Son tornati, piano piano.
Prima così, isolati, sugli studenti di Torino e Milano, le scorse settimane.
Poi più consistenti, più compatti, più duri.
Sulle teste dei manifestanti di Terzigno, sui corpi dei pastori di Cagliari.
Manganelli (nomen omen:-)), nel senso del capo della polizia, ha espresso rammarico per il fatto che «temi che altri soggetti sono chiamati a risolvere vedano il ruolo di supplenza delle forze dell’ordine. Accolgo anche il rammarico dei miei uomini che tutte le sere fanno battaglia e non sono certe nemici di chi manifesta».
Già, evidenzia una realtà sempre più evidente, Manganelli.
Di fronte a chi protesta la politica non solo non svolge il suo ruolo, ma arretra, si nasconde. Non si fa vedere, se non circondata da un numero considerevole di guardie del corpo.
Sta chiusa nelle sue torri d'avorio: i palazzi blindati, gli studi televisivi.
Anche il Mago di Arcore, adorato a suo dire dal popolo, da lunghissimi mesi si guarda bene dal tornare, per dire, all'Aquila o a Napoli per stupire le masse. Basta bagni di folla.
Più un certo numero di persone esce di casa per dire basta, per chiedere aiuto, spiegazioni, certezze (le persone consapevoli, o quelle la cui vita è già stata stravolta dalla realtà che non raccontano sul TG1), meno incontra qualcuno che abbia il ruolo, la delega per dargliele.
E, anzi, incontra sempre più spesso la polizia (quella stessa che viene privata di mezzi per evitare che faccia il suo mestiere più vero, indagare) che viene mandata in piazza per evitare che le domande vengano poste, che le contraddizioni venga evidenziate, che le risposte vengano richieste con forza.
E quelli che decidono? Spariti.
Se si fossero rinchiusi nei palazzi a pensare al disastro, al milione di posti di lavoro persi, alla disoccupazione che colpisce un lavoratore su dieci ed un giovane su tre, se stessero cercando una soluzione, un futuro, una speranza per chi sta fuori, allora ne saremmo lieti.
Ma l'impressione (bruttissima) è che non solo continuino a farsi i cazzi propri, ma che addirittura si stiano preparando ad abbandonare la nave, dopo aver contribuito ad affondarla. Quando le acque invaderanno i ponti, sulla tolda di comando non ci sarà più nessuno.
Ed il popolo (incarognito, abbruttito) solo allora forse capirà, solo allora forse si alzerà da quei divani di merda davanti alle televisioni di merda che propinano continuamente merda.
E se la piglierà allora con chi resta, chiunque esso sia, colpevole o innocente. (Perchè se il popolo capisse qualcosa, non saremmo dove siamo oggi).
Soprattutto se, anche al popolo, come è giusto, verrà chiesto il conto di questi quindici anni di follia, passati a gettare al vento il bene in comune in nome della speranza di appartenere a qualsiasi camarilla, cricca, gruppetto che potesse dare come privilegio quello che invece si chiama diritto.
Perchè si è sempre responsabili, si è sempre coinvolti, anche quando si pensa che basti chiudere gli occhi e non guardare, anche quando si pensa che quello che accade al tizio accanto non ci interessa, anche quando si pensa che "io non c'entro un cazzo, lavoravo, c'avevo una famiglia, non mi occupavo di politica".
Già, peccato che la politica si sia comunque occupata di te, ed ora sian tutti cazzi nostri.
E pensare che te le meriteresti tu, probabilmente, quelle manganellate che per ora gli altri stanno uscendo a prendersi per primi.
Prima così, isolati, sugli studenti di Torino e Milano, le scorse settimane.
Poi più consistenti, più compatti, più duri.
Sulle teste dei manifestanti di Terzigno, sui corpi dei pastori di Cagliari.
Manganelli (nomen omen:-)), nel senso del capo della polizia, ha espresso rammarico per il fatto che «temi che altri soggetti sono chiamati a risolvere vedano il ruolo di supplenza delle forze dell’ordine. Accolgo anche il rammarico dei miei uomini che tutte le sere fanno battaglia e non sono certe nemici di chi manifesta».
