venerdì, agosto 27, 2010

Marchionne e Marx (corrente Groucho)

"Grazie, ho trascorso una serata veramente meravigliosa. Ma non è questa."
(Groucho Marx)










"Superiamo la vecchia idea di un'Italia divisa in padroni ed operai."
(Sergio Marchionne)








"...che ce ne facciamo di operai, se possiamo avere schiavi?"

(Luposelvatico interpreta Sergio Marchionne)


Se c'è un parola che mi irrita, è "cambiamento". Perchè il dizionario dice che significa "mutamento, trasformazione, modifica". Da A a B, da qui a lì, da questo a quello.
In genere, invece, chi la pronuncia e ne fa mito non lo specifica mai, quale A e quale B ha in testa.
Al massimo la accompagna a parole generiche che non significano una cippa, tipo "il passato" ed "il futuro", "il vecchio" ed "il nuovo", o "il male" ed "il bene".

Ieri, Marchionne, al meeting di CL, ha fatto proprio questo. Ha fuffoleggiato di cambiamento, passato, futuro, meglio e peggio senza mai entrare nei dettagli. Eppure la platea di ciellini lo ha applaudito calorosamente, ed allora vuol dire che loro lo hanno in qualche modo capito, il significato nascosto di quel che Marchionne ha detto in modo fuffologico.
E quando un ciellino approva ed applaude, io per principio mi preoccupo - e non mi sbaglio mai, dice la mia esperienza. E' quel che si dice "ragionare per differenza": se una cosa è buona per un ciellino, o per la Confindustria, o per Cicchitto, è sicuramente una cosa pessima per me.

Oooohhhh, ma che modo "vecchio" di ragionare, direte voi, e direbbe anche Marchionne.
Perchè il modo nuovo di ragionare, come risulta da ieri, è questo:
  • non esistono più padroni ed operai;
  • Marchionne e gli operai della Fiat, come risulta dalla sua "lettera ai Corinzi" di qualche mese fa, sono semplicemente "colleghi";
  • è assolutamente normale che un tuo collega, se si chiama Marchionne, guadagni 435 volte quel che guadagni tu.

Immagino anche che, "essendo le differenze tra padroni ed operai storicamente superate", qualsiasi operaio della Fiat possa decidere di far spostare in Italia uno stabilimento Fiat operante all'estero. Cioè, Marchionne non l'ha detto espressamente, ma nella logica delle cose che ha detto ci dovrebbe stare.

Oh, lo specifico: a me, personalmente, Marchionne non è antipatico. E' uno che sa fare il suo mestiere, che è quello di rappresentare l'interesse di un gruppo di azionisti che fanno soldi attraverso la produzione di automobili.
E che devono trovare il modo di fare più soldi possibile, con le automobili, spendendo il meno possibile; e quando con le automobili non ci sarà più verso di far soldi, passeranno a far soldi con altro.
In questo ruolo, Marchionne è bravo: ed anche molto più rispettabile di pescecani come Colaninno e Tronchetti Provera, per dire.
Però, anche con lui, rimaniamo sempre nel campo del capitalismo assistito: nel senso che è bellissimo fare i soldi con il proprio ingegno e le proprie idee e le proprie opere, ma non c'è nessun capitalista che rinunci a usare i soldi degli altri, per fare soldi; e questi "altri" di solito siamo noi, perchè i soldi degli altri sono "pubblici".

Punto. Tutto molto semplice. Tutto si tiene.
Tu produci cose per guadagnarci, e lo Stato ti dà una mano perchè così redistribuisci un po' della ricchezza prodotta sotto forma di posti di lavoro.

Certo, bisognerebbe anche ragionarci un po', sulle cose che produci.
Le automobili sono un'invenzione stupenda, e produrle occupa anche un sacco di gente.
Peccato che arriva un punto in cui si producono più automobili di quelle che si possono vendere, ed allora gli azionisti che fanno soldi mediante la produzione di lavoro cercano - marxianamente - di aumentare il profitto riducendo i costi: e finito lo spazio di riduzione dei costi attraverso il rinnovamento tecnologico dei mezzi di produzione, non resta che comprimere i costi del lavoro - riducendo i salari o aumentando la produttività il più possibile per lo stesso salario.

