la mano, e lo vedono tutti che è raggiante. Applauso che sale, che cresce, qualche signora che grida eccitata. E lui lì, che fa segno di star giù, di smetterla, che chiede un po' di silenzio, «perché, signori e signori, ho qualcosa da dirvi...».

Ora parla piano, nel gran silenzio del teatro. «Sono venuto per dirvi che stasera, a Palazzo Chigi, abbiamo preso un provvedimento grazie al quale in questa crisi nessun italiano... e ripeto: nessun italiano perderà neppure un euro». Seconda bordata di applausi. Erano qui a godersi lo spettacolo «Partiti... di testa!», con Manlio Dovì e la cosa più berlusconiana che pensavano di vedere era la faccia del cantante-ospite, la faccia di Mariano Apicella, il chitarrista personale del Cavaliere; nessuno osava sperare in un incontro con lui, con il Cavaliere in persona. Che, subito, prosegue. «Ho voluto partecipare a questa serata, e mi fa piacere ascoltare le canzoni del mio caro amico Apicella, anche se sono al termine di una giornata convulsa... ma, ecco, sono venuto proprio per dimostrarvi che la situazione è sotto controllo». Sono le 22,30. Se le sensazioni contano qualcosa, davvero non sembra che la giornata di Berlusconi sia stata lunga e faticosa come tutti sappiamo.

Viene fuori a piccoli passi, si avvicina alla zona del bar stringendo mani, rispondendo a battute: una decina di ragazze in minigonna, scese rapidamente dalla galleria, cercano di farsi largo. Vi confesso una cosa: io non dico di essere il migliore, ma davvero, se mi guardo intorno... non vedo nessuno migliore di me». Ride lui e ridono tutti. Si volta, si trova davanti il regista Pier Francesco Pingitore. Lo tratta con confidenza. «Ti dico, caro mio: questa crisi non è uno scherzo, ma non è nemmeno come quella del '29...». Tutti ascoltano muti. E lui: «Posso darvi un consiglio? Bisogna tenere i titoli nel cassetto e aspettare. Lo faccio anche io, per capirci, con Mediaset. Il valore del titolo ce l'ho avuto prima su, intorno ai 20 euro, poi giù, sugli 11... oggi eravamo sui 3,90... ma io sono tranquillo... Ripeto: bisogna stare calmi. Non dovete farvi prendere dal panico...». Sta spiegando la crisi economica mondiale con toni e termini rassicuranti. Un comizio casalingo. La gente annuisce. Un signore ha chiamato a casa la moglie e, con il telefonino tenuto a mezz'aria, la sta facendo ascoltare in diretta.


Il Cavaliere prosegue: «Vi dicevo del panico. Questa mattina, i direttori delle banche mi hanno fatto sapere che i loro clienti andavano agli sportelli disperati, tutti che volevano portar via i soldi per poi metterli, non so, sotto il materasso... Ecco, è per questo che sono venuto. Per rassicurarvi tutti... anche perché, ve lo giuro: noi, in Europa, siamo quelli che stanno meglio».

Poi racconta un paio di barzellette. Quella in cui tutti si piegano dalla risate è questa: «Allora, c'è un tizio che entra in un ristorante e vede una bella signora. Si volta, e fa all'amico: oh, io me la farei. E l'amico: scusa, ma quella sarebbe mia moglie... E l'altro: beh, pagando, s'intende...».

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Scusate. Interrompo un attimo il post per andare a vomitare.
...
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Intanto, la pattuglia di ragazze è riuscita a infilarsi nella mischia. Berlusconi le nota, le lascia avvicinare. Seguono complimenti, e non solo. Ad una, la più carina, Berlusconi dispensa infatti il solito vecchio consiglio: «Dammi retta... fatti sposare da uno ricco».

