Update: eravamo in 20.000, sabato a Torino. Colorati, festosi, (qui le foto della manifestazione ) ma sommamente preoccupati. Difficilmente vinceremo questa battaglia adesso: arriviamo da oltre un decennio di rimbambimento collettivo via TV, siamo solo quattro gatti consapevoli del baratro che si è aperto di fronte a questo paese.
Ma ci siamo, esistiamo, e sappiamo che solo INSIEME avremo la possibilità di segnare l'idea di un mondo diverso e possibile. Non saremo più noi a costruirlo per tutti, probabilmente, e non avremo neppure la forza di tentarci.
Ma abbiamo il dovere di crederci, per lasciare in eredità ai nostri figli almeno la speranza che un mondo migliore sia possibile, perchè RESISTE da qualche parte nei cuori e nei cervelli.
Ma ci siamo, esistiamo, e sappiamo che solo INSIEME avremo la possibilità di segnare l'idea di un mondo diverso e possibile. Non saremo più noi a costruirlo per tutti, probabilmente, e non avremo neppure la forza di tentarci.
Ma abbiamo il dovere di crederci, per lasciare in eredità ai nostri figli almeno la speranza che un mondo migliore sia possibile, perchè RESISTE da qualche parte nei cuori e nei cervelli.
Tra gli innumerevoli difetti che ho, sono pure iscritto alla CGIL da oltre vent'anni.
E - orrore orrore:-) - ho fatto anche il delegato per una decina d'anni, ai tempi in cui esistevano ancora cose misteriose e sovversive che si chiamavano "Consigli di Fabbrica", e sono stato quadro sindacale in una organizzazione piccola ma combattiva - quella dei lavoratori dell'energia - che con decenni di anticipo affrontò temi come la previdenza integrativa ed la sincronia dei tempi di lavoro con quella della vita.
Insomma, è un'appartenenza che - lungi dall'essere acritica - ho sempre rivendicato con orgoglio, anche se - ovviamente - su diverse cose sono stato in disaccordo con le scelte (sul caso Alitalia: il non voler firmare l'accordo con Air France prima delle elezioni, ad esempio: mentre sono d'accordo con le questioni di rappresentatività e di correttezza di rapporti che hanno portato Epifani a dire no all'accordo con CAI).
Non ho mai sentito mio, nè condiviso mai, il mito dello sviluppo, anche se capisco che è figlio legittimo di chi conosce bene un mestiere e ne è orgoglioso: il lavoro come strumento di emancipazione una classe sociale, come era quella operaia, per chi possiede solo la propria testa e le proprie mani capaci, è un concetto antico di cui posso comprendere bene il significato, anche se ho la fortuna di non sentirlo come vincolo.
Ma il sindacato per me è stato, soprattutto, uno dei luoghi dove praticare realmente la democrazia ed il pragmatismo.
Trattare, nel rispetto delle regole, con una controparte che difende interessi contrastanti dai tuoi, e saper giungere ad un punto di equilibrio e di accordo che tenga conto dei valori e delle forze in campo, e le rispetti, è stato per me una scuola di vita.
Convincere gli iscritti ed i colleghi che hai fatto il meglio possibile per tutelare gli interessi collettivi, e spenderci la tua faccia e la tua credibilità, tutti i santi giorni, è un esercizio sano; devi rispondere e rappresentare bisogni collettivi in un contesto in cui contrastano con gli interessi aziendali e privati, devi confrontarti con la realtà e saperla spiegare.
Decidere dopo aver discusso a lungo, scontrandosi e confrontandosi, e poi giungere ad una sintesi, e votarla, e rispettare il volere della maggioranza, pur non rinunciando a riproporre in modi e tempi diversi le proprie diversità.
E poi confrontarsi ancora con le altre organizzazioni, fino allo sfinimento, per trovare faticosamente quel punto di sintesi che - scontentando un po' tutti - rappresenta l'unico punto di incontro possibile tra i desideri e la realtà.
Sono ancora perfettamente convinto della necessità del sindacato, e della necessità di rappresentanza di interessi collettivi: tanto più oggi, in cui "collettivo" è una parolaccia, in cui cercano di renderci soli, isolati, isolabili, vulnerabili.
Non è un caso che la CGIL, che ha cinque milioni e mezzo di iscritti (non so quanti ne abbia il PdL, per dire, e quanti di questi siano veri), sia al centro di un attacco virulento e concentrico - e non nuovo: vi ricordate la sfida sull'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, durante il precedente governo Berlusconi? - da parte di governo e Confindustria.
