lunedì, ottobre 29, 2007
Jean Ziegler mi sembra più informato di Beppe Grillo
L'aumento delle coltivazioni destinate a questo scopo sta facendo aumentare fortemente i prezzi del grano: e laddove il 60% della disponibilità economica giornaliera è destinata agli alimenti (cioè in Africa, mentre in USA la percentuale è del 10%), questo significa aumentare il livello di povertà.
Ad annate di pessimi raccolti, causate dalla siccità, si aggiunge dunque la decisione politica - presa in primo luogo da Bush - di destinare sempre maggiori quote di produzione di granturco per produrre carburanti, quintuplicandole rispetto al passato.
Poichè gli USA rappresentano da soli il 70% dell'export mondiale di granturco, si capisce come questa decisione - che ha fatto balzare il prezzo del cibo del 9% nei paesi emergenti nei soli primi quattro mesi del 2007 - stia togliendo pane ai poveri per continuare a far muovere il culo dei ricchi sui soffici sedili di auto immense ed insensibili al problema energetico.
Una pessima cosa, dunque. Ziegler propone una moratoria di 5 anni nella produzione agricola di etanolo: la sua idea è che la ricerca possa portare a produrre carburanti non dalla coltivazione di un cereale prezioso e che deve essere destinato a nutrire la gente, ma dagli scarti della produzione agricola.
Mi piace, questo Ziegler. Gli stringerei la mano, se potessi: ma di certo cercherò il suo indirizzo email per manifestargli tutto il mio apprezzamento, per quel che vale.
Sono i casi in cui la conoscenza e la competenza vengono messi al servizio dell'uomo, contro i poteri forti. Sono i casi in cui si vede la differenza tra far politica e far rumore.
Grazie, Ziegler.
venerdì, ottobre 26, 2007
Milano Centrale
Ieri era una giornata uggiosa, triste, grigia come accade ormai sempre più di rado, ma anche quando c'è il sole quel luogo mi intristisce e mi incupisce.
Scendo dal treno, mi infilo nella più brutta stazione del metrò del mondo, e mi pervade una tristezza profonda e irreversibile.
Tutto quel che c'è di più lurido, decadente, abbandonato, sporco, repellente sembra essere concentrato in quel luogo.
Non è possibile sorridere, provare gioia, tenerezza, simpatia, a Milano Centrale.
:-)
martedì, ottobre 23, 2007
Onore a te, Babsi Jones.
La scelta deriva da una serie di concause (le polemiche ferocissime e sanguinarie sul suo libro - che non ho letto - sono forse l'ultima), ma quel che mi interessa evidenziare nel suo post di commiato è una cosa che condivido a fondo.
L'impossibilità di discutere di qualsiasi cosa nel rumore immenso del mondo di oggi, sia nella sua dimensione reale che in quella virtuale; la cacofonia confusa con la democrazia; il poter parlare/urlare/parlarsi addosso (senza ascoltare) vantato come conquista.
Personalmente, ho spento per sempre la TV per potermi ascoltare quando parlo, e faccio un uso abbastanza moderato della rete per potermi capire quando penso:-))). E' una questione di misura, come sempre, di fare ciò che è nei propri limiti. Esiste un limite massimo di informazioni che è possibile gestire dando un senso ed una priorità alle stesse: oltre, vi è solo e davvero un rumore indistinto ed inutile.
Quando vedo blog con settanta/ottanta link a blog diversi, mi chiedo come diavolo faccia il tenutario a leggere tutta quella roba ogni giorno conservando la sanità mentale.
Mi chiedo a cosa serva questa contaminazione estrema, in cui tutti parlano di tutto. Io ormai parlo solo di me e di quel che sento, ed è già una cosa assai difficile da conoscere:-).
Non seguo più i fatti del giorno, ho limitato l'acquisto di quotidiani a tre giorni la settimana (principalmente per motivi economici, ma anche per disintossicarmi dall'informazione).
Leggo libri, approfondimenti, saggi: voglio essere solido e stabile nelle poche cose che so, e di tutto il resto non voglio parlare, e nemmeno "averci un'opinione".
Basta con il "pensare globalmente, agire localmente": meglio "pensare bene almeno a qualcosa, e poi agire":-))
Tornando a Babsi Jones: la scelta del silenzio è coraggiosa, e probabilmente dovuta dopo una forte, rumorosa sovraesposizione che non poteva non attirare altro rumore.
