Lo spettacolo con cui ho iniziato da spettatore la stagione teatrale 2009-2010 del Teatro Stabile di Torino è stata una vera schifezza.
"Tradimenti", di Harold Pinter, scritta nel 1978, secondo il volume che descrive gli spettacoli della stagione "è stato celebrato fin dagli esordi come uno dei maggiori testi del premio Nobel inglese, grazie ai dialoghi stringati, alle ambigue emozioni che filtrano attraverso il fair play dei protagonisti, all'ipocrisia dei rapporti personali e professionali".
Direi che, se è vero che è uno dei "maggiori testi", ce n'è abbastanza per cancellare Pinter per sempre dal novero degli autori di cui mi interessa vedere l'opera.
La commedia (commedia? bah...) in questione è un insulso drammucolo che ha per protagonisti alcuni piccolo borghesi anglosassoni.
La trama è di una inconsistenza imbarazzante. Ve la racconto, tanto non vi perdete nulla (se siete fan di Pinter, la conoscerete: se non lo siete, non credo che lo diventerete mai).
Prima, un po' di notizie utili.
Emma e Robert, che girano alla fine della storia attorno ai quaranta e qualcosa, sono sposati. Jerry, il miglior amico di Robert, pure.
Qua e là, nelle due famiglie, sono sparsi dei figli di varie età.
Jerry ha per sette anni una relazione con Emma.
Una cosa noiosissima: i due si vedono per sette anni, tutti i pomeriggi, esclusi il sabato e la domenica, escluse le notti per ovvie ragioni di doveri familiari, in un appartamento in affitto a debita distanza da Londra, dove vivono tutti i protagonisti.
Nei weekend le due famiglie si vedono insieme, pensa te, come capita alle famiglie dei "migliori amici".
Ah, i due uomini fanno entrambi gli agenti editoriali: più conservatore Robert, più ardito Jerry nella scoperta di talenti che al primo, in genere, fanno vomitare (ma poi hanno un successo della madonna: ma Robert, molto inglese, sorride e non fa vedere quanto je rode sto fatto).
Insomma, un mestiere che consente loro di guadagnare un sacco di soldi (si nota, insomma) e cazzeggiare parecchio. (Cioè, se uno riesce ad avere tutti i pomeriggi liberi per sette anni per trombarsi la moglie del suo migliore amico, non ditemi che davvero "lavora"...)
Ah, un'altra cosa: a Robert piace giocare a squash. Ad un certo punto, nel copione, è prevista proprio una piccola elegia di codesto giuoco, e dei suoi riti, che dovrebbero concludersi - dopo la entusiasmante partita - con una colazione tra i due giocatori in cui si parla di squash e di donne, e da cui le donne dovrebbero essere escluse (con loro sommo piacere, direi).
Cito questo particolare dello squash perchè è un altro dei dettagli che mi ha reso da subito antipatico il personaggio di Robert, così a pelle.
(Di chi gioca a squash, personalmente, io penso quel che mirabilmente pensava Gaber (ed io condivido) di chi gioca a tennis, e mi auguro che faccia la stessa fine che Gaber augurava a costoro (1).)
Sia Robert che Jerry che Emma, oltre ad essere straricchi ed annoiati ed a non fare un cazzo dalla mattina alla sera (escluso il pomeriggio, che Robert non si sa che cosa faccia mentre Jerry ed Emma sono nel loro appartamento affittato a far zum-zum), sono anche, come vedrete, degli inguaribili contaballe, che nemmeno si preoccupano di venire scoperti o di far stare in fila le balle rendendole almeno un po' credibili (un po' come quelli del PDL che governano, tanto per dare l'idea...anzi, gli somigliano parecchio, a dirla tutta).
Ah...tra l'altro questa storia è autobiografica, Jerry sarebbe Pinter ed Emma una giornalista televisiva con cui il nostro ebbe una relazione di sette anni (maddai, uguale uguale...).
Sentite come la racconta Michael Billington, il biografo di Pinter, e poi dopo leggetevi come l'ho vista io:
"Questo è anche un testo che parla del potere della memoria e delle diverse aspettative di uomini e donne. Ogni incontro nel testo è oscurato dal passato: c’è un pranzo amaramente divertente tra i due uomini quando il ricordo di Jerry della sensualità di Emma è sovrastato dalla dolorosa scoperta di Robert del tradimento della moglie. Ma ciò che fa di questo testo più di un gioco ironico è la consapevolezza di Pinter della differenza tra i due sessi: non avevo capito quanto Emma consideri l’appartamento di Kilburn come un nido d’amore, mentre per Jerry si tratta di un semplice pied-à-terre per il sesso. C’è un momento mozzafiato nella scena a Venezia quando Emma fissa immobile la pagina di un romanzo, consapevole che Robert ha scoperto il suo segreto. E quando la commedia torna indietro nel tempo, lei emana colpevolezza e si torce come un serpente quando muta la pelle."
Detto dei personaggini, passiamo alla scenografia, adesso: due megaschermi collocati uno di fianco all'altro, leggermente inclinati verso l'interno a formare un ampio angolo ottuso, su cui vengono proiettate immagini decisamente "seventiees" di interni (appartamenti, alberghi); due sedie similIkea; a volte un tavolo, quando se deve magnà (e bere: i protagonisti bevono un casino di vino, emmenomale che siamo nella perfida Albione).
Ok,abbiamo inquadrato l'essenziale: si può partire.
Il sipario si apre sul "dopo" (1977): Emma e Jerry hanno terminato la loro relazione due anni prima e non si vedono da allora, ma un giorno lei chiama lui per parlargli: la notte prima lei e Robert hanno deciso di separarsi.
