...il cui obiettivo sia creare le condizioni per la FELICITA' dei suoi cittadini, dove i cittadini sono TUTTI coloro che vivono qui.
Voglio un governo che crei le condizioni per una esistenza in cui ci sia la sicurezza del reddito, e della sua persistenza nel tempo.
Che restituisca serenità e capacità di progettare un futuro, e di impiegare nella società il meglio delle proprie capacità personali, senza il timore di essere gettati all'inferno ogni volta che crolla il PIL.
Voglio un governo che abbandoni l'accettazione acritica dell'idea di "mercato", che vuole rendere schiavi e competitivi i suoi cittadini, e li difenda, li protegga, li tranquillizzi rispetto al fatto che essere persone è un elemento sufficiente per meritarsi una vita decente.
Un governo che agevoli la creazione di reti, di connessioni, di socialità tra le persone, che impedisca la prigionia della solitudine, l'autismo, l'isolamento.
Un governo che non accetti che chi dirige un'azienda guadagni fino a 300 volte rispetto a chi ci lavora: che ponga limiti insuperabili al divario tra chi si assume una responsabilità, e va per questo adeguatamente retribuito, e chi opera in fondo alla scala gerarchica.
Voglio un governo che parli di nuovo di "diritti inviolabili e non negoziabili" delle persone.
Un governo che usi la sua autorevolezza e la sua credibilità presso i cittadini per arginare ed equilibrare i poteri economici che vogliono trasformare i suoi cittadini in merci, da usare e gettare secondo le convenienze del momento.
Un governo che riscopra e valorizzi le competenze che davvero possono essere utili e donar piacere reale agli altri, e le premi in aperta sfida ai "valori del mercato": che impedisca, sul proprio territorio, che un artigiano fatichi a sopravvivere mentre si danno milioni di euro a chi calcia un pallone o passa in televisione.
Basta, se il mercato non ha una morale io voglio un governo che la rivendichi, la morale, e ne esiga il rispetto.
Voglio un governo che aiuti le famiglie senza dover sindacare su come sono fatte, che ridia tempi e spazi alle persone per darsi una mano reciprocamente, per riscoprire la fratellanza, la vicinanza, l'assistenza e la cura reciproca.
Voglio un governo che si impegni a propagare i valori della sobrietà, della mitezza, della pazienza, della tranquillità: e che usi sempre parole moderate, caute, rispettose.
Che, come un padre saggio, insegni che non si può spendere quel che non si è ancora guadagnato, che non si può consumare più di quel che la natura produce, nè farlo più velocemente di quanto è possibile.
Voglio un governo che si presenti con il sorriso ed insegni che la paura è la peggior malattia dell'anima, che la paura è nemica delle persone e dei cittadini, e complice di chi li vuole umiliare ed opprimere.
Voglio un governo che insegni che "avere il giusto" porta a "non aver nulla da perdere", e questo consente di aprirsi agli altri senza timori, sapendo che il confronto con qualcosa diverso da sè non è mai perdita, ma solo arricchimento.
Voglio un governo che combatta la povertà culturale con lo stesso ardore con cui combatterà la povertà materiale.
Un governo che dica che saremo tanto più felici quanto più saranno felici le persone che vivono intorno a noi, siano esse dentro o fuori dai "confini".
Voglio un governo che voglia bene ai suoi cittadini: a tutti, senza distinzioni.
Anzi, io all'articolo 3 della Costituzione aggiungerei la frase: "Lo scopo della Repubblica è voler bene ai cittadini".
Voglio un governo che lasci la libertà di vivere e di morire i cittadini come preferiscono, se non fanno volontariamente male a nessuno.
Utopia?
Boh. Vedo che, con il mondo che va come va, stanno tutti a raccontarci che tra sei mesi-un anno la buriana sarà passata, e che dobbiamo continuare a fidarci di tutti coloro che ci hanno ingannati: i banchieri, gli economisti, le classi dirigenti, uniti in una casta perversa che ha a cuore soltanto se stessa, e continua ed essere disposta ad ingannare, tradire, persino uccidere l'uomo pur di autoconservarsi.
Forse credere finalmente ai nostri sogni può essere meno pericoloso e più bello che credere di nuovo a costoro.
Il problema più grande, forse, è capire quanto, come persone, riusciamo ancora a immaginarci (e dunque ad essere) diversi da come ci sta rappresentando il potere: per stupirlo, e colpirlo al cuore.
Voglio un governo che crei le condizioni per una esistenza in cui ci sia la sicurezza del reddito, e della sua persistenza nel tempo.
Che restituisca serenità e capacità di progettare un futuro, e di impiegare nella società il meglio delle proprie capacità personali, senza il timore di essere gettati all'inferno ogni volta che crolla il PIL.
Voglio un governo che abbandoni l'accettazione acritica dell'idea di "mercato", che vuole rendere schiavi e competitivi i suoi cittadini, e li difenda, li protegga, li tranquillizzi rispetto al fatto che essere persone è un elemento sufficiente per meritarsi una vita decente.
