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mercoledì, novembre 09, 2011

La salma e Bartleby

La notizia che in un futuro (nemmeno troppo prossimo...ci sono ancora un sacco di cose da sistemare...processi, linee ereditarie...) si provvederà alla rimozione della salma che ancora si aggira per i corridoi di Palazzo Chigi, potrebbe sembrare positiva, a prima vista.
Diciamo che togliere quell'ingombro dalla nostra vita, questo macigno di cui (coscientemente o no) ci si è fatti scudo fino ad ora, può dare almeno la speranza che da domani l'orizzonte libero ci obblighi a parlare di altre cose: ad esempio della nostra vita, o del tema del futuro della stessa.
Elezioni? Governo Tecnico? Non mi appassiona il tema, nè la discussione al riguardo.
Se il progetto per il futuro di questo paese è quello scritto dalla BCE nella sua famosa lettera, tanto vale che resti il macigno: tra frizzi, lazzi, bugie, scorregge e dita nel naso, il suo immobilismo perlomeno rallenta l'avvento della macelleria sociale (che è già iniziata nel 2008 grazie a Tremonti, ad onor del vero, ma ora ci chiedono che tra i corpi emaciati scorra davvero il sangue).

Se il domani è la legge di stabilità imposta dall'Europa, io penso che il PD possa anche evitare di presentarsi alle elezioni.
Se ha condiviso il percorso neoliberista che il Paese ha compiuto negli ultimi anni, perchè accontentarsi di una fotocopia ora che c'è da pagare il prezzo più duro, quando l'originale dovrà finalmente assumersi tutte le responsabilità delle conseguenze di questo percorso?
E se questo percorso non lo condivide, se la lettera della BCE viene considerata da rispedire al mittente, ma "il senso di responsabilità" impone che la si applichi anche se non la si condivide, per quale motivo farlo?
Imporranno che le aziende chiedano scusa prima dei licenziamenti collettivi, o salveranno qualcosina della sanità e della scuola pubblica, o qualche monumento e qualche spiaggia?
Tanto il giudizio finale sarà sempre lo stesso: ed il "senso di responsabilità" servirà solo a dimostrare che il centrosinistra non può fare nulla di meglio di quelli che c'erano prima, e servirà solo a cancellare per altri decenni la speranza che si possa immaginare una società diversa.
Se il 1989 ha sancito la fine del sogno del comunismo, irrancidito in un incubo totalitario fatto di oppressione, stupidità e filo spinato, questi anni hanno dimostrato la inarrestabile putrefazione del capitalismo, che viene tenuto in vita più o meno come accadde al caudillo spagnolo Francisco Franco.

Lasci dunque perdere, il PD, se non ha di meglio da offrire che lo stesso menu' che abbiamo già letto e assaggiato; se ritiene di non avere corresponsabilità, non si faccia fregare dal "senso di responsabilità".
Dica coraggiosamente, come Bartleby lo scrivano, "Preferirei di no"; eviti di presentare liste ed inviti a votare PDL: è giusto che il lavoro lo finisca chi lo ha iniziato.
Usiamo almeno quel che resta degli strumenti della democrazia per fottere chi ci vuole male: e ricordiamoci che l'Europa  ha deciso che la democrazia non ha diritti rispetto alle sue scelte, facendo ritirare a Papandreu il referendum deciso sulle misure economiche.
Chi ci ha portato fino a qui, fino a questo punto, ci porti anche fuori.

E se non ce la fa, se non è in grado...eh, sono i rischi della vita:  si goda i dovuti forconi.





venerdì, ottobre 09, 2009

Contro il SUO concetto di popolo


Come dicemmo su queste colonne qualche tempo fa, tutto quello che il nostro Re Merda tocca si corrompe inesorabilmente in qualcosa di disgustoso e squallido, e questo processo devastante è visibile soprattutto con il linguaggio.

Questa triste sorte sta toccando da tempo, ma con maggiore intensità in questi giorni di tregenda, ai vocaboli “popolo” e “popolare”.

Parole splendide, evocative di concetti positivi e belli: per decenni associabili visivamente al “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo, ad un’idea di forza e e bellezza collettiva, di giustizia e diritti.

Poi, è arrivato costui, con quell’altro compare fissato con la Padania.

E pian piano il concetto di popolo si sta degradando.

Alla donna fiera con il bimbo in braccio, all’avanzare possente, orgoglioso e deciso della classe operaia, contadina ed artigiana, si sta sostituendo l’immagine di un cafone che vegeta davanti alla televisione, incapace di affrontare la comprensione di un testo di dieci righe, pieno di paure e di rancori verso chi non vive nel suo recinto, miserabile nel suo desiderio di esser furbo, di fregare la legge ed il prossimo con piccole ignobili violazioni, dal parcheggio in seconda fila al rialzo abusivo di un piano, al sorpasso in coda.

Un popolo ben rappresentato dalle sparate di Brunetta: rancoroso e viscerale verso chi è intelligente, colto, istruito, educato…un popolo bue e volgare, che ha sostituito il proprio desiderio di evolvere civilmente con l’orgoglio di un sé servile, squallido ed immobile, che si fa strada sgomitando e fregando.

Quando il triste personaggio dalla faccia pittata dice “non me ne vado perché il potere me l’ha dato il popolo”, dice contemporaneamente una grande vaccata ed una grande verità.

La grande vaccata sta nella considerazione che se un leader eletto si rivela nel tempo bugiardo e corrotto, criminale ed assassino, non è che il popolo sia necessariamente obbligato a tenerselo fino alla fine dei giorni previsti: può anche buttarlo a mare prima, e questa cosa sta benissimo nel recinto delle cose logiche.

La grande verità, purtroppo, sta nel fatto che davvero questo suo popolo sapeva benissimo chi stava votando: perché nel 2008 ormai era chiarissimo e noto a tutti su cosa si è costruita la fortuna del personaggio, non c’era nulla che non si sapesse già, e la realtà fattuale era disponibile a chiunque avesse voglia di informarsi.

Il popolo, dunque - il SUO popolo - è colpevole.

E mi vien da dire che davvero la democrazia, in presenza di armi letali di rincoglionimento di massa – qual è la televisione in mano al berlusconismo -, andrebbe sospesa, o almeno selezionata.

Così come si prende la patente per guidare, io asserisco che oggi diventa necessario avere una patente per votare.

Dobbiamo consentire che a farlo siano solo i cittadini consapevoli, e non le masse ed il “popolo” che ha perso ogni nozione di diritti e di doveri, individuali e collettivi.

A scuola di Costituzione, dunque: per capire perché sono necessarie e doverose la presenza, l’autonomia e l’indipendenza dei tre poteri dello stato. Per capire cosa siamo e cosa dovremmo essere. Per studiare cos’è una nazione, e cosa vuol dire farne parte. Per raccontare che il bene comune non è quella cosa che si può impunemente distruggere, rubare, sfregiare.

Quel che un tempo si chiamava “educazione civica”, ed era semplicemente impartita nelle famiglie.

Con un esame da ripetersi ogni cinque anni, e necessario per avere il diritto di votare.

La situazione è troppo grave e deteriorata per consentire ancora che la democrazia venga usata - da chi la disprezza - attraverso un popolo che ha perso coscienza di sé (e, con le pezze al culo, riesce ad identificarsi con un miliardario che parla di popolo…il che dà la misura di come il linguaggio sia diventato incongruo e schizofrenico).