giovedì, novembre 30, 2006
La silente rivolta degli oggetti tecnologici
Ha iniziato l'iPod video di mia figlia, qualche settimana fa. Nel bel mezzo della riproduzione di un mp3, è apparsa la terrificante icona dell'iPod triste. Poi un raccapricciante rumore di grattugiata metallica, e addio disco fisso (dopo neppure un anno di garanzia). L'abbiamo rimesso nella sua scatoletta nera con tutti gli accessori, quasi un feretro, e l'invio verso il centro assistenza è parso un rito funebre: non sappiamo quando e se tornerà guarito, o se finirà in un cestino sostituito da un clone identico.
Poi è arrivato il momento di uno dei notebook di casa: il cursore del puntamento si è piazzato in angolino in basso a sinistra del video, lampeggia come un invasato e non c'è più verso di domarlo nè col mouse nè col "pirulino doloroso" che campeggia in mezzo alla tastiera. Anche esso (il notebook) è stato etichettato, catalogato e occultato nel retro del negozio di un centro assistenza.
A questo punto, è stata la volta dei rilevatori delle fughe di metano a casa. L'etichettina indica che andrebbero sostituiti ogni 5 anni, e visto che li abbiamo messi nel 2000 siamo un po' in ritardo. Non so se volessero farsi notare, ma ad un tratto e per diversi giorni hanno iniziato ad impazzire ed inviare segnali falsi all'elettrovalvola che stacca la fornitura di gas - col risultato di tornare a casa e trovarla gelida, con la caldaia in blocco.
Appena ho telefonato all'elettricista per chiedere di smettere di venire a sostituirli, i maligni hanno smesso di malfunzionare; il che mi convince che hanno un'anima, e neppure troppo candida. Perchè sapevano che, se avessero continuato, avrei staccato il collegamento con l'elettrovalvola.
Mancava ancora qualcosa all'appello, ma non si è fatto attendere.
Il sistema di allarme a zone ha smesso di inserirsi, d'un tratto, segnalando un circuito aperto su una tapparella. Naturalmente il controllo visivo non ha rivelato nulla, ed anche in questo caso ho dovuto chiamare l'assistenza ed escludere la zona impazzita.
E devo dire che questa idea di escludere progressivamente tutti gli ammenicoli tecnologici (e fallaci) che controllano la casa ed erogano servizi mi piace. E' una progressiva liberazione da una sorta di moderna schiavitù.
Forse non sarò costretto, un giorno, a guardare con preoccupazione il telecomando del cancello chiedendomi quando deciderà anche lui di impedirmi di rientrare a casa mia.
mercoledì, novembre 29, 2006
Vedere il mondo che cambia sotto i tuoi occhi
In questo novembre strano e caldo, chi ha occhi per vedere si accorge che qualcosa sta cambiando, velocemente, sotto i propri occhi.
Tra poco è dicembre, eppure il salice nel giardino non solo ha perso pochissime foglie, ma non è neppure ingiallito.
Leggo i dati meteo della mia cittadina, e scopro che le precipitazioni nel mese di ottobre e novembre sono crollate (rispettivamente) del 70 e del 90% rispetto alla media.
So bene che non bisogna lasciarsi ingannare dalla memoria e basarsi sui dati oggettivi, ma nella mia memoria recente questi mesi sono stati i mesi tragici delle alluvioni del 1994 e del 2000, di precipitazioni abbondantemente sopra la media.
E ricordo che le gelate a novembre erano - fino all'anno scorso - cosa usuale, mentre ad oggi ancora non ho avuto il piacere di accarezzare la galaverna.
Però, dicono, tutto va bene. La realtà virtuale ci rassicura, anche se fuori il mondo cambia in modo sempre meno comprensibile. Alla TV scorrono le stesse immagini idiote di sempre. E, come direbbe il buon Gaber: "non bisogna farsi trarre in inganno dalla realtà!".
