lunedì, agosto 30, 2010

La virgola valdese

No al crocefisso nelle aule scolastiche; sì alla ricerca sulle cellule staminali; sì al testamento biologico; serena accettazione delle coppie omosessuali.

No, non è l'ipotetico programma elettorale di una possibile lista dell'UAAR, ma la netta posizione sui principali temi etici che è uscita dal Sinodo della Chiesa Valdese, svoltosi a Torre Pellice tra il 22 ed il 27 agosto.

Riporto qui il comunicato stampa della Chiesa Valdese sui temi affrontati dal Sinodo:

"Accoglienza, fraternità, scambio, condivisione: queste le parole chiave del discorso della pastora Maria Bonafede, rieletta moderatore della Tavola valdese, a conclusione dei lavori del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, svoltosi dal 22 al 27 agosto a Torre Pellice nel Pinerolese.

Un discorso, accolto con un applauso scrosciante dai sinodali, che non ha nascosto le difficoltà del camminare insieme, soprattutto quando si affrontano temi difficili come quello delle benedizioni di coppie dello stesso sesso: "Abbiamo vissuto cinque giorni intensi di confronto e scontro, su temi importanti che investono sia la vita della chiesa che quella delle persone. Il Sinodo ci ha dimostrato che il modo di procedere è quello di non perdere mai di vista il valore dell'accoglienza".

Il Sinodo infatti quest'anno ha posto l'accento non solo sull'accoglienza degli omosessuali nella chiesa e sulla benedizione delle loro unioni, ma anche sull'accoglienza degli immigrati, che a migliaia stanno bussando alle porte delle chiese valdesi e metodiste italiane.

"Accoglienza significa anche arricchimento – ha proseguito Bonafede -. Che cos'è la fede se non l'incontro? L'incontro che cambia, trasforma e arricchisce la vita di chi la riceve. 'Sinodo' vuol dire esattamente questo: camminare insieme, ascoltando la parola di Dio, ma anche le parole e i silenzi delle persone. Abbiamo bisogno gli uni degli altri".

Per la moderatora Bonafede il Sinodo si è assunta una grande responsabilità aprendo alla benedizione delle coppie dello stesso sesso. Una decisione che non chiude il dibattito, ma che andrà ulteriormente approfondita, verificata, vissuta nella prassi. "Vogliamo essere una chiesa che vive nel confronto e del confronto, senza mai mettere un punto ai ragionamenti, ma una virgola", ha affermato Bonafede.

Guardando al paese, "che attraversa una profonda crisi morale e politica", ma anche ai 150 anni dell'Unità d'Italia e ai valori risorgimentali, la moderatora così ha concluso: "vogliamo un paese unito, plurale, laico, e democratico". E citando la lettera di Paolo ai Romani (12): "Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite".

I lavori del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, si sono conclusi con l’elezione delle altre cariche amministrative ed esecutive. Nuova vice moderatore è la metodista Daniela Manfrini.
Nuovo decano della Facoltà valdese di teologia di Roma è il professor Yann Redalié che subentra a Daniele Garrone, giunto alla fine del suo mandato.

Il Sinodo si è chiuso con un culto liturgico di Santa Cena presso il tempio di Torre Pellice."

"Vogliamo essere una chiesa che vive nel confronto e del confronto, senza mai mettere un punto ai ragionamenti, ma una virgola".

Trovo bellissima questa affermazione. Perchè rende perfettamente l'idea di un atteggiamento aperto alla complessità della vita, e non si richiude nella facile formulazione del dogma.

E' quel che la Chiesa Cattolica di solito appella spregiativamente con il nome di "relativismo".

Il Vescovo cattolico di Pinerolo si è detto, infatti, addolorato per le conclusioni del Sinodo:

«Mi addolorano profondamente le conclusioni cui è giunto il Sinodo. L’orizzonte attuale, così confuso, ci spinge a ribadire, con forza e senza compromessi né cedimenti, valori etici irrinunciabili come la sacralità della vita dal suo concepimento sino alla sua naturale conclusione e il concetto di famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna».

