...ed infatti lo faccio principalmente per esprimere sintonia ed apprezzamento per le parole della Presidente Mercedes Bresso. :-)
(l'intervista al cardinal Poletto comunque è qui, e va letta).
Anche se soggetto ad un processo di devastazione dall'interno delle istituzioni, noi viviamo ancora in uno Stato (formalmente) libero e democratico.
Così come io non mi arruolerei mai volontario nell'esercito, perchè sarei costretto a fare cose che aborro, è assolutamente legittimo che chi ha una convinzione profonda tenti di essere coerente ad essa, nella vita quotidiana e nello svolgimento del suo lavoro.
Però, esiste un problema.
Se non ci fosse alcun volontario disponibile ad entrare nell'esercito, probabilmente lo Stato sarebbe obbligato a tornare alla leva obbligatoria per garantire il diritto alla difesa del proprio territorio.
Se tutti, per ipotesi, decidessero di fare gli obiettori (ammesso che tornasse anche la legge sull'obiezione di coscienza), lo Stato legittimamente imporrebbe comunque a qualcuno di fare comunque il militare. A quel punto, la scelta sarebbe tra obbedire ed andare in galera (ahimè).
Ecco, quel che voglio dire è che, all'interno di uno Stato democratico, il "non rispetto" delle leggi sulla base di una obiezione di coscienza è possibile, senza pagarne le conseguenze, solo in due casi: o quando esiste una legge specifica che riconosce l'obiezione specifica su quel tema (vedi l'obiezione al servizio militare o all'aborto), o quando esiste un numero sufficientemente grande di persone che possono rispettare la legge al posto di chi fa obiezione di coscienza.
Se non si verificano queste due condizioni, deve essere serenamente accettato il concetto che l'obiezione di coscienza (ed il conseguente non rispetto delle leggi) può portare in galera o a perdere un determinato posto di lavoro.
Giova ricordare che la legge sull'obiezione di coscienza al servizio militare (varata nel 1972) è il frutto di obiezioni di coscienza pagate a caro prezzo (appunto, con la reclusione) da parte di pacifisti e nonviolenti, credenti o laici.
Nel caso posto dal cardinal Poletto, io non vedo molta consapevolezza su questo aspetto. Pur richiamando anch'egli il precedente dell'obiezione di coscienza al servizio militare, che è una presa di posizione forte e gravida di conseguenze, egli cita come esempi di "resistenza civile" dei cattolici alcuni atti che a me sembrano - scusate - assai miserelli e miserabili, per non dire pilateschi.
Il farmacista che rifiuta di vendere la pillola del giorno dopo alla ragazza preoccupata non è un obiettore di coscienza, per me: è Pilato che dice "arrangiati, io non ne voglio sapere".
Il medico che non stacca il sondino di Eluana è Pilato che dice "del vostro dolore, del vostro problema io non intendo interessarmi".
L'obiezione di coscienza è - deve essere - attiva, pone problemi, è pubblica, è sfida all'esistente. Costoro non fanno nulla di tutto ciò: la loro obiezione non è rivolta al mondo per sfidarlo, è solo assenza di azione, vigliaccheria, "non fare", "non dire", nascondersi, eclissarsi dai problemi del mondo e delle altre persone.
Ecco, se rispetto e concordo con l'idea di un uomo che, sulla base della propria coscienza, decide di non derogare da essa, fino al punto da violare una legge e pagarne le conseguenze civili e penali, non riesco assolutamente ad associare a questo l'idea di omuncoli pavidi che di fronte ai problemi degli altri usano la propria coscienza per dire semplicemente "non mi interesso di te", e tornano ai loro piccoli affari, senza nessuna intenzione di contaminare il mondo con la loro legittima idea, ma chiedendo solo che il mondo li lasci in pace, non li disturbi.
Questo tipo di "obiezione" non mi sembra affatto nobile, ma mi sembra pavido, oscuro, ambiguo, ipocrita.
Fa il paio con gli avvertimenti mafiosi di Sacconi alla clinica friulana, "fate quel che vi pare, ma attenti che..."
