mercoledì, maggio 21, 2008

Gomorra

Quando lessi il libro di Saviano, oltre un anno fa, rimasi agghiacciato, come era giusto che fosse per un cittadino del nord ancora convinto che le mafie fossero un fenomeno nascosto, che condizionavano la realtà ed interagivano con essa, ma facendo in modo che la realtà (una parvenza di normalità) esistesse ancora.

Invece no, la scoperta che le mafie in Campania non sono "altro", ma LA realtà esistente (tutto il resto è sempre più, ormai, resistenza e testimonianza) mi sconvolse.

L'immagine delle mafie che fornisce Davide Mattiello di "Libera" è anch'essa agghiacciante: una immensa pozza putrida, piena di uova e di larve che continuano ad essere depositate, mentre lo Stato (la Magistratura) tenta disperatamente di schiacciare alcune delle zanzare più grandi tra quelle che hanno preso il volo.
Il problema è asciugare la pozza.
Nella pozza ci stanno anche quelli per cui Saviano è un personaggio pericoloso, per cui "è meglio che non affitti casa qui che se l'ammazzano ci rovinano tutto l'edificio, hai presente Borsellino..."

Quando andai in Brasile, nel 1989, in un viaggio di conoscenza con una ONG, ed incontrai sindacalisti della Fiat Brasile, rappresentanti dei contadini senza terra, missionari in lotta contro gli eserciti privati dei fazenderos, ognuno di loro si sentiva "marcado para morrer", ovvero ben in alto sulla lista dei condannati dagli squadroni della morte.

Mi sembrava una realtà assurda, spaventosa.
E invece, l'Italia di oggi assomiglia troppo al Sudamerica di allora (che forse oggi è migliorato, non lo so; il Presidente Lula allora era soltanto un leader sindacale amato dalle masse): un potere centrale folcloristico, sputtanato, che si esercita secondo canoni meramente televisivi, ed un controllo del territorio (di una parte eccessiva del territorio nazionale) in mano ai contropoteri criminali, che hanno le proprie liste di "marcado para morrer" piene di nomi di onesti servitori dello Stato e di rappresentanti della (residua) società civile...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

...il libro iniziai a leggerlo, ma qualcosa, forse l'incapacità di affrontare una realtà inaccettabile, mi impedì di proseguire.

Sono appena rientrata dall'aver visto il film...
non posso fare il confronto con il libro, che mi riprometto di leggere quanto prima, ma mi è piaciuto molto e mi sento di consigliarlo vivamente.

Ogni storia è una sfaccettatura del fenomeno e delle sue dinamiche, della sua evoluzione e delle sue implicazioni, ormai globalizzate...

Ciò che spicca è la totale assenza dello Stato e delle sue leggi.

Le regole, ma anche le guerre, le stabilisce la Camorra, incluso: Roberto Saviano "marcado para morrer"!!..

Però, nel film, si trova anche un respiro di speranza, che non so se ci sia anche nel libro, gli dà voce Roberto, il giovane che decide di sottrarsi alla logica del fenomeno, che nel suo apprendistato, osserva, ragiona e decide che lo "smaltimento dei rifiuti" non fa per lui perchè lui è diverso... e Franco (un Toni Servillo bravissimo) gli risponde: "ma sì vai a fare il pizzaiolo..." e dal tono e dall'espressione, in realtà lo sconfitto sembrava proprio Franco!!..

Stefi

viviana ha detto...

quella terra è la mia terra, la rabbia e il dolore per come muore ancora viva, come suppura e si decompone sul corpo delle sue forze vive, delle sue belle persone ed intelligenze mi fa stare male abbastanza da non aver ancora letto Gomorra neppure io e da rinviare la visione del film (anche se c'è toni servillo che adoro).

Come hai detto tu in un altro post le mafie riguardano tutti noi, stringono nella rete tutto il paese, ma come umiliano il sud... "marcado para morrer" tutto intero, e da tempo

Il brasile di lula non so...le dimissioni di marina silva sono l'ennesimo segnale che le cose non sono come si poteva sperare.

Artemisia ha detto...

Sono una grande ammiratrice di Saviano anche se ancora non ho trovato il coraggio di leggere il suo libro. Ho sentito tante sue interviste e sono iscritta alla newsletter del suo sito.
Mi farò forza e andrò a vedere il film anche se so che ne uscirò con lo stomaco chiuso.