mercoledì, settembre 03, 2008

Considerazioni dopo un viaggio in Europa

Due parole sulle vacanze...
Ho trascorso una quindicina di giorni in Austria con il camper e le biciclette, pedalando senza fretta attorno ai laghi del Salisburghese e lungo la pista ciclabile sul Danubio fino a Bratislava.

Che sensazione strana, stare in una Europa che sa essere ricca senza essere arrogante, che sa di essere privilegiata senza per questo farsi cogliere dalla paura dell'altro...
Stare in una Europa dove quel che è di tutti viene tutelato, invece che violato imbrattato stuprato distrutto, fosse pure un cartello stradale, dove puoi guardare nelle case e nei giardini senza che lo sguardo venga fermato da recinzioni, telecamere, cani feroci, dove ogni paesino ha strutture meravigliose per far giocare i bambini, e servizi per i viandanti (wc, acqua, panchine) che ti spingono a fermarti, sorridere, curiosare, dove sei sicuro che TUTTI si fermano per farti passare sulle strisce (e se tu esiti a passare perchè non ti fidi, qualcuno ironizza: "italiano, eh?", facendoti arrossire di vergogna).
Dove dormi dove ti pare, con la tenda e la bici, senza che nessuno venga a dirti che te la sei cercata se ti derubano e ti stuprano.
Un'Europa dove "il mercato" fa sì che se crolla il prezzo del petrolio del 30% in un mese, cali anche il prezzo dei carburanti. Dove il latte fresco in fattoria costa 40 centesimi il litro, dove tutto è più o meno normale, non esasperato, non febbrile o isterico: o almeno l'isteria è sotto controllo, non è il sentimento principale che si respira nell'aria.

Dal 2002, quando ci siamo finalmente potuti permettere l'acquisto del primo vecchio camper scassato per riprendere le vacanze itineranti che facevamo in tenda prima del lungo stop per metter su casa, abbiamo girato l'Europa facendo più o meno sessantamila chilometri: Bulgaria, Grecia, Romania, Ungheria, Croazia, Francia, Germania, Austria, Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia, Repubblica Ceca, Gran Bretagna...
Non solo le capitali, ma soprattutto i centri minori, raggiunti con le strade secondarie, spesso persino troppo:-), dando al viaggio la stessa importanza e la stessa attenzione dei piccoli "obiettivi" e delle cose "assolutamente da vedere".

(Nota divertente: quando a Plovdiv, seconda città della Bulgaria, ci fermammo - involontariamente - vicino ad un quartiere di zingari stanziali, fummo da questi riconosciuti e quasi festeggiati come "parenti ricchi":-)))

Beh, in tutta questa strada, in tutte queste esperienze, in tutti i maldestri tentativi di comunicazione in uno stentato inglese o a gesti con la gente normale, noi ci siamo sempre sentiti tranquilli, accettati, riconosciuti come persone, invitati in casa con cordialità da perfetti sconosciuti, e gli episodi "critici" sono stati pochissimi, mai drammatici.

Questo per dire che il clima orribile che si respira qui è peculiare e caratteristico di un paese che ha perso completamente il senso di sè, e sempre più spesso rivelare di essere italiani all'estero è imbarazzante (e meno male che siamo andati in Romania molto prima delle sparate xenofobe governative), e ti fa guadagnare - se va bene - un sorriso di compassione...

Ritorno quindi più depresso e disgustato che mai, avvilito dal permanente trionfo della menzogna (su Alitalia, sulla crisi tra Georgia e Russia...su tutto), ma convinto che si debba ripartire a ricostruire, a rifondare, a ricreare un paese civile (perchè persino "democratico", nello stato attuale, sembra un termine utopistico) partendo dalle relazioni tra le persone per bene, che non possono più abdicare al proprio ruolo e devono affrontare il male, guardarlo negli occhi, giudicare, prendere posizione, rischiare, litigare, incazzarsi.

Fatico a trovare le parole, temo di cadere nell'invettiva, nel rancore malmostoso, nel "vada tutto a ramengo", ma mi sforzo, combatto, resisto, evito di scrivere post sfiduciati e incazzati: cerco una via oltre l'indignazione, una mia personale via per avviare la ricostruzione.

Non sono solo, e questa è un'immensa consolazione: non siamo soli, perbacco.

Ci sono le persone che amiamo, ci sono gli amici in rete (e con Angela inizia la costruzione di un evento che tra un paio di mesi potrà anche consentirci di toccarsi, abbracciarsi, sorridersi e guardarsi negli occhi).
C'è tanto di buono, di giusto, di vero, di semplice, che va riscoperto, valorizzato, curato, accudito, affinchè diventi forte e rigoglioso, affinchè la lotta contro il male abbia anche solo una speranza di essere combattuta.

Se perdiamo la speranza, ci hanno già vinti, ci hanno già battuti.
Un mondo migliore non solo è possibile, ma è obbligatorio. Ed oggi, in questo paese, senza fari e senza leader, dobbiamo sognarcelo da noi, insieme, e condividere il sogno con altri, e crederci, e inseguirlo.
Mica ci sono alternative.

3 commenti:

Angela ha detto...

Grazie, mi commuove nel profondo sapere di non essere sola!
Buon ritorno alla tua personale resistenza...a presto

Anonimo ha detto...

complimenti per il bel viaggio.
Certo vivere in un posto dove la società e civile di nome e di fatto aiuta. A noi rimane la speranza e non dobbiamo mollarla anche se utopica altrimenti diventiamo anche noi delle bestie.
Bella però quella dei parenti ricchi degli zingari bulgari...niente male !

Artemisia ha detto...

Io ci sono.