Per quanto ultimamente divergessi alquanto dalle sue opinioni, troppo draconiane per il mio modo di vedere la vita, l'assenza di sue parole nuove sarà in qualche modo una perdita importante. Ma restano quelle che ha scritto fin qui (intelligenti, stimolanti, mai banali), e su quelle possiamo pensare e ragionare a lungo, senza alcuna urgenza.
PS Anche il mio amico Andrea Rendi ha dichiarato l'esaurimento temporaneo delle motivazioni che lo portano a tenere un blog...ma son sicuro che torna:-)
Nessuna simpatia
Il libro racconta la vita di Peppo Parolini, morto nell'estate 2006, che secondo il risvolto di copertina era un "artista, icona dell'underground torinese...un uomo libero che ha lasciato un grande vuoto in chi ha ascoltato le sue storie e conosciuto la sua voce impastata di alcol e di fumo".
In realtà, 'sto personaggio - noto per essere un elemento fisso dell'arredamento di alcuni famosi locali torinesi - ha percorso gli anni sessanta e settanta della città con una vita tristissima, dedicata alla morfina, all'eroina e ad ogni sorta di sballo chimico.
Furti, galera, una patetica autodefinizione di "rivoluzionario e sognatore" che deriva dall'aver partecipato a rivolte nichiliste nelle carceri.
Per farsi, il nostro si organizzava con lestofanti suoi pari per rubare vaglia negli uffici postali (e chissenefrega se i soldi erano magari di qualche poveraccio: a lui serve un milione al giorno, negli anni settanta, non è che può star lì a sofisticare), documenti e ricette per prelevare migliaia di scatole di porcherie farmaceutiche da spararsi in vena.
Il Parolini ripercorre la storia di una generazione inutile, che passa il suo tempo a non fare un cazzo dalla mattina alla sera fuorchè procurarsi materiale da sballo, a vivere da parassita come gli omologhi ricchi (con cui infatti si trova perfettamente a suo agio), ma non potendo mungere genitori ricchi si accontenta di fottere i poveracci suoi pari...
E son storie tristi di morti nei cessi, in India, di droga e AIDS, di figli abbandonati a se stessi, di amori senza impegno, senza legame fuorchè il dannato buco...di una Torino in fondo assai peggiore di quella che negli anni Settanta era la sua immagine "pubblica", lacerata dal dramma dell'immigrazione e del terrorismo.
Un libro assolutamente da leggere: perchè capisci che una vita così alla fine è davvero cacca distillata, perchè questo approccio bohemienne alla vita provoca il giusto schifo ed il giusto ribrezzo e quindi una reazione positiva, vitale, perchè vien voglia di riascoltare il grande Gaber di "Quando è moda e' moda", ed alla fine ti fa sperare che tuo figlio tutto sommato diventi un grigio impiegato di un ministero, 'che almeno la sua vita la butterà via senza accorgersi di soffrire e senza far soffrire gli altri.
venerdì, ottobre 19, 2007
La pazienza è una virtù necessaria
La cinquantina di persone intervenute (un gran successo, tenuto conto della scarsa vocazione partecipativa della comunità) erano in parte animate da sentimenti ultimamente ahimè assai diffusi: una forte animosità (cosa assai diversa dalla passione), una forte diffidenza, una scarsa vocazione all'ascolto.
Purtroppo la capacità di affrontare questioni complesse con il tempo e la calma necessarie sembra essere virtù sempre più rara, così come il rispetto preliminare verso l'interlocutore sconosciuto.
E' assai normale invece un atteggiamento che sostiene che "tutto è semplice, facile, ovvio, se non capita è solo questione di volontà".
Le leggi, le norme, le regole sono ormai vissute con estremo fastidio anche da persone che hanno un forte senso della legalità: è indubbiamente un elemento su cui riflettere.
Le leggi sono viste, sempre più, come un pretesto che la "casta" usa per non agire, per nascondersi, per mantenere i privilegi: purtroppo, questo spesso è qualcosa che accade davvero.
Io non so davvero come faremo a recuperare le virtù necessarie per la convivenza civile: la pazienza, il rispetto e la fiducia, che sono le basi di una democrazia rappresentativa.
Occorrerà uno sforzo gigantesco, immane, infinito, assolutamente controcorrente.
