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venerdì, settembre 01, 2006

Vai Coliandro!


Credo di non aver mai guardato una fiction televisiva prima d'ora in vita mia: tantomeno quelle basate sulle gesta dei corpi di polizia & affini, i cui trailer trasudano in genere retorica e buoni sentimenti in modo nauseabondo.
Ma quando ho leggiucchiato che stava partendo una serie sceneggiata da Lucarelli, che era stata girata quasi due anni fa e tenuta in freezer per presunto "politically uncorrect", ho immaginato che si trattasse di una cosa di qualità.
Ed infatti non sono rimasto deluso: "L'ispettore Coliandro", miniserie in quattro episodi trasmessa da RAI2 (prossimo ed ultimo episodio martedì 5 settembre alle 21), è una fiction basata sulle gesta di un poliziotto sfigato, imbranato, ignorantello e cafoncello, contaminato da film western e polizieschi e tendente all'abuso di potere, ma stramaledettamente vero e simpatico.
In genere si trova coinvolto involontariamente in qualche casino per sbaglio, si muove goffamente in ambienti in cui in genere i poliziotti da film si mimetizzano alla perfezione: lui no, puzza di pulotto lontano un chilometro, viene riconosciuto subito e rischia da subito la pelle.
E' disprezzato dal magistrato di turno (ovviamente una bellissima donna in carriera), sottovalutato dai colleghi, e in ogni storia incontra una ragazza dal presente problematico che non sopporta i poliziotti (ma riuscirà a convertire sempre la diffidenza in simpatia).
Il genere è un poliziesco di ambiente che vira sulla commedia: simpatico, ironico, mai eccessivo. Da non perdere, per quel che ne resta: vista la discreta qualità, difficilmente ce ne sarà un'altra serie.

martedì, marzo 28, 2006

La notizia che non c'è

Da "Megachip" di oggi:
"Trenta morti a Mogadiscio. Continuano gli scontri fra i signori della guerra e i miliziani islamici. La Somalia è uscita dai riflettori da quando non la illuminano per le riprese Tv. E la Tv non c'è più da quando non può inquadrare i marines con i ray ban. La notizia, dunque, non c'è."

giovedì, marzo 23, 2006

Impressionante...

...il contrasto, visto ieri, tra le parole ed i modi degli incappucciati dell'Eta che annunciano il "cessate il fuoco" (pacati, moderati, con richiami a valori civili e comuni) e il Presidente del Consiglio di un paese occidentale che annuncia la guerra senza quartiere per il mantenimento del potere (livido, con la bava alla bocca, con un uso esasperato delle parole "violenza, eversione, squadristi, menzogna").
Impressionante.

P.S. Ormai non guardo più i TG di RAI e Mediaset, non li tollero più. Su Euronews (canale 801 di Sky, ma visibile anche in chiaro sul satellite con un decoder normale) ieri sera hanno dedicato circa 10 minuti alla notizia relativa all'Eta. Ampi stralci delle dichiarazioni degli incappucciati (con la possibilità di capire che la traduzione del giornalista corrisponde esattamente alle parole pronunciate in spagnolo dalla portavoce dell'Eta); le dichiarazioni di Zapatero in Parlamento che invitano alla prudenza e ricordano le vittime innocenti del terrorismo basco, con gli applausi dei parlamentari di tutti i gruppi; la dichiarazione del segretario del Partido Popular, maggior partito dell'opposizione, che espone uno scetticismo equilibrato sull'ennesima tregua proclamata da Eta; le dichiarazioni del portavoce di Batasuna, in spagnolo e francese, che invitano i due governi a dare un segnale positivo non esasperando la repressione.
Insomma, un mondo dove si discute serenamente delle questioni, anche delle più gravi e complesse, cercando di trovare un punto di vista comune.
Un mondo possibile, a poche centinaia di chilometri da questo paese impazzito.

