Già tre anni fa ci provò AN, a equiparare per legge i Partigiani ed i repubblichini di salò (la scelta delle maiuscole e delle minuscole, anche se apparentemente scorrette, non è affatto casuale).
Vi rimando a questi due post di gennaio 2006 (1 - 2) per recuperare la memoria di quel tentativo (a fronte del quale il sito di design SDZ inventò il logo che riproduco all'inizio del post).
Adesso è il PDL, con una proposta di legge firmata da ben 42 deputati, a proporre di nuovo l'equiparazione tra chi fece due scelte radicalmente diverse per motivazioni ed effetti.
Qui le dichiarazioni dell'ANPI al riguardo, che promuove a Roma una conferenza pubblica sull'argomento per il 13 gennaio.
Qui l'intervista a Giuliano Vassalli su Repubblica di oggi che spiega, assai meglio di me, per quale motivo questo tentativo è osceno (ma, visti i tempi, stavolta temo passerà: gli anticorpi democratici del paese sono sempre meno, e quelli che ci sono in Parlamento sembrano diventati assai poco efficaci).
P.S. In questi giorno sto leggendo moltissimo, di tutto, su quel che accade a Gaza. Ma, per scelta personale, non riesco a parlare di quel che non riesco a comprendere, anche se come essere umano non posso che provare, sentire, come un graffio nell'anima, la profonda angoscia che nasce dalle notizie e dalle immagini di questo conflitto. E fare mio, nostro, il proverbio arabo che dice "se semini sangue, non cresceranno rose".
E questo vale per tutti i conflitti, il cui destino è - paradossalmente - scomparire dalle cronache quanto durano troppo a lungo (esempio più recente, la Repubblica Democratica del Congo...): sul sito di PeaceReporter vado a ricordarmi quotidianamente che la guerra non è semplicemente "una delle notizie del giorno", ma solo uno (il più agghiacciante) degli strumenti di conservazione di un modello insostenibile di mondo e di sviluppo.
(Sul sito di Peacereporter ci sono anche le buone notizie, comunque: Artemisia, poi non dire che non ti penso!:-)))
(L'immagine della kefiah, tratta da SDZ, è di Chaz Maviyane-Davies).
Vi rimando a questi due post di gennaio 2006 (1 - 2) per recuperare la memoria di quel tentativo (a fronte del quale il sito di design SDZ inventò il logo che riproduco all'inizio del post).
Adesso è il PDL, con una proposta di legge firmata da ben 42 deputati, a proporre di nuovo l'equiparazione tra chi fece due scelte radicalmente diverse per motivazioni ed effetti.
Qui le dichiarazioni dell'ANPI al riguardo, che promuove a Roma una conferenza pubblica sull'argomento per il 13 gennaio.
Qui l'intervista a Giuliano Vassalli su Repubblica di oggi che spiega, assai meglio di me, per quale motivo questo tentativo è osceno (ma, visti i tempi, stavolta temo passerà: gli anticorpi democratici del paese sono sempre meno, e quelli che ci sono in Parlamento sembrano diventati assai poco efficaci).
P.S. In questi giorno sto leggendo moltissimo, di tutto, su quel che accade a Gaza. Ma, per scelta personale, non riesco a parlare di quel che non riesco a comprendere, anche se come essere umano non posso che provare, sentire, come un graffio nell'anima, la profonda angoscia che nasce dalle notizie e dalle immagini di questo conflitto. E fare mio, nostro, il proverbio arabo che dice "se semini sangue, non cresceranno rose".
E questo vale per tutti i conflitti, il cui destino è - paradossalmente - scomparire dalle cronache quanto durano troppo a lungo (esempio più recente, la Repubblica Democratica del Congo...): sul sito di PeaceReporter vado a ricordarmi quotidianamente che la guerra non è semplicemente "una delle notizie del giorno", ma solo uno (il più agghiacciante) degli strumenti di conservazione di un modello insostenibile di mondo e di sviluppo.
(Sul sito di Peacereporter ci sono anche le buone notizie, comunque: Artemisia, poi non dire che non ti penso!:-)))
(L'immagine della kefiah, tratta da SDZ, è di Chaz Maviyane-Davies).
8 commenti:
I "Valori" morali oggi sono molto labili, contano solo i valori finanziari e poi "apparire" sempre, apparire anche se non hai niente da trasmettere.
Anche a me manca la comprensione di quello che sta accadendo a Gaza,
non concepisco come un popolo sia costretto a morire in quelle condizioni, a chi giova questa situazione?
Il nostro dramma di uomini civili è che siamo assolutamente impotenti, possiamo solo urlare basta!, isolati e inascoltati.
Sileno
Voglio urlare con voi BASTA CON QUESTE ATROCITA'!!!bb
Una bellissima e illuminante intervista a Moni Ovadia e' andata in onda su radio radicale il 5 gennaio, che ha ben illustrato le varie articolazoni della questione.
E' riascoltabile qua: http://www.radioradicale.it/palinsesto/2009/1/5
carla :-*
Grazie, caro Lupo, delle segnalazioni e soprattutto di pensarmi! :-)
Avevo letto dell'ennesimo tentativo di equiparare i combattenti di Salo'. Bisogna fare qualcosa. C'e' qualche petizione intanto da firmare?
Riguardo alla Palestina, anch'io evito di esprimermi se non mi sento sufficientemente informata ed e' difficile esserlo semplicemente da quello che i media ti propinano. Pero' ti consiglio, se non lo hai gia' letto, questo post di Marina che rispecchia l'approccio razionale che vorrei avere di fronte a questa vicenda.
Grazie anche a Carla della segnalazione. Mi scarico subito l'intervista.
Un abbraccio,
Artemisia
Naturalmente mi sono iscritta subito alla Newletter delle buone notizie di Peace Reporter :-)
Aridaje!
Non e' che t'ho preso di mira...
Mi e' venuto in mente che ho scoperto un sito dell'ottimo Diego Bianchi (il blogger Zoro) che si chiama Fondazione daje. Anche questo mi serve come antidepressivo grazie alla sua freschezza e alle sue battute divertenti ma anche un po' tenere e comunque non banali sul PD.
Mo' basta. Anzi, daje
Letto il post di Marina. Più leggo sull'argomento, più mi rendo conto di affogare nei dubbi. L'unica cosa sicura è che l'informazione che ci viene fornita sull'argomento dai canali tradizionali fa schifo e non serve a nulla, se non a propagandare una sorta di pensiero unico (Hamas è cattivissima, Israele si difende, anche se eccede;la morte dei bambini e dei civili è orribile, ma la colpa di tutto però è dei cattivi).
Sono anni che provo a farmi un'opinione informata sull'argomento: come su molte altre cose, finirò per rinunciarci.Le energie che spendo per capire una cosa su cui non ho alcun potere di intervento è meglio destinarle a qualcosa di utile per chi mi sta più vicino. Non è cinismo, è impotenza.
Per quel che oggettivamente è (un punto di vista reale su quel che accade a Gaza, il che è sempre meglio di quel che raccontano i reporter da Tel Aviv) consiglio il blog di Vittorio Arrigoni, http://guerrillaradio.iobloggo.com/, che a Gaza vive (ci è arrivato forzando il blocco della marina israeliana, qualche mese fa).
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