Ma - sembra essere una costante della mia vita, in questi ultimi tempi - non possiamo non tentarlo.
giovedì, ottobre 18, 2007
Guadagno inferiore a zero
Non avrò più molte delle cose che ho adesso, e quel che continuerò ad avere sarà in quantità e qualità ridotta.
Soffrirò di sicuro, e molto, a fronte di un percorso che non offre alcuna ragionevole garanzia di felicità o di serenità.
Una scommessa che sembra già perduta in partenza.
Eppure, una scommessa che non posso non giocare.
Una scommessa che si lega ad un filo di speranza sottile, esile, contraddittorio, perchè quel che desidero è la sua felicità, e vedere questo filo significherebbe che non l'ha raggiunta.
In qualsiasi modo vada, qualcuno perderà qualcosa di importante senza sapere se sarà stato utile, senza sapere a priori se avrà qualcosa in cambio.
Eppure, ci sono momenti nella vita in cui senti di dover giocare anche se non c'è alcuna certezza.
Lo senti, e basta. Segui quel che senti, e basta. Accettando quel che verrà, senza recriminazioni, senza rimorsi.
martedì, ottobre 16, 2007
Aspro e dolce
In questi giorni uno dei leit motif dell'informazione drogata (la evito per quanto posso, ma leggendo delle primarie del PD non ho potuto fare a meno di coglierne gli echi) è un'impressionante quantità di incidenti stradali causati da autisti ubriachi.
Come al solito credo che non ci sia nessuna impennata statistica in questi eventi rispetto alla normalità, ma visto che entrano in vigore leggi severe per quanto riguarda la guida in stato di ebbrezza è evidente che questi incidenti "fanno più notizia" in questi giorni.
Dunque, ed è sacrosanto, mettersi al volante dopo aver bevuto più di due-tre bicchieri di vino sarà severamente punito.
E' così in tutta Europa, ed è probabilmente giusto che la comunità si difenda da comportamenti potenzialmente pericolosi prima che essi provochino conseguenze.
Già. "Probabilmente giusto", dico.
Perchè in realtà credo sia una deriva pericolosa, questa, in cui lo Stato giunge a controllare i comportamenti privati dell'individuo perchè l'individuo è socialmente inaffidabile.
Il problema è questo: la società non si fida più di se stessa, nè dei suoi componenti, nè del fatto che i comportamenti dei suoi componenti siano "controllati" e non dannosi.
Gli esseri umani si inciuccano spaventosamente da quando esistono il vino e l'alcool. Non è un bello spettacolo, vedere un ubriaco, ma fino a ieri lo consideravamo - al massimo - uno che, se abituale, metteva a rischio se stesso, si rovinava il fegato - se andava bene - o la vita, al peggio.
Oggi l'ubriaco è socialmente pericoloso: ed è vero, ahimè, perchè da ubriaco come da sobrio "l'individuo" tende a fottersene del suo prossimo. Se ieri aveva il buon senso di mettersi a dormire per smaltire la sbronza, inoffensivo, su un prato o su una panchina o sul sofà dell'amico, oggi deve necessariamente salire a bordo della sua protesi psicologica su ruote ed esprimere potere e potenza rischiando di ammazzare il prossimo.
Ma non è una bella cosa, uno Stato che ti debba dire fermo lì, sei pericoloso: non è una bella cosa che uno non lo capisca più da solo, quando rischia di essere pericoloso per gli altri.
Se domani si scoprisse che anche lo stato di eccitazione preliminare o successivo ad un incontro amoroso può avere effetti negativi o distraenti sulla guida, bisognerebbe dotare le pattuglie della Stradale anche di un ormonometro per perseguire i comportamenti pericolosi?:-(
lunedì, ottobre 15, 2007
Siamo in tanti!
Inclusi i settantamila che han passato tutta la giornata ai seggi - volontari e non pagati.
Quando capitano giornate così, c'è da essere ottimisti ancora una volta.
Credo che Veltroni sia abbastanza intelligente da capire che questo forse è l'ultimo treno per recuperare fiducia alla politica, e che non vada assolutamente perso: spero in qualche atto forte, simbolico ed anche demagogico nei prossimi giorni, per non sprecare questa atmosfera.
Ma intanto, godiamoci questa straordinaria, benefica ventata di democrazia diretta.
venerdì, ottobre 12, 2007
Fiducia
E ho provato la sensazione di capirle come non mi era mai avvenuto prima.