Continuo ad esser assai lieto di versare ogni anno il mio 8 per mille alla Chiesa Valdese.

venerdì, agosto 27, 2010

Marchionne e Marx (corrente Groucho)

"Grazie, ho trascorso una serata veramente meravigliosa. Ma non è questa."
(Groucho Marx)










"Superiamo la vecchia idea di un'Italia divisa in padroni ed operai."
(Sergio Marchionne)








"...che ce ne facciamo di operai, se possiamo avere schiavi?"

(Luposelvatico interpreta Sergio Marchionne)


Se c'è un parola che mi irrita, è "cambiamento". Perchè il dizionario dice che significa "mutamento, trasformazione, modifica". Da A a B, da qui a lì, da questo a quello.
In genere, invece, chi la pronuncia e ne fa mito non lo specifica mai, quale A e quale B ha in testa.
Al massimo la accompagna a parole generiche che non significano una cippa, tipo "il passato" ed "il futuro", "il vecchio" ed "il nuovo", o "il male" ed "il bene".

Ieri, Marchionne, al meeting di CL, ha fatto proprio questo. Ha fuffoleggiato di cambiamento, passato, futuro, meglio e peggio senza mai entrare nei dettagli. Eppure la platea di ciellini lo ha applaudito calorosamente, ed allora vuol dire che loro lo hanno in qualche modo capito, il significato nascosto di quel che Marchionne ha detto in modo fuffologico.
E quando un ciellino approva ed applaude, io per principio mi preoccupo - e non mi sbaglio mai, dice la mia esperienza. E' quel che si dice "ragionare per differenza": se una cosa è buona per un ciellino, o per la Confindustria, o per Cicchitto, è sicuramente una cosa pessima per me.

Oooohhhh, ma che modo "vecchio" di ragionare, direte voi, e direbbe anche Marchionne.
Perchè il modo nuovo di ragionare, come risulta da ieri, è questo:
  • non esistono più padroni ed operai;
  • Marchionne e gli operai della Fiat, come risulta dalla sua "lettera ai Corinzi" di qualche mese fa, sono semplicemente "colleghi";
  • è assolutamente normale che un tuo collega, se si chiama Marchionne, guadagni 435 volte quel che guadagni tu.

Immagino anche che, "essendo le differenze tra padroni ed operai storicamente superate", qualsiasi operaio della Fiat possa decidere di far spostare in Italia uno stabilimento Fiat operante all'estero. Cioè, Marchionne non l'ha detto espressamente, ma nella logica delle cose che ha detto ci dovrebbe stare.

Oh, lo specifico: a me, personalmente, Marchionne non è antipatico. E' uno che sa fare il suo mestiere, che è quello di rappresentare l'interesse di un gruppo di azionisti che fanno soldi attraverso la produzione di automobili.
E che devono trovare il modo di fare più soldi possibile, con le automobili, spendendo il meno possibile; e quando con le automobili non ci sarà più verso di far soldi, passeranno a far soldi con altro.
In questo ruolo, Marchionne è bravo: ed anche molto più rispettabile di pescecani come Colaninno e Tronchetti Provera, per dire.
Però, anche con lui, rimaniamo sempre nel campo del capitalismo assistito: nel senso che è bellissimo fare i soldi con il proprio ingegno e le proprie idee e le proprie opere, ma non c'è nessun capitalista che rinunci a usare i soldi degli altri, per fare soldi; e questi "altri" di solito siamo noi, perchè i soldi degli altri sono "pubblici".

Punto. Tutto molto semplice. Tutto si tiene.
Tu produci cose per guadagnarci, e lo Stato ti dà una mano perchè così redistribuisci un po' della ricchezza prodotta sotto forma di posti di lavoro.

Certo, bisognerebbe anche ragionarci un po', sulle cose che produci.
Le automobili sono un'invenzione stupenda, e produrle occupa anche un sacco di gente.
Peccato che arriva un punto in cui si producono più automobili di quelle che si possono vendere, ed allora gli azionisti che fanno soldi mediante la produzione di lavoro cercano - marxianamente - di aumentare il profitto riducendo i costi: e finito lo spazio di riduzione dei costi attraverso il rinnovamento tecnologico dei mezzi di produzione, non resta che comprimere i costi del lavoro - riducendo i salari o aumentando la produttività il più possibile per lo stesso salario.

