venerdì, novembre 21, 2014

I 100 anni di "Cabiria": la mostra.

In questo manifesto di "Cabiria", il Moloch la cui copia troneggia oggi al Museo del Cinema presso la Mole Antonelliana, e il nome di Gabriele D'Annunzio che servì a dare al kolossal una fama mondiale.
"Cabiria" ha compiuto 100 anni: il più famoso film kolossal della storia primigenia del cinema italiano debuttò in prima nazionale il 18 aprile 1914 al Teatro Vittorio Emanuele, in Via Rossini, a Torino (quello che ora è l'Auditorium RAI, dove ha casa l'Orchestra Sinfonica Nazionale).

Per festeggiarlo, la Biblioteca Nazionale Universitaria ed il Museo del Cinema hanno promosso una piccola, ma deliziosa e preziosa mostra che rimarrà aperta fino al 30 novembre presso il locale espositivo della stessa Biblioteca.

Il bel catalogo della mostra.
(Se avete in programma una visita cinefila a Torino, magari in concomitanza con il 32° Torino Film Festival, è consigliato accoppiarla alla visita al Museo del Cinema...)


"Cabiria", che è il secondo kolossal cinematografico al mondo dopo l'americano "Quo Vadis", rappresenta il culmine della stagione gloriosa del cinema italiano che nasce a inizio Novecento, ha il suo momento di gloria nella stagione dei "peplum" e delle dive del muto, e decade allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, con il fallimento ed il tracollo delle numerose case cinematografiche nate tra Torino (capitale del cinema europeo con Parigi, a quei tempi), Firenze, Roma, Napoli e la Sicilia.

L'artefice di questo capolavoro lungo 3 ore e 3400 metri di pellicola, che fonda la narrazione cinematografica moderna con le riprese in movimento dal carrello, i continui cambi di visione e prospettiva al posto dei precedenti "quadri fissi", è un genio a tutto tondo che risponde al nome di Giovanni Pastrone.

Un personaggio eclettico, nato ad Asti nel 1882: figlio di commercianti, trasferitosi a Torino sarà violinista di fila, progettista di un biplano, contabile, prima di innamorarsi del cinema e acquistare quella che diventerà la Itala Film, di cui sarà non solo proprietario ma deus ex machina, sceneggiatore, regista, tecnico, eccetera eccetera.

Con Cabiria tenta l'operazione di elevare il cinema da spettacolo popolare ad arte: e ci riesce, perbacco se ci riesce.

Sganciando cinquantamila lire dell'epoca a Gabriele D'Annunzio, a cui si attribuì la sceneggiatura del film (ma in realtà prestò solo il nome, scrisse le pompose didascalie e inventò i nomi dei personaggi), e rimanendo nell'ombra, Pastrone, che era in toto il padre del film, riuscì a sdoganare per la prima volta un'opera cinematografica come oggetto di culto anche per la maggior parte degli intellettuali, allora come oggi un po' restii ad occuparsi di ciò che è anche popolare.

Sia ben inteso: non sarebbe certo bastato il nome di D'Annunzio a creare il mito di Cabiria, se il film non fosse stato davvero un capolavoro.
Una storia lunga, complessa ed avvincente ambientata ai tempi delle guerre puniche, nel III secolo avanti Cristo.: effetti speciali come se piovesse (l'eruzione dell'Etna, i sacrifici umani, Annibale che valica le Alpi, le battaglie...), e poi personaggi finalmente in grado di assumere una dimensione propria e durature, come Maciste (un camallo genovese che lascerà definitivamente le banchine per dedicarsi a tempo pieno al cinema, con un personaggio duraturo, il buono fortissimo che lotta contro i cattivi).

Il film, per questi motivi, conoscerà un meritato trionfo di livello mondiale:  sei mesi fisso a Parigi, un anno continuo di proiezioni a New York, poi l'Est, fino alla Russia ed al Giappone: piacerà agli intellettuali ed al popolo, pronto a identificarsi con Maciste.
"Cabiria" costituirà ispirazione per la nascita del moderno cinema hollywoodiano, ed anche Fritz Lang gli renderà omaggio  nel mitico "Metropolis" con una aperta citazione del Moloch divorapersone.

Negli anni '30 del Novecento, quando i fasti del cinema italiano sono ormai un lontano ricordo ed egli stesso ha abbandonato il cinema per attività più remunerative, Pastrone rimetterà mano alla sua opera per farne una versione sonorizzata (quella del 1914 è muta, e le sue  proiezioni avvenivano con l'accompagnamento in diretta di orchestre da 80-90 elementi ed un cantante solista).

Pastrone morirà nel 1959, non prima di aver donato la maggior parte delle reliquie della sua avventura cinematografica a Maria Adriana Prolo, autentica vestale del cinema e prima ad aver avuto l'idea del Museo (se potesse vedere quale meraviglia si è sviluppata oggi, nella Mole, a partire dalla sua idea originale, quell'appunto sul suo diario: "Pensato al Museo"..!).

La pellicola, recuperando a Torino e in giro per il mondo le copie ancora reperibili, viene sottoposta ad un profondo restauro nello scorso decennio e riportata all'onor del mondo nel 2006, con una proiezione al Teatro Regio.

La mostra alla Biblioteca esibisce i meravigliosi manifesti, i costumi originali dell'epoca miracolosamente conservati, partiture ed oggetti di culto. E' stato predisposto inoltre un delizioso catalogo, dal quale sono state reperite quasi tutte le informazioni di questo post.

Una parte dei costumi originali utilizzati nel 1914.
Qui una mia piccola galleria fotografica della Mostra:

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