martedì, agosto 09, 2011

Forse è meglio un (esplicito) dittatore?

Dunque, la nostra democrazia - già minata dalla legge elettorale porcata, che consente al potere di nominare i "rappresentanti del popolo" senza nemmeno più fingere di farli eleggere dal popolo stesso - sembra arrivata al capolinea.
La Banca Centrale Europea scrive una lettera al nostro governo (una lettera? su carta? scritta con la stilografica? con il francobollo? imbucata a Francoforte? diosanto, fatecela vedere...) , e la sera stessa esso si presenta in tivvù per dire "obbedisco".
Ieri Francia e Germania hanno "chiesto" al nostro Parlamento di approvare entro settembre le misure d'emergenza varate per riequilibrare i conti pubblici alla luce della crisi in corso sui mercati.

In condizioni normali, un Paese che si sente dire dagli altri che cosa deve fare, reagirebbe. Duramente. Ricordo che Maroni andò fuori di testa quando l'Europa osò dire che, insomma, sul problema della immigrazione seguita alle crisi nel Nordafrica ci stavamo comportando un po' da cialtroni.

Al governo, per l'appunto, c'è un partito politico che da anni ci frantuma i cabasisi con lo slogan "padroni a casa nostra". Gente che viene colta da crisi isteriche se vede pelli umane di colore non candido, o che stramazza epiletticamente alla vista di un kebab o di una scritta in cinese sulla vetrina di un negozio.

Se invece a darci ordini sono gli alieni (perchè è noto che gli speculatori e gli investitori non sono esseri umani, non hanno fisicità, nè nomi cognomi o indirizzi, e i "mercati" sono pianeti di un'altra galassia, al di fuori della giurisdizione terrestre) o altri europei di razza caucasica, si vede che non ci sono problemi: la nostra vocazione nazionale all'obbedienza ad un padrone, purchè si dimostri sufficientemente determinato, non può che rispondere prontamente e pronamente al richiamo ed alla catena.

Ed allora, pronamente, il Parlamento obbedirà (non fa altro da quando è fatto di nominati...chissenefrega da dove arrivano gli ordini?)
E allora, vai con le "misure".
Ricordiamo un attimo quali sono?
1) pareggio di bilancio e libertà economica nella Costituzione.
Il pareggio di bilancio è una ovvietà pericolosa. Ovvio perchè concetto "di buon senso", pericolosa perchè messa in pratica da questa classe dirigente significa macelleria sociale, macelleria sociale, macelleria sociale.
"Libertà economica" nella Costituzione. Come suona bene! Si, è giusto: che lo Stato lasci FINALMENTE libere le forze creative del mercato! Senza lacci e lacciuoli! Visto che il mercato fa del bene al mondo, e lo si vede proprio in questi giorni, è giusto che ognuno faccia quel cazzo che gli pare...sacrosanto! visionario!
2) riforma assistenziale e fiscale e contrasto all’evasione
"Riforma": leggasi tagli, tagli, tagli. Ma non per tutti. L'ultima vagheggiata riforma fiscale proponeva aliquote premianti per quei poveracci che avevano un reddito altissimo, a scapito delle risorse dello Stato. Qui cambieranno idea?
Contrasto all'evasione. Ehhh? Ah ah ah ah ah ah ah...
3) modernizzazione delle relazioni industriali e del mercato del lavoro
Nella neolingua liberista, è vecchio tutto ciò che è "diritto", è moderno tutto ciò che fa piazza pulita dei diritti (che, sempre nella neolingua, è d'obbligo chiamare "privilegi").
La prima arma contro la crisi che viene in mente a questi è sempre quella di renderti debole e licenziabile, per poi dare la colpa alla crisi che minaccia i posti di lavoro.
Quindi, ragazzi, il precariato non basta già più. Evidentemente i mercati reclamano già la schiavitù. Però sembra che il governo promuoverà una campagna di incentivi per l'acquisto delle catene.
4) finanze e reti di impresa con internazionalizzazione
Chissà che cazzo vorrà mai dire...
5) accelerazione opere pubbliche, delle reti energetiche e delle nuove reti di telecomunicazione
Eh si...l'impoverimento dei cittadini è doveroso, ma non sia mai che lasciamo a secco di affari gli amici...se la gente non avrà da mangiare non importa, ma potrà andare a vivere sotto il Ponte sullo Stretto o nelle stazioni della TAV...
6) privatizzazioni anche dei servizi pubblici locali e liberalizzazioni
Evvai!!! Vendiamo tutto, visto che dobbiamo ridurre le tasse ai ricchi!
7) costi della politica e semplificazione della politica della burocrazia e delle funzioni pubbliche e sociali centrali e locali
"Semplificazione"...si, qui mi vedo bene il gesto simbolico di Calderoli, quando bruciò gli scatoloni di leggi inutili (nessuno ha mai saputo quali fossero, peraltro): però con il lanciafiamme girato al contrario magari diventa più efficace, la semplificazione...
8) diffusione delle nuove tecnologie, fondi strutturali europei e Mezzogiorno.
La solita fuffa, iniziata dai tempi di Stanca, che stanca sempre di più.