Ripeto, tutto normale, risaputo, e persino assai "vecchio" ("Il capitale" del fratello illegittimo di Groucho, Karl, è del 1867).

Ma proprio perchè tutto è chiaro, perchè diamine Marchionne viene a raccontarci queste cazzate sul "superamento della divisione tra padroni ed operai" proprio in una fabbrica di automobili, che è forse l'unico contesto al mondo in cui l'analisi marxiana è ancora uno strumento valido per interpretare la realtà?

Quel che Marchionne vuol dire (e che i ciellini plaudenti evidentemente han capito benissimo) non è che le ragioni del conflitto tra le classi sociali siano superate, ma che una classe vuol dichiarare, approfittando del momento storico ed economico, la vittoria definitiva in questo conflitto, certificando nel contempo la dissoluzione dell'altra.

E' una cazzata, e lo sa anche lui benissimo, parlare di un'Italia che "difende il passato" e di una che "guarda al futuro".
Esiste un'Italia che ne sta schiacciando un'altra, semplicemente, perchè i rapporti di forza lo consentono. Punto e basta, tutto il resto è fuffa.
E, come scrissi tempo fa quando si apriva la questione Pomigliano, non si tratta nemmeno di capire se questo sia "giusto" o "sbagliato", se i "diritti" che si stanno perdendo siano o meno inalienabili. I diritti sono esclusivamente un risultato temporaneo dei rapporti di forza, non sono mai "acquisiti per sempre".
Così come Berlusconi sta tentando di imporre una "Costituzione sostanziale" che cancelli quella formale, ed anche qui la questione non è se sia giusto o sbagliato: è semplicemente in chi ha più FORZA per difendere la propria visione.
Abbandonare l'idea che esistano "valori supremi" a cui fare riferimento, "regole assolute" che tutti in teoria devono rispettare, è il primo - doloroso, ma necessario - passo per scendere dalla luna e ritornare alla realtà.
Che è fatta di conflitto permanente, o di sottomissione al volere del più forte.

Ecco, io rispetterei di più Marchionne se, da un palco, dicesse finalmente la verità e la smettesse con le fregnacce:
"Siamo un gruppo di persone che difendono i propri interessi, ed in questo momento siamo così forti che tentiamo di fottervi definitivamente.
Non ci interessa affatto la qualità delle vostre vite, nè cosa ci sarà nel vostro futuro, nè la sorte dei vostri figli e delle vostre famiglie: non siamo la San Vincenzo, siamo gente che fa soldi producendo automobili. Certo, potremmo adottare una strategia diversa e più umana. Potremmo dirvi: guadagneremo solo 100 volte quel che guadagnate voi, e redistribuiremo questa ricchezza in modo più equo tra di voi, perchè abbiate dignità e perchè siate orgogliosi di quel che fate, fosse pure una inutile ed inquinante automobile.
Ma perchè mai dovremmo farlo, se oggi possiamo schiacciarvi e voi non siete in grado di imporci una realtà che sia più equilibrata, e migliore per voi?
In fin dei conti, in tutto il mondo quelli come noi trattano quelli come voi in modo assai peggiore di quello che conoscete. In tutti questi anni siete stati fortunati: l'Occidente non aveva avversari, e vi abbiamo lasciato credere che avreste potuto partecipare al gioco del benessere per sempre.
Peccato che sia finita, e che vi tocchi smettere di giocare."

giovedì, agosto 26, 2010

Aria di rimpasto? Maria Asinella è pronta!...

Allora, riepiloghiamo: dai grembiulini ai crocefissi, dalla maternità al turismo...su quali argomenti Maria Asinella non aveva ancora detto la (inutile) sua?
Siate pazienti, cittadini di poca fede. E' solo questione di tempo, e pian piano Maria Asinella da Brescia (
con esame di stato a Reggio Calabria, ricordate) dimostrerà che la sua ignoranza può spaziare su qualsivoglia argomento, essendo essa infinita (e dunque coincidente) con lo scibile umano.
Ieri si è data da fare per dimostrare che può fare tranquillamente anche il Ministro del Lavoro al posto di Sacconi, con la stessa incosciente e perniciosa solerzia con cui opera a Viale Trastevere.