venerdì, marzo 17, 2006

Ipocriti e sanguinari

16 marzo, TG2 delle 18.30. Il giornalista commenta così la nuova offensiva delle Forze Armate americane in Irak: " la più grande offensiva dall'inizio della guerra, nel 2003, è stata scatenata nella zona di Samara. Poichè è una zona densamente abitata, effetti collaterali sono possibili".
"Effetti collaterali sono possibili"????
La frase giusta è "verranno uccisi un sacco di innocenti". Come sempre. Ma è possibile che un giornalista sia così "embedded" con la cultura di guerra da parlare con il linguaggio biforcuto di un generale americano, prima dell'ennesima, assurda, orribile strage?

Bielorussia, 16 marzo. Il capo del KGB annuncia in TV che chiunque parteciperà a manifestazioni contrarie alle elezioni di domenica prossima (che rieleggeranno il satrapo Lukashenko) sarà passibili della pena capitale o del carcere a vita. Pena di morte o ergastolo per la partecipazione ad una manifestazione. A due passi dall'Unione Europea. Adesso sentirò il rombo dei bombardieri che volano su Minsk per rovesciare il regime e riportare la democrazia, mi son detto. Ma c'è stato solo silenzio.

Mosca, 16 marzo. I ministri dell'Energia dell'Unione Europea si stringono attorno a Putin: gli sorridono e cercano di portare a casa il gas per il prossimo inverno. A Grozny il riscaldamento è fornito dai russi con altri tipi di combustibile, ma adesso non è il caso di star lì a fare i pignoli per due-trecentomila morti quando è in gioco il benessere ed il tepore delle nostre case...

lunedì, dicembre 19, 2005

Pubblicità regresso/1

Non è affatto strano che la comunicazione pubblicitaria rappresenti, nel bene o nel male, la società a cui si rivolge per "vendergli" una merce.
E' quindi logico che, ultimamente, aumentino le pubblicità aggressive, o in cui i testimonial siano giovani o meno giovani psicopatici, arroganti e fuori di testa.
Ne segnalerò qualcuna, di quelle che mi fanno torcere particolarmente le budella.

"Se impieghi più di venti secondi a scegliere un paio di jeans, scordati di dare ordini ad un plotone".
Questa scritta inquietante appare sotto la foto di un gruppo di soldati (dell'Esercito Italiano) su un set di guerra.
I quattro sono ai piedi di un muro sbrecciato e cadente, il suolo è sabbioso: è evidente il riferimento all'Iraq,
Vestiti con mimetiche immacolate e scarponi puliti, sono chinati nell'evidente intenzione di difendersi da un attacco.
Sotto, in piccolo, alcune frasi di invito all'arruolamento come Allievo Maresciallo.

Direi che questa pubblicità (che ho visto anche in tv, ma che solo su stampa si coglie nella sua pienezza) rappresenta un evidente (e pericoloso) salto di qualità nella comunicazione dell'Esercito.
Se vi ricordate, fino a ieri l'Esercito si presentava ancora come un esercito "civile": il set era un'aula o un'azione di protezione civile.
Oggi, evidentemente, la situazione è tale che è possibile, per l'Esercito, rispolverare ed esibire un orgoglio bellicista per troppi anni occultato o nascosto.
La comunicazione si adegua, e non nasconde più la vocazione autentica dell'Esercito: combattere.

E lo slogan è efficacissimo: guerra ed azione. Decisioni rapide. In antitesi al pensiero profondo e pacifico, che ha bisogno di tempo. Anche per fare una cazzata come comprare un paio di jeans.
Un Maresciallo non perde tempo. Non ce l'ha. Potrebbero ammazzare lui ed i suoi, apparendo d'improvviso dietro un muro sbrecciato.
Indispensabile, dunque, decidere in fretta. E, nel caso specifico, sparare per primi.
Altro che protezione civile ed esercito civile. E' di nuovo il tempo di sparare, finalmente, e di ammazzare prima di morire.

Bleah.