Poi, di colpo, spruzza lì un po' di politica: «Ma vi sembro un dittatore? Quelli della sinistra non fanno che ripeterlo... dicono che c'è un regime... allora, vi sembro un dittatore? Mah, sono davvero dei pazzi... ». Lo chiamano dentro, gli chiedono di cantare, di salire sul palco con Apicella. E lui, il Cavaliere, un po' ciondolante, con la smorfia che conoscete: «Beh, intanto andiamo a goderci il secondo tempo, poi vediamo se...».

giovedì, ottobre 09, 2008

Crisi finanziaria mondiale:per una volta faccio anch'io considerazioni da bar

Detesto quelli che parlano senza sapere di cosa stanno parlando, e quindi rileggendo questo post mi detesterò.
Ma visto che sulla crisi finanziaria globale, in questi giorni, ne ho già sentite di tutti i colori, anch'io - dal basso dei 200 euro che ho sul conto corrente, oggi 9 ottobre, e dei miei 3000 euro di indebitamento - vorrei gettare sul tappeto la mia razione di stupidaggini.

Tanto per iniziare, non posso che manifestare la mia più totale disistima per il sistema bancario: sto da sempre con Bertolt Brecht, che disse "è assai più criminale fondare una banca che rapinarla".
Occorre poi dire che la versione italiana di ogni sistema (dal bancario al capitalistico) aggiunge sempre quel tocco di originalità creativa, spudorata e perversa che lo rende unico al mondo.

Siamo forse l'unico paese del mondo occidentale che ha dovuto cacciare per indegnità (e con quanta fatica!) il Governatore della propria Banca centrale, che anzichè controllare il sistema lo inquinava, consentendo il massacro dei piccoli risparmiatori e l'arricchimento inesauribile dei furbetti del quartierino, i Ricucci ed i Fiorani.
Ricordo anche con estrema vergogna, dalle mie parti, l'infantile entusiasmo di D'Alema, Fassino e Bersani ("Abbiamo una banca!"...deficienti!) per le imprese di alcuni squallidi pescecani considerati di appartenenza "sinistra", ma in realtà perfettamente allineati al gioco dell'arricchimento personale ad ogni costo.

Consiglio caldamente, a questo proposito, la lettura dell'illuminante saggio "Capitalismo di rapina", che andrebbe fatto leggere obbligatoriamente ad ogni cliente intenzionato ad aprire un conto corrente od un fondo titoli, al posto delle clausole:-)

Si capisce senza alcuna possibilità di errore, ripercorrendo le vicende Telecom e Parmalat, e seguendo le gesta di Fazio, Gnutti, Fiorani, Ricucci, Coppola, Consorte, quando quel mondo sia strutturalmente marcio, avido, malato, sprezzante di ogni regola e di ogni limite.

A farmelo diventare ancora più antipatico, 'sto mondo, è stato l'atteggiamento eversivo tenuto di fronte alle misure del Ministro Bersani, nel 2006, sulla rinegoziazione e trasferimento dei mutui.
Vuoi difendere la gente normale, eh? E noi ce ne fottiamo. Ignoriamo la legge. Ostentiamo indifferenza. Tiè.

Detto questo, veniamo alle considerazioni da bar: ma prima, per far capire meglio come la penso su quanto sta accadendo, mi faccio aiutare da questo piccolo raccontino metaforico riportato da mirumir qualche giorno fa:

La festa è finita, gli amici non se ne vanno

"Signore,
immagini una festa sfrenata, una festa molto lunga. Ogni volta che finiscono gli alcolici arriva la banca centrale, così la festa può continuare e la gente diventa sempre più dipendente dai festeggiamenti e dall'alcol. A un certo punto la folla ubriaca distrugge la sala e la festa finisce.

Arrivano Hank e Ben e chiedono chi è stato a fare più danni. John, dice la gente, ha rotto quattro finestre e fatto a pezzi il tavolo. Bene, dice Hank, diamo a John 300 dollari; chi altri ha fatto più danni? Tim, grida la folla, ha spruzzato vernice dappertutto e ha bruciato il divano. Eccellente, dice Hank, Tim prenderà 250 dollari. Chi è il prossimo?

