giovedì, marzo 31, 2011

Povera gente


Lo spettacolo di Paolo Rossi e della Compagnia di Teatro Popolare è tratto da "El nost Milan" di Carlo Bertolazzi.

Riporto alcune note tratte dal sito rivoltaonline.it
"...Carlo Bertolazzi nasce a Rivolta d'Adda, in una casa sita in fondo alla via che oggi porta il suo nome, nel 1870. Giornalista e critico teatrale del "Guerin Meschino" e del quotidiano "Sera", di estrazione borghese, per un certo periodo esercita l'attività forense, per dedicarsi in seguito a quella notarile. Bertolazzi è autore di numerose commedie dialettali di stampo verista, nelle quali anticipa un modo moderno di fare teatro e pone l'accento, insistendovi, su temi sociali di ampio respiro. L'ambientazione nel mondo dei meno abbienti della Milano di fine Ottocento ha quale conseguenza logica la scelta linguistica del vernacolo milanese. Sarà proprio nel teatro in dialetto che Bertolazzi darà il meglio di sè, mentre i successivi tentativi in lingua risulteranno sbiaditi e di maniera. Domina nei suoi drammi la coralità ed epicità della rappresentazione, nella quale si inseriscono varie vicende individuali: in questo senso e per questo motivo Strehler ed il Piccolo Teatro ne sono gli interpreti più attenti. Il suo esordio come autore avviene con il dramma "Mamma Teresa" nel 1888; segue "La trilogia di Gilda" l'anno dopo e "La lezione per domani" del 1890. La sua opera più importante, “El nost Milan", divisa in due parti ("La povera gent" e "I sciori"), ha le sue prime rappresentazioni rispettivamente nel 1893 e nel 1895. Conosciuta ancor'oggi in tutto il mondo teatrale, questa commedia viene rappresentata dal Piccolo Teatro di Milano nel 1955, nel 1963 e nel 1980. Di queste rappresentazioni, Giorgio Strehler scrive: «Un tentativo di ridare voce alla cultura e al sentimento di una città».
(...)
Muore a Milano nel 1916."

La storia è ambientata a Milano tra barboni e malavitosi, e parlata in un milanese imbastardito a sufficienza per farlo comprendere (d'altra parte, dice Rossi, "Milanesi ghe n'è pù, si son sposati tutti con i cinesi: e i cinesi son gli unici a parlare il milanese, ormai. Ci sono cinesi in sala? Qualcuno? No? Bene, allora nessuno contesterà il milanese che parleremo durante lo spettacolo...":-))
Non mancano i riferimenti all'attualità, sufficientemente lievi da risultare simpatici e non invasivi rispetto allo spettacolo-canovaccio.
Molta improvvisazione, come è usuale in Rossi, ma anche solido mestiere.
Poi c'è questa grande attrice (e autrice dello spettacolo, ed inventrice di questo grammelot milanese spagnoleggiante) che si chiama Carolina De La Calle Casanova, bravissima, strepitosa ed inquietante nella parte di Marylin, una povera donna sciatta, che ha perso un marito ed un occhio ed ora è succube del malavitoso El Togasso: parla solo dialetto, dice "Porco Digheeeelll" ogni due per tre, confessa la sua ignoranza e semplicità da barbona ma ogni tanto si lascia andare a considerazioni sulla vita di una profondità sconvolgente...

Alla fine, applausi a scena aperta a tutta la compagnia!
A maggio lo spettacolo verrà riproposto al Piccolo di Milano, dove lo rappresentò Strehler negli anni '50...

Povera Gente

teatro carignano, TORINO

dal 22/03/2011 al 03/04/2011

testo e drammaturgia Carolina De La Calle Casanova
con Paolo Rossi
e
Carolina De La Calle Casanova, Paolo Faroni, Marco Ripoldi, Valentina Scuderi,
musiche dal vivo Emanuele dell’Aquila
scenografie realizzate da Gian Luca Albertin, Chiara Arsini e Olivia Fercioni – Accademia di Belle Arti di Brera
regia Paolo Rossi

La maledizione di Alex Drastico...

..che colpisce da sempre questo Governo, in questi ultimi giorni sta picchiando duro!
"...farti sordo, muto, ma non per sempre, minchia! Che la voce ti venga sporadicamente e per pochi secondi nei quali tu spari delle cazzate immani..."