Ha rilasciato infatti
una intervista al Corriere della Sera in cui - finalmente - ci dice la sua sul caso Fiat. Anelavamo da settimane la sua opinione sull'argomento, e ci sembrava strano che non fosse arrivata - quando persino il Presidente della Repubblica ha detto la sua, come potrebbe tacer Maria Asinella!... E, come sempre, non ci ha deluso.
Qui la versione integrale dell'asinelpensiero sull'argomento.

«Quella di Marchionne è una scelta coraggiosa». Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione, sulla vicenda Fiat e il mancato reintegro dei tre operai, usa parole controcorrente: «Le sentenze vanno sempre rispettate ma vanno rispettate anche le aziende». «Quella di Marchionne è una scelta coraggiosa». Altro che riforma dell’università o precari della scuola: Mariastella Gelmini sa che stavolta le sue parole sono davvero controcorrente.

La scelta Per Mariastella Gelmini, 37 anni, ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, quella di Sergio Marchionne è «una scelta coraggiosa»

Un ministro dice che è giusto non rispettare una sentenza. Non le sembra grave?

«Le sentenze vanno sempre rispettate ma vanno rispettate anche le aziende. Sono un luogo di creazione e distribuzione di ricchezza, e anche di crescita sociale».

E vanno rispettate più le aziende o le sentenze?

«Le sentenze vanno rispettate sempre e guardi che la Fiat l’ha fatto. Paga lo stipendio ai tre operai, li fa entrare nello stabilimento, consente loro l’attività sindacale...».

Sì, ma non li fa lavorare e invece il giudice ha detto che devono tornare alle linee produttive.

«Non vanno tutelati solo quei tre operai ma tutti i lavoratori. Soprattutto quelli che sono stati costretti a fermarsi quando i tre hanno bloccato quel macchinario paralizzando l’intera linea».

Per la Fiat è stato sabotaggio e per questo li aveva licenziati. Ma per il giudice l’ipotesi non regge.

«Marchionne è una persona prudente ed accorta, se ha deciso di procedere così avrà le sue ragioni».

Il presidente Napolitano parla di «episodio grave» che va superato.
«Le parole del presidente sono di grande saggezza. I diritti dei lavoratori sono essenza della democrazia. Ma quando il capo dello Stato parla della feroce competizione globale suona un potente campanello d’allarme che i sindacati non possono ignorare. E poi troppo spesso i magistrati decidono per il reintegro automatico». Automatico? Cosa intende? «Capita spesso nella pubblica amministrazione e purtroppo anche nella scuola. Ci sono persone che si macchiano di responsabilità gravi che però vengono rimesse al loro posto senza un vero esame dei fatti. Così si uccide la meritocrazia, che è una battaglia che noi stiamo facendo con i sindacati moderati per premiare l’impegno invece degli scatti di anzianità. E si creano condizioni sfavorevoli per le imprese, marginalizzando la nostra economia».

C’è chi pensa che la Fiat stia cercando lo scontro frontale con il sindacato per rivedere gli accordi con i lavoratori.

«Sono convinta del contrario. È la Fiom che cerca sistematicamente lo scontro e questo perché secondo loro l’azienda è sempre un avversario, l’imprenditore una sanguisuga che si arricchisce sulle spalle dei lavoratori. Per la Fiom e per la Cgil gli imprenditori andrebbero messi tutti al rogo».

Protestano per il mancato rispetto di una sentenza.

