Ma è indubbio che a volte accadono eventi che portano, più di altri, a pensare...
Ad esempio, questo, rilevato da "retescuole":
Pavullo, Modena , 07/10/2008 |
Il coraggio di un preside di Gabriella Orlando |
Sabato 4 ottobre a Pavullo, in provincia di Modena, è stata inaugurata la nuova sede dell'IPSIA Marconi. La cerimonia è stata "guastata" dall'intervento del preside di nuova nomina Carlo Prandini che ha impedito al parroco di benedire l'edificio sostenendo, come aveva nei giorni precedenti anticipato al sindaco e agli assessori, che a scuola non è possibile ammettere manifestazioni di culto. Durissime le reazioni concordi di parroco, sindaco e assessori del Comune e della Provincia (in gran parte PD) che rimproverano al dirigente la mancanza di "buon senso". L'esponente del PdL Bartolini, alcuni leghisti e Giovanardi minacciano interrogazioni parlamentari e il dirigente scolastico provinciale chiede spiegazioni. Ulteriori particolari e la possibilità di manifestare solidarietà al coraggioso preside sui siti della Gazzetta di Modena e del Resto del Carlino. |
Qui il link all'articolo sul Resto del Carlino che riporta le reazioni all'episodio.
No, non voglio entrare nel merito della questione. Però ci penso, alla "persona" e Dirigente Scolastico Carlo Prandini. E penso alla sua scelta: nitida, al limite della brutalità.
Penso che per lui sarebbe stato più facile, semplice, tranquillo adattarsi al conformismo, lasciar compiere l'atto con un sorriso. Dire no è sempre sgradevole, antipatico, genera guai.
Usare il "buon senso", che ormai vuol dire non compiere mai gesti che possano turbare la tranquilla superficie della palude delle convenzioni, lo avrebbe messo al riparo dalle inevitabili polemiche, che di questi tempi si accendono e si autoalimentano come un incendio in una foresta.
Non so come sia accaduto l'evento, nello specifico: pare che il signor Prandini avesse comunicato in dovuto anticipo la sua volontà, e si sia trovato di fronte ad una forzatura. Non so se è andata così, ma non è la cosa più importante, in fondo.
Qualunque sia il modo utilizzato per dire NO, io penso che il dirigente Carlo Prandini (che non conosco, e non mi interessa sapere se è una persona pacata o un irascibile trinariciuto), che non bisogna appellare nè come "coraggioso preside" (mioddio) nè come eroe della resistenza anticlericale, nè tantomeno come alleato del demonio, abbia semplicemente fatto quel che dovrebbero fare tutti: scegliere e non seguire semplicemente la corrente, compiere atti che abbiano un senso, un peso, che obblighino a pensare. A riflettere.
Perchè la benedizione di un edificio scolastico è - appunto - una cosa scontata: ed una cosa scontata, usurata dal tempo, rifluita nel conformismo di atti sempre uguali e ripetuti, mai sottoposta a verifica, secondo me, è una cosa che vale poco anche per chi dà ad essa un significato rilevante.
Non entro neppure nel merito di quanto sia vile, a posteriori, l'atteggiamento dei potenti che, con la scusa di una improbabile offesa alla comunità cattolica (la stessa che viene svillaneggiata ogni santo giorno che iddio mette in terra da comportamenti e condotte di vita scandalosi, immorali, ripugnanti), sono subito partiti lancia in resta per "fargliela pagare", perchè "questa cosa non può restare senza conseguenze": il che è vero, ma nel senso che bisognerebbe tornare a discutere di ogni atto che compiamo e del suo significato, e non nel senso mafioso e vendicativo che intende il sottosegretario Giovanardi quando pronuncia queste parole.
E allora ripenso a Carlo Prandini, inseguito in questi giorni da mute di cani feroci e rabbiosi - che sono le parole con cui vogliono sbranarlo.
E non dico "ha fatto bene": dico "ha fatto quel che pensava fosse giusto fare", e di questi tempi mi sembra già molto.
Mi sembra meriti profondo rispetto.