Tra poco è dicembre, eppure il salice nel giardino non solo ha perso pochissime foglie, ma non è neppure ingiallito.
Leggo i dati meteo della mia cittadina, e scopro che le precipitazioni nel mese di ottobre e novembre sono crollate (rispettivamente) del 70 e del 90% rispetto alla media.
So bene che non bisogna lasciarsi ingannare dalla memoria e basarsi sui dati oggettivi, ma nella mia memoria recente questi mesi sono stati i mesi tragici delle alluvioni del 1994 e del 2000, di precipitazioni abbondantemente sopra la media.
E ricordo che le gelate a novembre erano - fino all'anno scorso - cosa usuale, mentre ad oggi ancora non ho avuto il piacere di accarezzare la galaverna.
Però, dicono, tutto va bene. La realtà virtuale ci rassicura, anche se fuori il mondo cambia in modo sempre meno comprensibile. Alla TV scorrono le stesse immagini idiote di sempre. E, come direbbe il buon Gaber: "non bisogna farsi trarre in inganno dalla realtà!".
venerdì, novembre 24, 2006
Back to the mother (cronache da una caccia scout)
Capita che una delle cose belle della vita sia avere entrambi i figli nei boy scout.
E' molto facile lasciarsi andare a commenti ironici sul tema, usando lo stesso sarcasmo con cui George Bernard Shaw seppellì l'iniziativa di Baden Powell.
Possono far ridere le divise che scimmiottano sgradevolmente quelle militari, le patacchine cucite sulle maniche e gli ossi appesi al fazzoletto, la "promessa" densa di retorica, la divisione in branchi e mute per la curiosa intersezione tra lo scoutismo e "il libro della giungla" di Kipling (che condivise con Baden Powell una lunga amicizia), le tende piantate lungo i fiumi, i bivacchi notturni attorno ai fuochi.
Però, appena si è finito di ridere, è doveroso entrarci dentro, lo scoutismo.
Magari partendo dalle opportunità di aggregazione fornite oggi agli adolescenti.
Se non consideriamo l'autismo passivo da playstation o da tv (che può essere anche praticato per ore da composite moltitudini di ragazzini che stanno vicini senza neppure guardarsi), al giorno d'oggi ci sono le famose "attività extrascolastiche": lo sport (individuale o collettivo), la musica (idem).
Tutte ottime cose, anche utili per condividere emozioni con altri coetanei: si può suonare insieme, si può condividere lo spirito di squadra, Ci si diverte, si fatica, si raggiungono risultati, si condividono gioie e dolori.
Ma con un piccolo difetto: al centro di quelle attività c'è l'obiettivo delle stesse, non la persona che le compie. Se non sai giocare a calcio prima o poi smetterai, se sei negato per la musica prima o poi appenderai la chitarra al chiodo.
Non sono luoghi in cui vai bene per quel che sei, ma solo in funzione del livello di "adesione" allo scopo stesso dell'attività.
L'oratorio continua ad essere ancora oggi, in fondo, l'unico posto dove uno può andare ed inventarsi la giornata. O perderla. Decidere di annoiarsi, di giocare a calcio o a calcetto, parlare con qualcuno, seguire le pensose elucubrazioni di un prete.
Io sono ateo, ed ho abbandonato l'oratorio molto presto (anche con qualche spinta dall'interno, diciamo la verità, a causa della mia "non adesione" ad un modello che non condividevo): ma devo sottolineare l'importanza di quel luogo, finchè l'ho frequentato, nella mia giovinezza.
Nelle case del popolo o nei circoli Arci ho ritrovato poi qualcosa di simile, ma non completamente. Eravamo già persone che avevano scelto, persone tutte uguali: mentre l'oratorio comunque conteneva tutto il mondo del quartiere, e ne sintetizzava la complessità.
E poi ci sono gli scout. Cattolici o laici (i secondi in nettissima minoranza: il gruppo dove vanno i miei figli è uno di questi), sono sostanzialmente gruppi di volenterosi che tentano di formare "buoni cittadini" tra gli 8 e i 19 anni "plasmandone le coscienze".