Insomma, i padroni ci chiedono di velocizzare l'applicazione di queste misure.
Io, in queste misure, vedo la dichiarazione, da parte del governo, di una lotta di classe CONTRO buona parte dei cittadini di questo stato.

Lo Stato Italiano contro i suoi cittadini, agli ordini di potenze straniere e forze contrarie all'interesse della collettività.

A questo punto, non è forse meglio un dittatore?
Se ci fosse uno che...
  • si ponesse come obiettivo la difesa dei cittadini di questo paese, e non la loro riduzione oggettiva in povertà e schiavitù;
  • considerasse come atto ostile ogni attacco al paese sotto qualsiasi forma, e considerasse la speculazione al pari del terrorismo, e promulgasse a tal fine opportune leggi speciali;
  • prendesse iniziative severe nei confronti della finanza (chiudendo immediatamente le borse a tempo indeterminato, prevedendo l'arresto immediato di chiunque procura un danno economico al paese);
  • stabilisse dei diritti minimi e dei livelli di prestazioni socio-assistenziali ed educativi predefiniti e uguali per tutti (eliminando contributi e fondi erogati a strutture private);
  • eliminasse i privilegi riconosciuti alla Chiesa Cattolica (esenzioni fiscali, esenzioni ICI per le attività non legate direttamente all'esercizio del culto, 8 per mille);
  • imponesse una tassa sostanziosa sulle rendite ereditarie e finanziarie, con cui finanziare la ricerca e la cultura;
  • prevedesse l'arresto per gli evasori fiscali, considerati nemici del paese...
beh, se uno del genere si presentasse con autorevolezza a proporre un programma del genere (e solo un dittatore lo può fare, perchè nessun democratico condizionato dal consenso potrebbe mai farlo), io sarei disposto anche a rinunciare, per qualche anno, a tutte le libertà fittizie che ci restano...si tratta di dare delle priorità, in fondo.

Ma state tranquilli, la mia provocazione non ha alcuna possibilità di porsi nemmeno come ipotesi: se uno così ci fosse, lo farebbero fuori i servizi segreti internazionali in un paio di settimane, in nome della democrazia.:-)

Quindi ci terremo semplicemente quelli di adesso, sapendo già cosa accadrà.
Si salveranno tra di loro, e quando vedranno che gira male semplicemente scapperanno...

*

Ci sono ancora due cosette che mi stanno sul gozzo, nella cronaca degli ultimi giorni...

