martedì, marzo 17, 2009

Son caduto nel freezer (racconto)

Non so come sia successo, non ricordo: ma non c'è dubbio, sono nel freezer.
Fa freddo qui, tra la carne ed il pesce, tra le colline di piselli, oltre l'annebbiamento del cellophane.
Si, è il freezer di casa mia, quello che ho comprato e messo in garage l'altra estate: doppio motore, 200 litri.
Non che l'abbia riconosciuto da fuori, ma da questa trota che fissa l'oscurità, con occhio brillante, ce l'ho proprio messa io, qualche mese fa, quando siamo tornati, il Toni ed io, dalla pesca all'Orco.
Beh, che ci faccio qua?
E' agosto, ma non è una buona ragione, chiudersi qui per sfuggire al caldo.
Ma mi ci son chiuso io? O ci son caduto dentro? O mi ci han buttato, mia moglie o mio figlio?
Boh. La cosa più buffa è che non mi sento.
Voglio dire, vedo (poco) e penso come uno che è dentro un freezer, ma il mio corpo non c'è.
Non ci son le mani, non ci son proprio fisicamente: non posso toccarmi perché non c'è nulla da toccare. Parbleu!
Anzi, ogni tanto vedo il mio corpo sbaragliato dalla luce, fuori, quando d'improvviso lo sportellone superiore del freezer viene alzato.
Mi vedo frugare tra le frattaglie gelate ed insaccottate, prendere qualcosa, levare col dito il ghiaccio dall'etichetta, rigettare il sacchetto (stumf!) ed afferrare finalmente l'insieme giusto di cocci alimentari.
Poi, lo sportellone viene richiuso ed io resto diviso:il mio corpo fuori, che cammina con un pezzo di coniglio, e la mia mente qua, al buio, a venti gradi sottozero.
Lo chiamerei volentieri, il mio IO, alla prossima apparizione dallo sportellone del freezer.
Ma non posso: la voce, il corpo, i gesti sono rimasti a lui, ed a me solo il pensiero, la mente, le sinapsi dei circuiti cerebrali: non ho neppure spessore,colore, visibilità.
Se anche potessi, il gelo mi impedirebbe ogni gesto: se avessi consistenza, sarei troppo simile a quel sacchetto di carote affettate.
Già, son caduto nel freezer.
Possibile che lui, cioè IO, non me ne sia accorto ?
Possibile che stia vivendo senza di me ?
Come diavolo fa ?
Eppure non mi sembra sofferto, quando viene ad aprire il freezer (di rado, molto di rado, anche se ho perso la nozione del tempo): io spero sempre che si accorga di avermi smarrito, e venga a cercarmi.
Ma ogni volta, nelle poche decine di secondi in cui la luce lo illumina, lo vedo tranquillo, sereno, completo.
Non ha mai inquietudini sul volto, né ombre nello sguardo.
Risolve le sue questioni di polli e gelati, e poi se ne va, calando lo sportello.
Anzi, ho quasi l'impressione che il suo volto sia ogni volta più liscio, più rilassato: l'ultima volta mi è sembrato quasi uno di quegli ebeti inespressivi che si entusiasmano negli spot per un whisky o una gazzosa.Questo mi fa un po' incazzare.
Io ho tutti i suoi ricordi, qua. Come fa ad andarsene in giro senza?
E poi ho tonnellate di immagini mentali tratte da ogni attimo della sua vita, da ogni libro letto, da ogni sguardo incontrato, da ogni bocca baciata.
Ci sono i Rolling Stones, le manifestazioni, la sua prima moto.
E poi la bocca di Alba, i lunghi capelli di Aurora. Le ferie in Corsica.
La nascita di suo figlio, le foto di Bakunin, i concerti degli U2.
L'amore. La gioia. Il dolore.
Tonnellate di roba. Da scriverci milioni di libri, se uno volesse dar forma scritta alle sensazioni.
E quel cretino, invece, mi lascia qua. A cristallizzarmi. Tutto congelato.
Continua ad aprire lo sportello, lo sguardo quasi trasparente, il sorriso alla Glen Grant.
MI rendo conto che inizio ad odiarlo, accidenti a lui.
Ma che posso fare ? Nulla, solo aspettare.
Che il dannato freezer si guasti, e che questa trota al mio fianco chiuda gli occhi.
Magari, quel cretino sarà costretto a spegnere il freezer, a svuotarlo e ad entrarci dentro per ripararlo.
Sarà allora che, senza pietà, gli salterò addosso.
E lo farò di nuovo mio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

caro Lupo, altro che "io diviso"....qua siamo alla frutta...il corpo che se ne va da una parte (con le sue pulsioni???) e la testa dall'altra... è quello che succede a tanti no?????? Il racconto mi è proprio piaciuto...Un'ambientazione migliore non la potevi trovare...Mi piacerebbe sapere in quale frangente della tua vita lo hai scritto ...mmmm.....
In ogni caso un'angoscia della madonna degna del miglior edgar allan...

ciao chiara

Angela ha detto...

Signor Lupo, quando va sul fantastico mi rievoca Landolfi, Buzzati, Calvino.
Lupo, lei è uno scrittore verace!