«No, così non fanno gli interessi dei lavoratori ma solo i loro. Non siamo più negli anni Sessanta, è finita l’epoca del mercato interno protetto. Chi l’avrebbe detto che la Volvo sarebbe finita nelle mani degli indiani e che il distretto di Detroit sarebbe andato in crisi? Eppure è proprio così che è andata». E cosa c’entrano i tre operai di Melfi? «La Fiom sta strumentalizzando mediaticamente la vicenda perché, per mantenere il suo potere, insegue la vecchia logica dello scontro con l’azienda. Ma se nel Paese il clima è questo poi non ci possiamo lamentare delle aziende che delocalizzano e dei posti di lavoro che calano».

Anche gli altri sindacati hanno criticato la Fiat.

«Sì, ho visto, ma in generale il loro atteggiamento è ben diverso. Va dato atto alla Cisl di Bonanni ed alla Uil di Angeletti di lavorare con serietà ed impegno all’unica politica industriale possibile. E cioè quella del lavoro vero contro quello assistito, dell’impresa forte ed equa nel pagare le tasse e nel fare utili, del sindacato autorevole ma responsabile».

Anche alcuni suoi colleghi di governo, come Matteoli e Sacconi, hanno detto che la Fiat ha torto. Davvero non ha dubbi?

«In un momento come questo il politicamente corretto non paga. Servono scelte coraggiose, come quelle che sta facendo Berlusconi».

Ministro, non è che lei vuole solo smarcarsi dalle posizioni di altri ministri del Pdl?

«Non c’entra nulla, difendo un principio. E apprezzo molto il lavoro di Sacconi che spinge per un welfare dei meritevoli e per legare i salari alla produttività».

Ottimo! Continua così, Maria Asinè!!! Questa del "welfare dei meritevoli" è veramente un'idea straordinaria!!! Bellissima!!!
Ma diciamocelo...che cosa ti impedisce di fare anche, chessò, il Ministro dei Beni Culturali?
Bondi, inizia a fartela sotto...ora che Sacconi è sistemato, tra un po' tocca a te...

lunedì, agosto 23, 2010

Nicola & Bart

23 agosto 1927: Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti vengono giustiziati sulla sedia elettrica.

Rubo letteralmente, poichè non saprei fare di meglio, le parole scritte da Abcde eFFe:

"Esattamente 83 anni fa, il 23 agosto 1927 Nicola "Nick" Sacco e Bartolomeo "Bart" Vanzetti vennero giustiziati sulla sedia elettrica nel penitenziario di Charlestown, dopo un'odissea giudiziaria durata più di sette anni.

La loro storia è stata ricostruita dal celebre film di Giuliano Montaldo del 1971, con Gian Maria Volontè:

http://www.youtube.com/watch?v=mNxLlxjNsZ0

Un estratto del discorso tenuto da Bartolomeo Vanzetti a seguito della condanna capitale può essere ascoltato qui:

http://www.fundacionjoseguillermocarrillo.com/sitio/aud…

Un lettera scritta da Nicola Sacco al figlio Dante può essere letta qui:

http://ita.anarchopedia.org/Bartolomeo_Vanzetti

[...]Non dimenticarti giammai, Dante, ogni qualvolta nella vita sarai felice, di non essere egoista: dividi sempre le tue gioie con quelli più infelici, più poveri e più deboli di te e non essere mai sordo verso coloro che domandano soccorso. Aiuta i perseguitati e le vittime perchè essi saranno i tuoi migliori amici, essi sono i compagni che lottano e cadono, come tuo padre e Bartolomeo lottarono e oggi cadono per aver reclamati felicità e libertà per tutte le povere cenciose folle del lavoro. In questa lotta per la vita tu troverai gioia e soddisfazione e sarai amato dai tuoi simili.[...]

Nel 1977, cinquant'anni dopo la condanna, il governatore del Massachusetts riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilitò completamente la memoria di Sacco e Vanzetti."


venerdì, agosto 20, 2010

StuPD, stuPD, stuPD (3 volte)

Chi dirige il Partito Democratico piemontese/torinese sta facendo di tutto per perdere con largo anticipo le elezioni comunali di Torino della prossima primavera 2011.
Io, che sono iscritto, sono incazzato come una bestia.

