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domenica, febbraio 04, 2018

A Macerata siamo arrivati da lontano e piano piano...



... È triste come questo articolo di Nadia Urbinati, del 2009, possa essere ripubblicato senza quasi modificare una virgola. Con la differenza che i pericoli segnalati allora si stanno realizzando, ed il  linguaggio "senza tabù" è diventato inarrestabile, e si consolida, e diventa pensiero e (purtroppo) azione.



lunedì, ottobre 14, 2013

Nella piccola pozzanghera padana...

Sabato 12 ottobre, in occasione della manifestazione nazionale contro l'immigrazione convocata a Torino dalla Lega Nord, ho sentito il bisogno di essere in piazza per manifestare pubblicamente e fisicamente la mia avversione.
Sapevo che c'era un presidio promosso da un certo numero di associazioni e movimenti, e così mi sono recato in centro, nel luogo di cui avevo letto al mattino sulla "busiarda" (1) - più o meno a metà del percorso previsto dal corteo della Lega Nord, il che mi sembrava un po' strano.
Infatti, quando sono giunto lì, non ho trovato nessuno, a parte una dimostrante solitaria con un cartello che ricordava come anche gli italiani fossero un popolo di migranti, e pochi altri cercatori del presidio.
Quando poi ho scoperto che, per ragioni di ordine pubblico, la posizione dei presidii era stata spostata fuori dal raggio di azione del corteo, era ormai troppo tardi: la città era blindata e tra i due mondi si ergeva ormai una barriera impenetrabile di poliziotti. Aggirarla sarebbe stato complicato, quindi mi sono rassegnato a starmene lì.
Prima sono però andato un attimo a vedere da vicino i Padani. Mezz'ora prima dell'inizio previsto del corteo erano ancora poche decine.
Una signorina bionda mi ha porto un volantino della Lega, dicendo "è per la difesa dei valori antichi, dei valori cristiani". Quando le ho chiesto cosa c'entrassero questi valori con le campagne di odio contro gli immigrati, mi ha invitato a rivolgermi al numero di telefono indicato sul volantino, "le spiegheranno tutto".

Ho fatto un giro da Feltrinelli, dove ho trovato una copia superscontata di questo bellissimo libro di Bruno Munari, e mi son messo lì, seduto sul bordo di una delle due fontane di piazza CLN, a leggere.
(La dove ha inizio il film "Profondo Rosso", per dire...)


Finalmente, verso le 17, il corteo si è mosso.
Intorno a me, intanto, nella piazza, il numero di persone con sentimenti antileghisti era aumentato a una ventina.
Quando il corteo si è avvicinato a piazza CLN, una coppia matura ha sfoderato uno striscione del Movimento Nonviolento e ha cercato di mettersi sul percorso del corteo, ma i funzionari di polizia l'hanno considerata una provocazione e li hanno costretti a ripiegare e a ripiegarlo.
Purtroppo, quando il corteo è passato lì davanti, i pacifisti non hanno saputo resistire alle proprie pulsioni ed hanno iniziato ad insultare, abbastanza pesantemente, i leghisti che passavano.
I quali, ovviamente, ci sono andati a nozze ed hanno iniziato a rispondere per le rime.
I due gruppi si sono pericolosamente avvicinati, le voci e le mani hanno iniziato ad alzarsi ed i due branchi - a dir la verità - in quel momento sembravano abbastanza indistinguibili.
I poliziotti, messisi immediatamente in mezzo e abbastanza innervositi dal fatto di non aver saputo prevedere la minaccia imprevista, hanno calato i caschi e impugnato i tonfa ed hanno iniziato ad avanzare minacciosi verso i pacifisti, seguiti da orde di giornalisti con le telecamere e le macchine fotografiche - assetati di sangue, a loro volta seguiti da masse di leghisti pronti a menar le mani.