I capi sono ragazzi tra i 18 e i 20 anni, e sono ragazzi assai strani per le logiche di oggi.
Gente che passa buona parte del proprio tempo ad applicare un progetto educativo nei confronti dei tuoi figli (mediandoli con quelli applicati in famiglia ed a scuola) solo perchè ci crede. Ci crede a fondo, anche se in modo estremamente laico ed aperto.
Oddio, si, la parola giusta c'è, pronunciamola senza pudore: VALORI.
Li dentro si insegnano dei valori. Che sono quelli "buoni e tradizionali": il rispetto dell'altro "chiunque esso sia", la solidarietà tra le persone. Ma non in teoria, che sarebbe stupido, un po' noioso ed abbastanza impalpabile.
No, in pratica.
Ti ficcano in una situazione critica qualsiasi. Può essere un gioco, ma anche una notte nel bosco, con due corde ed un telo.
Si è in un piccolo gruppo, in cui ognuno deve mettersi in gioco: tirar fuori quello che ha, intelligenza, intuizione, creatività, abilità manuale, capacità di persuasione. Per cavarsela.
Senza risorse tecnologiche, che diventano inutili e superflue, ma solo con le risorse che offre il luogo, il territorio in cui si sta passando. Il legno, l'acqua, la terra, la pietra e l'intelligenza del gruppo sono gli elementi con cui cavarsela.
Accendersi il fuoco da soli? Immagino che le risate di molti si facciano grasse: chi se ne frega, è una stupidaggine, a che serve mai, quando hai tutto il mondo a disposizione racchiuso in un supermarket.
Appunto. Avendo tutto, a poco a poco non sai più chi sei, cosa sei, cosa sei in grado di fare. Diventi solo uno strumento per acquistare merci, che in parte usi ma - nella maggior parte dei casi) usano te. Sei un tizio o una tizia che non usa più il cervello se non per fare quel poco che ti chiedono al lavoro e nello studio: tutto il resto è prefabbricato, già pronto, già usabile per soddisfare le esigenze che hai e quelle che ti faranno venire. Non pensare più, non ce n'è bisogno; tutto quel che devi fare è desiderare, e comprare.
Ecco, torniamo al fuoco da accendersi da soli. Negli scout lo devi fare, se vuoi mangiare (le scatolette lasciale a casa, vanno bene per il tuo gatto, please): la carne e le verdure ci sono, perbacco, son solo da cuocere.
Anche se quel che ti è richiesto è assolutamente alla tua portata, scopri presto che non puoi essere passivo: devi ragionare e scegliere. Devi farti anche gli spiedini, le padelle, i supporti, e tutto quello che hai è un coltellino ed un bosco davanti a te. Facile. Inizi a tagliare un po' di rami, li metti da parte, non è che ci voglia tutta 'sta scienza, no?.
Già, dopo il primo uso scoprirai che per lo spiedino ci vuole un ramo abbastanza lungo, verde e che non tutte le piante vanno bene.
Lo scoprirai quando il salsicciotto sarà caduto nella brace, perchè dopo che ti sei scottato le dita perchè era troppo corto, il tuo spiedino di sambuco prenderà inesorabilmente fuoco.
Mangerai il salsicciotto annerito, ma sarà appetitoso lo stesso ed avrai imparato una piccola lezione, che non è scritta in cartellini sugli scaffali dei supermercati.
Anzi: più d'una. Tra cui quella che la fame batte sempre la schizzinosità per almeno due a zero.
E tutto quel che a casa allontanavi con un gesto annoiato della mano durante il pranzo, spesso sulla base di considerazioni meramente estetiche, assume d'improvviso un nuovo, appassionante sapore.
Una delle cose che più impressionano i genitori degli scout è questa improvvisa capacità di mangiare quel che c'è, dimenticando in un solo weekend fobie secolari.