Millecinquecento euro a tutti i migranti tunisini che accettano di tornare a casa.
Bisognerebbe allestire una tendopoli in Val Padana.
Mi sono attaccato ad Internet, l'altra notte, ed ho comprato una casa in un posto bellissimo. Per meno di due milioni di euro. Ora sono lampedusano anch'io.
Una nave sarà sempre disponibile al largo di Lampedusa per portare via chi è sbarcato.
Proporrò l'isola per il premio Nobel per la Pace.
Basterebbe diramare il seguente comunicato: "al fine di prevenire squilibri demografici e prevedibili reati sessuali, le Autorita' italiane, nei luoghi degli sbarchi, hanno allestito presidi sanitari, per l'immediata castrazione chimica dei migranti".
Foera d'i ball.
In 48-60 ore Lampedusa sarà abitata solo dai lampedusani.
Ma vaffanculo! (gestuale).
Il Governo concederà a Lampedusa una moratoria fiscale, previdenziale e bancaria per un anno.
Abbiamo incaricato Rai e Mediaset di produrre servizi in tv per promuovere Lampedusa.
Ve ne dico una variopinta: abbiamo comprato pescherecci affinché non possano essere utilizzati per le traversate. Così quando sarò fuori dalla politica li userò io per mettere in piedi un'attività per il pesce fresco.
Suggerisco al sindaco di dotare l'isola di un po' più di colore e di verde.
Ho notato anche un degrado del verde, mi impegno per un piano del verde e di rimboschimento della vostra isola.
(Barzelletta) Durante un'indagine si chiede ad un campione di donne se vogliano fare l'amore con Berlusconi. Il 30% risponde 'Magari...', l'altro 70%, 'Di nuovo?"
Su quest'isola ritengo indispensabile un campo di golf. Ma anche un casinò: lo ritengo una mossa utile allo sviluppo del turismo sull'isola.


lunedì, marzo 21, 2011

Non poteva durare

Tre giorni in cui mi sono sentito italiano...e poi la GUERRA.
Dai fuochi d'artificio ai bombardamenti.
Incomprensibile.
Raccontano che serve a difendere i civili, e poi bombardano Tripoli.
Raccontano che si tratta di una no-fly zone, ed invece intervengono in una guerra civile schierandosi con una parte, contro l'altra.
Nessuno ci ha ancora spiegato chi siano "i ribelli", chi li armi: i nostri governanti dicono di conoscerli, di averli già riconosciuti. Di più non è dato sapere: c'è il cattivo, ci sono i buoni. Basta così, si apran le danze e le pance dei bombardieri.

Il Presidente Napolitano dice che "non siamo in guerra". Forse l'intenzione non era quella, ma in guerra ci siamo eccome. Pessimo modo per festeggiare il 150°.

In Parlamento, quasi tutti d'accordo tranne la Lega. Possibile che non si trovino altri che possano rappresentare i miei dubbi? Cos'è, il tricolore richiama sentimenti interventisti a cui è impossibile opporsi?

Non c'è nulla da fare. Fuorchè ammainare tristemente il tricolore.

venerdì, marzo 18, 2011

Torino, diciassettemarzoduemilaundici



Eravamo in duecentomila, nella notte tricolore di Torino, sotto la pioggia battente.
Quel fiume umano ed immenso, che sciamava con entusiasmo e gioia verso piazza Vittorio Veneto, aveva l'energia di una esondazione: travolgeva la città, la fertilizzava di suoni e risate, dissetava le piazze inaridite.
La miseria umana della Lega, annullata da questa potenza popolare, defluiva calpestata nei tombini, verso le fogne: inconsistente, inutile, scema, stonata. Nulla più che piscio di cane.

Questa passione, questa voglia di esserci, di affermare una appartenenza oltre lo schifo in cui il paese versa, è qualcosa di straordinario e bellissimo.

Non so quanto duri, ma non importa: c'è, è reale, vera, palpabile.
Quando, dopo i fuochi d'artificio - quando era l'una e la notte ancor giovane- la fanfara degli alpini ha intonato l'inno di Mameli, ci siamo messi in decine di migliaia a cantarlo a squarciagola, il viso rigato da una pioggia incessante: e la piazza ha tremato, e la città ha tremato, ed i topi son scappati, a nascondersi nelle loro tane.

E poi abbiamo di nuovo affollate le vie e le piazze, e la metro, fino a tarda notte.

Oggi è arrivato il Presidente Napolitano: accolto da affetto sincero e popolare.

