...si, perchè...sabato, dopo un sacco ed un sacco ed un sacco di ripensamenti, ho preso la mia prima tessera del PD.
Quindi può anche darsi che sia causa mia, la debacle in Sardegna, ma non mi sembrerebbe bello dimettermi dopo neppure mezza settimana.
O forse...o forse son causa mia le dimissioni di Veltroni: ha saputo che sono formalmente entrato nel partito, ha pensato a quanto sarebbe stata dura sopportare un simile rompiscatole e ha preso al balzo la scusa della sconfitta in Sardegna per defilarsi.
Scherzi a parte: dopo l'orribile settimana-Englaro, avevo ragionato sul fatto che restano aperte tutte le perplessità e le distanze che sento nei confronti di questo partito "liquido", senza identità, ma ho sentito il bisogno impellente di fare un gesto simbolico, costruttivo, di fiducia, rivolgendolo all'unico argine visibile e possibile (e cosciente che sia necessaria una visione globale della società, anche se incapace di elaborarla compiutamente), rispetto alla deriva totalitaria in corso.
Beh, non sono pentito di averlo fatto. Io considero le crisi, in generale, come il punto di inizio del rinnovamento: la fine del dramma, più che l'inizio. La presa d'atto che il modello applicato sino a quel punto è fallito, e che bisogna crearne uno nuovo per interpretare la realtà. Quando scoppiano le crisi, si è obbligati ad agire, non si cerca più di tenere insieme i pezzi, ma si riparte obbligatoriamente da capo.
Che poi dalla crisi si generi un'analisi sincera degli errori commessi, non sempre è garantito.
Che non si torni a ripetere gli stessi errori, tantomeno (la crisi della Sinistra Arcobaleno, non meno drammatica, non mi sembra per ora produrre frutti nuovi, pur con tutta la curiosità ed il rispetto per chi ci sta provando).
Ma è una opportunità. Inutile sarebbe usarla solo per crocifiggere Veltroni, visto che si è assunto in prima persona un compito improbo ed io lo considero sincero e onesto, nonostante l'insuccesso: ed io rispetto sempre profondamente chi si assume responsabilità, rispetto a chi critica senza farlo mai. Sua è la responsabilità della fumosa identità del partito, senza dubbio.
Ma io credo che, in questo momento, in questo paese, in queste condizioni di sfacelo morale ed etico, nemmeno Gesù Cristo avrebbe opportunità di essere ascoltato: in quanto amico degli ultimi, dell'onesta e della giustizia, verrebbe fatto a pezzi dalle televisioni nel giro di due settimane. La verità oggettiva (che so, il fatto che la sentenza contro Mills dica che l'avvocato è stato corrotto per testimoniare il falso a favore di Berlusconi), ed il buon senso, non sembrano più bastare per scalfire il sarcofago di menzogna e di cattiveria con cui il potere ha soffocato il paese.
Inutile dire "se Veltroni avesse detto, fatto...". Non lo sappiamo.
Quel che so è che ci troviamo di fronte ad una situazione in cui l'immoralità è dilagante, non solo tollerata, ma condivisa, apprezzata, appoggiata con il voto.
Quel che una volta era la quota fisiologica di schifezza umana, per cui una parte della popolazione era corrotta, mafiosa, marcia dentro, sembra essersi fatta maggioranza (se non attiva, passiva nel tollerare, non guardare, non occuparsene): e allora stanno saltando le regole, i valori, e si sta mettendo in pericolo la stessa convivenza civile.
Avviene dunque, come scrive Angela con una immagine azzeccata, che si debba aver paura più del gregge che del lupo.
E allora è urgente ed importante, in questo momento raccogliere i pezzi (del PD, della sinistra, del cattolicesimo di valore: delle persone perbene), tentare di ripulirli ed incollarli insieme, per ricostruire dal basso - in piccole laboriose reti di persone che si collegano, si uniscono, si parlano, agiscono (e qui penso con affetto alla Compagnia di Collevecchio, esempio perfetto di quel che si può fare) - quel che ci hanno rubato e ci stanno rubando .
Opera da compiere con infinita pazienza, perchè le nostre verità non valgono un accidente se non riusciamo a condividerle ed a farle capire. Se non riescono a far breccia nella menzogna e nel rumore in cui hanno incartato i cervelli delle persone.