Poi impari a fare cose stupendamente inutili nella vita normale, ma straordinariamente belle nella loro capacità di rivelare che cosa hai dentro, quali talenti nascosti tu possa - al bisogno - mettere al servizio di questo mondo.
Puoi costruire ponti tibetani per attraversare gole e torrenti di montagna.
Puoi disegnare il simbolo della pattuglia o comporre una nuova canzone.
Puoi far ridere con una battuta, puoi inventare una scenetta, puoi stupire intagliando il legno, puoi riscaldare accendendo il fuoco, puoi riparare dalla pioggia costruendo un rifugio con un telo e due rami.
Puoi parlare o stare zitto, puoi usare le mani o lo sguardo e dare una mano: puoi fare quello che vuoi, purchè serva.
E tutto questo non lo fai per te solo, per emergere, per vincere, ma per contribuire al gruppo, per rinsaldare l'amicizia, per appianare gli attriti, per rinforzare l'equilibrio di cui si ha bisogno per andare avanti, cavarsela, superare le avversità.
Non si è più soli, quando si vivono esperienze così.
Non ditemi che non è bellissimo, non ditemi che non ne abbiamo bisogno.
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venerdì, novembre 17, 2006
Sogni
"Un paio di quinquenni, e la parola chemioterapia sarà solo un brutto ricordo."
(Umberto Veronesi)
Si sta lavorando sodo, malgrado i pochi fondi per la ricerca, per farci morire meglio.
Il sogno è quello di una terapia dolce, non invasiva, non dolorosa.
Ottimo.
Ora, però, ci serve anche qualcuno che ci regali il sogno di una vita migliore. Come ai vecchi tempi.
(Umberto Veronesi)
Si sta lavorando sodo, malgrado i pochi fondi per la ricerca, per farci morire meglio.
Il sogno è quello di una terapia dolce, non invasiva, non dolorosa.
Ottimo.
Ora, però, ci serve anche qualcuno che ci regali il sogno di una vita migliore. Come ai vecchi tempi.
giovedì, novembre 16, 2006
Le capriole di una informazione isterica
Nota: la foto che correda questo post è ripresa dall'edizione online della rivista Piemonte Parchi (cliccare qui per raggiungere la pagina originale)
Mi riallaccio idealmente al post precedente con un esempio concreto.
Una delle più sciocche "tempeste emozionali" dell'estate 2006 ha sicuramente riguardato la "strage dei caprioli nell'Alessandrino". Ne ho parlato diffusamente in questo post.
Non dovremo mai dimenticare il cumulo di stupidaggini dette in quell'occasione, in particolare da persone che dovrebbero avere una forte consapevolezza del proprio ruolo pubblico (e parlo esplicitamente di Frattini, Pecoraro Scanio, Sgarbi e Loiero).
Come tutte le sciocchezze, ha prodotto alla fine solo un risultato: il blocco dell'abbattimento di tutti gli ungulati (inclusi cinghiali e cervi) sul territorio regionale piemontese a tempo indeterminato, a causa del "normale" ricorso al TAR del Piemonte da parte del WWF (qui maggiori dettagli sulla sospensione, qui la prima sentenza sospensiva del TAR, qui il commento del Consigliere Regionale dei Verdi Enrico Moriconi, sulla stessa linea dei quelli espressi da Rifondazione Comunista e LAV Piemonte) e di una riscrittura della delibera regionale (DGR n.3973 del 6 ottobre 2006) decisamente poco accorta.
Ora, ovviamente, nessuno parla più dei caprioli (alessandrini o bolzanini che siano): la notizia è passata di moda, anche se il problema è lì, inalterato (e anzi peggiorato dal fatto che i piani di attuazione faunistica sugli ungulati, a differenza degli anni in cui il popolo emozionato non ci metteva il naso, sono stati sospesi).
