Le sue ceneri, su sua richiesta, verranno sparse tra Cile, Perù e Venezuela, paesi percorsi nel famoso viaggio con il Che (iniziato sulla mitica Poderosa, che ben presto abbandonò i due per consegnarsi alla leggenda).
Per ricordarlo, riporto qui un pezzo di un post che scrissi un po' di tempo fa, quando ebbi la fortuna di ascoltare Granado dal vivo (che da Torino e dalle mie parti ci passava ancora spesso e volentieri, negli ultimi anni...)
Per ricordarlo, riporto qui un pezzo di un post che scrissi un po' di tempo fa, quando ebbi la fortuna di ascoltare Granado dal vivo (che da Torino e dalle mie parti ci passava ancora spesso e volentieri, negli ultimi anni...)
(26 ottobre 2009)
E' un omino che ha superato abbondantemente gli ottanta (L. lo chiama "il nonno"), simpatico e consumato dal tempo (ed il suo tempo è stato molto più ricco del nostro...): è piccino, fa tenerezza.
Guardandolo, viene istintivo pensare: ma come sarebbe oggi il Che, se fosse ancora vivo?
Sarebbe un simpatico e lucido vecchietto alla Granado od alla Pertini, o continuerebbe a raccontare ai nipoti sempre lo stesso episodio di guerriglia, ormai obnubilato dal tempo?
Per fortuna il destino e la storia ci consentono di eludere la domanda...
Parte l'intervista (condotta da un giornalista di Repubblica) e la platea, che riempie la grande sala, si commuove ovviamente quando Granado, con semplicità, parla "dell'amico Ernesto", del socialismo, dell'uomo al centro dell'azione, del Che come essere umano in carne ed ossa, nè icona nè eroe, ma uomo che semplicemente faceva quel che pensava fosse giusto.
Racconta delle visite del Che a Santiago de Cuba, dove Granado dirigeva il centro di formazione per i medici cubani dopo la rivoluzione.
Narra aneddoti di quel viaggio avventuroso, racconta l'entusiasmo del Che conosciuto quando Granado aveva vent'anni e Guevara 14, dice che il viaggio, la rivoluzione ed il Che sono interconnessi, non ci sarebbero forse stati gli ultimi due senza il primo, in cui Guevara costrui la sua visione rivoluzionaria.
La conferenza dura quasi un'ora, nonostante l'età Granado è arzillo ed incontenibile, mette spesso in crisi la traduttrice perchè "ha troppe cose da dire ma poco è il tempo rimasto", e noi applaudiamo, lo sentiamo vicino, semplice ma grande.
Ci accoglie dicendo "grazie per essere venuti a sentire un vecchietto", ci lascia dicendo "ricordate che bisogna sempre percorrere la via del socialismo, e imparare a dire NOI invece di IO".
Ho la fortuna di appartarmi con il grande Alberto dopo la conferenza, mentre giovani e leggiadre fanciulle si recano a rendergli omaggio (e lui apprezza, sornione, persino quando i ruoli si rovesciano ed è lui che riceve il baciamano...).
Una ragazza romena, esplosiva per fisicità e comunicazione, gli chiede di parlare dell'amore. Granado è stanco ma non si ritrae e filosofeggia: "L'amore è pace, non può esistere senza la pace"; la ragazza gli regala una poesia.
Guardandolo, viene istintivo pensare: ma come sarebbe oggi il Che, se fosse ancora vivo?
Sarebbe un simpatico e lucido vecchietto alla Granado od alla Pertini, o continuerebbe a raccontare ai nipoti sempre lo stesso episodio di guerriglia, ormai obnubilato dal tempo?
Per fortuna il destino e la storia ci consentono di eludere la domanda...
Parte l'intervista (condotta da un giornalista di Repubblica) e la platea, che riempie la grande sala, si commuove ovviamente quando Granado, con semplicità, parla "dell'amico Ernesto", del socialismo, dell'uomo al centro dell'azione, del Che come essere umano in carne ed ossa, nè icona nè eroe, ma uomo che semplicemente faceva quel che pensava fosse giusto.
Racconta delle visite del Che a Santiago de Cuba, dove Granado dirigeva il centro di formazione per i medici cubani dopo la rivoluzione.
Narra aneddoti di quel viaggio avventuroso, racconta l'entusiasmo del Che conosciuto quando Granado aveva vent'anni e Guevara 14, dice che il viaggio, la rivoluzione ed il Che sono interconnessi, non ci sarebbero forse stati gli ultimi due senza il primo, in cui Guevara costrui la sua visione rivoluzionaria.
La conferenza dura quasi un'ora, nonostante l'età Granado è arzillo ed incontenibile, mette spesso in crisi la traduttrice perchè "ha troppe cose da dire ma poco è il tempo rimasto", e noi applaudiamo, lo sentiamo vicino, semplice ma grande.
Ci accoglie dicendo "grazie per essere venuti a sentire un vecchietto", ci lascia dicendo "ricordate che bisogna sempre percorrere la via del socialismo, e imparare a dire NOI invece di IO".
Ho la fortuna di appartarmi con il grande Alberto dopo la conferenza, mentre giovani e leggiadre fanciulle si recano a rendergli omaggio (e lui apprezza, sornione, persino quando i ruoli si rovesciano ed è lui che riceve il baciamano...).
Una ragazza romena, esplosiva per fisicità e comunicazione, gli chiede di parlare dell'amore. Granado è stanco ma non si ritrae e filosofeggia: "L'amore è pace, non può esistere senza la pace"; la ragazza gli regala una poesia.
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