Ripeto, tutto normale, risaputo, e persino assai "vecchio" ("Il capitale" del fratello illegittimo di Groucho, Karl, è del 1867).

Ma proprio perchè tutto è chiaro, perchè diamine Marchionne viene a raccontarci queste cazzate sul "superamento della divisione tra padroni ed operai" proprio in una fabbrica di automobili, che è forse l'unico contesto al mondo in cui l'analisi marxiana è ancora uno strumento valido per interpretare la realtà?

Quel che Marchionne vuol dire (e che i ciellini plaudenti evidentemente han capito benissimo) non è che le ragioni del conflitto tra le classi sociali siano superate, ma che una classe vuol dichiarare, approfittando del momento storico ed economico, la vittoria definitiva in questo conflitto, certificando nel contempo la dissoluzione dell'altra.

E' una cazzata, e lo sa anche lui benissimo, parlare di un'Italia che "difende il passato" e di una che "guarda al futuro".
Esiste un'Italia che ne sta schiacciando un'altra, semplicemente, perchè i rapporti di forza lo consentono. Punto e basta, tutto il resto è fuffa.
E, come scrissi tempo fa quando si apriva la questione Pomigliano, non si tratta nemmeno di capire se questo sia "giusto" o "sbagliato", se i "diritti" che si stanno perdendo siano o meno inalienabili. I diritti sono esclusivamente un risultato temporaneo dei rapporti di forza, non sono mai "acquisiti per sempre".
Così come Berlusconi sta tentando di imporre una "Costituzione sostanziale" che cancelli quella formale, ed anche qui la questione non è se sia giusto o sbagliato: è semplicemente in chi ha più FORZA per difendere la propria visione.
Abbandonare l'idea che esistano "valori supremi" a cui fare riferimento, "regole assolute" che tutti in teoria devono rispettare, è il primo - doloroso, ma necessario - passo per scendere dalla luna e ritornare alla realtà.
Che è fatta di conflitto permanente, o di sottomissione al volere del più forte.

Ecco, io rispetterei di più Marchionne se, da un palco, dicesse finalmente la verità e la smettesse con le fregnacce:
"Siamo un gruppo di persone che difendono i propri interessi, ed in questo momento siamo così forti che tentiamo di fottervi definitivamente.
Non ci interessa affatto la qualità delle vostre vite, nè cosa ci sarà nel vostro futuro, nè la sorte dei vostri figli e delle vostre famiglie: non siamo la San Vincenzo, siamo gente che fa soldi producendo automobili. Certo, potremmo adottare una strategia diversa e più umana. Potremmo dirvi: guadagneremo solo 100 volte quel che guadagnate voi, e redistribuiremo questa ricchezza in modo più equo tra di voi, perchè abbiate dignità e perchè siate orgogliosi di quel che fate, fosse pure una inutile ed inquinante automobile.
Ma perchè mai dovremmo farlo, se oggi possiamo schiacciarvi e voi non siete in grado di imporci una realtà che sia più equilibrata, e migliore per voi?
In fin dei conti, in tutto il mondo quelli come noi trattano quelli come voi in modo assai peggiore di quello che conoscete. In tutti questi anni siete stati fortunati: l'Occidente non aveva avversari, e vi abbiamo lasciato credere che avreste potuto partecipare al gioco del benessere per sempre.
Peccato che sia finita, e che vi tocchi smettere di giocare."

4 commenti:

Mimmo ha detto...

Marco sei grande...analisi che meriterebbe la prima pagina di tutti i giornali !!!
naturalmente in un paese normale... nel nostro stampiamolo subito, a'ssamai,
che un bel dì non vurria mai:
"ma l'blog di Marco ... n'du' le andaiii?"

Anonimo ha detto...

Dove diavolo è il tasto "mi piace"? ;-)
ls

Licia Titania ha detto...

Bellissimo post. Ma la tua più azeccata è quella della "lettera ai Corinzi: ho frequentato persone di CL (una vita fa, ehm! e sempre standone ai margini, lo giuro..) e riconosco che lo stile è proprio quello.

sPuntoCattolico ha detto...

Hai pienamente ragione!! Analisi corretta e puntuale...