Già, evidenzia una realtà sempre più evidente, Manganelli.
Di fronte a chi protesta la politica non solo non svolge il suo ruolo, ma arretra, si nasconde. Non si fa vedere, se non circondata da un numero considerevole di guardie del corpo.
Sta chiusa nelle sue torri d'avorio: i palazzi blindati, gli studi televisivi.
Anche il Mago di Arcore, adorato a suo dire dal popolo, da lunghissimi mesi si guarda bene dal tornare, per dire, all'Aquila o a Napoli per stupire le masse. Basta bagni di folla.
Più un certo numero di persone esce di casa per dire basta, per chiedere aiuto, spiegazioni, certezze (le persone consapevoli, o quelle la cui vita è già stata stravolta dalla realtà che non raccontano sul TG1), meno incontra qualcuno che abbia il ruolo, la delega per dargliele.
E, anzi, incontra sempre più spesso la polizia (quella stessa che viene privata di mezzi per evitare che faccia il suo mestiere più vero, indagare) che viene mandata in piazza per evitare che le domande vengano poste, che le contraddizioni venga evidenziate, che le risposte vengano richieste con forza.
E quelli che decidono? Spariti.
Se si fossero rinchiusi nei palazzi a pensare al disastro, al milione di posti di lavoro persi, alla disoccupazione che colpisce un lavoratore su dieci ed un giovane su tre, se stessero cercando una soluzione, un futuro, una speranza per chi sta fuori, allora ne saremmo lieti.
Ma l'impressione (bruttissima) è che non solo continuino a farsi i cazzi propri, ma che addirittura si stiano preparando ad abbandonare la nave, dopo aver contribuito ad affondarla. Quando le acque invaderanno i ponti, sulla tolda di comando non ci sarà più nessuno.
Ed il popolo (incarognito, abbruttito) solo allora forse capirà, solo allora forse si alzerà da quei divani di merda davanti alle televisioni di merda che propinano continuamente merda.
E se la piglierà allora con chi resta, chiunque esso sia, colpevole o innocente. (Perchè se il popolo capisse qualcosa, non saremmo dove siamo oggi).
Soprattutto se, anche al popolo, come è giusto, verrà chiesto il conto di questi quindici anni di follia, passati a gettare al vento il bene in comune in nome della speranza di appartenere a qualsiasi camarilla, cricca, gruppetto che potesse dare come privilegio quello che invece si chiama diritto.
Perchè si è sempre responsabili, si è sempre coinvolti, anche quando si pensa che basti chiudere gli occhi e non guardare, anche quando si pensa che quello che accade al tizio accanto non ci interessa, anche quando si pensa che "io non c'entro un cazzo, lavoravo, c'avevo una famiglia, non mi occupavo di politica".
Già, peccato che la politica si sia comunque occupata di te, ed ora sian tutti cazzi nostri.
E pensare che te le meriteresti tu, probabilmente, quelle manganellate che per ora gli altri stanno uscendo a prendersi per primi.
2 commenti:
Analisi condivisibile (sembra quasi scritta da me ;-)))
Pure io mi sono domandato spesso sulla tragica fine del nostro paese e i relativi modi di poterne scrivere un'altro finale.. mi sono reso conto che non si può cambiare il presente ma si può solo creare un nuovo futuro. In che modo? Non nel solco della casta politica e televisiva perchè ormai è impenetrabile ma lavorando nelle retrovie, ognuno con il proprio vicino, i propri figli e parenti, tramite blog, promuovere di spengere la tv per fare attività socialialmente utili e fare attività tramite i propri umani mezzi, evitando di arrivare all'odio sociale (perchè altrimenti porterebbe solo ad altri pesanti guai) per diffondere una cultura più positiva, priva di violenze e piena di sana moralità. Questa secondo me questa è la giusta (anche se lunga) ricetta...
non so più se esistano ricette. probabilmente sarà un risveglio brusco. e intanto grazie per aver aggiunto un tassello alle mie riflessioni: i manganelli...
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