Che disegnano la CGIL come un branco di rompicoglioni contrari agli interessi del paese (la CGIL racchiude in sè sindacalisti, quindi fannulloni, e comunisti: il peggio del peggio!).
Che propongono che non si possa scioperare per sei mesi prima e un mese dopo il rinnovo dei contratti, costringendo al pagamento di una penale persino in caso di scioperi spontanei:-(-
Con CISL e UIL che guardano altrove fischiettando, un po' come facevano negli anni '50, quando alla Fiat il prode Valletta si occupava di eliminare la Fiom licenziando dalle sue fabbriche ben 2000 quadri del sindacato metalmeccanico della CGIL (cfr. "Gli anni duri alla Fiat", di Emilio Pugno e Sergio Garavini, Einuadi 1974: credo che il libro sia difficilissimo da trovare, ormai, ma la sua lettura è estremamente consigliata).
Insomma, son tempi duri.
E allora, quando la CGIL organizza per questo sabato manifestazioni in tutte le città, per la difesa dei diritti e contro la politica del governo, per questi e per tutti i motivi che ho detto sopra, IO CI SONO.
E - orrore orrore:-) - ho fatto anche il delegato per una decina d'anni, ai tempi in cui esistevano ancora cose misteriose e sovversive che si chiamavano "Consigli di Fabbrica", e sono stato quadro sindacale in una organizzazione piccola ma combattiva - quella dei lavoratori dell'energia - che con decenni di anticipo affrontò temi come la previdenza integrativa ed la sincronia dei tempi di lavoro con quella della vita.
Insomma, è un'appartenenza che - lungi dall'essere acritica - ho sempre rivendicato con orgoglio, anche se - ovviamente - su diverse cose sono stato in disaccordo con le scelte (sul caso Alitalia: il non voler firmare l'accordo con Air France prima delle elezioni, ad esempio: mentre sono d'accordo con le questioni di rappresentatività e di correttezza di rapporti che hanno portato Epifani a dire no all'accordo con CAI).
Non ho mai sentito mio, nè condiviso mai, il mito dello sviluppo, anche se capisco che è figlio legittimo di chi conosce bene un mestiere e ne è orgoglioso: il lavoro come strumento di emancipazione una classe sociale, come era quella operaia, per chi possiede solo la propria testa e le proprie mani capaci, è un concetto antico di cui posso comprendere bene il significato, anche se ho la fortuna di non sentirlo come vincolo.
Ma il sindacato per me è stato, soprattutto, uno dei luoghi dove praticare realmente la democrazia ed il pragmatismo.
Trattare, nel rispetto delle regole, con una controparte che difende interessi contrastanti dai tuoi, e saper giungere ad un punto di equilibrio e di accordo che tenga conto dei valori e delle forze in campo, e le rispetti, è stato per me una scuola di vita.
Convincere gli iscritti ed i colleghi che hai fatto il meglio possibile per tutelare gli interessi collettivi, e spenderci la tua faccia e la tua credibilità, tutti i santi giorni, è un esercizio sano; devi rispondere e rappresentare bisogni collettivi in un contesto in cui contrastano con gli interessi aziendali e privati, devi confrontarti con la realtà e saperla spiegare.
Decidere dopo aver discusso a lungo, scontrandosi e confrontandosi, e poi giungere ad una sintesi, e votarla, e rispettare il volere della maggioranza, pur non rinunciando a riproporre in modi e tempi diversi le proprie diversità.
E poi confrontarsi ancora con le altre organizzazioni, fino allo sfinimento, per trovare faticosamente quel punto di sintesi che - scontentando un po' tutti - rappresenta l'unico punto di incontro possibile tra i desideri e la realtà.
Sono ancora perfettamente convinto della necessità del sindacato, e della necessità di rappresentanza di interessi collettivi: tanto più oggi, in cui "collettivo" è una parolaccia, in cui cercano di renderci soli, isolati, isolabili, vulnerabili.
Non è un caso che la CGIL, che ha cinque milioni e mezzo di iscritti (non so quanti ne abbia il PdL, per dire, e quanti di questi siano veri), sia al centro di un attacco virulento e concentrico - e non nuovo: vi ricordate la sfida sull'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, durante il precedente governo Berlusconi? - da parte di governo e Confindustria.