Visto che non ci tenevo ad esibire il mio cranio insanguinato all'edizione serale del TG3 Piemonte, in uno scontro "militare" così asimmetrico ed impari da essere completamente idiota, sono sgusciato via in mezzo ai fazzolettati verdi verso piazza San Carlo, dove sarebbe terminata la manifestazione.





Ho visto dunque sfilare i manifestanti.
Molti pittoreschi, bardati di verde da capo a piedi, o con i soliti confusi richiami a icone celtiche o vichinghe; ma la maggior parte avevano un aspetto normale, erano quella "gggente" che incontri ogni giorno per strada senza mai saper bene se aspettarti un sorriso o una coltellata.
I giovani non erano molti, ma erano l'unico tratto iconicamente aggiornato di un corteo zeppo di immagini uscite dal passato (molte bandiere di San Marco e altre che sembrano uscite paro paro dall'epoca dei Comuni).
Alla fine i partecipanti erano più o meno tremila, di cui - sono cifre fornite dalla organizzazione di quel partito - circa 500 autoctoni.
(Un autentico flop, direi, trattandosi di una manifestazione nazionale: gli antagonisti indigeni, avversi alla manifestazione, erano stimati in almeno il doppio.)



Poi, dal palco, hanno iniziato a parlare i big del partito.

Calderoli, dal vero, mi ha confermato l'impressione di un essere volgare e villano che già avevo di lui.
Inconsistente Giorgetti.
Tosi l'ho trovato deludente: un eloquio povero e tutt'altro che seducente, tanto da chiedersi se davvero abbia qualche chance come candidato del centro destra.
Salvini si presenta meglio (pensa te!): la claque dei Giovani Padani della piazza era tutta per lui (con lo slogan "Più Salvini, meno clandestini" (sic!); è un tipo che sa parlare bene, sa modulare i toni e sa accendere la piazza.
Poi ha parlato Roberto Cota. Personalmente lo trovo già insopportabile ed arrogante quando parla come Presidente (con quel c***o di fazzoletto verde nel taschino che saprei bene dove mettergli, quando dovrebbe rappresentare tutti i piemontesi).
In versione militante, si trasforma di fatto in un botolo ringhiante, rancoroso e traboccante di malvagità.
Con lui, come si dice qui, "ne ho avuto a basta", e non ho avuto cuore di fermarmi a sentire anche l'intero comizio di Maroni e l'eventuale abbaiare triste di Bossi.

La cifra comune dei discorsi dei dirigenti della Lega però è identificabile.
Un po' di immondizia culturale, un po' di paure ignoranti e un po' di rancori da bar.
(Mi ha fatto molto ridere, detto da Cota, il bisogno di "difendere la nostra cultura".
Mi son guardato intorno, a guardare i militanti che applaudivano, e mi son chiesto - senza ironia - che significato avesse per loro questa espressione.)
Il tutto mixato con un linguaggio da trivio, per marcare la distanza dai "salotti radical chic", come li chiama Cota.
Direi che la loro ricetta è sdoganare il peggio dei nostri sentimenti; mentre una volta - complice anche una educazione cattolica che qualche merito ce l'aveva - ci si vergognava di certi pensieri, con la Lega essi si possono ululare insieme sghignazzando e mangiando porchetta.
Si possono insultare i ministri (meglio se donna, ovviamente) sentendosi superiori ad essi, si può ironizzare pesantemente sulla diversità sentendosi compresi.

Liberi, finalmente, di essere se stessi (e di non essere costretti a migliorare mai).

(1) "la Stampa", così come la chiamavano un tempo gli operai della Fiat.

giovedì, marzo 10, 2011

Una carta d'identificazione per i razzisti del Piemonte

di MARCO STRABUZZO

Una carta di identificazione, una "Piciu Card" per tutti i razzisti che transitano per la nostra regione che, dopo tre mesi di permanenza in Piemonte verranno posti di fronte alla scelta: o rinunciare al razzismo o andarsene. E incentivi economici, per favorire il rimpatrio dei deficienti. Sono due delle principali misure della proposta di legge che il Popolo Stufo di Questi Imbecilli si appresta a presentare in Consiglio regionale e che ha come obiettivo il contrasto all’idiozia nei territori del Piemonte. Primo firmatario della legge è Gianni Videtesto che ieri l’ha illustrata nel corso di un sopralluogo in alcune sezioni della Lega Nord e del PDL della periferia torinese.

