Siate pazienti, cittadini di poca fede. E' solo questione di tempo, e pian piano Maria Asinella da Brescia (con esame di stato a Reggio Calabria, ricordate) dimostrerà che la sua ignoranza può spaziare su qualsivoglia argomento, essendo essa infinita (e dunque coincidente) con lo scibile umano.
Ieri si è data da fare per dimostrare che può fare tranquillamente anche il Ministro del Lavoro al posto di Sacconi, con la stessa incosciente e perniciosa solerzia con cui opera a Viale Trastevere.
Ha rilasciato infatti una intervista al Corriere della Sera in cui - finalmente - ci dice la sua sul caso Fiat. Anelavamo da settimane la sua opinione sull'argomento, e ci sembrava strano che non fosse arrivata - quando persino il Presidente della Repubblica ha detto la sua, come potrebbe tacer Maria Asinella!... E, come sempre, non ci ha deluso.
Qui la versione integrale dell'asinelpensiero sull'argomento.
«Quella di Marchionne è una scelta coraggiosa». Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione, sulla vicenda Fiat e il mancato reintegro dei tre operai, usa parole controcorrente: «Le sentenze vanno sempre rispettate ma vanno rispettate anche le aziende». «Quella di Marchionne è una scelta coraggiosa». Altro che riforma dell’università o precari della scuola: Mariastella Gelmini sa che stavolta le sue parole sono davvero controcorrente.
La scelta Per Mariastella Gelmini, 37 anni, ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, quella di Sergio Marchionne è «una scelta coraggiosa»
Un ministro dice che è giusto non rispettare una sentenza. Non le sembra grave?
«Le sentenze vanno sempre rispettate ma vanno rispettate anche le aziende. Sono un luogo di creazione e distribuzione di ricchezza, e anche di crescita sociale».
E vanno rispettate più le aziende o le sentenze?
«Le sentenze vanno rispettate sempre e guardi che la Fiat l’ha fatto. Paga lo stipendio ai tre operai, li fa entrare nello stabilimento, consente loro l’attività sindacale...».
Sì, ma non li fa lavorare e invece il giudice ha detto che devono tornare alle linee produttive.
«Non vanno tutelati solo quei tre operai ma tutti i lavoratori. Soprattutto quelli che sono stati costretti a fermarsi quando i tre hanno bloccato quel macchinario paralizzando l’intera linea».
Per la Fiat è stato sabotaggio e per questo li aveva licenziati. Ma per il giudice l’ipotesi non regge.
«Marchionne è una persona prudente ed accorta, se ha deciso di procedere così avrà le sue ragioni».
Il presidente Napolitano parla di «episodio grave» che va superato.
«Le parole del presidente sono di grande saggezza. I diritti dei lavoratori sono essenza della democrazia. Ma quando il capo dello Stato parla della feroce competizione globale suona un potente campanello d’allarme che i sindacati non possono ignorare. E poi troppo spesso i magistrati decidono per il reintegro automatico». Automatico? Cosa intende? «Capita spesso nella pubblica amministrazione e purtroppo anche nella scuola. Ci sono persone che si macchiano di responsabilità gravi che però vengono rimesse al loro posto senza un vero esame dei fatti. Così si uccide la meritocrazia, che è una battaglia che noi stiamo facendo con i sindacati moderati per premiare l’impegno invece degli scatti di anzianità. E si creano condizioni sfavorevoli per le imprese, marginalizzando la nostra economia».
C’è chi pensa che la Fiat stia cercando lo scontro frontale con il sindacato per rivedere gli accordi con i lavoratori.
«Sono convinta del contrario. È la Fiom che cerca sistematicamente lo scontro e questo perché secondo loro l’azienda è sempre un avversario, l’imprenditore una sanguisuga che si arricchisce sulle spalle dei lavoratori. Per la Fiom e per la Cgil gli imprenditori andrebbero messi tutti al rogo».
Protestano per il mancato rispetto di una sentenza.
«No, così non fanno gli interessi dei lavoratori ma solo i loro. Non siamo più negli anni Sessanta, è finita l’epoca del mercato interno protetto. Chi l’avrebbe detto che la Volvo sarebbe finita nelle mani degli indiani e che il distretto di Detroit sarebbe andato in crisi? Eppure è proprio così che è andata». E cosa c’entrano i tre operai di Melfi? «La Fiom sta strumentalizzando mediaticamente la vicenda perché, per mantenere il suo potere, insegue la vecchia logica dello scontro con l’azienda. Ma se nel Paese il clima è questo poi non ci possiamo lamentare delle aziende che delocalizzano e dei posti di lavoro che calano».
Anche gli altri sindacati hanno criticato la Fiat.
«Sì, ho visto, ma in generale il loro atteggiamento è ben diverso. Va dato atto alla Cisl di Bonanni ed alla Uil di Angeletti di lavorare con serietà ed impegno all’unica politica industriale possibile. E cioè quella del lavoro vero contro quello assistito, dell’impresa forte ed equa nel pagare le tasse e nel fare utili, del sindacato autorevole ma responsabile».
Anche alcuni suoi colleghi di governo, come Matteoli e Sacconi, hanno detto che la Fiat ha torto. Davvero non ha dubbi?
«In un momento come questo il politicamente corretto non paga. Servono scelte coraggiose, come quelle che sta facendo Berlusconi».
Ministro, non è che lei vuole solo smarcarsi dalle posizioni di altri ministri del Pdl?
«Non c’entra nulla, difendo un principio. E apprezzo molto il lavoro di Sacconi che spinge per un welfare dei meritevoli e per legare i salari alla produttività».
Ma diciamocelo...che cosa ti impedisce di fare anche, chessò, il Ministro dei Beni Culturali? Bondi, inizia a fartela sotto...ora che Sacconi è sistemato, tra un po' tocca a te...
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