mercoledì, gennaio 13, 2010

Post confuso di inizio anno: dalle parole irritanti, via Bersani, alla Rivoluzione del Grande Silenzio

(L'immagine è stata rubata da questo sito)

Si, lo ammetto, è evidente a chiunque: il primo post di questo sesto anno di blog sta avendo una gestazione particolarmente difficoltosa (e questo incipit è indubbiamente candidato a finire nella famosa rubrica "Chissenefrega" del compianto "Cuore" di Michele Serra, se ancora fosse in edicola).

Una delle cause è che in questo periodo nutro poca fiducia nelle parole: le mie mi sembrano inutili ed un po' autistiche, quelle più pronunciate e scritte in giro mi creano una fortissima irritazione.

Chessò, giusto per fare un esempio: la parola "amore" in bocca a Berlusconi fa venire voglia di non pronunciarla mai più. E' irrimediabilmente contaminata.
Peraltro, anche la parola "Berlusconi" vorrei cancellarla per sempre dal vocabolario, mi ha stomacato.
Si, sento il forte bisogno di una neolingua come quella proposta in appendice a "1984" di Orwell: per depurare l'italiano di oggi da un sacco di vocaboli che sono irrimediabilmente infetti, insani, e puzzano irrimediabilmente di marciume ("riforma", "dialogo", "ad personam", e anche "democrazia"...).
Sperando che la cancellazione dei vocaboli cancelli anche le cose, che - secondo la tesi di "1984" - vengono meno se non esistono parole per descriverle.
Perchè in questi anni il potere ha applicato una strategia opposta: inflazionarci di parole, in numero tutto sommato limitato ma ripetute e riciclate fino a logorarle, renderle vuote, inutili, ridotte a semplici suoni. A volte anche sgradevoli, insopportabili. Creando "immagini di concetti" anche dove esiste il nulla.
(Da leggersi, al proposito, questo post.)
Pare che la comunicazione su web tra le generazioni più giovani si basi su una base di non più di 800 parole (1), una frazione infinitesimale tra quelle disponibili nel nostro lessico, che sono diverse decine di migliaia (2).
Ma son cose che dico spesso, e quindi non riprenderò qui la mia abituale elegia del silenzio: anzi, come è nella tradizione del peggior bloggerismo nostrano, "scriverò alcune cose" per unirmi al tremendo rumore di fondo di parole insensate ed inutili:-)))

Rimanendo più o meno in tema, partirò da una notazione del tutto superflua, e - credo - estremamente impopolare.
Ovvero, che a me il silenzio di Bersani piace.
Drogati dall'orgia di parole di cui non sappiamo fare a meno, assetati dell'ultima inutile dichiarazione dell'ultimo cretino che ci consenta di dare il via ad una stura di controdichiarazioni altrettanto inutili, il fatto che un leader "non parli quasi mai" risulta sanamente spiazzante.
Alla domanda "che cosa ha detto Bersani oggi?", si può quasi sempre rispondere "nulla", o "la stessa singola frase che ha detto il mese scorso", e senza alcuna ironia asserisco che questo ci fa bene.
Ci aiuta a credere che, nell'ambito della politica, possa di nuovo esistere un ambito del "silenzioso fare" che è diverso da quello del "dichiarare", e Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno.
Ci aiuta a credere che possano di nuovo esistere "spazi vuoti", e non occupati dal turbodichiaratore di turno, che esistano tempi e luoghi per riflettere, che si possa operare senza parlare di continuo, incessantemente, e che l'immagine e la rappresentazione delle cose possano finalmente diventare accessorie rispetto alle cose stesse.

Di questi "spazi vuoti", io credo, abbiamo un immenso bisogno.