Lo fanno metodicamente, scientificamente: solo degli stupidi, come ricordava Cipolla nel suo famoso saggio "Allegro non troppo", sono in grado di massimizzare gli effetti negativi del proprio agire senza recare vantaggio a nessuno. Qui siamo oltre, perchè regalare il proprio vantaggio storico a degli avversari che non ce l'hanno mai avuto è un tipo di stupidità perniciosa.

Ma veniamo ai fatti.
Primo evento da stuPD.
Quest'anno la festa nazionale del Partito Democratico si terrà a Torino. Bene. Qual è il posto prescelto? Piazza Castello. Il centro assoluto della città. Cioè, una cosa che appartiene a tutti. E non stiamo parlando delle Olimpiadi, che è un evento che può essere considerato di tutta la città, ma della festa di un partito che - mal contati - di abitanti della città ne rappresenta un quarto.
Insomma, una mossa strategica perfetta per far girare le scatole a tre torinesi su quattro, per rendersi ancora più antipatici di quanto già si risulti normalmente. Farsi le vasche in centro e trovarselo rumorosamente occupato da un partito è un'ottima operazione di marketing in negativo a pochi mesi dalle elezioni.

Secondo (gigantesco) evento da stuPD.
Visto che è una festa nazionale, si invitano un po' tutti: i propri leader, ma anche esponenti dell'altra parte. Beh, invece in questa occasione qualcuno degli organizzatori ha questa bella pensata: tutti si, ma non Cota.
E perchè mai? "Perchè vorrebbe dire legittimarlo come Presidente della Regione, in un momento in cui ci sono dei ricorsi che riguardano la validità delle elezioni del marzo scorso".
Ecco, io non so, e nemmeno lo voglio sapere, il nome dell'imbecille che ha detto questa cosa, ma so che in un partito serio uno che dice una cosa così lo si butta fuori a calci nel sedere. Subito, e con l'allontanamento perpetuo da tutti i circoli del Regno.
Cota (anche se alcuni blogger lo prendono in giro appellandolo come incubo:-)) E' il Presidente legittimo di questa Regione, fino a quando una sentenza dirà il contrario. Presiede la Giunta, governa, rappresenta (che ci piaccia o no: a me no, ma pazienza) ognuno di noi di fronte alle altre istituzioni, e non sarà mai una festa di partito (QUALUNQUE partito) a decidere se legittimarlo o meno. Tantomeno se, in seguito all'evento da stuPD numero 1, ti trovi a svolgere la festa sotto le finestre della Presidenza della Regione.

Questa cazzata, nei giorni successivi, non viene smentita da nessuno: oggi, un Chiamparino giustamente "fuori dai fogli" non può far altro che sputtanare pubblicamente questa sciocchezza, ed il partito che l'ha pronunciata senza smentirla: «Una mancanza di galateo politico. Se me l’avessero chiesto avrei risposto che andava invitato. Ma loro (cioè il partito, ndb), come diceva un mio vecchio amico, “san nen e ciamo nen”. Non sanno e non chiedono».

Terzo evento da stuPD.
Come se non bastasse tutto ciò, il segretario regionale del PD rompe il terrificante silenzio con una terrificante intervista, in cui non solo non smentisce che la tavanata galattica di non invitare Cota è stata "valutata" (sigh) dalla dirigenza del partito, ma ha pure il coraggio di prendersela con gli esponenti del centrodestra che - a questo punto - rifiutano di partecipare alla festa, accusandoli di strumentalizzazione.
Anche lui, in un partito serio, andrebbe espulso da tutte le Segreterie del Regno.

Per il momento, sto cercando per casa la mia tessera del PD, con una forte propensione a ridurla a brandelli. Ma non la trovo: l'ho persa, probabilmente. E, forse, anche questo vuol dire qualcosa.

mercoledì, agosto 11, 2010

Maria Asinella

gelmini_asino.jpgChi, quella che ha proposto la laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione per Umberto "Ditomedio" Bossi?
Chi, quella che sta eseguendo con zelo il compitino datole da Tremonti ("hai otto miliardi di euro e 140.000 posti da tagliare: applica la sottrazione alla scuola pubblica e trova il modo per dire che la qualità migliora") ?