Nel giro di pochi giorni ci sarà un'altra festa, e vorranno esserci tutti. Non solo potranno divertirsi alla grande (mentre gli altri, ovviamente i più scemi, continueranno ad alzarsi presto la mattina per andare al lavoro) e bere gratis, ma intascheranno anche dei bei soldi a festa finita. Che ne dice del piano Paulson?"

Krzysztof Rybinski,
ex vice governatore della Banca Nazionale della Polonia.

Ecco: un simpatico gruppo di manager straricchi e strafottenti crea un casino della madonna, peraltro annunciato da mesi, e alla fine non solo non pagano il disastro che hanno combinato, ma gli diamo pure dei soldi (nostri, e una caterva) perchè possano di nuovo convincerci che sono affidabili.

Federico Rampini, su Repubblica, avvisa:
Negli Stati Uniti, se si sommano i salvataggi pubblici già effettuati, le iniezioni di liquidità da parte della Fed, e il nuovo fondo del Tesoro per rilevare i titoli - spazzatura delle banche, si arriva già oggi ben oltre i 1.500 miliardi di dollari: è più della metà dell'intero bilancio pubblico americano (incluse la difesa e l'istruzione) ad essere già andato in fumo, in un falò che sarà ricordato con sgomento per diverse generazioni.

Ed i nostri simpatici eroi nazionali? Secondo voi potevano essere da meno?
Si, quegli stessi che mandano a ramengo la scuola pubblica tagliando più o meno 7,8 miliardi di euro in quattro anni (vedi art.64 della ormai famigerata legge 133/2008), potevano restare insensibili al grido di dolore degli amici, dei Profumo e dei Geronzi, che rischiano di far marcire il velluto dei sedili delle loro Mercedes versando lacrime amare, per la paura di non riuscire un'altra volta a sfuggire alle conseguenze delle loro gesta senza poter fare in tempo a riversare i costi del disastro sui piccoli risparmiatori (e ci hanno provato anche stavolta, eh, se ci hanno provato)?

Ennò, mica si poteva.
E' vero che esiste un fondo di garanzia sui depositi, eccolo qua: garantisce un livello minimo di 20.000 euro (liquidati immediatamente) in caso di fallimento della banca, ma copre comunque i depositi fino a 103.000 euro e rotti.

Ma 'sto fondo, è vero, ha un piccolo problema. E' costituito con i soldi delle banche, accidenti.
Che poi non sono neanche davvero loro, ma ci si sono affezionate, sai com'è, e romperebbe un po' intaccare il gruzzoletto.

E allora il Governo interviene, gentilissimo. E - verbalmente, perchè nemmeno una riga è uscita dal Consiglio dei Ministri di ieri - dicono ai banchieri: "ma no, tranquilli: perchè usare i soldi vostri, quando c'è qua lo Stato? A che serve lo Stato, se non a socializzare le perdite degli amici?"
E - tac! - mette sul tavolo 20 miliardi di euro. Tuoi, miei, nostri. Tolti alla scuola ed ai comuni, ad esempio, ma poi da qualche parte salterà fuori anche il resto. La sanità, ad esempio.

I banchieri sorridono felici: hanno scelto il mestiere più bello del mondo.
Puoi fare tutte le porcherie che vuoi, vendere spazzatura ai fessi, e te la caverai sempre. E' un gioco in cui si vince sempre. Se proprio le cose van male, a perdere il posto sono i bancari, mai i banchieri.
A pagare continuano ad essere i fessi.
Il piccolo imprenditore trova le porte chiuse, quando cerca credito da costoro: si arrangi, fallisca. E' quasi più facile ottenere credito dalla mafia e dalla camorra che dalle banche, per avviare un'impresa in questo paese.
Il piccolo risparmiatore si vede convinto a comprare tutta la cacca di cui la banca vuole disfarsi; che non gli venga in mente di farsi prendere dal panico, però, e riavere i suoi soldi.