"Le condizioni di vita in cui versano i razzisti e i problemi sociali che essi creano richiedono un intervento normativo che definisca linee di azione più adeguate " spiega Videtesto. Per questo il consigliere PSDQI propone alcune norme piuttosto dure, destinate a suscitare polemiche: ogni razzista dovrà essere identificato e potrà rimanere in un appartamento non più di tre mesi, oltre i quali bisognerà scegliere tra intelligenza o stupidità. E quindi in questo secondo caso, migrare in un'altra regione.

All’arrivo in Piemonte poi a ciascun razzista verrà consegnata una card di identificazione. E verranno ammessi solo quelli con documento di identità valido e senza condanne passate in giudicato. Chi, dopo 90 giorni di permanenza, non si sarà fatto furbo sarà, in base a una direttiva europea, immediatamente allontanato. Ogni razzista dovrà pagare al Comune in cui sosterà una quota giornaliera per la difesa dall’idiozia, che sarà assegnata nel bilancio comunale alla voce cultura. Ogni luogo di concentramento dei razzisti verrà sorvegliato da un nucleo di polizia dedicato e sarà istituito un Commissario regionale per la tutela dal razzismo e il contrasto all’imbecillismo, con il compito di monitorare la presenza razzista, identificare e segnalare irregolarità o situazioni di abusivismo e definire azioni di inserimento sociale dei razzisti. Infine saranno stanziati incentivi economici per il rimpatrio che stimolino i razzisti (anche privi di mezzi) a tornare in patria o ad andare comunque in altri territori.

"Sono norme indispensabili — dice Videtesto — per superare l’attuale emergenza razzista, causata da anni di miopia politica e che oggi porta a fenomeni di illegalità, insicurezza ma anche scontri e disagi sociali. È necessario ora affrontare il problema razzismo con misure strutturate e complesse che non risolvano la questione solo in modo momentaneo. È infatti evidente che di fronte a persone che ragionano, usano la testa e rispettano le regole, e hanno gli stessi diritti e doveri dei cittadini piemontesi non solo venga favorita l’inclusione sociale ma anche si vadano ad abbattere tutte quelle condizioni degradanti in cui oggi vivono i razzisti".

Ohhh...scusate, non ho saputo resistere. Purtroppo la notizia (vera e lurida) è questa qui (grazie a Daniele Sensi per averla segnalata).

venerdì, agosto 14, 2009

Tra l'italiano ed il dialetto, per adesso eccovi la neolingua

Umberto Bossi, oggi: "Il federalismo fiscale non costa niente, comunque a settembre metteremo i numeri accanto a ogni voce".

O io non capisco più l'italiano, o ormai lui è così bravo che riesce a dire due cazzate in due frasi, con la seconda che smentisce la prima.

Altri esempi in neolingua bossiana potrebbero essere:

"Oggi non fa affatto caldo, comunque accendi 'sto cazzo di condizionatore".
"Non ho per niente fame, comunque tira fuori 'ste lasagne dal forno".
"Io non sono affatto razzista, comunque levati dai coglioni, sporco negro".

giovedì, agosto 13, 2009

Quando si è esattamente come si sembra...

Roberto Cota, capogruppo della Lega Nord alla Camera: "Quello che vogliamo noi e' quello che vuole la gente."

Anche il giorno in cui la gggente decidesse di portarvi a Piazzale Loreto?

Umberto Bossi, Ministro di Qualchecosa: "Noi andavamo a lavorare non ad uccidere la gente».

Notoriamente Cosa Nostra, negli Stati Uniti, è stata fondata dai rumeni.