Si, propi chila.
Su Carmilla, Girolamo di Michele ci propone una piccola analisi lessicale di un comunicato della Ministrella. Che non aggiunge e non toglie nulla a quel che sapevamo già, ma è giusto conservare nella memoria storica finchè costei non uscirà definitivamente dalla storia (con la s, la t, la o, la r, la i e la a minuscole): non per ricordarla, ma per non dimenticare che un giorno, nel passato, anche questo è accaduto, è stato possibile.

Ecco il testo redatto dalla dott.ssa Gelmini Mariastella (clicca qui per verificare la fonte):

Gentile Direttore, ho letto attentamente quanto affermato dal Ministro Zaia. Tengo a ribadire che i dialetti sono le base della nostra cultura e che il mio pensiero è stato volutamente travisato. Pensare che il Ministro dell’Istruzione non sia sensibile ad una parte così rilevante della nostra tradizione è un’accusa che respingo e che non si comprende se non ritenendola dettata da motivi di visibilità elettorale. Da subito ho attuato provvedimenti per legare la scuola al proprio territorio. I professori ad esempio devono sempre di più provenire dalla stessa regione nella quale insegna. Le classi inoltre non possono essere composte da più del 30% di stranieri per favorire una migliore integrazione. Ogni regione devo poter strutturare un sistema educativa in linea con le richieste del mondo del lavoro della zona. Allo stesso modo la spinta verso il futuro e la modernizzazione non può non essere accompagnato dalla valorizzazione della cultura ivi compresa la lingua e il dialetto. Per questo la polemica è distituita di qualsiasi fondamento soprattutto per chi è rivolta ad una persona che abita al confine con il Veneto e che conosce bene l’eccellenza, il valore e la cultura delle persone che lo popolano.
Mariastella Gelmini, Ministro dell'Istruzione

martedì, agosto 03, 2010

Scanderebech, praticamente un mito.

(Nella foto, Deodato Scanderebech è quello a sinistra. Quello a destra è VERAMENTE Pippo Franco.)
A questo blog, il personaggio di Deodato Scanderebech ispira una sorta di anomala simpatia.
Per i non piemontesi, vale la pena di raccontare chi è.Pugliese, quasi sessantenne, è stato eletto per la prima volta in Consiglio Regionale con Forza Italia nel 1995: a quei tempi, per superare l'handicap di un cognome oggettivamente difficile da ricordare, distribuiva insieme ai santini un normografo di plastica con il suo nome da utilizzare in cabina elettorale. Assessore Regionale all'Agricoltura, nel 2002 lascia Forza Italia e nel 2003 entra nell'UDC (che a quei tempi, ante-predellino, è ancora in coalizione con il centro destra).Viene rieletto in Consiglio Regionale nel 2005, con l'UDC, con una marea di voti.
Nel febbraio 2006, le cronache sabaude (che anche questo blog riportò) segnalano il passaggio di Scanderebech dal Centrodestra al Centrosinistra.
Nemmeno una settimana dopo, lo Scanderebech rilascia una intervista sibillina. Ammette che è nei moderati, che non è più nell'UDC, ma smentisce di essere sia di qua che di là. Un capolavoro (leggasi l'ultima profetica risposta nell'intervista).

Nel febbraio 2008, l'UDC rompe con Berlusconi ed alle elezioni politiche di aprile corre da sola (da allora in poi la formazione di Casini sarà all'opposizione).

Scanderebech resta fermo lì, a vedere che succede: nel collegio torinese l'UDC elegge un solo deputato, Michele Vietti. Il nostro buon Deodato si colloca al secondo posto, primo dei non eletti.