Il presidente Cota, ieri, non è andato all'alzabandiera: perchè "aveva da lavorare", il reggiposacenere.
Oggi è riuscito persino, al Regio, a suscitate il brusio in una platea di vip: non è riuscito ad evitare di dire che "qualcuno usa questa festa per strumentalizzarla": probabilmente a casa non ha nemmeno uno specchio.
Mentre il Presidente Napolitano veniva applaudito, andando ad inaugurare il rinnovato Museo del Risorgimento, il presidente Cota si recava là di soppiatto, strisciando contro i muri: ma l'abbiamo visto, ahilui, e gli abbiam detto le sue.

(Con i leghisti, ormai, è necessario esser leghisti: se non vi sentite italiani, allora - in quanto "padani" - siete extracomunitari: secondo le vostre stesse logiche, dovete AN-DAR-VE-NE da questo paese!)

lunedì, marzo 14, 2011

Pillole radioattive

Le 52 centrali nucleari giapponesi sono in genere decisamente vecchie. Quella di Fukushima I è dotata di un reattore di seconda generazione, ha più di 40 anni. Oltre ad essere uno dei più grandi, è anche uno degli impianti più vecchi del mondo. Si dice che da noi il problema non ci sarà, perchè costruiremo centrali "moderne", di terza generazione (anzi, III+).
Si, certo: ma quarant'anni dopo la costruzione, che ne sarà di esse?

Il nuovo programma nucleare italiano (avviato con l’approvazione della legge 99 del 23 luglio 2009 riguardante “Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e con il relativo Decreto attuativo dell’art. 25 della medesima legge approvato nel 2010), prevede la messa in rete della prima centrale nucleare di III generazione all’orizzonte del 2020. (fonte: Enea).

Io pavento: i nostri discendenti si troveranno, nel 2060, alle prese con 10 centrali vetuste, che - temo - verranno forzatamente tenute aperte poichè nessuno, OGGI, affronterà il tema della dismissione e delle scorie, tema che verrà lasciato in eredità alle generazioni future (il ciclo di vita di una centrale nucleare è oggi valutato in circa 30 anni. Tra il 2020 ed il 2040 è possibile che venga resa disponibile la cosiddetta tecnologia nucleare di quarta generazione).

Credo che in questo paese, oggi, non ci siano NEMMENO LE CONDIZIONI per aprire un dibattito sul nucleare. Una classe dirigente corrotta, sospetta di collusione con le mafie, platealmente bugiarda, è sostanzialmente priva di affidabilità e di credibilità. Con gente del genere, impossibile pensare di ragionare sul futuro del paese, tantomeno sull'uso di una tecnologia intrinsecamente pericolosa. Persino i governi dei paesi normali raccontano balle sul nucleare, figuratevi il nostro.

Ricordo che negli anni '80, quando era attiva la centrale nucleare di Caorso, le misure di sicurezza erano copiate da quelle americane (i piani erano simili a quelli delle centrale di Three Mile Island, che ebbe un grave incidente nel 1979). Peccato che i raggi delle aree previste per le evacuazioni fossero stati ridotti di un fattore 10. I 30 km dei piani statunitensi erano stati ridotti a 3. Perchè? Beh, semplice: con i piani di sicurezza americani, in caso di incidente si sarebbero dovute evacuare entrambe le città di Piacenza e Cremona, che distano in linea d'aria una ventina di km dalla centrale. E dove le mettiamo 200.000 persone e passa? Impossibile.
E allora, dividiamo per 10. Questo è il modo serio in cui si affronta l'emergenza in Italia.

Uhm, la cosa fece scuola anche in altri campi: nel 1986 il Ministro della Sanità Donat Cattin moltiplicò per 10 il limite concentrazione di atrazina (un erbicida cancerogeno) ammesso nell'acqua potabile. L'ordinanza fu prorogata per tre anni, fino a quando le aziende si decisero ad eliminare l'atrazina dai diserbanti.

Ah, Donat Cattin...son giusto passati vent'anni dalla sua morte. Un grande democristiano di sinistra, davvero, di spessore. Partigiano e sindacalista, fu sempre vicino al mondo del lavoro e fu padre, con Gino Giugni, dello "Statuto dei Lavoratori". Quando il figlio Marco fu arrestato come appartenente a Prima Linea, lasciò la politica per 5 anni.
Come tutti coloro che fanno, sbagliò molto, e - visto il suo carattere deciso - sempre in modo molto clamoroso. Atrazina a parte, fecero scandalo la frase "L'AIDS ce l'ha chi se la va a cercare", e la sua posizione contro l'uso del preservativo in piena fase di diffusione del virus.