Luca Zaia, Ministro di Qualcosaltro: "La Lega esorta la Rai a mandare in onda le fiction di grande ascolto in dialetto con i sottotitoli, oppure per chi ha la televisione in digitale, di aggiungere al canale audio anche la versione dialettale".

C'è un grave problema: i leghisti sordi non capirebbero i sottotitoli in italiano.

martedì, luglio 28, 2009

La crudeltà genera fantasmi

E così, dall'8 agosto, i cittadini stranieri dovranno mostrare il permesso di soggiorno per ogni atto di stato civile.
Matrimonio, morte e nascita.
Vuol dire che, dall'8 agosto, i figli dei clandestini - come i loro genitori - saranno fantasmi.
O figli altrui, di chi "esiste": potete venderli o regalarli, questa è la scelta che vi lascia la cattolicissima Italia ossessionata dall'integrità della famiglia.
Che razza di bestie sono, che razza di bestie siamo.

martedì, maggio 12, 2009

venerdì, maggio 08, 2009

E ora?

C'è qualcosa che fa ancora più schifo e paura, di un governo cinico che rispedisce i disperati dritti in bocca all'orrore da cui fuggono, disinteressandosi del loro destino di persone.
C'è qualcosa che fa ancora più vomitare, di quel minus habens razzista che propone di applicare l'apartheid sulla metropolitana di Milano.
E' l'idea che tanti, molti, troppi cittadini di questo paese, quando sentono queste cose, riescano a dirsi "è giusto"! era ora, perbacco!"

Ieri sera, nell'ambito della campagna elettorale per le amministrative di giugno, ho partecipato ad una serata sulla scuola. Ho introdotto l'intervento dell'Assessore Regionale all'Istruzione riepilogando le forme dell'attacco finale alla scuola pubblica sferrato da questo governo: la finanziaria 2008, con 7,8 miliardi e 142.000 dipendenti tagliati. La legge 169/08, ex Decreto Gelmini. La proposta di legge Aprea, il colpo finale, che distruggerà l'idea stessa di scuola pubblica e statale aprendo gli organi di governo della scuola ai finanziatori privati, trasformando l'educazione pubblica nazionale da diritto a semplice merce, punendo i docenti e lasciandoli alla mercè del mercato, cancellando quasi totalmente ogni forma di partecipazione di genitori e studenti.
L'Assessore ha raccontato brutalmente la realtà: per quest'anno le Regioni sono riuscite a salvare molte scuole ottenendo deroghe, i dirigenti scolastici stanno facendo alchimie numeriche per mantenere il servizio scolastico in termini almeno di orario. La qualità no, quella è già perduta, e la nostra scuola elementare (una delle poche cose di cui potevamo vantarci in Europa) verrà umiliata, ridimensionata. I prossimi anni sarà difficile salvare ancora le scuole piccole, gli esperimenti, le specificità: tutto tritato nel calderone ideologico di un "risparmio" che colpisce uno dei beni più importanti di un paese, il SAPERE.

Alla fine della serata, dal pubblico, è intervenuto un signore francese che vive da poco nel nostro paese (che scelta coraggiosa...)
Si è (e ci ha) chiesto semplicemente: "ma se poi alla fine tutto questo colpisce i vostri bambini ed i vostri ragazzi, che avranno una scuola peggiore, perchè gli italiani lo accettano senza protestare?".
Gli abbiamo risposto che ad ottobre ci sono state imponenti manifestazioni contro la trasformazione in legge del Decreto Gelmini, e che buona parte dei docenti e dei genitori è contraria a quanto sta accadendo.
"A ottobre? sei mesi fa? ed ora? io guardando la tv italiana non ho mai sentito nè capito nulla di quello che avete spiegato stasera".
Ed ora? Ed ora nulla. Abbiamo allargato le braccia, provando un po' di vergogna. Troppo difficile spiegare ad un europeo come si vive in un paese che ha deciso di impiccarsi da solo, e chiede al proprio governo di insaponargli la corda.

giovedì, marzo 19, 2009

Papa Razzister

Una ragazza bianca, morta da quasi vent'anni, ha fatto agitare alquanto i membri di una setta, che si son messi ad urlare "assassini" nei confronti di chi la amava e di chi voleva donarle la quiete e l'oblio.