Penso che per lui sarebbe stato più facile, semplice, tranquillo adattarsi al conformismo, lasciar compiere l'atto con un sorriso. Dire no è sempre sgradevole, antipatico, genera guai.
Usare il "buon senso", che ormai vuol dire non compiere mai gesti che possano turbare la tranquilla superficie della palude delle convenzioni, lo avrebbe messo al riparo dalle inevitabili polemiche, che di questi tempi si accendono e si autoalimentano come un incendio in una foresta.
Non so come sia accaduto l'evento, nello specifico: pare che il signor Prandini avesse comunicato in dovuto anticipo la sua volontà, e si sia trovato di fronte ad una forzatura. Non so se è andata così, ma non è la cosa più importante, in fondo.
Qualunque sia il modo utilizzato per dire NO, io penso che il dirigente Carlo Prandini (che non conosco, e non mi interessa sapere se è una persona pacata o un irascibile trinariciuto), che non bisogna appellare nè come "coraggioso preside" (mioddio) nè come eroe della resistenza anticlericale, nè tantomeno come alleato del demonio, abbia semplicemente fatto quel che dovrebbero fare tutti: scegliere e non seguire semplicemente la corrente, compiere atti che abbiano un senso, un peso, che obblighino a pensare. A riflettere.
Perchè la benedizione di un edificio scolastico è - appunto - una cosa scontata: ed una cosa scontata, usurata dal tempo, rifluita nel conformismo di atti sempre uguali e ripetuti, mai sottoposta a verifica, secondo me, è una cosa che vale poco anche per chi dà ad essa un significato rilevante.
Non entro neppure nel merito di quanto sia vile, a posteriori, l'atteggiamento dei potenti che, con la scusa di una improbabile offesa alla comunità cattolica (la stessa che viene svillaneggiata ogni santo giorno che iddio mette in terra da comportamenti e condotte di vita scandalosi, immorali, ripugnanti), sono subito partiti lancia in resta per "fargliela pagare", perchè "questa cosa non può restare senza conseguenze": il che è vero, ma nel senso che bisognerebbe tornare a discutere di ogni atto che compiamo e del suo significato, e non nel senso mafioso e vendicativo che intende il sottosegretario Giovanardi quando pronuncia queste parole.
E allora ripenso a Carlo Prandini, inseguito in questi giorni da mute di cani feroci e rabbiosi - che sono le parole con cui vogliono sbranarlo.
E non dico "ha fatto bene": dico "ha fatto quel che pensava fosse giusto fare", e di questi tempi mi sembra già molto.
Mi sembra meriti profondo rispetto.
2 commenti:
Già!! Mi è venuto in mente che al primo anniversario dell'11 settembre.. sulla posta ufficiale "aziendale" arrivò il msg che disponeva che in tutte le sedi bisognava riunirsi alle h. 12 per commemorare, per cinque minuti, le vittime..., a questa prontamente seguì mail interna del Direttore che ci convocò alle h. 12 in Direzione.... più tardi mi chiese come mai io non ero presente alla commemorazione. Gli risposi che io Tutte le vittime (inclusi quelli sul lavoro...) li commemoravo magari per un solo minuto ma quasi tutti i giorni della vita... Ho ritenuto, in quel caso, più giusto fare così. Aggiungo e concludo, ma è una mia personale opinione, che i luoghi di lavoro, di studio, ecc. debbano essere "laici". I riti, di qualunque confessione, hanno luoghi appropriati per essere attuati. Del resto, secondo vecchie tradizioni, mi pare il giorno di S. Rocco) si portavano i bovini in chiesa per essere benedetti. Non mi sembra che i parroci andassero a benedire i fori boari o le fiere di paese...
Giustamente sottolinei l'ipocrisia che sta alla base dei compartamenti degli attuali "potenti"...
Purtroppo bisogna constatare che per prendere decisioni come quelle di Carlo Prandini al giorno d'oggi occorra coraggio. In un'Italia "normale" non dovrebbe essere così, quindi non è sbagliato l'aggettivo, ma è il contesto che è veramente deprimente!
G.O.
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