Fu sempre Donat Cattin, come Ministro dell'Industria, a varare il Piano Energetico Nazionale che, nel 1975, prevedeva la costruzione di 20 centrali nucleari da 1000 MW: il piano fu poi ridotto a 6 impianti, e ne furono effettivamente costruiti solo due (Caorso, 860 MW e Trino Vercellese, 260 MW), che si aggiunsero ai preesistenti di Latina e Garigliano. (Fonte: Aspo Italia).

giovedì, marzo 10, 2011

Una carta d'identificazione per i razzisti del Piemonte

di MARCO STRABUZZO

Una carta di identificazione, una "Piciu Card" per tutti i razzisti che transitano per la nostra regione che, dopo tre mesi di permanenza in Piemonte verranno posti di fronte alla scelta: o rinunciare al razzismo o andarsene. E incentivi economici, per favorire il rimpatrio dei deficienti. Sono due delle principali misure della proposta di legge che il Popolo Stufo di Questi Imbecilli si appresta a presentare in Consiglio regionale e che ha come obiettivo il contrasto all’idiozia nei territori del Piemonte. Primo firmatario della legge è Gianni Videtesto che ieri l’ha illustrata nel corso di un sopralluogo in alcune sezioni della Lega Nord e del PDL della periferia torinese.

"Le condizioni di vita in cui versano i razzisti e i problemi sociali che essi creano richiedono un intervento normativo che definisca linee di azione più adeguate " spiega Videtesto. Per questo il consigliere PSDQI propone alcune norme piuttosto dure, destinate a suscitare polemiche: ogni razzista dovrà essere identificato e potrà rimanere in un appartamento non più di tre mesi, oltre i quali bisognerà scegliere tra intelligenza o stupidità. E quindi in questo secondo caso, migrare in un'altra regione.

All’arrivo in Piemonte poi a ciascun razzista verrà consegnata una card di identificazione. E verranno ammessi solo quelli con documento di identità valido e senza condanne passate in giudicato. Chi, dopo 90 giorni di permanenza, non si sarà fatto furbo sarà, in base a una direttiva europea, immediatamente allontanato. Ogni razzista dovrà pagare al Comune in cui sosterà una quota giornaliera per la difesa dall’idiozia, che sarà assegnata nel bilancio comunale alla voce cultura. Ogni luogo di concentramento dei razzisti verrà sorvegliato da un nucleo di polizia dedicato e sarà istituito un Commissario regionale per la tutela dal razzismo e il contrasto all’imbecillismo, con il compito di monitorare la presenza razzista, identificare e segnalare irregolarità o situazioni di abusivismo e definire azioni di inserimento sociale dei razzisti. Infine saranno stanziati incentivi economici per il rimpatrio che stimolino i razzisti (anche privi di mezzi) a tornare in patria o ad andare comunque in altri territori.

"Sono norme indispensabili — dice Videtesto — per superare l’attuale emergenza razzista, causata da anni di miopia politica e che oggi porta a fenomeni di illegalità, insicurezza ma anche scontri e disagi sociali. È necessario ora affrontare il problema razzismo con misure strutturate e complesse che non risolvano la questione solo in modo momentaneo. È infatti evidente che di fronte a persone che ragionano, usano la testa e rispettano le regole, e hanno gli stessi diritti e doveri dei cittadini piemontesi non solo venga favorita l’inclusione sociale ma anche si vadano ad abbattere tutte quelle condizioni degradanti in cui oggi vivono i razzisti".

Ohhh...scusate, non ho saputo resistere. Purtroppo la notizia (vera e lurida) è questa qui (grazie a Daniele Sensi per averla segnalata).

lunedì, marzo 07, 2011

Domandina...

Ma come farà, la Lega, a sostenere come candidato alla carica di sindaco di Torino uno che si chiama COPPOLA?

(Qui sotto, la distribuzione del cognome Coppola in Padania e in Italia...)

Ciao Alberto!