Nel 2010, alle regionali piemontesi, l'UDC decide di sostenere la Bresso.
Scanderebech decide di uscire dall'UDC, fare un propria lista ("Al centro con Scanderebech", il cui motto è "COERENZA ED ONESTA'") e sostenere Cota.
Peccato che, invece di raccogliere le firme per presentare la nuova formazione, utilizzi il suo ex-ruolo di capogruppo del'UDC (in cui si trova ancora per motivi puramente formali) e presenti la nuova lista come se fosse apparentata a quella dell'UDC (già presente in Consiglio Regionale, e quindi senza bisogno di raccogliere firme, in base alla legge elettorale regionale).
E' bello sapere che uno dei più grandi sostenitori dell'iniziativa del Deo è nientepopodimenochè Pippo Franco.
Prende 12.000 preferenze, un bel bottino come al solito, ma questa volta non riesce a entrare in Consiglio Regionale.
La sua lista finisce, per il motivo legato alla mancata raccolta firme, al centro di uno dei ricorsi presentati da alcuni partiti di minoranza dopo le elezioni regionali.
Il TAR, pronunciandosi sui ricorsi, impone il riesame ed il riconteggio delle circa 15.000 schede sulle quali è stato espresso il voto per la lista Scanderebech e per le altre coinvolte con motivazioni diverse (ad esempio, utilizzo di firme false).
E, nella sentenza, è durissimo con Scanderebech: l’onorevole Deodato Scanderebech ha tradito lo spirito della legge regionale, ha tradito gli elettori dell’Udc, ha tradito addirittura tutto il corpo elettorale che «non può tollerare sulla scena elettorale soggetti o compagini che operano con sotterfugi e ordiscono trame fallaci per gli elettori».

Scanderebech si difende così:
''Non ho mai tradito gli elettori anzi, attraverso il lavoro ed l' impegno di questi anni ho sempre messo al primo posto lui e i suoi i bisogni''. Cosi' Deodato Scanderebech commenta la sentenza del Tra del Piemonte che ha disposto il riconteggio dei voti della lista da lui guidata alle elezioni regionali dello scorso marzo.

Ritenendo ''assolutamente ingiustificate, e a dir poco incomprensibili, le pesanti considerazioni contenute nella sentenza del Tar del Piemonte, secondo le quali avrebbe 'tradito' sia la legge, sia gli elettori'', l'ex consigliere regionale ricorda che ''nella primavera del 2005 mi sono candidato nell'Udc, lista collegata al centrodestra, con candidato a presidente della Regione Piemonte Enzo Ghigo con cui ha governato nei dieci anni''.

''Dopo aver perso la competizione elettorale - prosegue - l' Udc, con Deodato Scanderebech Presidente, si e' schierato contro il governo di sinistra portando avanti proposte e battaglie politiche in netta contrapposizione alla giunta Bresso. In occasione della recente tornata elettorale, l'Udc piemontese, a sorpresa - ricorda ancora l'ex consigliere regionale - si e' schierato con il centrosinistra, rappresentato da Mercedes Bresso. Di fronte a questo incoerente cambio di rotta, coerentemente al mandato conferitomi dagli elettori e nel pieno rispetto della legge, ho deciso di appoggiare il candidato del centrodestra Roberto Cota'', conclude.

Ma non è finita qui.
Proprio in questi giorni, Michele Vietti viene eletto Vicepresidente del CSM e lascia libero il seggio da deputato dell'UDC.
A chi? Ma al primo dei non eletti nel 2008 nel suo collegio, ovviamente. Deodato Scanderebech.
Che, per "coerenza ed onestà", forse dovrebbe rinunciare...
Nei palazzi piemontesi, il centrosinistra fa di tutto per evitare che il "signore delle preferenze" vada a Roma, offrendogli presidenze gustose: ma il buon Deodato ritiene che il seggio sia un giusto premio per il suo lavoro.
Ed ha già dichiarato che, appena arrivato a Montecitorio, si iscriverà al gruppo parlamentare del PDL (per la gioia di Berlusconi, che necessita come l'aria di forze "nuove" nei ranghi del PDL dopo aver scoperto che i finiani erano ben più numerosi di quel sostenevano i suoi infidi consiglieri...)

Anzi, qui si sostiene che il buon Deo stia già trattando con il PDL per avere un posto blindato e sereno che garantisca l'arrivo ad una delle Camere in modo diretto per le prossime elezioni politiche.

Non ci resta dunque che aspettare il prossimo colpo di scena (indicativamente, basta aspettare due o tre anni...) della vita politica di questo incredibile uomo.