Che disegnano la CGIL come un branco di rompicoglioni contrari agli interessi del paese (la CGIL racchiude in sè sindacalisti, quindi fannulloni, e comunisti: il peggio del peggio!).
Che propongono che non si possa scioperare per sei mesi prima e un mese dopo il rinnovo dei contratti, costringendo al pagamento di una penale persino in caso di scioperi spontanei:-(-
Con CISL e UIL che guardano altrove fischiettando, un po' come facevano negli anni '50, quando alla Fiat il prode Valletta si occupava di eliminare la Fiom licenziando dalle sue fabbriche ben 2000 quadri del sindacato metalmeccanico della CGIL (cfr. "Gli anni duri alla Fiat", di Emilio Pugno e Sergio Garavini, Einuadi 1974: credo che il libro sia difficilissimo da trovare, ormai, ma la sua lettura è estremamente consigliata).
Insomma, son tempi duri.
E allora, quando la CGIL organizza per questo sabato manifestazioni in tutte le città, per la difesa dei diritti e contro la politica del governo, per questi e per tutti i motivi che ho detto sopra, IO CI SONO.
8 commenti:
grazie :)))
Ricordo benissimo la difesa dell'art.18 e la famosa manifestazione dei tre milioni al Circo Massimo che rimane uno dei miei ricordi piu' belli in fatto di sentirmi attiva e partecipativa.
Nella mia piccola (di gran lunga piu' piccola della tua) attivita' sindacale nel settore pubblico, devo dire che si e' rivelata spesso un'attivita' disarmante. Mi hanno disamorato soprattutto i colleghi, supertutelati, superprivilegiati ma sempre pronti a lamentarsi, mai disposti a rinunciare ad un'unghia a favore di quelli meno tutelati (i precari).
...ci sarò anche se non fisicamente, visto che sarò presente ad altra concomitante iniziativa politica di carattere più internazionalista (anticipiamo la commemorazione dell'uccisione di Ernesto Che Guevara..) e purtroppo consapevole che dopo questa di sabato, vorrò/potrò/dovrò partecipare a molte altre iniziative di questo tipo!!...
Lupo, se ci farai attenzione domani mi sentirai manifestare insieme a tutti voi!!
¡Hasta Siempre!
Stefi
Meno male che sei della CGIL !!!
Io sono stato per anno delegato dai miei colleghi prima dell'avventi delle RSU e la CGIL è stato l'unico sindacato che ci ha trattato e con cui si riusciva a trattare in maniera aperta e civile.
Per il resto BUIO totale a partire dalla CISL il cui responsabile di settore passava il tempo a discorrere del più e del meno con il diretore del personale piuttosto che cercare di risolvere i problemi che avevano operai e impiegati...ma per fortuna è una storia vecchia che è meglio non ricordare troppo.
Noi la mobilitazione xonreo la scuola la iniziamo già stasera con il coordinamento genitori e insegnanti davanti alla prefettura.
Ehi Lupo, colevo chiederti com'è andata?? Sulla Busiarda ho letto 20.000 (poco più della metà per le forze dell'ordine..).
che atmosfera girava??
Ciao a presto
Stefi
@angela: ero lì anche pensando a te!
@arte: io ho avuto la fortuna di iniziare a fare sindacato quando era ancora forte, in azienda, la presenza operaia. Gente con una fortissima coscienza di classe, che portava anche a fare gli scioperi di solidarietà con le categorie meno forti! (impensabile, oggi...)
Ora anch'io mi trovo in un ambiente di impiegati che vivono autisticamente in un mondo che esclude quello esterno, preoccupati - al massimo - se le azioni che possiedono perdono qualche punto percentuale:-(
@stefi: secondo me ventimila eravamo, ma al di là dei numeri il clima era quello giusto (e la bella relazione di Donata Canta, segretaria della Camera del Lavoro di Torino, lo ha colto appieno: siamo all'inizio di una battaglia che forse non vinceremo mai, ma non possiamo esimerci dal combatterla: è una battaglia di valori, di civiltà, di solidarietà, di fratellanza).
@max: quel che contano sono ovviamente le persone, conosco persone splendide che militano nella CISL per ragioni storiche...è vero che in questa fase CISL e UIL mi sembrano più fare il tifo per una crisi della CGIL che per difendere gli interessi del mondo del lavoro.
...sempre e comunque PRESENTE!...
Stefi
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