Ecco, se esistesse ancora una sinistra mondiale e solidale non accecata dall'inevitabilità di questo sistema schifoso, o impegnata a suicidarsi in insignificanti e miserabili beghe interne, invece di offrire solidarietà e aiuto ai pescecani probabilmente direbbe: ecco, compagni e lavoratori, questo è il momento giusto!
Fate bene a non fidarvi più di costoro, ci state finalmente vedendo giusto. Correte alla vostra banca e ritirate tutto quello che avete. Quei soldi sono il frutto del vostro lavoro, e se non ne godete voi tanto meno devono goderne costoro. Teneteveli in tasca, o nel materasso, ma liberatevi dalla complicità con questa gente.

Dissociatevi da un sistema che vi fotte appena può, e affama il resto del mondo. Negategli fiducia, soldi, credibilità. Gettate sabbia negli ingranaggi, non fateli più ripartire.

Ma non è così. Li aiuteremo, ancora una volta, a rovinare il mondo.
A ripartire esattamente da quel che facevano ieri, senza modificare di una virgola il loro comportamento.
E pagheremo noi il conto, sia adesso che alla fine, come sempre.





mercoledì, ottobre 08, 2008

Considerazioni su un NO

Non intendo estrarre indicazioni di carattere generale da singoli eventi.
Ma è indubbio che a volte accadono eventi che portano, più di altri, a pensare...

Ad esempio, questo, rilevato da "retescuole":
Pavullo, Modena , 07/10/2008
Il coraggio di un preside
di Gabriella Orlando

Sabato 4 ottobre a Pavullo, in provincia di Modena, è stata inaugurata la nuova sede dell'IPSIA Marconi. La cerimonia è stata "guastata" dall'intervento del preside di nuova nomina Carlo Prandini che ha impedito al parroco di benedire l'edificio sostenendo, come aveva nei giorni precedenti anticipato al sindaco e agli assessori, che a scuola non è possibile ammettere manifestazioni di culto.
Durissime le reazioni concordi di parroco, sindaco e assessori del Comune e della Provincia (in gran parte PD) che rimproverano al dirigente la mancanza di "buon senso". L'esponente del PdL Bartolini, alcuni leghisti e Giovanardi minacciano interrogazioni parlamentari e il dirigente scolastico provinciale chiede spiegazioni.
Ulteriori particolari e la possibilità di manifestare solidarietà al coraggioso preside sui siti della Gazzetta di Modena e del Resto del Carlino.


Qui il link all'articolo sul Resto del Carlino che riporta le reazioni all'episodio.

No, non voglio entrare nel merito della questione. Però ci penso, alla "persona" e Dirigente Scolastico Carlo Prandini. E penso alla sua scelta: nitida, al limite della brutalità.
Penso che per lui sarebbe stato più facile, semplice, tranquillo adattarsi al conformismo, lasciar compiere l'atto con un sorriso. Dire no è sempre sgradevole, antipatico, genera guai.
Usare il "buon senso", che ormai vuol dire non compiere mai gesti che possano turbare la tranquilla superficie della palude delle convenzioni, lo avrebbe messo al riparo dalle inevitabili polemiche, che di questi tempi si accendono e si autoalimentano come un incendio in una foresta.
Non so come sia accaduto l'evento, nello specifico: pare che il signor Prandini avesse comunicato in dovuto anticipo la sua volontà, e si sia trovato di fronte ad una forzatura. Non so se è andata così, ma non è la cosa più importante, in fondo.
Qualunque sia il modo utilizzato per dire NO, io penso che il dirigente Carlo Prandini (che non conosco, e non mi interessa sapere se è una persona pacata o un irascibile trinariciuto), che non bisogna appellare nè come "coraggioso preside" (mioddio) nè come eroe della resistenza anticlericale, nè tantomeno come alleato del demonio, abbia semplicemente fatto quel che dovrebbero fare tutti: scegliere e non seguire semplicemente la corrente, compiere atti che abbiano un senso, un peso, che obblighino a pensare. A riflettere.
Perchè la benedizione di un edificio scolastico è - appunto - una cosa scontata: ed una cosa scontata, usurata dal tempo, rifluita nel conformismo di atti sempre uguali e ripetuti, mai sottoposta a verifica, secondo me, è una cosa che vale poco anche per chi dà ad essa un significato rilevante.