Alberto (Granado) se ne è andato, anche lui. Nel sonno, dolcemente, a L'Avana.
Le sue ceneri, su sua richiesta, verranno sparse tra Cile, Perù e Venezuela, paesi percorsi nel famoso viaggio con il Che (iniziato sulla mitica Poderosa, che ben presto abbandonò i due per consegnarsi alla leggenda).
Per ricordarlo, riporto qui un pezzo di un post che scrissi un po' di tempo fa, quando ebbi la fortuna di ascoltare Granado dal vivo (che da Torino e dalle mie parti ci passava ancora spesso e volentieri, negli ultimi anni...)

(26 ottobre 2009)
E' un omino che ha superato abbondantemente gli ottanta (L. lo chiama "il nonno"), simpatico e consumato dal tempo (ed il suo tempo è stato molto più ricco del nostro...): è piccino, fa tenerezza.

Guardandolo, viene istintivo pensare: ma come sarebbe oggi il Che, se fosse ancora vivo?
Sarebbe un simpatico e lucido vecchietto alla Granado od alla Pertini, o continuerebbe a raccontare ai nipoti sempre lo stesso episodio di guerriglia, ormai obnubilato dal tempo?
Per fortuna il destino e la storia ci consentono di eludere la domanda...
Parte l'intervista (condotta da un giornalista di Repubblica) e la platea, che riempie la grande sala, si commuove ovviamente quando Granado, con semplicità, parla "dell'amico Ernesto", del socialismo, dell'uomo al centro dell'azione, del Che come essere umano in carne ed ossa, nè icona nè eroe, ma uomo che semplicemente faceva quel che pensava fosse giusto.
Racconta delle visite del Che a Santiago de Cuba, dove Granado dirigeva il centro di formazione per i medici cubani dopo la rivoluzione.
Narra aneddoti di quel viaggio avventuroso, racconta l'entusiasmo del Che conosciuto quando Granado aveva vent'anni e Guevara 14, dice che il viaggio, la rivoluzione ed il Che sono interconnessi, non ci sarebbero forse stati gli ultimi due senza il primo, in cui Guevara costrui la sua visione rivoluzionaria.
La conferenza dura quasi un'ora, nonostante l'età Granado è arzillo ed incontenibile, mette spesso in crisi la traduttrice perchè "ha troppe cose da dire ma poco è il tempo rimasto", e noi applaudiamo, lo sentiamo vicino, semplice ma grande.
Ci accoglie dicendo "grazie per essere venuti a sentire un vecchietto", ci lascia dicendo "ricordate che bisogna sempre percorrere la via del socialismo, e imparare a dire NOI invece di IO".

Ho la fortuna di appartarmi con il grande Alberto dopo la conferenza, mentre giovani e leggiadre fanciulle si recano a rendergli omaggio (e lui apprezza, sornione, persino quando i ruoli si rovesciano ed è lui che riceve il baciamano...).
Una ragazza romena, esplosiva per fisicità e comunicazione, gli chiede di parlare dell'amore. Granado è stanco ma non si ritrae e filosofeggia: "L'amore è pace, non può esistere senza la pace"; la ragazza gli regala una poesia.

martedì, marzo 01, 2011

(Miserrimi) deliri istituzionali

Il disprezzo per le istituzioni, manifestato quotidianamente dal Satrapo Contumace, si diffonde come un cancro, e raggiunge luoghi ameni e (si pensava) protetti dal contagio.

Ecco, ad esempio, cosa è accaduto nel piccolo comune della provincia di Torino in cui abito (1700 anime ai piedi della collina).

Un bel giorno di settembre dell'anno scorso, l'anziano rappresentante di una associazione locale scrive al sindaco una lettera di questo tenore.

"Il prossimo anno, 2011, si celebrerà il 150° anno delll'Unità d'Italia.
Per tale occasione Questa Amministrazione, per commemorare l'evento, potrebbe promovere una iniziativa in tal senso.
Ci permettiamo di suggerirne una: intitolare una via od una piazza ad Umberto II di Savoia, Re d'Italia, persona che riteniamo meritevole di questo omaggio."

E sin qui, nulla da dire: trattasi di opinioni. Uno può proporre anche di intitolare un viale a Gengis Khan, considerandolo simbolo della resistenza all'imperialismo occidentale: il mondo è bello perchè è vario. Ma il bello viene adesso:

Il referendum Monarchia/Repubblica, come ormai tutti sanno, fu taroccato; ciò nonostante il re Umberto II accettò il falso risultato, sacrificando non solo la Sua persona, ma anche la Dinastia per risparmiare al Suo popolo sangue e dolori.

