Una delle cose belle di questa settimana, un po' sepolta sotto i clamori legati alle ultime follie preelettorali ed all'uscita del "Caimano", è il fatto che il libro-biografia di Tiziano Terzani "La fine è il mio inizio" sia tra i libri più venduti in Italia.
Non ho ancora comprato nè letto il libro, ma il suo successo (credo basato più sul passaparola che sul marketing) è un elemento di ottimismo, in questo momento molto cupo per il paese.
Non come quando quattro milioni di persone si recarono a votare alle primarie dell'Unione, ma piuttosto come quando il lavoro postumo di Giorgio Gaber, "Io non mi sento italiano", giunse in testa alle classifiche.
Sia il caso di Gaber che quello di Terzani può essere dovuto al fatto, come suggerisce una mia autorevole musa, che sia ormai una minoranza colta e danarosa quella che, a volte, permette tali fiammate di fiducia nelle capacità del popolo di saper scegliere, nonostante il collettivo rimbambimento di lungo corso a colpi di reality e cattiva televisione.
Può essere. Ma lasciatemi credere che non sia vero.
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