Non entro neppure nel merito di quanto sia vile, a posteriori, l'atteggiamento dei potenti che, con la scusa di una improbabile offesa alla comunità cattolica (la stessa che viene svillaneggiata ogni santo giorno che iddio mette in terra da comportamenti e condotte di vita scandalosi, immorali, ripugnanti), sono subito partiti lancia in resta per "fargliela pagare", perchè "questa cosa non può restare senza conseguenze": il che è vero, ma nel senso che bisognerebbe tornare a discutere di ogni atto che compiamo e del suo significato, e non nel senso mafioso e vendicativo che intende il sottosegretario Giovanardi quando pronuncia queste parole.

E allora ripenso a Carlo Prandini, inseguito in questi giorni da mute di cani feroci e rabbiosi - che sono le parole con cui vogliono sbranarlo.
E non dico "ha fatto bene": dico "ha fatto quel che pensava fosse giusto fare", e di questi tempi mi sembra già molto.
Mi sembra meriti profondo rispetto.


martedì, ottobre 07, 2008

Una stupidaggine al giorno (quando va bene) leva la democrazia di torno

"L'urgenza c'è e la fiducia è necessaria perchè l'opposizione ha già provato a fare ostruzionismo facendo lievitare il numero degli emendamenti".
(Mariastella Gelmini)

"ha già provato a fare ostruzionismo".
Ma spiegatele qualcosa, prima che parli. O meglio ancora, ditele di tacere, per favore.

lunedì, ottobre 06, 2008

Quando Veltroni si fa indicare la linea da QUESTO BLOG...

..vuol dire che siamo davvero messi male!!:-)))
vedi qui e qui...

E lavarsi finalmente gli occhiali, Gelmì?

Una "piccola frangia che preferisce protestare e mantenere lo status quo", composta da 30-40.000 insignificanti persone, ha invaso sabato le strade del centro di Torino, portando corpi, sorrisi e rabbia, per dire che non si rassegna alla distruzione della scuola pubblica.
Complimenti ai sindacati confederali, al Coordinamento Genitori ed al Manifesto dei 500 per aver organizzato questa splendida giornata di consapevolezza.
Son cose che fanno bene al cuore.
Qui e qui resoconti e foto della manifestazione.

venerdì, ottobre 03, 2008

"Piccola frangia" sarà tu' sorellaaaaa!

Il Ministro dell'Istruzione MariaStella Gelmini, in merito al "No Gelmini Day":

"Ci sono due Italie: quella che lavora, progetta e vuole essere pagata meglio. Poi ci sono piccole frange che preferiscono protestare e mantenere lo status quo: lasciamoli stare."


"Io non sono razzista."

Estratti dal pacato ed equilibrato discorso del vicesindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, pronunciato a Venezia durante la festa della Lega Nord.

