Mezzo milione di posti di lavoro in meno nell'ultimo anno, dice l'ISTAT.
Diciamo, per approssimazione, che si tratta di almeno un altro milione e mezzo di persone che hanno perso la sicurezza, la serenità, la possibilità di sognare un futuro.
L'infelicità, la paura, il panico, la disperazione si allargano nel paese come un fiume che esonda sotto le pioggie.
A L'Aquila, quel pezzo di popolo ormai inutile ai fini della propaganda è abbandonato a se stesso, sotto la neve: ora che le promesse bugiarde lasciano lo spazio al nulla, quelle persone non servono più, danno fastidio, e si tratta come al solito di capire "a chi dare la colpa" (le imprese? i sobillatori? i comunisti? i pm?), e bastonare chi rompe.
In Sardegna, 200.000 persone partecipano ad una LOTTERIA che mette in palio 4 posti di lavoro in un supermercato. A qualcuno sembra un'idea geniale ed innovativa: a me, sembra l'ultimo stadio di un paese finito, marcio, perduto.
La questione dei diritti si risolve dunque così: i ricchi avranno accesso ai posti migliori,per censo e diritto dinastico, anche se sono caproni ignoranti.
Liberi, se vogliono, di fare i fannulloni con stipendi da favola.
Per i poveri, nessuno si assume nemmeno più la responsabilità di dir loro: "mi spiace". O "non sei adatto".
Non meritano nemmeno più questo, il diritto ad uno schiaffo in faccia che farebbe di loro persone offese, ma ancora PERSONE.
Ed invece no. Stiano a distanza. Lontane, invisibili, il più possibile.
Siano la FORTUNA, la SORTE, il FATO a decidere se devono vivere e morire, se devono avere un lavoro, se devono o meno andare a scuola, se devono o meno essere curati (sei nato straniero? ehhhhh, mi spiace bello mio: è il fato...).
Capite a cosa siamo arrivati?
La deresponsabilizzazione assoluta della società non solo rispetto ai bisogni delle persone, ma alle persone stesse, il cui destino è affidato alle sorti di un biglietto, di una lotteria.
Li negano, ci negano. Vogliono che non esistiamo più, che diventiamo una massa di non-persone di cui pilotare tutto, anche i sentimenti.
Esigono persino, i personaggi che hanno creato tutto questo, di negarci il diritto all'xxxx.(1)
Pensa te. Vogliono essere amati! Per legge!
Pensano che tutto sia in vendita, anche quel che proviamo, anche i nostri sentimenti.
Non sanno, non capiscono, non sentono.
Ignorano la realtà e la stuprano ogni giorno con le loro menzogne ripetute come un mantra.
Ignorano il fiume dilagante di dolore, di bisogni, di esigenze: di rabbia che cresce, pulsante, ogni giorno, nelle persone perbene, oneste, umiliate, offese, ridotte a non-persone.
Si rinchiudono nel fortino, urlano più forte, arraffano tutto quel che resta, distruggono il resto: sono pronti a darsi alla fuga, se le catene con cui stanno coprendo il paese non dovessero dimostrarsi sufficienti.
Sono maligni, cattivi, come le parole che non smettono un attimo di puntare su di noi per farci del male.
(1) Per una precisa scelta politica questo blog ha deciso di non utilizzare la parola di quattro lettere che in questi giorni infesta l'informazione.
Diciamo, per approssimazione, che si tratta di almeno un altro milione e mezzo di persone che hanno perso la sicurezza, la serenità, la possibilità di sognare un futuro.
L'infelicità, la paura, il panico, la disperazione si allargano nel paese come un fiume che esonda sotto le pioggie.
A L'Aquila, quel pezzo di popolo ormai inutile ai fini della propaganda è abbandonato a se stesso, sotto la neve: ora che le promesse bugiarde lasciano lo spazio al nulla, quelle persone non servono più, danno fastidio, e si tratta come al solito di capire "a chi dare la colpa" (le imprese? i sobillatori? i comunisti? i pm?), e bastonare chi rompe.
In Sardegna, 200.000 persone partecipano ad una LOTTERIA che mette in palio 4 posti di lavoro in un supermercato. A qualcuno sembra un'idea geniale ed innovativa: a me, sembra l'ultimo stadio di un paese finito, marcio, perduto.
La questione dei diritti si risolve dunque così: i ricchi avranno accesso ai posti migliori,per censo e diritto dinastico, anche se sono caproni ignoranti.
Liberi, se vogliono, di fare i fannulloni con stipendi da favola.
Per i poveri, nessuno si assume nemmeno più la responsabilità di dir loro: "mi spiace". O "non sei adatto".
Non meritano nemmeno più questo, il diritto ad uno schiaffo in faccia che farebbe di loro persone offese, ma ancora PERSONE.
Ed invece no. Stiano a distanza. Lontane, invisibili, il più possibile.
Siano la FORTUNA, la SORTE, il FATO a decidere se devono vivere e morire, se devono avere un lavoro, se devono o meno andare a scuola, se devono o meno essere curati (sei nato straniero? ehhhhh, mi spiace bello mio: è il fato...).
Capite a cosa siamo arrivati?
La deresponsabilizzazione assoluta della società non solo rispetto ai bisogni delle persone, ma alle persone stesse, il cui destino è affidato alle sorti di un biglietto, di una lotteria.
Li negano, ci negano. Vogliono che non esistiamo più, che diventiamo una massa di non-persone di cui pilotare tutto, anche i sentimenti.
Esigono persino, i personaggi che hanno creato tutto questo, di negarci il diritto all'xxxx.(1)
Pensa te. Vogliono essere amati! Per legge!
Pensano che tutto sia in vendita, anche quel che proviamo, anche i nostri sentimenti.
Non sanno, non capiscono, non sentono.
Ignorano la realtà e la stuprano ogni giorno con le loro menzogne ripetute come un mantra.
Ignorano il fiume dilagante di dolore, di bisogni, di esigenze: di rabbia che cresce, pulsante, ogni giorno, nelle persone perbene, oneste, umiliate, offese, ridotte a non-persone.
Si rinchiudono nel fortino, urlano più forte, arraffano tutto quel che resta, distruggono il resto: sono pronti a darsi alla fuga, se le catene con cui stanno coprendo il paese non dovessero dimostrarsi sufficienti.
Sono maligni, cattivi, come le parole che non smettono un attimo di puntare su di noi per farci del male.
(1) Per una precisa scelta politica questo blog ha deciso di non utilizzare la parola di quattro lettere che in questi giorni infesta l'informazione.
3 commenti:
Un grande post, evidentemente molto sentito, sconsolato come purtroppo non può non essere. Ciononostante, non bisogna arrendersi, lottare si può!
Questo è scontato:-)
Stringiamoci gli uni agli altri, caro Lupo, sosteniamoci a vicenda riconoscendoci come persone, come identità sofferenti ma non sconfitte, non ancora uccise, praticando quotidianamente la solidarietà e affrontando la vita non affidandola al fato, bensì alla fiducia che ritroviamo gli uni negli occhi degli altri!
Intanto inizio ad abbracciarti io!
Stefi
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