Come se le loro parole mi toccassero il cuore e l'anima. Come se sentissi esattamente, con una precisione assoluta, quel che volevano trasmettermi.
Non sono mai stato così sensibile, in vita mia, così ricettivo, e - dannazione - anche così indifeso.
E' come se in questi ultimi mesi fossero crollati dentro di me, uno ad uno, tutti i muri che mi dividevano dagli altri. Come se - immerso in una relazione di assoluta fiducia, di straordinaria trasparenza - si fossero dissolte le paure, gli ostacoli, che rendono difficile ed impossibile il confronto con gli altri.
Sono spaventosamente sincero, leggibile, trasparente. Non mento più, nemmeno per legittima difesa.
E sono contento che sia così, perlomeno fino a quando prenderò il primo tramvai in pieno muso, mi risveglierò dal sogno ed inizierò con cemento e cazzuola a ricostruire i muri, le difese, a mettere i sacchi di sabbia alle finestre della mia anima, ed il filo spinato attorno al cuore.
Ma spero, spero, spero che sia il più tardi possibile.
P.S. per questa trasparenza e questa sensibilità, una nuova ondata di gratitudine mi travolge, e la destino alla stessa meravigliosa persona a cui è dedicato il post "Cos'è la felicità".
giovedì, ottobre 11, 2007
In lotta contro la razionalità
Si può sentire fortemente una verità e non essere condivisi da nessuno?
Si può essere sicuri di quel che si sente quando tutto il mondo intorno dice che ti stai sbagliando?
Si, si può.
Si deve, persino. E' una questione di dignità, di rispetto verso se stessi e verso gli altri.
Non si può mentire a se stessi, se uno è certo di non ingannarsi sui sentimenti altrui.
Non si può rinunciare a se stessi, ed alle cose che contano di più nella propria vita.
Neppure se la strada è difficile, franosa, stretta, in salita, neppure se rischi di perdere tutto quello che hai.
mercoledì, ottobre 10, 2007
Il mio nuovo atteggiamento verso la vita...
Si può riassumere in questa splendida, indimenticabile canzone di Gaber...
Buttare lì qualcosa
di Gaber - Luporini
Ho visto aiutare chi sta malesperare in un mondo più civile
ho visto chi si sa sacrificare
chi è sensibile al dolore
ed ho avuto simpatia.
Ho visto tanti figli da educare
e gente che li cresce con amore.
Ho visto genitori comprensivi
ed insegnanti molto bravi
pieni di psicologia.
Ma non ho visto mai nessuno
buttare lì qualcosa e andare via.
Ho visto tanti giovani lottare
di fronte alla violenza del potere.
Ho visto tanti giovani impegnati
militare nei partiti
con la loro ideologia.
Ma non ho visto mai nessuno
buttare lì qualcosa e andare via.
Ho visto farsi strada una tendenza
si parla di politica e coscienza.
Ho visto dar valore ai nostri mali
anche ai fatti personali
teorizzare anche Maria.
Ma non ho visto mai nessuno
buttare lì qualcosa e andare via.
Diffondere e insegnare la conoscenza
imporre a tutti i costi la propria esperienza.
Guidare, guidare per farsi seguire
opporsi al potere, infine riuscire a cambiare
il potere.
Decidere per gli altri dentro a una stanza
sapersi organizzare con molta efficienza.
Guidare, guidare per farsi seguire
opporsi al potere, cambiare per poi reinventare
il potere.
Il potere.
E non ho visto mai nessuno
buttare lì qualcosa e andare via.
martedì, ottobre 09, 2007
Al voto! al voto!...
Sto parlando delle primarie del Partito Democratico.
Io ci credo molto, in questa cosa che nasce. Nonostante il percorso di creazione delle liste non sia stato molto innovativo, nonostante tutto ciò che si può legittimamente criticare nel processo di costruzione di questo nuovo soggetto, che in parte nasce vecchio, io credo che sia l'unica cosa davvero nuova che sta accadendo nel panorama politico italiano.
E penso che il PD avrà successo o meno solo in funzione non di quanto spazio verrà concesso dalle "vecchie" nomenclature, che hanno pieno diritto di stare nel partito (io non credo ai partiti costituiti esclusivamente dalla "società civile": credo che la politica sia mestiere, fatica e competenza), ma dello spazio che riusciranno a ritagliarsi i volenterosi e gli umili, quelli che decideranno di mettersi al servizio di un progetto che ha uno scopo nobile.