La prima riguarda il fallimento della società Arenaways.
Si tratta di una compagnia ferroviaria che ha tentato di far concorrenza a Trenitalia sulla tratta Torino-Milano, con treni "a normale velocità" ma puliti, decorosi ed a tariffa ragionevole.
Una di quelle cose sane che dimostrerebbero la capacità di autoregolamentazione del mercato, neh?
Peccato che, a furia di "bastoni tra le ruote", i "campioni del liberismo italiano" siano riusciti a farla fallire. (I responsabili sono quelli di RFI, Rete Ferroviaria Italiana, società di Ferrovie dello Stato).
Impedendo, ad esempio, di fare fermate intermedie tra Torino e Milano (e quindi tagliando fuori una considerevole fetta di potenziale utenza).
Nel paese che scriverà a lettere maiuscole "LIBERTA' ECONOMICA" nella Costituzione, si dice ad una impresa ferroviaria che, peccato, E' PROIBITO far fermare i suoi treni nelle stazioni di Torino Lingotto, Torino Porta Susa, Santhià, Vercelli, Novara, Rho Fiera, Rogoredo, Pavia, Voghera, Alessandria ed Asti.
Da giugno, poi, Arenaways ha istituito i "Treni del Mare", per collegare Torino con Genova e Livorno fermando in tutti i paesi della Riviera di Levante.
Prima RFI ha costretto Arenaways a orari di partenza folli, per non "disturbare" le FS: 5 e 20 del mattino da Torino, 6,30 il sabato e la domenica. Poi, FS ha cercato di intervenire sulla Regione Liguria per invocare l'esclusività del contratto regionale di trasporto rispetto alla presenza di altri concorrenti. Respinta la richiesta, Moretti ha minacciato di sospendere le agevolazioni per i pendolari previste in Liguria (la storia in dettaglio la racconta qui il Fatto Quotidiano).
Questa non è "una storia": è LA storia tipica che accade tutte le volte che qualcuno cerca di sfidare davvero un monopolio, in questo paese. E' la storia che ci autorizza, come cittadini, a sputare in faccia a tutti quelli che blaterano rispetto alla "libertà d'impresa", alla capacità del mercato di "autoregolarsi", eccetera eccetera. E dimostra soltanto che gli spazi di taglieggiamento non ancora occupati dalla criminalità organizzata vengono sempre più volentieri occupati dallo Stato.

*
La seconda vicenda-rospo che non mi è andata giù (ma è scivolata via dalle pagine dei giornali senza lasciare traccia) è l'accordo tra il gruppo bancario Intesa-San Paolo e le 17 sigle sindacali della galassia bancaria riguardo agli esuberi del gruppo, firmato la settimana scorsa.
L'azienda ne aveva dichiarati fino a 10.900, di esuberi, su un totale di circa 80.000 (1), poi ci si è accordati sul fatto che "gli inutili" fossero soltanto 8.000.
2500 di essi dovrebbero maturare il diritto alla pensione entro il 2014, altri 500 verranno gentilmente accompagnati alla porta con incentivi.
Gli altri 5000 verranno riconvertiti a "mansioni commerciali":"i lavoratori, dopo il necessario iter formativo, saranno adibiti allo sviluppo di prodotti assicurativi e di mutui e ai ruoli di promotori finanziari e gestori di clienti famiglie."
Cioè, andranno a (tentare di) vendere merda finanziaria casa per casa, e fottere i risparmi di anziani e famiglie. Diventeranno dei rapinatori di reddito, per mantenere il proprio.
E quello che fanno adesso? Completamente inutile, è evidente, se da un giorno all'altro possono smettere di farlo.

Ah, ma non è finita. A 2000 di questi 5000 sarà proposta un'alternativa: invece di tentare di mettere a rischio i risparmi del prossimo, possono andarsene in pensione mediante un lungo "scivolo". Cioè, pagati per stare a casa, piuttosto che stare al lavoro a continuare a fare qualcosa che non serve più.

