Ieri Luciano Gallino su "Repubblica" si chiedeva: ma è possibile che in tutti questi anni, a favore della TAV, non si sia prodotta un'informazione convincente, che risolva definitivamente i due enormi dubbi che gravano sull'opera?
Il primo dubbio (non necessariamente in ordine di importanza) è di carattere "ecologico-sanitario": c'è amianto nella montagna? lo scavo creerà pericoli alla salute degli abitanti non solo della valle, ma della provincia di Torino?
Il secondo dubbio riguarda la convenienza economica : realizzata la TAV e l'oneroso tunnel di 52 km, con una spesa che si situerà nei prossimi 15 anni attorno ai 13-18 miliardi di euro (circa 4 ponti di Messina, per intenderci) , quali sono i risparmi economici ed ambientali stimati nei decenni successivi che giustificano l'opera?
In una intervista su "Repubblica" di oggi, il Presidente della Regione Piemonte afferma di aver chiesto a Prodi, su questo argomento, l'inserimento di quattro punti nel programma di governo dell'Unione:
- Ripristinare la valutazione di impatto ambientale sull'opera, anche se non è prevista dalla legge obiettivo;
- Stendere un piano complessivo, in accordo con la UE, per la valorizzazione ed il rilancio della Valle di Susa;
- Definire un patto politico, concreto e operativo, per spostare le merci dal trasporto su gomma a quello su ferro;
- Dire no al progetto se, al termine dei lavori preliminari e dei sondaggi, l'impatto ambientale dell'opera risultasse inaccettabile.
Se si fosse usato rispetto per le opinioni altrui, invece di procedere come caterpillar con slogan vuoti (lo vuole l'Europa, è un'opera necessaria), probabilmente ci sarebbe stato spazio per un ragionamento collettivo utile per tutti (poi gli idioti NOTUTTO ci sono sempre, ma qui si tratta di cinquantamila persone normali...cittadini a cui è doveroso riconoscere il diritto di critica).
Ma, per tardi che sia, un ragionamento politico bisogna pur ricominciare a farlo, affinchè scompaiano dalla valle i manganelli e gli scudi di plastica. Mica si può andare avanti 15 anni così, a militarizzare il territorio e coltivare la rabbia delle persone.
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