Consente di fare quel che pare loro senza mai pagare il prezzo delle proprie scelte, e questo è ipocrita.
E poi - mi scusi, cardinal Poletto - ma se si hanno dei valori non è che si può fare l'obiezione solo a quel che ci pare. Non è che si può scegliere sul vassoio solo quel delizioso bignè di valori, quella sfiziosa tartina di coscienza, e spilluzzicare solo quel che si preferisce tra le offerte del mercato dei principii.
Se si è dalla parte della vita, lo si è sempre. Contro la guerra, contro la mafia. Contro gli interessi che avvelenano la vita ed il futuro delle persone. Contro la fame della maggior parte del mondo, fame che è figlia di questo sistema in cui molti di questi obiettori "light" sembrano trovarsi meravigliosamente a proprio agio.
Lei, cardinale, continua a disquisire di minareti e di pillole: ma noi che viviamo quaggiù mica riusciamo ad appassionarci, a questi dettagli. Sarà che la vita, quella normale, è una fatica che le viene risparmiata. Beato lei...
UPDATE: segnalo questa riflessione di Saviano sul caso Englaro...
(l'intervista al cardinal Poletto comunque è qui, e va letta).
Anche se soggetto ad un processo di devastazione dall'interno delle istituzioni, noi viviamo ancora in uno Stato (formalmente) libero e democratico.
Così come io non mi arruolerei mai volontario nell'esercito, perchè sarei costretto a fare cose che aborro, è assolutamente legittimo che chi ha una convinzione profonda tenti di essere coerente ad essa, nella vita quotidiana e nello svolgimento del suo lavoro.
Però, esiste un problema.
Se non ci fosse alcun volontario disponibile ad entrare nell'esercito, probabilmente lo Stato sarebbe obbligato a tornare alla leva obbligatoria per garantire il diritto alla difesa del proprio territorio.
Se tutti, per ipotesi, decidessero di fare gli obiettori (ammesso che tornasse anche la legge sull'obiezione di coscienza), lo Stato legittimamente imporrebbe comunque a qualcuno di fare comunque il militare. A quel punto, la scelta sarebbe tra obbedire ed andare in galera (ahimè).
Ecco, quel che voglio dire è che, all'interno di uno Stato democratico, il "non rispetto" delle leggi sulla base di una obiezione di coscienza è possibile, senza pagarne le conseguenze, solo in due casi: o quando esiste una legge specifica che riconosce l'obiezione specifica su quel tema (vedi l'obiezione al servizio militare o all'aborto), o quando esiste un numero sufficientemente grande di persone che possono rispettare la legge al posto di chi fa obiezione di coscienza.
Se non si verificano queste due condizioni, deve essere serenamente accettato il concetto che l'obiezione di coscienza (ed il conseguente non rispetto delle leggi) può portare in galera o a perdere un determinato posto di lavoro.
Giova ricordare che la legge sull'obiezione di coscienza al servizio militare (varata nel 1972) è il frutto di obiezioni di coscienza pagate a caro prezzo (appunto, con la reclusione) da parte di pacifisti e nonviolenti, credenti o laici.
Nel caso posto dal cardinal Poletto, io non vedo molta consapevolezza su questo aspetto. Pur richiamando anch'egli il precedente dell'obiezione di coscienza al servizio militare, che è una presa di posizione forte e gravida di conseguenze, egli cita come esempi di "resistenza civile" dei cattolici alcuni atti che a me sembrano - scusate - assai miserelli e miserabili, per non dire pilateschi.
Il farmacista che rifiuta di vendere la pillola del giorno dopo alla ragazza preoccupata non è un obiettore di coscienza, per me: è Pilato che dice "arrangiati, io non ne voglio sapere".
Il medico che non stacca il sondino di Eluana è Pilato che dice "del vostro dolore, del vostro problema io non intendo interessarmi".
L'obiezione di coscienza è - deve essere - attiva, pone problemi, è pubblica, è sfida all'esistente. Costoro non fanno nulla di tutto ciò: la loro obiezione non è rivolta al mondo per sfidarlo, è solo assenza di azione, vigliaccheria, "non fare", "non dire", nascondersi, eclissarsi dai problemi del mondo e delle altre persone.