Se questi 2000 accettassero, allora ci sarebbero 5000 pensionamenti e 3000 riconversioni: e l'azienda sarebbe così felice che - SOLO IN QUESTO CASO - "verrebbero assunti 1000 giovani, con due formule: 750 assunzioni ordinarie e ulteriori 250 attraverso un innovativo progetto di «solidarietà generazionale» con cui gli anziani lasceranno spazio ai più giovani, secondo uno schema in voga nei Paesi scandinavi." (2)

Questi i commenti all'accordo:
Marco Vernieri, responsabile delle Risorse umane del gruppo: «È un accordo innovativo e di grande importanza per tutto il settore. Consolida un sistema concertativo di relazioni industriali che in questo momento è un assoluto “plus” a livello di settore e di sistema. Un accordo che riduce il costo del lavoro come richiesto dal piano industriale ma che mantiene alta l’attenzione alle persone».

L’intesa è stata firmata dai sindacati Dircredito, Fabi, Fiba-Cisl, Fisac-Cgil, Sinfub, Ugl e Uilca del gruppo Intesa Sanpaolo. «Quello raggiunto» commenta il segretario generale aggiunto del sindacato Fabi, Mauro Bossola, «è un accordo che guarda al futuro, perché garantisce un giusto equilibrio tra uscite incentivate e nuova occupazione stabile». Per Fisac-Cgil il segretario generale Agostino Megale parla di «accordo buono e positivo che insieme alla volontarietà nelle uscite e alla riconversione professionale definisce l’assunzione di 1000 giovani».

Io, personalmente, allibisco. Un accordo di merda E', semplicemente, un accordo di merda. Butti via 8000 posti di lavoro (siiii, perchè spiegami oggi come si fa a mandare allo sbaraglio sul mercato 5000 piazzisti di prodotti finanziari...è già tanto se non gli sparano a sale quando si presentano alla porta...), e "forse" ne riporti a casa 1000.

Potevi dire, caro segretario, che non potevi fare altrimenti, che son tempi terribili, che nessuno è più sicuro di nulla, che nessun posto di lavoro è davvero tutelabile, che ogni accordo sotto cui si mette la firma oggi è sempre una sconfitta, un cedimento, un arretramento; che se non ricostruiamo un tessuto di relazioni umane solidale e consapevole, in futuro, sarà sempre peggio; che la crisi di oggi la pagheraranno senza dubbio i più deboli, se non sapranno organizzare qualche forma di resistenza: ma se me lo spacci per buono e positivo, allora oltre a farmi del male stai anche tentando di buggerarmi.

Perchè il sindacato firma cose del genere?
Che cosa ci guadagna a condividere la perdita di 8000 posti di lavoro? Qual è la contropartita di un simile "sforzo di responsabilità"?
Perchè non ha lasciato alla sola azienda la responsabilità di decidere che, dall'oggi al domani, il 15% delle sue risorse sono diventate "inutili"?
Forse perchè è d'accordo con questa idea, forse perchè era già corresponsabile del fatto che in realtà da anni l'impresa forniva in buona misura redditi, e non posti di lavoro?

Ma perchè mai, in un momento come questo, il sindacato si schiera con Confindustria e ne condivide in toto la visione e l'analisi della realtà?
La visione è questa: la crisi farà perdere inesorabilmente posti di lavoro, non ci sono vie d'uscita e l'unica cosa da fare è "recuperare la credibilità nei confronti degli investitori" e - udite udite - rilanciare il mito della "crescita".

Queste cose sono anche scritte, purtroppo, nero su bianco nel documento congiunto delle parti sociali reso noto il 27 luglio:
“Per evitare che la situazione italiana divenga insostenibile occorre ricreare immediatamente nel nostro Paese condizioni per ripristinare la normalità sui mercati finanziari con un immediato recupero di credibilità nei confronti degli investitori.
A tal fine si rende necessario un Patto per la crescita che coinvolga tutte le parti sociali; serve una grande assunzione di responsabilità da parte di tutti ed una discontinuità capace di realizzare un progetto di crescita del Paese in grado di assicurare la sostenibilità del debito e la creazione di nuova occupazione”.