Da quella stessa setta, è giunta la scomunica verso chi ha pietosamente sollevato una bambina di nove anni dall'orrore di un figlio generato dal disprezzo e dalla violenza.

Ora il capo di quella setta, in nome del rispetto di un dogma assai discutibile, accetta con leggerezza che possano morire MILIONI DI PERSONE di AIDS. Ma son neri e poveri: carne da macello da sacrificare ad un Verbo corrotto ed insano.

Buon Dio, nel caso tu esistessi, fai uno sforzo e dacci speranza: spazzala via e subito, questa setta che sporca di fango il tuo nome. Per il tuo bene, e per il bene di coloro che credono sinceramente in te, ed a te guardano come speranza e bisogno di giustizia, di eguaglianza, di fratellanza - e dunque mi sono fratelli. Anche se non esistessi, non ti meriti davvero tutto questo.

Update: ennò, mica posso lasciar perdere, a margine, il buonuomo PilatoFrattini che dice "noi non commentiamo le parole del Papa": che razza di ipocriti! Io dopo una dichiarazione del genere proibirei per legge l'uso del profilattico a tutti i ministri ed ai parlamentari, sarei proprio curioso di vedere come va a finire...

mercoledì, marzo 11, 2009

Le cose che fanno son sempre peggio di come sembrano

Senza parole.
Che lo stiano facendo senza saperlo, o che - peggio ancora - ce l'abbiano ben chiaro, l'unica cosa certa è che sono inumani.

martedì, marzo 03, 2009

giovedì, febbraio 19, 2009

Dell'ipocrisia perduta

Io credo che NoiSappiamoChi sia - ahimè - sinceramente convinto di far ridere, quando esibisce in pubblico il suo agghiacciante campionario di battute sugli ebrei, sui desaparecidos o sulle donne come oggetti sessuali.
E che creda davvero che chi rabbrividisce e s'indigna sia una persona triste e tetra.

Il problema più grave non è nemmeno che egli ed i suoi più violenti cortigiani- da Gasparri a Cicchitto a Bocchino- difettino di sensibilità e di rispetto verso gli altri: ma il fatto che non sentano più il bisogno di mascherare, nascondere qualcosa che potrebbe offendere un sentimento diffuso.
Stessa cosa dicasi per i Maroni, i Bricolo, i Cota, che da sempre (ma in particolare negli ultimi tempi) non fanno distinzione tra sbraitare al bar del paese e parlare a Montecitorio.

Mi piace riprendere e riproporre, al riguardo, parti di un articolo su questo tema che Nadia Urbinati pubblicò sulla Repubblica del 28 settembre scorso.

"La politica (quella del governo) è non soltanto insensibile al giusto ma è colpevole di non perseguirlo.
È colpevole di violare i diritti fondamentali promuovendo una legislazione e un' ideologia che sono razziste nei contenuti e nello spirito, perché escludono e criminalizzano chi ha come unica colpa quella di non essere "uno di noi".
La parola razzismo spaventa, ma deve essere pronunciata, ha scritto molto giustamente Stefano Rodotà su Repubblica di qualche giorno fa.
Deve essere pronunciata anche perché questa, solo questa, è la parola che riesce a descrivere quello che sta succedendo con sempre più frequenza nelle nostre città.
"