Ecco, se rispetto e concordo con l'idea di un uomo che, sulla base della propria coscienza, decide di non derogare da essa, fino al punto da violare una legge e pagarne le conseguenze civili e penali, non riesco assolutamente ad associare a questo l'idea di omuncoli pavidi che di fronte ai problemi degli altri usano la propria coscienza per dire semplicemente "non mi interesso di te", e tornano ai loro piccoli affari, senza nessuna intenzione di contaminare il mondo con la loro legittima idea, ma chiedendo solo che il mondo li lasci in pace, non li disturbi.
Questo tipo di "obiezione" non mi sembra affatto nobile, ma mi sembra pavido, oscuro, ambiguo, ipocrita.
Fa il paio con gli avvertimenti mafiosi di Sacconi alla clinica friulana, "fate quel che vi pare, ma attenti che..."
Consente di fare quel che pare loro senza mai pagare il prezzo delle proprie scelte, e questo è ipocrita.
E poi - mi scusi, cardinal Poletto - ma se si hanno dei valori non è che si può fare l'obiezione solo a quel che ci pare. Non è che si può scegliere sul vassoio solo quel delizioso bignè di valori, quella sfiziosa tartina di coscienza, e spilluzzicare solo quel che si preferisce tra le offerte del mercato dei principii.
Se si è dalla parte della vita, lo si è sempre. Contro la guerra, contro la mafia. Contro gli interessi che avvelenano la vita ed il futuro delle persone. Contro la fame della maggior parte del mondo, fame che è figlia di questo sistema in cui molti di questi obiettori "light" sembrano trovarsi meravigliosamente a proprio agio.
Lei, cardinale, continua a disquisire di minareti e di pillole: ma noi che viviamo quaggiù mica riusciamo ad appassionarci, a questi dettagli. Sarà che la vita, quella normale, è una fatica che le viene risparmiata. Beato lei...
UPDATE: segnalo questa riflessione di Saviano sul caso Englaro...
4 commenti:
Stading ovation; hai totalmente ragione e quello che ferisce ancora di più é la malafede che Poletto ed suoi compagni di merende hanno.
Se vogliono sovvertire in mdodo così aggressivo e fuori dalle regol lo Stato laico diamo loro un nome nuovo e più consono: Brigate Porpora.
Ciao!
Daniele
Che poi difendere la vita che significa? Che gli uomini sono perennemente offerti al divino e al suo servizio?
C'è una parola grandiosa di quell'anarchico di Cristo che dice: il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato.
Sostituisci al sabato "legge sulla vita" e comprendi che difendere la vita significa difendere la dignità dell'uomo e la sua libera coscienza.
L'ho sempre detto che il Piemonte è la regione più illuminata del profondo Nord!
Ti voglio un gran bene, Lupo guru sveglio!
Ripero ciò che ho scritto sul mio blog:
L’obiezione di coscienza è sempre un diritto? Oppure esistono delle categorie di persone e di casi a cui non dovrebbe venir concessa? Ad esempio, i ginecologi che rifiutano di praticare una legittima interruzione di gravidanza. Perché la penso così? Per un motivo molto molto semplice: quando Tizio ha deciso di laurearsi in medicina e di specializzarsi in ginecologia sapeva benissimo che, tra i suoi compiti futuri stabiliti dalla legge, vi sarebbe stato quello di far abortire alcune donne.
Per chiarire meglio il concetto, ricorro a un esempio: Caio ha liberamente deciso di diventare ufficiale dell’esercito, ma in base a una obiezione di coscienza rifiuta sempre e comunque l’uso di qualsiasi arma.
O ancora: Sempronio fa il dentista ma si appella all'obiezione di coscienza per non compiere le estrazioni dentarie.
Sarebbe accettabile?
Sono d'accordo con le tue osservazioni. Certi "obiettori" come i farmacisti di cui parli, sembrano più al servizio del proprio malanimo che a quello della coscienza.
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