martedì, ottobre 16, 2007

Aspro e dolce

Prendo il titolo da un libro di Mauro Corona (lo scalatore/scultore di Erto), dedicato alle spaventose ciucche della sua vita ed al modo in cui è - miracolosamente! - sopravvissuto alla maledizione alcolica che pervade quelle valli, per avviare un paio di riflessioni sul tema dell'alcool.
In questi giorni uno dei leit motif dell'informazione drogata (la evito per quanto posso, ma leggendo delle primarie del PD non ho potuto fare a meno di coglierne gli echi) è un'impressionante quantità di incidenti stradali causati da autisti ubriachi.
Come al solito credo che non ci sia nessuna impennata statistica in questi eventi rispetto alla normalità, ma visto che entrano in vigore leggi severe per quanto riguarda la guida in stato di ebbrezza è evidente che questi incidenti "fanno più notizia" in questi giorni.

Dunque, ed è sacrosanto, mettersi al volante dopo aver bevuto più di due-tre bicchieri di vino sarà severamente punito.
E' così in tutta Europa, ed è probabilmente giusto che la comunità si difenda da comportamenti potenzialmente pericolosi prima che essi provochino conseguenze.
Già. "Probabilmente giusto", dico.
Perchè in realtà credo sia una deriva pericolosa, questa, in cui lo Stato giunge a controllare i comportamenti privati dell'individuo perchè l'individuo è socialmente inaffidabile.
Il problema è questo: la società non si fida più di se stessa, nè dei suoi componenti, nè del fatto che i comportamenti dei suoi componenti siano "controllati" e non dannosi.

Gli esseri umani si inciuccano spaventosamente da quando esistono il vino e l'alcool. Non è un bello spettacolo, vedere un ubriaco, ma fino a ieri lo consideravamo - al massimo - uno che, se abituale, metteva a rischio se stesso, si rovinava il fegato - se andava bene - o la vita, al peggio.

Oggi l'ubriaco è socialmente pericoloso: ed è vero, ahimè, perchè da ubriaco come da sobrio "l'individuo" tende a fottersene del suo prossimo. Se ieri aveva il buon senso di mettersi a dormire per smaltire la sbronza, inoffensivo, su un prato o su una panchina o sul sofà dell'amico, oggi deve necessariamente salire a bordo della sua protesi psicologica su ruote ed esprimere potere e potenza rischiando di ammazzare il prossimo.

Ma non è una bella cosa, uno Stato che ti debba dire fermo lì, sei pericoloso: non è una bella cosa che uno non lo capisca più da solo, quando rischia di essere pericoloso per gli altri.

Se domani si scoprisse che anche lo stato di eccitazione preliminare o successivo ad un incontro amoroso può avere effetti negativi o distraenti sulla guida, bisognerebbe dotare le pattuglie della Stradale anche di un ormonometro per perseguire i comportamenti pericolosi?:-(

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