"Non è necessario che al linguaggio segua la violenza perché ci sia razzismo e perché ci sia comportamento violento.
Il linguaggio può fare violenza oltre che istigare alla violenza. E il razzismo è un linguaggio violento. È una forma di violenza che è prima di tutto un modo di pensare che riceve energia dalla pigrizia mentale.
Il pregiudizio (del quale il razzismo si alimenta), vive della nostra inettitudine mentale e della nostra faciloneria, perché è poco faticoso associare molte persone sotto un' unica idea: tutte insieme senza distinzioni individuali, solo perché nere o asiatiche o mussulmane.
Al razzista questi aggettivi dicono da soli tutto quello che egli vuole sapere senza fare alcuno sforzo ulteriore di conoscenza, osservazione, distinzione, analisi. «Sei nero, allora sei anche A, B, C». Questa faciloneria rende il razzismo un codice di riconoscimento: i razzisti vanno d' accordo, si riconoscono e si attraggono; rinforzano le loro credenze a vicenda e accorgendosi che non sono soli a pensare in quel modo concludono che hanno ragione, perché la maggioranza ha ragione.
Proprio perché genera emulazione il razzismo è facilmente portato a espandersi; l' atteggiamento razzista non è mai "un fenomeno isolato" perché se una persona ha il coraggio di rivelarsi razzista in pubblico è perché sa di poter contare sull' appoggio dell' opinione pubblica.
Ecco perché quando si legge a commento di un fatto di razzismo che si tratta di "un fenomeno isolato" si resta allibiti (io resto allibita): perché il commento è sbagliato e figlio della stessa faciloneria di chi ha commesso il fatto.
Questa è una osservazione di grande importanza, un' osservazione che si può comprendere prestando attenzione a quello che con superficiale supponenza molti osservatori italiani criticano degli Stati Uniti: il "politically correct".
L' idea che ci si debba vergognare di usare un linguaggio razzista in pubblico (questo è il "politically correct") riposa sull' osservazione ben documentata che l' escalation di comportamenti riprovevoli è indotta dal consenso (anche implicito o tacito) da parte degli altri. Se so di essere in minoranza quando dico "sporco negro" mi guardo bene dal dirlo in pubblico.
I moralisti tacciano questa strategia educativa di ipocrisia dimostrando così di non capire che molto spesso i vizi privati (e l' ipocrisia è un vizio) sono facitori di virtù pubbliche.
Ha scritto Jon Elster che una delle molle psicologiche che ha reso la deliberazione pubblica possibile (e con essa il radicamento della democrazia) è stata proprio l' ipocrisia, la quale ha per questo, quando esercitata nella sfera pubblica, una funzione civica. Qual è infatti quel deputato che in Parlamento ha il coraggio di dire apertamente di essere lì a rappresentare un interesse fazioso o l' interesse di qualcuno, che vuole fare leggi per se stesso e i suoi interessi? Sappiamo che questi comportamenti sono tutt' altro che rari eppure è raro che vengano così pubblicamente confessati.
Anche chi è lì a rappresentare solo se stesso giustificherà le proprie proposte di legge con l' argomento dell' "interesse generale". Certo, è ipocrita; ma è un' ipocrisia che mentre mostra che quel deputato è inaffidabile denota anche un fatto di grande valore: che l' opinione generale ritiene ancora che sia l' interesse generale a dover essere perseguito dai rappresentanti non quello privato o della propria fazione.
Insieme alla doppiezza del deputato, l' ipocrisia rivela, se così si può dire, una certa solidità della cultura etica democratica.
Il problema sorge quando non c' è più ipocrisia, quando il deputato non ha alcun ritegno a dire apertamente la ragione vera della sua elezione.
L' autocensura del "politically correct" presuppone una società nella quale il razzismo non è un' abitudine mentale della maggioranza. Ma una società nella quale ciascuno sa di poter apertamente essere razzista senza venir mal giudicato o redarguito (punito cioè con la disapprovazione pubblica) è a rischio di barbarie.
L' Italia ha di fronte a sé questo rischio. Sarebbe sbagliato mettere la testa sotto la sabbia o rifiutare di vedere.
E ancora più sbagliato scegliere la strada assolutoria.
Prima che alla violenza, e proprio affinché questa venga scongiurata, è quindi al linguaggio che occorre prestare attenzione, perché esso è il veicolo primo e più potente del razzismo, proprio a causa della natura del linguaggio, un mezzo con il quale costruiamo l' oggetto di riferimento e il suo significato, una costruzione che è condivisa da altri e imitativa, non privata e personale. Il linguaggio può essere usato per deumanizzare o onorare, per spogliare della dignità o per dare dignità. Per stimolare comportamenti violenti o comportamenti civili.
Per questa ragione tutti coloro che svolgono servizi di responsabilità collettiva - dai politici agli insegnanti ai giornalisti agli operatori dello spettacolo - devono sentire tutta la gravità del loro ruolo: perché le loro parole circolano più estesamente e velocemente di quelle di tutti gli altri cittadini e perché essi creano modelli di comportamento.
Il fatto gravissimo è che in Italia, sui giornali, in televisione e perfino in Parlamento, si fa a gara per tirar fuori la parola più razzista o l' espressione più volgare e intollerante. E il pubblico ride, senza rendersi conto che ridicolizza se stesso per l' insipienza con la quale questa sua noncuranza trascina la società in una spirale di disunione e violenza, con prezzi altissimi per tutti, anche per i razzisti.
"