"Popolo della Legaaaa La Lega si è svegliataaaaaa!
Le mura di Roma stanno crollando sotto i colpi di maglio della Lega. La mia parola è rivoluzione. Questo è il vangelo secondo Gentilini, il decalogo del primo sindaco sceriffo.
Voglio la rivoluzione contro i clandestini. Voglio la rivoluzione contro i campi dei nomadi e degli zingari. Io ne ho distrutti due a Treviso, e adesso non ce n'è più neanche uno.
Voglio eliminare i bambini che vanno a rubare agli anzianiiiiii Se Maroni ha detto tolleranza zero, io voglio la tolleranza doppio zero. Voglio la rivoluzione contro le televisione i giornali che infangano la Lega. Prenderò dei turaccioli per ficcarli in bocca e su per il c... a quei giornalisti. Non li voglio più vedere... Voglio la rivoluzione contro le prostitute. Anche loro devono pagare le tasse. Tutti pagano le tasse e devono pagarle anche le prostitute. Voglio la rivoluzione contro quelli che vogliono aprire le moschee e i centri islamici. Qui comprese le gerarchie eclesiastiche, che dicono: lasciamoli pregare. Noooo! Vanno a pregare nei desertiiiii! Aprirò una fabbrica di tappeti per darglieli ma che vadano a pregare nel deserto. Bastaaaaaa Ho scritto anche al Papa: Islamici, che tornino nei loro paesi. Voglio la rivoluzione contro la magistratura. Ad applicare le leggi devono essere i giudici veneti.

Voglio la rivoluzione contro chi vuole dare la pensione agli anziani familiari delle badanti extracomunitarie. Sono denari nostriiiiii E io me li tengo. Questo è il vangelo di Gentilini: tutto a noi e se avanza qualcosa agli altri... Ma non avanzerà niente Voglio la rivoluzione contro i phone center i cui avventori si mettono a mangiare in piena notte e poi pisciano sui muri: che vadano a pisciare nelle loro moscheeeee Voglio la rivoluzione contro i veli e il burqa delle donne. Io voglio vedere le donne in viso, anche perché dietro il velo ci potrebbe essere un terrorista e avere un mitra in mezzo alle gambe. Che mostrino l'ombelico caso mai....

Ho scritto al presidente della Repubblica che bisogna dare un riconoscimento all'usciere di Ca' Rezzonico che ha vietato l'ingresso alla donna islamica. Io voglio la rivoluzione contro chi dice che devo mangiarmi la spazzatura di Napoli. Io la prendo e la macino e poi se la devono mangiare loro perché sono loro che l'hanno prodotta Io non lo tollero...Io voglio la rivoluzione contro chi vorrebbe dare il voto agli extracomunitari. Non voglio vedere neri, marroni o grigi che insegnano ai nostri bambini. Cosa insegneranno, la civiltà del deserto? Il voto spetta solo a noi. Ho bisogno del popolo leghista.

Queste sono le parole del vangelo secondo Gentilini. Ho bisogno di voi. Statemi vicini. Non voglio vedere questa gente che gira di giorno e di notte. Un abbraccio a tutti, viva la Lega".

Da un'intervista radiofonica a Gentilini, ascoltata questa mattina:
"Io non sono razzista. Lo sarei se dicessi di impiccare questo o fucilare quello."

PS: quando leggo parole che puzzano così intensamente di fogna mi chiedo sempre se sia giusto riportarle e - in fondo - dare ad esse ulterioriore evidenza. Ma poi spero che lo schifo che provo sia condiviso da qualcuno di voi, perchè da solo non riesco più a sopportarlo.

Infastidito

Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio:
"Invito i presidenti delle Camere a procedere perché, assieme ai capigruppo, si proceda a cambiare i regolamenti perché l'iter di approvazione delle leggi sia più rapido, così come accade nel resto d'Europa".
"Noi - ha proseguito - abbiamo il compito di governare, ma dobbiamo fare i conti con istituzioni e regole arretrate rispetto ai tempi attuali.
La cosa migliore è cambiare i regolamenti.
Oggi in Parlamento c'è un popolo di persone depresse perché passano tutto il loro tempo a fare i conti in aula e in commissione con l'ostruzionismo dell'opposizione che si diverte a fare ostruzionismo".

E facciamoli divertire, poveretti...