"Recuperare la credibilità nei confronti degli investitori": oh, non è poi così difficile. Basta firmare accordi come quelli con Intesa SanPaolo, o quelli con Marchionne su Pomigliano e Mirafiori. Buttiamo via, dunque, migliaia di posti di lavoro, e peggioriamo la condizione di quelli esistenti, così verranno gli investitori (attratti da qualunque luogo dove si riducano i diritti dei lavoratori), che rilanceranno la crescita, che creerà migliaia di posti di lavoro... a me sembra un ragionamento astuto per un padrone, ma idiota per un sindacato.

"Un progetto di crescita del paese": dunque più cultura, più welfare, più istruzione, più ricerca?
Ma noooo...più infrastrutture, più megaopere, più appalti...che cosa si può condividere, con la visione di Confindustria? Per loro crescita significa taglio dei salari, più tasse per i soliti, attacco alle pensioni e riduzione dei diritti.

Ma quando la piantiamo di baloccarci con questo mito della "crescita"?
Continuiamo a considerare "crescita" l'aumento della ricchezza di pochi, e "sviluppo" il consumo dissennato di risorse esauribili.
Non c'è bisogno di essere Latouche o Pallante, ma nemmeno di credere nel mito della "decrescita felice", per capire che i parametri dello sviluppo del mondo non possono più essere basati sulla quantità di cazzate tecnologiche che noi occidentali possiamo acquistare ogni giorno, ma sulla crescita del benessere e della salute della maggior parte possibile dei cittadini del mondo.

Questo vuol dire, ad esempio, porsi il problema delle risorse energetiche del futuro (sia di quello prossimo prossimo, che di quello che verrà tra trent'anni, o cinquanta...).
Vuol dire coltivare l'innovazione e la ricerca - ed i talenti non si trovano tagliando le risorse alla scuola, ma aumentandole: le operazioni di scouting delle intelligenze vanno fatte laddove è possibile che esse si manifestino, non nelle discariche sociali.
E le intelligenze devono essere messe a disposizione della comunità, non buttate nel cestino della indifferenziata (possibile, per dire, che tra gli 8000 rottamati di Intesa non ci siano competenze ed intelligenze utili all'azienda?)

E invece no: anche il sindacato si appiattisce sul darwinismo sociale ("chi ha un posto di lavoro è perchè se lo merita, chi non ha è giusto che soccomba").
E' evidente che l'emergenza annebbia i cervelli, fa sbagliare rotta.

E, sbagliare per sbagliare, forse è davvero ora che incominciamo a farlo da soli. Senza più deleghe e rappresentanze.


(1) da vent'anni, ogni supermanager che entra in una azienda dichiara che circa il 15% del personale è in esubero: eccheppalle!!!

(2) si può dire che quando un'azienda parla di "innovativo progetto di solidarietà generazionale" c'è sempre puzza di fregatura? Anche se sa di aringa e di "socialdemocrazia del nord", puzza lo stesso...

1 commento:

Artemisia ha detto...

Caspita, Lupo, oltre a leggere quel migliaio di libri al mese che suscitano l'invidia del Cecca e a scriverne di tuoi riesci a trovare il tempo anche per fare questi mega post?
Su Intesa San Paolo non mi meraviglia. Avevo il conto alla Cassa di Risparmio di Firenze che è stata fagocitata da Intesa San Paolo e la mia filiale la stanno chiudendo. Idem vedo la "morte" della filiale dell'ex Banca di Roma dove mi reco per l'ufficio, inglobata in Unicredit.

A proposito, vorrei farti un bonifico per il libro (purtroppo con Banca Intesa). Come faccio?
Scrivimi.
Bacioni!