Per una breve frazione dell'estate, migliaia di italiani sono improvvisamente diventati esperti faunistici: è bello sapere che sono tornati tutti ad essere, come fanno di solito, Ministri delle Finanze o Commissari Tecnici della Nazionale di calcio.
E' un bene che il disinteresse popolare su questo tema abbia ripreso il sopravvento: significa che chi ha competenza sull'argomento può tornare ad occuparsene, ed affrontare il problema come si conviene.
A questo proposito, segnalo un articolo di Caterina Gromis di Trana sulla versione cartacea di Piemonte Parchi ( qui una versione online di sintesi) che contribuisce alla discussione con toni e argomentazioni adeguate.
Mi riallaccio idealmente al post precedente con un esempio concreto.
Una delle più sciocche "tempeste emozionali" dell'estate 2006 ha sicuramente riguardato la "strage dei caprioli nell'Alessandrino". Ne ho parlato diffusamente in questo post.
Non dovremo mai dimenticare il cumulo di stupidaggini dette in quell'occasione, in particolare da persone che dovrebbero avere una forte consapevolezza del proprio ruolo pubblico (e parlo esplicitamente di Frattini, Pecoraro Scanio, Sgarbi e Loiero).
Come tutte le sciocchezze, ha prodotto alla fine solo un risultato: il blocco dell'abbattimento di tutti gli ungulati (inclusi cinghiali e cervi) sul territorio regionale piemontese a tempo indeterminato, a causa del "normale" ricorso al TAR del Piemonte da parte del WWF (qui maggiori dettagli sulla sospensione, qui la prima sentenza sospensiva del TAR, qui il commento del Consigliere Regionale dei Verdi Enrico Moriconi, sulla stessa linea dei quelli espressi da Rifondazione Comunista e LAV Piemonte) e di una riscrittura della delibera regionale (DGR n.3973 del 6 ottobre 2006) decisamente poco accorta.
Ora, ovviamente, nessuno parla più dei caprioli (alessandrini o bolzanini che siano): la notizia è passata di moda, anche se il problema è lì, inalterato (e anzi peggiorato dal fatto che i piani di attuazione faunistica sugli ungulati, a differenza degli anni in cui il popolo emozionato non ci metteva il naso, sono stati sospesi).
Per una breve frazione dell'estate, migliaia di italiani sono improvvisamente diventati esperti faunistici: è bello sapere che sono tornati tutti ad essere, come fanno di solito, Ministri delle Finanze o Commissari Tecnici della Nazionale di calcio.
E' un bene che il disinteresse popolare su questo tema abbia ripreso il sopravvento: significa che chi ha competenza sull'argomento può tornare ad occuparsene, ed affrontare il problema come si conviene.
A questo proposito, segnalo un articolo di Caterina Gromis di Trana sulla versione cartacea di Piemonte Parchi ( qui una versione online di sintesi) che contribuisce alla discussione con toni e argomentazioni adeguate.
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mercoledì, novembre 15, 2006
Emozioni inutili
Devo smetterla di occuparmi del mondo: non posso farcela.
Devo smetterla di leggere il giornale e di leggere i quotidiani online.
Devo smetterla con questo assurdo bisogno di "essere informato".
Perchè, mentre cerco le poche informazioni che vorrei per capire di più il mondo, sono nel frattempo intossicato da una quantità intollerabile di "rumori", di notizie "distraenti" e "dispersive".
Su cui non voglio avere opinioni, perchè averne non serve a nulla.
Non voglio sapere nulla di professoresse molisane, di videomolestie, di mariomeroli funeralizzati.
Non sono eventi importanti, anche se vogliono farcelo credere.
(Ma come, direbbero molte delle persone che conosco: la violenza, il bullismo, il sesso non sono importanti? Non bisogna parlarne? No. Non bisogna parlarne così.)
Eppure, si dice, bisogna occuparsi "del mondo". Sapere, capire, scambiarsi informazioni.