Quindi può anche darsi che sia causa mia, la debacle in Sardegna, ma non mi sembrerebbe bello dimettermi dopo neppure mezza settimana.
O forse...o forse son causa mia le dimissioni di Veltroni: ha saputo che sono formalmente entrato nel partito, ha pensato a quanto sarebbe stata dura sopportare un simile rompiscatole e ha preso al balzo la scusa della sconfitta in Sardegna per defilarsi.
Scherzi a parte: dopo l'orribile settimana-Englaro, avevo ragionato sul fatto che restano aperte tutte le perplessità e le distanze che sento nei confronti di questo partito "liquido", senza identità, ma ho sentito il bisogno impellente di fare un gesto simbolico, costruttivo, di fiducia, rivolgendolo all'unico argine visibile e possibile (e cosciente che sia necessaria una visione globale della società, anche se incapace di elaborarla compiutamente), rispetto alla deriva totalitaria in corso.
Beh, non sono pentito di averlo fatto. Io considero le crisi, in generale, come il punto di inizio del rinnovamento: la fine del dramma, più che l'inizio. La presa d'atto che il modello applicato sino a quel punto è fallito, e che bisogna crearne uno nuovo per interpretare la realtà. Quando scoppiano le crisi, si è obbligati ad agire, non si cerca più di tenere insieme i pezzi, ma si riparte obbligatoriamente da capo.
Che poi dalla crisi si generi un'analisi sincera degli errori commessi, non sempre è garantito.
Che non si torni a ripetere gli stessi errori, tantomeno (la crisi della Sinistra Arcobaleno, non meno drammatica, non mi sembra per ora produrre frutti nuovi, pur con tutta la curiosità ed il rispetto per chi ci sta provando).
Ma è una opportunità. Inutile sarebbe usarla solo per crocifiggere Veltroni, visto che si è assunto in prima persona un compito improbo ed io lo considero sincero e onesto, nonostante l'insuccesso: ed io rispetto sempre profondamente chi si assume responsabilità, rispetto a chi critica senza farlo mai. Sua è la responsabilità della fumosa identità del partito, senza dubbio.
Ma io credo che, in questo momento, in questo paese, in queste condizioni di sfacelo morale ed etico, nemmeno Gesù Cristo avrebbe opportunità di essere ascoltato: in quanto amico degli ultimi, dell'onesta e della giustizia, verrebbe fatto a pezzi dalle televisioni nel giro di due settimane. La verità oggettiva (che so, il fatto che la sentenza contro Mills dica che l'avvocato è stato corrotto per testimoniare il falso a favore di Berlusconi), ed il buon senso, non sembrano più bastare per scalfire il sarcofago di menzogna e di cattiveria con cui il potere ha soffocato il paese.
Inutile dire "se Veltroni avesse detto, fatto...". Non lo sappiamo.
Quel che so è che ci troviamo di fronte ad una situazione in cui l'immoralità è dilagante, non solo tollerata, ma condivisa, apprezzata, appoggiata con il voto.
Quel che una volta era la quota fisiologica di schifezza umana, per cui una parte della popolazione era corrotta, mafiosa, marcia dentro, sembra essersi fatta maggioranza (se non attiva, passiva nel tollerare, non guardare, non occuparsene): e allora stanno saltando le regole, i valori, e si sta mettendo in pericolo la stessa convivenza civile.
Avviene dunque, come scrive Angela con una immagine azzeccata, che si debba aver paura più del gregge che del lupo.
E allora è urgente ed importante, in questo momento raccogliere i pezzi (del PD, della sinistra, del cattolicesimo di valore: delle persone perbene), tentare di ripulirli ed incollarli insieme, per ricostruire dal basso - in piccole laboriose reti di persone che si collegano, si uniscono, si parlano, agiscono (e qui penso con affetto alla Compagnia di Collevecchio, esempio perfetto di quel che si può fare) - quel che ci hanno rubato e ci stanno rubando .
Opera da compiere con infinita pazienza, perchè le nostre verità non valgono un accidente se non riusciamo a condividerle ed a farle capire. Se non riescono a far breccia nella menzogna e nel rumore in cui hanno incartato i cervelli delle persone.