giovedì, dicembre 04, 2008

Fantastici!

“Il ministro dell'Interno propone di estendere ai centri culturali islamici sospettati di fare proselitismo terroristico la norma della legge Mancino che consente al Viminale di sciogliere le associazioni che fanno propaganda razzista.”

Riassunto: siamo capaci di applicare il razzismo anche attraverso una norma antirazzista. Tiè!

Pregiudizi

Solo nelle ultime settimane.
Le classi ponte, la negazione dell'assistenza sanitaria agli immigrati, ed ora:

Le parole di Maroni. In serata Maroni ha spiegato come il ministero abbia fatto una ricognizione completa sulle moschee esistenti in Italia. "Il ministero dell'Interno - ha detto Maroni - ha fatto una ricognizione completa sulle moschee esistenti in Italia.
Purtroppo non è mai agevole distinguere tra luoghi culto e luoghi in cui si svolgono altre attività, come anche reclutamento e la raccolta di fondi per finanziare il terrorismo e la preparazione di attentati". Maroni è poi intervenuto direttamente per difendere la moratoria: "Il Parlamento farà le sue valutazioni, ma dire no pregiudizialmente solo perché la proposta arriva dalla Lega è il solito balletto dettato dal pregiudizio ideologico".
La proposta di legge. Cota ha annunciato che la Lega presenterà una mozione parlamentare sull'argomento e ha anche fatto presente che esiste già "una nostra proposta di legge per la regolamentazione della costruzione di questi luoghi di culto di cui abbiamo chiesto la calendarizzazione in aula". In particolare, la proposta prevede che le moschee siano costruite solo con il permesso della regione interessata, se prima ci sarà stato un referendum sui cittadini che avrà dato esito positivo e purché vengano edificate ad almeno un chilometro di distanza da chiese o sinagoghe.

Dunque: la Lega vuole il privilegio del pregiudizio. Essa può diffondere odio, paura, razzismo, xenofobia, cacca nei cervelli, ma guai a "dire no pregiudizialmente alle sue richieste".
Bisogna entrarci nel merito, sembrano dire: ma se il merito è porcheria pura, non lo si può dire, perchè trattasi di pregiudizio. Sono diventati astuti manipolatori del linguaggio, come il Padrone.
Usano la "ragionevolezza" per far passare il peggio, per riportare in superfice i rifiuti tossici che ogni uomo nasconde in fondo alla propria anima ed al proprio cuore.
Sono "ragionevoli" come i due coniugi assassini di Erba, che in fondo volevano solo pulizia, silenzio, ordine: e dopo aver fatto quello che han fatto riescono a sorridere, a essere normali.