Secondo me, la maggior parte delle informazioni che ci scambiamo è inutile.
Non ci appartiene, non contiene nulla di noi, che ci riduciamo ad echeggiare quel che appare in tv o viene scritto sui giornali.
Se continuiamo a NON scegliere di cosa parlare, e lasciamo che lo facciano i media per noi, finiremo sempre di più per essere dei semplici trasmettitori di rumore.
In questo periodo leggo molto, ma ho sostituito quasi del tutto i quotidiani con le riviste e - soprattutto - i libri.
Non tollero più di svolazzare sulla realtà come un uccello ("la realtà è un uccello che non ha memoria, devi immaginare da che parte va"...do you remember il grande Giorgio Gaber?), ma voglio diventare pesante. Inamovibile. Saldamente ancorato al suolo ed assolutamente indifferente alle folate di vento che tentano di portarmi qua e là, ed occuparmi la mente con le stronzate.
Non esiste nessuna conoscenza, nessuna emozione che possa essere rinchiusa in una NOTIZIA.
Anche un dolore ed una gioia richiedono, per essere provati, un retroterra di conoscenza e fatica che non si improvvisa: ma che si costruisce pian piano, come una casa, a partire da fondamenta solide.
Non voglio provare più sdegno, collera o allegria per un evento lontano, per uno stupro o una violenza riportata da un TG o da una colonna di giornale: sono emozioni sprecate, inutili. Mi portano via energie senza poter minimamente incidere sul contesto in cui sono avvenute.
E' molto, molto meglio che le poche energie disponibili siano impiegate per capire, possedere e influenzare il micromondo (o i micromondi) in cui siamo fisicamente, realmente inseriti.
Una carezza a mia figlia, la sera, vale cento volte di più dello sdegno per un lontano atto di violenza: incide, è reale, è fisico, trasmette una cosa che esiste: AMORE.
E la guerra, allora? Rinuncerai a dire, a fare, a manifestare contro la guerra, potreste chiedere?
Si.
Non serve a nulla.
La pace va costruita laddove si esiste, come la fiducia, l'amore, la serenità.
Il nostro sdegno, fino ad oggi, non ha mai fermato neppure una bomba. Non serve a nulla, se non a liberarsi la coscienza e tornare a NON agire, circondati da ombre virtuali che creano l'illusione di una realtà.
Devo smetterla di leggere il giornale e di leggere i quotidiani online.
Devo smetterla con questo assurdo bisogno di "essere informato".
Perchè, mentre cerco le poche informazioni che vorrei per capire di più il mondo, sono nel frattempo intossicato da una quantità intollerabile di "rumori", di notizie "distraenti" e "dispersive".
Su cui non voglio avere opinioni, perchè averne non serve a nulla.
Non voglio sapere nulla di professoresse molisane, di videomolestie, di mariomeroli funeralizzati.
Non sono eventi importanti, anche se vogliono farcelo credere.
(Ma come, direbbero molte delle persone che conosco: la violenza, il bullismo, il sesso non sono importanti? Non bisogna parlarne? No. Non bisogna parlarne così.)
Eppure, si dice, bisogna occuparsi "del mondo". Sapere, capire, scambiarsi informazioni.
Secondo me, la maggior parte delle informazioni che ci scambiamo è inutile.
Non ci appartiene, non contiene nulla di noi, che ci riduciamo ad echeggiare quel che appare in tv o viene scritto sui giornali.
Se continuiamo a NON scegliere di cosa parlare, e lasciamo che lo facciano i media per noi, finiremo sempre di più per essere dei semplici trasmettitori di rumore.
In questo periodo leggo molto, ma ho sostituito quasi del tutto i quotidiani con le riviste e - soprattutto - i libri.
Non tollero più di svolazzare sulla realtà come un uccello ("la realtà è un uccello che non ha memoria, devi immaginare da che parte va"...do you remember il grande Giorgio Gaber?), ma voglio diventare pesante. Inamovibile. Saldamente ancorato al suolo ed assolutamente indifferente alle folate di vento che tentano di portarmi qua e là, ed occuparmi la mente con le stronzate.