Io cercherò di essere uno di questi.
Rileggo il discorso di Veltroni al Lingotto: lo rileggo in modo approfondito e critico, e nel complesso mi convince, lo condivido, sono disposto a dare una mano a portarlo avanti.
Domenica andrò a votare, dunque, e spero che ci siate anche voi.
sabato, ottobre 06, 2007
Che cos'è la felicità
Io conosco la felicità.
L’ho avuta per sei mesi di fila: una fortuna incalcolabile. Spesso, nella vita, la felicità arriva per pochi istanti, poche ore o pochi giorni. A me, sei mesi: e non ho fatto nulla per meritarla.
Adesso è finita. Ma la cosa più stupida da fare sarebbe essere tristi.
Quando le cose belle finiscono, uno si intristisce. Non c’è mai un modo “giusto” o buono per fare finire le cose belle, perché comunque uno inizia a pensare che “domani tutto questo non ci sarà più”, e si fa prendere dalla tristezza.
Lei ha fatto in modo che la nostra cosa bella finisse in modo bellissimo: tra le sue labbra, tra le sue braccia, tra i suoi occhi. Il modo migliore in assoluto per ricordarsi la felicità. Io lì per lì non ho neppure capito che stava finendo, ma adesso so che devo amarla anche per questo, per il modo stupendo in cui ha fatto finire la nostra felicità.
Sto piangendo da tre notti, ma è perché sono uno stupido. Se fossi intelligente e applicassi la filosofia che ho distillato in anni di angosce, e che ultimamente dimentico un po’ troppo spesso di applicare, ridiventerei subito felice. Anche perchè, mentre cercavo piangendo di capire tutte le cose che avrei perduto in futuro, ho ripercorso tutte le meravigliose cose che ho avuto in questi sei mesi. Ho capito quanto e come sono stato amato: in modo disinteressato, meraviglioso, totale.
Ma quali forme ha assunto la felicità, in questi sei mesi? Molteplici! A parte il fare l'amore, a parte il tenersi per mano, possiamo elencare anche quanto segue:
- svegliarsi di fianco a lei;
- bere il chinotto gelato dopo aver fatto l'amore;
- baciarsi su tutti i ponti che abbiamo incontrato;
- camminare parlando di qualsiasi cosa;
- guardare il mondo mentre si passeggia mano nella mano;
- bere il refosco fresco parlando della vita;
- mangiare insieme;
- ascoltare abbracciati le canzoni di Gaber;
- guardare il panorama in una fresca notte d'estate, stringendosi forte forte;
- vederla all'improvviso;
- guidare tenendo una mano sulle sue gambe;
- chiacchierare su una panchina tenendo le sue gambe ignude sulle mie;
- vedere che è apparsa una mail con il suo nick;
- leggere insieme il diario della nostra storia;
- far l'amore mentre fuori giocano i bambini...
Potrei continuare all'infinito, perchè la felicità non sono in realtà le cose che ho fatto con lei, ma E' stato fare qualsiasi cosa purchè fosse con lei.
E' dunque giusto che io sia felice perché sono stato felice, e anche guardando all’indietro questa è una cosa meravigliosa, che capita poche volte nella vita, perlomeno con una simile intensità.
Felice perché ho trovato, senza cercarla, la donna della mia vita. E con lei ho vissuto sei mesi di felicità. Certo, uno con la donna della propria vita vorrebbe viverci
Però non era la vita giusta, questa, in cui essere l’uomo e la donna della propria vita.
Avevamo già costruito così tante cose importanti, perché le famiglie ed i figli sono cose importanti, che per avere la nostra vita avremmo dovuto smontare tutto quello che avevamo fatto.
E allora abbiamo smesso di essere felici. Ma per scelta, per un atto d’amore: per non fare infelici gli altri, e quindi questo è un buon motivo per smettere di essere felici dopo sei mesi che lo si è.
Magari non ci si riesce più, ad esserlo un’altra volta, ma è giusto pensare che la propria felicità non è l’unica cosa che conta al mondo. Una felicità deve essere un po’ irresponsabile, ma non deve essere cattiva, altrimenti muta la propria natura positiva.
E allora, si può decidere di smettere di essere felici per via della felicità che si prova, e accontentarsi di essere felici perché lo si è stati, ed esserlo stati è una cosa rarissima e meravigliosa.