Falso sarebbe affermare che non aveva altre possibilità. All'aereoporto di Ciampino il Comandante Generale dei Reali Carabinieri disse: “Maestà, i Carabinieri sono ai Suoi ordini” . Chiaro era ed è il significato della frase; ciò nonostante il re preferì ignorare la frase e sacrificarsi.

Tale atteggiamento vale bene una via”.

Ora, se io sono il Sindaco di un paesino e ricevo una missiva del genere, l'unica cosa ragionevole che posso fare è invitare l'anziano signore in questione al bar, offrirgli un bicchiere di rosso, dargli una pacca sulla spalla, spiegargli che, insomma, ha un po' esagerato...e poi magari anche scrivergli una cortese lettera di risposta, in cui ringrazio per la proposta, ma evidenzio che una Amministrazione della Repubblica non può accettare che la premessa a tale proposta sia l'illegittimità della Repubblica stessa...

Ecco, un Sindaco normale avrebbe fatto così.
Il nostro, no.

In data 14 febbraio 2011, un verbale di deliberazione della Giunta Comunale ad oggetto "Intitolazione piazza ad Umberto II di Savoia" accoglie la proposta, destinando un quadrato di terra (assai tristanzuolo, invero) per ricordare ai posteri il Re di Maggio.

OGGETTO: INTITOLAZIONE PIAZZA AD UMBERTO II DI SAVOIA.
LA GIUNTA COMUNALE
Premesso che l’Associazione XXX ha proposto, con nota acquisita al n. 4155 del 21/09/2010, in occasione delle Celebrazioni del 150° Unità d’Italia, l’intitolazione di una Via o Piazza ad Umberto II di Savoia Re d’Italia, persona ritenuta meritevole dell’omaggio;

Atteso che tale istanza è condivisibile, ed a tal fine viene individuata la Piazza antistante la Torre Civica esistente nel Borgo Antico alla confluenza tra Via YYY e Via ZZZZ;
Ritenuto opportuno approvare l’avvio delle procedere necessarie per arrivare a detta intitolazione;
VISTI:
- il D. Lgs. N. 267/2000;
- lo Statuto Comunale;
- il D.P.R. n. 223/1989 ed, in particolare, l’art. 41;
- il Regio Decreto-Legge 10 maggio 1923, n. 1158 convertito dalla Legge 17 aprile 1925 n.
473;
- la Legge 23 giugno 1927, n. 1188 e, in particolare, l’art. 4;
Con voti unanimi e favorevoli, legalmente espressi per alzata di mano
DELIBERA
1. di approvare l’intitolazione ad Umberto II di Savoia della Piazza posta in Borgo Antico alla
confluenza tra Via YYYY e Via ZZZZ antistante la Torre Civica;
2. di avviare la procedura per arrivare in tempi rapidi a detta intitolazione;
3. di inviare copia della presente deliberazione alla Prefettura di Torino per le procedure di
competenza.
Con successiva separata votazione unanime e favorevole, legalmente espressa per alzata di
mano
delibera di dichiarare, stante l’urgenza, la presente deliberazione immediatamente eseguibile ai sensi dell’art. 134, comma 4, del D. Lgs. N. 267/2000.
VISTO: si attesta la regolarità tecnica dell’atto;
IL RESPONSABILE DEL SERVIZIO
(Pinco Pallo)

Ora, a parte che questa delibera formalmente fa acqua da tutte le parti (manca la planimetria allegata, non si citano le norme più recenti, non si indica che - per legge - l'intitolazione di una via o piazza può avvenire solo dopo l'approvazione da parte del prefetto), la cosa drammatica è la frase in grassetto: atteso che tale istanza è condivisibile.

La Giunta dunque condivide che il referendum Monarchia/Repubblica "come ormai tutti sanno, fu taroccato"?
Condivide il fatto che Umberto II si sacrificò accettando "il falso risultato"?
La Giunta, emanazione della Repubblica e prevista dalle leggi Repubblicane, dichiara dunque di esser essa stessa illegittima?

Delirio. Delirio puro. La scuola del Satrapo Contumace, assai più della scuola pubblica, inculca ormai stronzate straordinarie nei cervelli dei tifosi.

(Oh, in paese abbiamo deciso che non gliela facciamo passare a nessun costo, questa porcheria: o la ritirano o si dimettono, in qualità di Rappresentanti Istituzionali di una Repubblica che non riconoscono).