Sogno, da tempo, una "rivoluzione bianca" che per prima cosa si impossessi dei mezzi di comunicazione, e li spenga a tempo indeterminato.
Attraverso la tecnologia, un gigantesco "schermo" protettivo verrebbe steso sul paese per inibire qualsiasi forma di comunicazione collettiva a distanza, inclusa la rete di telefonia cellulare.
Nessun canale televisivo, nessun giornale, nessuna notizia, niente Internet.
Nessun blog, social network fatto di bit, forum, chat.
Nessun programma, gioco, quiz, documentario.
Nessuna immagine di governanti ed oppositori, nessuna dichiarazione di Cicchitto. Fine.
Solo l'elite dominante che ha preso il potere disporrà di informazioni centralizzate e relative al mondo.

Con le frontiere volutamente aperte e spalancate, i drogati con maggiori disponibilità e gli intellettuali fuggirebbero immediatamente all'estero, creando nuclei di resistenza la cui principale attività sarebbe quella di rilasciare interviste alle principali televisioni europee - che peraltro non sarebbero visibili qui, depotenziando l'effetto di questo nuovo fiume di parole inutili.

Le masse costrette o decise a restare, invece, rese rabbiose dalla improvvisa indisponibilità di qualsiasi droga alternativa, ritroverebbero d'un tratto la forza e la volontà di scendere spontaneamente in piazza - al solo scopo di riavere quella merda moderna con cui si drogano tutti i santi giorni che iddio mette in terra, e - in parte- vivendo sinceramente come una privazione antidemocratica l'improvviso Grande Silenzio.

Ecco, a quel punto bisognerebbe arrestare - anche brutalmente - quelle masse e deportarle - dolcemente - in ampi spazi ameni e silenziosi, precedentemente predisposti nel paese, in cui attuare la decontaminazione da notizie. (Lo so che a qualcuno non sembra giusto: ma in un sogno, si può, si può anche questo:-))
Spazi bellissimi, verdi, gioiosi, di assoluta libertà, ma di nuovo isolati da ogni forma di comunicazione collettiva, recintati e controllati a vista da sentinelle spietate con licenza di uccidere.

La rabbia dei deportati, giunta ad un picco che provocherà purtroppo spiacevoli conseguenze, prima o poi lascerà il posto a qualcosa di diverso.
Non potendosi trastullare con le cazzate con cui fino a prima della rivoluzione ognuno riempiva la propria vita, ogni persona sarà inevitabilmente costretta ad occuparsi di qualcosa di assolutamente nuovo: il prossimo, l'altro, il vicino.
Ognuno parlerà poco, all'inizio, e parlerà di se e ascolterà l'altro parlare di sè, perchè andrà progressivamente perduta l'idea che "avere un'opinione su tutti i fatti del mondo" sia la cosa più importante della vita.
Ognuno conoscerà di nuovo la fatica di dover costruire, partendo solo da se stesso e dalla realtà che conosce, un pensiero ed un ragionamento in modo tale da dover convincere il prossimo della bontà dello stesso: questo selezionerà spietatamente le cose utili alla convivenza rispetto alle cazzate, permettendo alle comunità spontaneamente formate da coloro che si sentiranno più affini il riconoscimento dei bisogni fondamentali.
Chi avrà più idee e mezzi personali per propugnarle (dapprima di persona in persona, lentamente e faticosamente) diverrà inevitabilmente leader riconosciuto.
Le ragazze bellissime perderanno molte possibilità di diventare leader, se non sono anche intelligenti, a scapito probabilmente di oscuri travet e sfigati che potranno mettere a disposizione degli altri insospettate capacità e competenze: ma questo non impedirà che esse trovino molto presto un ruolo nella nuova società.
Anzi, l'assenza di forme di comunicazione collettiva farà cessare la diffusione di "modelli" di uomini e di donne inesistenti, ed ogni persona dovrà "accontentarsi" di innamorarsi di una persona vera, reale, invece che di una immagine sessuale/commerciale/virtuale di esseri inesistenti nella realtà.
Questo creerà un rapido calo delle "aspettative", e porterà a scoprire che le cose "che esistono" hanno un loro gusto ed un loro valore che è assai più piacevole delle cose "che si desiderano".
Il tempo restituito alle persone, che prima della rivoluzione passavano oltre quattro ore a testa ogni giorno ad abbeverarsi di veleno mediatico davanti alla TV, progressivamente non darà più agli individui un vertiginoso senso di vuoto, ma un brivido di felicità, e nessuno vorrà mai più impiegarlo per stare a drogarsi da solo.

