domenica, novembre 09, 2014

Falstaff, o del passato ingombrante che un re deve cancellare

Un soldato iperobeso, volgare, eccessivo, dedito all'alcool ed al libertinaggio è il miglior educatore possibile per il futuro re?
Oh, si, lo è, fino a quando il potere è retto dal padre, sino a quando la vita è un susseguirsi di giorni oziosi e senza responsabilità.

Poi giunge il tempo in cui la responsabilità chiama. Il potere esige una spietata serietà.

Ed ecco che il vecchio Falstaff, il compagno di sbronze, diventa un peso, un ingombro intollerabile a vedersi, Da dimenticare, allontanare, nascondere agli occhi del mondo - per cancellare il ricordo di quella imbarazzante amicizia.

L'inizio di questo Falstaff modernista è aggressivo, "sparato", a tratti volutamente provocatorio e disturbante.
Ma nel gioco delle parti, in cui Falstaff ed il giovane principe recitano a turno la parte del Re, il figlio di Enrico IV preannuncia che da quel mondo libero e travolgente dovrà per forza un giorno uscire, e ripudiarlo...

La fine, più classica, che rappresenta il tradimento e l'abbandono, e lo spegnersi del "senso della vita" che ha spinto Falstaff a esplorare con sincerità ogni eccesso, vede un Battiston convincente ed assai bravo.

Bellissima la scenografia, che accompagna il mutamento di orizzonti del finale con simbolismi riusciti.

A Torino la prima nazionale: seguirà tourneè che toccherà molti teatri di provincia.



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