No, rivendico anch'io il diritto al pregiudizio. Verso Cota e soci: persone che usano la loro intelligenza e la loro capacità di linguaggio per raccogliere l'odio negli uomini ed eleggerlo a sistema.
Mi fanno schifo, pregiudizialmente.


venerdì, ottobre 03, 2008

"Io non sono razzista."

Estratti dal pacato ed equilibrato discorso del vicesindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, pronunciato a Venezia durante la festa della Lega Nord.

"Popolo della Legaaaa La Lega si è svegliataaaaaa!
Le mura di Roma stanno crollando sotto i colpi di maglio della Lega. La mia parola è rivoluzione. Questo è il vangelo secondo Gentilini, il decalogo del primo sindaco sceriffo.
Voglio la rivoluzione contro i clandestini. Voglio la rivoluzione contro i campi dei nomadi e degli zingari. Io ne ho distrutti due a Treviso, e adesso non ce n'è più neanche uno.
Voglio eliminare i bambini che vanno a rubare agli anzianiiiiii Se Maroni ha detto tolleranza zero, io voglio la tolleranza doppio zero. Voglio la rivoluzione contro le televisione i giornali che infangano la Lega. Prenderò dei turaccioli per ficcarli in bocca e su per il c... a quei giornalisti. Non li voglio più vedere... Voglio la rivoluzione contro le prostitute. Anche loro devono pagare le tasse. Tutti pagano le tasse e devono pagarle anche le prostitute. Voglio la rivoluzione contro quelli che vogliono aprire le moschee e i centri islamici. Qui comprese le gerarchie eclesiastiche, che dicono: lasciamoli pregare. Noooo! Vanno a pregare nei desertiiiii! Aprirò una fabbrica di tappeti per darglieli ma che vadano a pregare nel deserto. Bastaaaaaa Ho scritto anche al Papa: Islamici, che tornino nei loro paesi. Voglio la rivoluzione contro la magistratura. Ad applicare le leggi devono essere i giudici veneti.

Voglio la rivoluzione contro chi vuole dare la pensione agli anziani familiari delle badanti extracomunitarie. Sono denari nostriiiiii E io me li tengo. Questo è il vangelo di Gentilini: tutto a noi e se avanza qualcosa agli altri... Ma non avanzerà niente Voglio la rivoluzione contro i phone center i cui avventori si mettono a mangiare in piena notte e poi pisciano sui muri: che vadano a pisciare nelle loro moscheeeee Voglio la rivoluzione contro i veli e il burqa delle donne. Io voglio vedere le donne in viso, anche perché dietro il velo ci potrebbe essere un terrorista e avere un mitra in mezzo alle gambe. Che mostrino l'ombelico caso mai....

Ho scritto al presidente della Repubblica che bisogna dare un riconoscimento all'usciere di Ca' Rezzonico che ha vietato l'ingresso alla donna islamica. Io voglio la rivoluzione contro chi dice che devo mangiarmi la spazzatura di Napoli. Io la prendo e la macino e poi se la devono mangiare loro perché sono loro che l'hanno prodotta Io non lo tollero...Io voglio la rivoluzione contro chi vorrebbe dare il voto agli extracomunitari. Non voglio vedere neri, marroni o grigi che insegnano ai nostri bambini. Cosa insegneranno, la civiltà del deserto? Il voto spetta solo a noi. Ho bisogno del popolo leghista.

Queste sono le parole del vangelo secondo Gentilini. Ho bisogno di voi. Statemi vicini. Non voglio vedere questa gente che gira di giorno e di notte. Un abbraccio a tutti, viva la Lega".

Da un'intervista radiofonica a Gentilini, ascoltata questa mattina:
"Io non sono razzista. Lo sarei se dicessi di impiccare questo o fucilare quello."

PS: quando leggo parole che puzzano così intensamente di fogna mi chiedo sempre se sia giusto riportarle e - in fondo - dare ad esse ulterioriore evidenza. Ma poi spero che lo schifo che provo sia condiviso da qualcuno di voi, perchè da solo non riesco più a sopportarlo.