Ora la donna della mia vita è tornata alla sua vita di donna della vita altrui (ma "altrui", se ne renderà conto, di questa fortuna incredibile che ha avuto?). Ha fatto una scelta d’amore, e quindi una scelta d’amore è sempre una scelta giusta, anche se non si è tra i destinatari di quella scelta.
Io non sono più felice come prima, ma sono lo stesso felice di essere stato felice. La amo più di prima, perché una persona capace di scelte d’amore che vanno a ridurre la sua felicità è una persona che merita di essere amata ancora di più, e di essere resa felice.
Lei è veramente la più bella persona che io abbia incontrato nella vita, e devo convincermi che molte persone (oltre a me) possano e abbiano il diritto di godere della meraviglia che è, anche se sono intimamente convinto che solo io sono riuscito ad amarla in modo così disinteressato da darle (per qualche tempo)
Ma quel che volevo dire, in fondo, è che quando un amore finisce bene (e il nostro non è finito per consunzione, ma per una diversa scelta d’amore), in realtà quell’amore non può morire, perché la persona che ami la ami ancora più di prima, ed all’amore si aggiunge una gratitudine (per essere stati così tanto amati, per aver ricevuto così tanta felicità) che rende il sentimento ancora più grande, bello e duraturo.
Io non potrò mai dirglielo, ma se voi potete, se voi la incontrate, se la vedete o la sentite, vi prego: fatelo per me.
Ditele quanto le sono grato, ditele che la amo più di prima, ditele che sono felice perché l’ho incontrata, ditele che anche se non avrò più lei, questa felicità mi resterà dentro per tutta la vita.
E non saprò mai come dirle grazie a sufficienza, per questa meraviglia che ho vissuto.
giovedì, ottobre 04, 2007
Che cos'è l'amore
Io lo so, cos’è l’amore. Lo so, ma non ve lo posso insegnare.
L’amore comunica per via aerea, ma colpisce duro come se fosse un pugno. Se lei è vicina, l’amore lo senti forte nello stomaco. E nei muscoli del viso. E a volte in altri muscoli (in genere in momenti molto sbagliati).
L’amore adora guardare. Lo fa per ore, senza stancarsi, e riesce a percorrere migliaia di km partendo da due occhi, a perlustrare mondi sconosciuti che si trovano dietro due sfere nocciola, mondi infiniti che nessuno sa trovare. A volte ci si perde, in quei mondi, e sembra che non torni più: ma poi ti accorgi che sei tu che sei rimasto fuori in un mondo piccolo e inutile, e ti butti dentro per raggiungerlo.
L’amore a volte si nasconde sulla punta delle dita. Lo capisci solo quando tu non le trovi più, le tue dita, perché si son perse da qualche parte in lei, e lei sospira e sorride.
L’amore a volte fa finta di andar via, ma poichè è amore non va via per davvero. Sembra che rinunci, sembra che sia indifferente, sembra che ti lasci lì nelle canne per sempre. Ma poi torna quando meno te lo aspetti. Con un caterpillar. Sfonda la porta, e ti prende con sé. Per sempre.
L’amore, a volte, si trova sulle labbra di lei. Ma è nascosto così bene che devi cercarlo a lungo con le tue, e chiudere gli occhi per concentrarti, e smettere di respirare, e poi chiamare anche la lingua, e poi…
L’amore legge molto e scrive molto e parla molto, ma ad un certo punto getta via tutto, tace, e ti guarda negli occhi a lungo. E tu capisci che sei spacciato.
L’amore fa perdere i sensi. E quando li ritrovi scopri che sono supereccitati.
L’amore se ne fotte del pianeta su cui vivere. E’ un po’ qua, un po’ là, esattamente dove gli aggrada. Sei tu che devi andargli appresso. E se decidi che proprio vuoi averlo qua sulla terra, è probabile che si stuferà: l’amore odia la competizione, le scelte, “o io o lui”. Appena sente ‘ste cose, si rompe le balle e va su un altro pianeta.
L’amore è un superpotere. Se ti si appiccica addosso, poi fare novecento chilometri in poche ore e poi passare una giornata ballando ad un concerto celtico e poi pensare a lei tutta la notte dopo, il tutto senza dormire mai.
L’amore vuol bene ai bambini. Anzi, a volte se ne va via in silenzio per non svegliarli.