Le comunità, in questi centri di disintossicazione, si riformeranno spontaneamente, in tempi lunghi: si daranno dei capi (i più capaci ed i più scaltri: comunque quelli in grado di soddisfare le esigenze di chi si affida a loro), e delle organizzazioni a più livelli che si baseranno di nuovo sulla conoscenza diretta delle cose e delle persone: rinascerà la fiducia reciproca tra chi delega e chi è delegato, che è la miglior forma di controllo possibile.

Dopo un sufficiente periodo di tempo, alle masse naturalmente rieducate potrà essere concessa una libertà vigilata, per consentire il progressivo reinserimento nella società (nel contempo guidata da chi, fuori, ha aderito onestamente alla rivoluzione).

Progressivamente, allora, potrà essere dato ad ogni individuo rieducato l'accesso a conoscenze ed informazioni di ambito più ampio: a condizione che ognuno, prima, acquisisca consapevolezze ed operi come deve nell'ambito di sua competenza, a giudizio della comunità in cui è inserito.

Gli autori della rivoluzione, che non saranno mai scoperti grazie al Grande Silenzio, scompariranno per sempre, mescolati ad una porzione di umanità di nuovo felice...

(il sogno potrebbe continuare...:-)))

(1) da una ricerca inglese, da cui risulta che "le 20 parole più in voga tra gli adolescenti, come Yeah, no e ma, rappresentano circa un terzo di tutte le parole utilizzate."
(2) vedi qui alcuni dati interessanti....

4 commenti:

Licia Titania ha detto...

Bellissimo post, e mi è piaciuta molto la citazione da Aldo Busi. Mi hai fatto venire in mente che su alcuni cellulari, negli sms predefiniti, c'è la frase: "Ti amo anch'io". Da brivido! Il/la cinico/a non ha che da digitare un tasto, senza neppure darsi la pena di scrivere le parole! Nauseante, in effetti. D'altra parte però, senza parole non ci sarebbero i blog...su questo silenzio così assoluto non sono d'accordo, a me piace leggerti lol! quanto a questa tua (paradossale?) idea deel costringere le persone al silenzio, è dai tempi del tuo post sul diritto di voto che avevo voglia di chiedertelo...la tua è solo una provocazione??o credi davvero che un'élite possa scegliere chi "pensa"? e in caso affermativo...ehm...chi ne farebbe parte?
Ciao Lupo, con stima, e grazie del link!!

sabi ha detto...

.....come dice una mia amica romana....AMMAGARAAAA (magari)...
bellissimo il tuo sogno!
mi ha ricordato un altro sogno "lettere dalla kirghisia".
l'hai letto???
belblog.
ciao
sabi

luposelvatico ha detto...

@licia: accidenti, da un lato continuo a praticare ostinatamente la democrazia (nella militanza in un partito, negli organi collegiali della scuola e nell'esperienza di consigliere comunale) e dall'altro a credere sempre meno nella sua efficacia...quindi trattasi di una provocazione innanzi tutto a me stesso, per tenere alto il livello di allarme...
@sabi: "lettere dalla kirghisia"? mi suona nuovo...è un sogno o un libro?:-)

Artemisia ha detto...

Ti dico la verita', Lupo: a me questo sogno mica mi garba tanto.
Certo che siamo inondati di parole che ci ubriacano e non ci fanno pensare, certo che mi piace il silenzio (lo dici a me che amo le cime dei monti), pero' poi torno sulla terra e credo che all'orgia di parole SI DEBBA RISPONDERE, con poche misurate ma efficaci risposte, NON CON IL SILENZIO DI BERSANI!
Per quanto mi riguarda, condivido il sentire anche le mie parole "inutili e autistiche" infatti non scrivo piu' di politica sul blog.