venerdì, dicembre 05, 2014

Le feste comandate e il nostro tempo futuro

Da tempo mi interrogo su quanto la modernità propugnata da Renzi sia, in fondo, qualcosa di vecchio; che passa per la cancellazione dei diritti e il mantenimento della spropositata disuguaglianza tra le persone, accettata come un fatto deterministico, e porta sostanzialmente alla creazione di una nuova classe sociale di schiavi, seppur dotati di iphone e connessione veloce 24h.
E poi, a conferma di quanto sopra, penso che lunedì prossimo, l'8 dicembre, una grande parte del paese si ferma per festeggiare questo ardito dogma cattolico:

« Perciò, dopo aver presentato senza interruzione, nell'umiltà e nel digiuno, le Nostre personali preghiere e quelle pubbliche della Chiesa, a Dio Padre per mezzo del suo Figlio, perché si degnasse di dirigere e di confermare la Nostra mente con la virtù dello Spirito Santo; dopo aver implorato l'assistenza dell'intera Corte celeste e dopo aver invocato con gemiti lo Spirito Paraclito; per sua divina ispirazione, ad onore della santa, ed indivisibile Trinità, a decoro e ornamento della Vergine Madre di Dio, ad esaltazione della Fede cattolica e ad incremento della Religione cristiana, con l'autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certa ed immutabile per tutti i fedeli. »

Dunque, stiamo a casa per festeggiare il fatto che una ragazzina palestinese, duemila anni fa, è nata, per una decisione del Creatore, senza il peccato originale. Così dicono, appunto, gli interpreti terrestri del Creatore.

Insomma, un tema su cui una persona normale, nel XXI secolo, se non è un teologo, potrebbe argomentare con autentico imbarazzo.

Il mito di Maria è stato, nei secoli,  raccontato splendidamente, con una tale profondità di dettagli e di particolari intelligenti e profondi da renderlo stupefacente. E poi, ha generato opere bellissime ed ispirate in ogni campo dell'arte.



Quindi, un mito che produce cose così belle, in chi ci crede profondamente, può essere anche considerato positivo (ecco, speriamo che nessuno abbia mai fatto del male a qualcun altro "nel nome di Maria". Non lo so e non mi interessa saperlo.)

Però, sinceramente, penso che ormai sarebbe il caso di considerare che quello (come molti altri) non è più un mito collettivo, e quindi non ha forse più senso costringere l'intera popolazione italiana a "festeggiarlo".

Il che non vuol dire assolutamente "proibirlo", sia chiaro, nè tantomeno abolirlo. Ma rendiamo libero questo giorno di festa. I cattolici continueranno a festeggiarlo serenamente, ma credo che non si offenderanno se gli altri cittadini volessero ignorare questo mito e festeggiare qualcos'altro in un altro giorno a propria scelta.

Voi mi obietterete: ma il 25 aprile e il 1° maggio? Quelli non sono miti, semplicemente diversi rispetto all'8 dicembre?

Potrei rispondervi che quello dell'Immacolata Concezione è un dogma, mentre il 25 aprile ed il 1° maggio sono giornate simboliche legate a situazioni che mi appaiono più "reali".

Ma accetto la sfida e dico: si, penso che anche il 25 aprile ed il 1° maggio, così come le feste cattoliche,  non siano più miti collettivi e fondanti del nostro stare insieme. (Forse non esiste nemmeno più, il nostro stare insieme a livello di nazione).
Noi che attribuiamo ancora un valore a queste date dovremmo essere liberi di continuare a festeggiarle, e credo che anche le istituzioni di questo paese dovrebbero dar loro valore, ma non possiamo mica obbligare tutti a festeggiare qualcosa in cui non credono.

Ecco, il "mercato" ha ripensato a questo prima della politica, annullando gli spazi collettivi di riposo partendo dalla domenica e giungendo alle feste collettive: puoi comprare qualsiasi cosa quando vuoi, anche se è festa, ed il lavoro va a coprire non più i soli servizi essenziali (sanità, trasporti...) ma qualsiasi desiderio consumistico non essenziale.

La politica, ipocrita, fa come sempre  finta di nulla: lascia che chi ha la sfortuna di lavorare nella grande distribuzione, per dire, non possa più disporre liberamente dei riposi collettivi, e mantiene le altre "feste" per inerzia ed abitudine, senza preoccuparsi che siano "per tutti".

Anche la domenica di riposo è un mito cattolico, poi estesosi alle rivendicazioni operaie per una vita di relazioni sociali più ricca ed umana.
Ma ora la tecnologia e la scomparsa progressiva del lavoro, e la sua scomposizione e ricomposizione in ambiti che rendono l'8_ore_per_5_giorni sempre più un ricordo del passato, dovranno prima o poi obbligarci a ripensare tutto ciò che davamo per scontato, incluso il modo in cui abbiamo sempre usato il nostro tempo.

Prima che, al nostro posto, lo facciano sempre quelli che interpretano la flessibilità come sinonimo di schiavitù.