Non esiste nessuna conoscenza, nessuna emozione che possa essere rinchiusa in una NOTIZIA.
Anche un dolore ed una gioia richiedono, per essere provati, un retroterra di conoscenza e fatica che non si improvvisa: ma che si costruisce pian piano, come una casa, a partire da fondamenta solide.
Non voglio provare più sdegno, collera o allegria per un evento lontano, per uno stupro o una violenza riportata da un TG o da una colonna di giornale: sono emozioni sprecate, inutili. Mi portano via energie senza poter minimamente incidere sul contesto in cui sono avvenute.
E' molto, molto meglio che le poche energie disponibili siano impiegate per capire, possedere e influenzare il micromondo (o i micromondi) in cui siamo fisicamente, realmente inseriti.
Una carezza a mia figlia, la sera, vale cento volte di più dello sdegno per un lontano atto di violenza: incide, è reale, è fisico, trasmette una cosa che esiste: AMORE.
E la guerra, allora? Rinuncerai a dire, a fare, a manifestare contro la guerra, potreste chiedere?
Si.
Non serve a nulla.
La pace va costruita laddove si esiste, come la fiducia, l'amore, la serenità.
Il nostro sdegno, fino ad oggi, non ha mai fermato neppure una bomba. Non serve a nulla, se non a liberarsi la coscienza e tornare a NON agire, circondati da ombre virtuali che creano l'illusione di una realtà.
giovedì, novembre 09, 2006
In...what we trust?
Le elezioni di "medio termine" negli Stati Uniti sono un evento a cui guardo con distacco e senza emozione, ma la vittoria dei democratici sia alla Camera che al Senato, e la notizia delle dimissioni di Rumsfield, tutto sommato sono un piccolo segnale positivo, se questo comporterà una anche modesta correzione della politica estera statunitense. Forse un taglio dei fondi alla missione in Iraq, ad esempio, potrebbe portare a salvare qualche vita umana.
Non credo nelle masse, non credo nei popoli, non credo nei governi, non credo nei blogger.
Credo solo ai rapporti umani in cui ci si riesce ancora a guardare negli occhi, alle piccole "reti" di persone che condividono spazi fisici reali, che mangiano insieme, che si toccano, che fanno politica insieme, che passano le serate con una birra a parlare del mondo.
Questo non salva dalle fregature, ma almeno evita di alimentare false aspettative sulla qualità delle persone.
Torino, tardo pomeriggio di qualche giorno fa. Parcheggio l'auto in centro e sto recandomi a piedi verso una libreria quando mi ferma un tizio.
Aspetto normale, abbigliamento casual, un italiano fluente e senza inflessioni straniere e dialettali.
Mi racconta che è un insegnante di pugilato in una palestra vicina, che è rimasto chiuso fuori dalla stessa, che ha chiamato i vigili del fuoco per rientrare, che ha lasciato in palestra il marsupio con soldi, documenti e chiavi dell'automobile, che deve rientrare a casa a Fossano e che non ha i soldi per il treno.
Gli passo venti euro, "se non ti fidi ti lascio il telefonino"; ma figurati, dai, non c'è bisogno.
Gli lascio nome e numero di cellulare, "se ti servono indietro subito te li faccio avere anche stasera"; no, non preoccuparti...mi hanno fregato il portafoglio un mese fa con bancomat e carta di credito e ci ho perso 650 euro, figurati se questi venti sono un problema...
Ringrazia, saluta, se ne va. Ci siamo guardati negli occhi a lungo, durante la conversazione: lui sapeva che VOLEVO fidarmi.
Non l'ho mai più sentito: e scrivere "ovviamente" è la cosa che mi fa più male in assoluto.
Non credo nelle masse, non credo nei popoli, non credo nei governi, non credo nei blogger.