Un governo che agevoli la creazione di reti, di connessioni, di socialità tra le persone, che impedisca la prigionia della solitudine, l'autismo, l'isolamento.
Un governo che non accetti che chi dirige un'azienda guadagni fino a 300 volte rispetto a chi ci lavora: che ponga limiti insuperabili al divario tra chi si assume una responsabilità, e va per questo adeguatamente retribuito, e chi opera in fondo alla scala gerarchica.
Voglio un governo che parli di nuovo di "diritti inviolabili e non negoziabili" delle persone.
Un governo che usi la sua autorevolezza e la sua credibilità presso i cittadini per arginare ed equilibrare i poteri economici che vogliono trasformare i suoi cittadini in merci, da usare e gettare secondo le convenienze del momento.
Un governo che riscopra e valorizzi le competenze che davvero possono essere utili e donar piacere reale agli altri, e le premi in aperta sfida ai "valori del mercato": che impedisca, sul proprio territorio, che un artigiano fatichi a sopravvivere mentre si danno milioni di euro a chi calcia un pallone o passa in televisione.
Basta, se il mercato non ha una morale io voglio un governo che la rivendichi, la morale, e ne esiga il rispetto.
Voglio un governo che aiuti le famiglie senza dover sindacare su come sono fatte, che ridia tempi e spazi alle persone per darsi una mano reciprocamente, per riscoprire la fratellanza, la vicinanza, l'assistenza e la cura reciproca.
Voglio un governo che si impegni a propagare i valori della sobrietà, della mitezza, della pazienza, della tranquillità: e che usi sempre parole moderate, caute, rispettose.
Che, come un padre saggio, insegni che non si può spendere quel che non si è ancora guadagnato, che non si può consumare più di quel che la natura produce, nè farlo più velocemente di quanto è possibile.
Voglio un governo che si presenti con il sorriso ed insegni che la paura è la peggior malattia dell'anima, che la paura è nemica delle persone e dei cittadini, e complice di chi li vuole umiliare ed opprimere.
Voglio un governo che insegni che "avere il giusto" porta a "non aver nulla da perdere", e questo consente di aprirsi agli altri senza timori, sapendo che il confronto con qualcosa diverso da sè non è mai perdita, ma solo arricchimento.
Voglio un governo che combatta la povertà culturale con lo stesso ardore con cui combatterà la povertà materiale.
Un governo che dica che saremo tanto più felici quanto più saranno felici le persone che vivono intorno a noi, siano esse dentro o fuori dai "confini".
Voglio un governo che voglia bene ai suoi cittadini: a tutti, senza distinzioni.
Anzi, io all'articolo 3 della Costituzione aggiungerei la frase: "Lo scopo della Repubblica è voler bene ai cittadini".
Voglio un governo che lasci la libertà di vivere e di morire i cittadini come preferiscono, se non fanno volontariamente male a nessuno.
Utopia?
Boh. Vedo che, con il mondo che va come va, stanno tutti a raccontarci che tra sei mesi-un anno la buriana sarà passata, e che dobbiamo continuare a fidarci di tutti coloro che ci hanno ingannati: i banchieri, gli economisti, le classi dirigenti, uniti in una casta perversa che ha a cuore soltanto se stessa, e continua ed essere disposta ad ingannare, tradire, persino uccidere l'uomo pur di autoconservarsi.
Forse credere finalmente ai nostri sogni può essere meno pericoloso e più bello che credere di nuovo a costoro.
Il problema più grande, forse, è capire quanto, come persone, riusciamo ancora a immaginarci (e dunque ad essere) diversi da come ci sta rappresentando il potere: per stupirlo, e colpirlo al cuore.
11 commenti:
Anch'io lo voglio così. mi dici come e faccio....
Dunque, devo avere qui da qualche parte la formula da recitare, ma in questo casino non trovo mai nulla...:-))
e siamo in tre
Sileno
..dopo 5 minuti di Ballarò ho spento..!!
poi leggo te!..
..e siamo in quattro!!
Stefi
Ci sono anch'io!
Mimmo
Con me siete in 6. Luposelvatico devi candidarti, a questo punto.
Non c'è altra via...
Creare una bella rete di adesioni e provarci.
Ah, beh, se è solo per votare me basta prendere la residenza nel comunello in cui mi presento per la seconda volta come consigliere nelle amministrative di giugno...e stavolta si spera di non esser più minoranza, ma di vincere e governare!:-)
Daje, Lupo! La prendo anch'io la residenza costì. Anche solo per poterti votare. Raccontaci anche le impressioni che hai avuto alla riunione.
Un bacio,
Artemisia
Voglio un governo che cada presto, si sfilacci come un cencio, si inabissi nel vuoto e tornino i cittadini a occupare il territorio...l'applauso dei ragazzi di Torre del Greco per la cattura dei camorristi dice quanta gente è migliore di questa politica infame!
@Angela: mi piace da matti il fatto che, frequentandoci, io divento sempre più evangelico e tu sempre più anarchica:-))))
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