Credo solo ai rapporti umani in cui ci si riesce ancora a guardare negli occhi, alle piccole "reti" di persone che condividono spazi fisici reali, che mangiano insieme, che si toccano, che fanno politica insieme, che passano le serate con una birra a parlare del mondo.
Questo non salva dalle fregature, ma almeno evita di alimentare false aspettative sulla qualità delle persone.
Torino, tardo pomeriggio di qualche giorno fa. Parcheggio l'auto in centro e sto recandomi a piedi verso una libreria quando mi ferma un tizio.
Aspetto normale, abbigliamento casual, un italiano fluente e senza inflessioni straniere e dialettali.
Mi racconta che è un insegnante di pugilato in una palestra vicina, che è rimasto chiuso fuori dalla stessa, che ha chiamato i vigili del fuoco per rientrare, che ha lasciato in palestra il marsupio con soldi, documenti e chiavi dell'automobile, che deve rientrare a casa a Fossano e che non ha i soldi per il treno.
Gli passo venti euro, "se non ti fidi ti lascio il telefonino"; ma figurati, dai, non c'è bisogno.
Gli lascio nome e numero di cellulare, "se ti servono indietro subito te li faccio avere anche stasera"; no, non preoccuparti...mi hanno fregato il portafoglio un mese fa con bancomat e carta di credito e ci ho perso 650 euro, figurati se questi venti sono un problema...
Ringrazia, saluta, se ne va. Ci siamo guardati negli occhi a lungo, durante la conversazione: lui sapeva che VOLEVO fidarmi.
Non l'ho mai più sentito: e scrivere "ovviamente" è la cosa che mi fa più male in assoluto.
martedì, novembre 07, 2006
Me ne ero accorto...
VILNIUS - Lithuanians are among the heaviest drinkers in Europe, an international study has shown.
According to a report by the British Institute of Alcohol Studies, entitled Alcohol in Europe, the total alcohol consumption in Lithuania, Latvia, Romania, Hungary, the Czech Republic and Slovakia amounts to over 18 litres of pure alcohol per adult each year.
The report was presented at an international conference, ‘Nordic and Baltic Countries against Drugs’, at the Lithuanian parliament on Nov. 3.
According to the report, only out of ten adults in Lithuania are non-drinkers.
The report also suggests that almost 15 percent of Lithuanian teenagers aged 15-16 consume alcohol, with boys drinking 2.5 times more frequently than girls.
In Great Britain, Latvia, Scandinavian countries, the number of juveniles consuming alcohol is higher than that in Lithuania.
According to a report by the British Institute of Alcohol Studies, entitled Alcohol in Europe, the total alcohol consumption in Lithuania, Latvia, Romania, Hungary, the Czech Republic and Slovakia amounts to over 18 litres of pure alcohol per adult each year.
The report was presented at an international conference, ‘Nordic and Baltic Countries against Drugs’, at the Lithuanian parliament on Nov. 3.
According to the report, only out of ten adults in Lithuania are non-drinkers.
The report also suggests that almost 15 percent of Lithuanian teenagers aged 15-16 consume alcohol, with boys drinking 2.5 times more frequently than girls.
In Great Britain, Latvia, Scandinavian countries, the number of juveniles consuming alcohol is higher than that in Lithuania.
venerdì, novembre 03, 2006
Piccoli ma intelligenti
Il governo estone ha deciso di ricomprarsi le ferrovie (Eesti Raudtee), soltanto cinque anni dopo averle privatizzate: la "rinazionalizzazione" di un segmento così importante dell'economia avverrà attraverso il riacquisto del 66% delle azioni della società che erano state vendute negli scorsi anni.
L'opposizione definisce la scelta "populista" e critica il governo per non aver mai concesso ai privati l'opportunità di alzare le tariffe.
L'opposizione definisce la scelta "populista" e critica il governo per non aver mai concesso ai privati l'opportunità di alzare le tariffe.
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