Jerry, lievemente indifferente alla tragedia della sua ex-amante e del suo amico, si preoccupa prima di tutto dei cazzi suoi: "ma non gli avrai mica detto di noi?"
E lei: "si, ho dovuto, gli ho raccontato tutto ieri notte!".
Jerry, imbarazzatissimo, il giorno dopo convoca Robert.
Che non si capacita dell'imbarazzo dell'amico, e gli dice: "Tu ed Emma? Ma dai, non me ne frega niente, l'ho scoperto quattro anni fa".
"E lei sapeva che tu sapevi?" chiede il Jerry attonito.
"Certo. Tu non sapevi che io sapevo?"
(Dio, a questo punto lo spettatore è già aggredito da una noia mortale. In sala, un raro amante di simile humor "british" ride in modo incontenibile per l'irresistibile comicità della situazione...yawn...)
E, qui, con un geniale colpo di scena, Pinter inizia con il primo flash back.
(Scopriremo proseguendo che la storia è montata al contrario, e procede all'indietro nel tempo dall'incontro dei due ex-amanti risalendo pian piano - mortalmente piano - fino al primo bacio che diede l'avvio alla storia).
Dapprima si torna al 1975, al termine della storia tra i due amanti.
Dopo sette anni di evidentissima noia, di pomeriggi sempre uguali passati con lei che cucina, loro che mangiano, loro che scopano, loro che parlano dell'ultimo libro dell'ultimo autore scoperto da lui, i due si ritrovano per l'ultima volta nell'appartamento che ormai frequentano di rado.
Si vedono poco, perchè lui - sempre più quotato come talent scout letterario - va sempre più spesso in America, e lei - udite udite- adesso lavora: ha aperto una galleria d'arte! (e te pareva, volevi mica che si trovasse un posto di commessa da Harrods...) e quindi - sventurata - non ha più TUTTI I POMERIGGI FERIALI LIBERI.
E' di certo un buon motivo per cessare di amarsi: così, come girando un interruttore, più o meno nello stesso lasso di tempo che lei ci mette a far districare da lui la chiave dell'appartamento incastrata nel portachiavi e dirgli, andandosene: "abbiamo preso la decisione migliore" (yawn...)
Son due persone perbenino, e quindi girato l'interruttore...fine, si riconsegnano alle famiglie e non si vedono per due anni.Pinter non ci illumina su eventuali tormenti, ripensamenti, maceramenti seguiti alla decisione.
Macchè: con un nuovo colpo di scena (dio che noia) ci riporta indietro di altri due anni.
1973. Robert ed Emma sono in vacanza a Venezia. Per l'indomani è prevista una gita a Torcello, dove erano stati dieci anni prima e a lei era piaciuto da matti (yawn...)
Lei, in albergo, sta leggendo un libro - ovviamente di un autore brillantissimo scoperto da Jerry! E il libro le piace, ossissì, moltissimo: è più o meno a metà, ma quando Robert le si avvicina dicendo "non credo mi piacerebbe, parla di tradimenti", lei dice "nooooo...", e quando lui chiede - giustamente - "di cosa parla, allora?", lei, l'intellettuale della famiglia, risponde "quando ho finito di leggerlo te lo dico" (!!!!!).
Ma il dramma è in agguato (yawn...).
Lei continua a leggere, e lui la prende alla lontana..."sai, ieri sono andato alla reception, e questi faciloni di italiani volevano darmi una lettera per te, solo perchè abbiamo lo stesso cognome!"
(Ohhhh those italians...!)
"Pensa, potevo essere uno qualunque, prendere la lettera indirizzata a te e gettarla nel canale! tsk tsk tsk..." (yawn...) "Sei andata poi a prenderla, quella lettera, ieri sera?"
"Si, amore", cinguetta lei sempre leggendo il favoloso libro, ma iniziando leggermente a turbarsi.
(ah, tra l'altro questo sarebbe il famoso "momento mozzafiato" di cui parla Billington, non so se mi spiego...)
"Ho riconosciuto la calligrafia..." dice lui.
"Era di Jeeeeerryyy" anticipa lei squittendo, come se nulla fosse.
"E...sua moglie sta bene?"
"Cerrrrto!"
(com'è che dicevano? "uno dei maggiori testi del premio Nobel inglese"...'sticazzi, di fronte a sta roba fan bella figura pure i fratelli Vanzina...ma procediamo, coraggio.)
"E i bambini, dice come stanno?"
"Nooo, non ne parla..."
(Occhio, siamo quasi al climax, sentite che la tensione cresce?)
Lui cazzeggia ancora un po' con domande assolutamente cretine, al punto che persino lei si stufa - come noi del pubblico - e gliela butta là senza giri di parole:
"Siamo amanti!"
Lui, che non se l'aspettava (ah ah ah ah), in assoluta coerenza con quelle precedenti pone la domanda cretina che gli uomini fanno in questo caso: "E da quando?"
"Quattro anni", butta lì lei con nonchalance, mentre ancora finge di cercare di capire di cosa mai parlerà il favoloso libro che tiene tra le mani.
Lui sbianca, e getta lì la successiva domanda cretina: "Mahhhhh...e nostro figlio???"
(il pargolo ha un anno, il dubbio è lecito)
"Noooo, tranquillo, è tuo, è successo quando Jerry è stato in America due mesi..."
Alla scena successiva, i due sono tornati a Londra.
Emma e Jerry si trovano nel solito pomeriggio nel solito appartamento per il solito dinner cucinato da lei, dopo le settimane di lontananza di lei che, davvero, devono essere state terribili (yawn...)
Lei gli racconta le vacanze a Venezia, che bello che bello, ho comprato anche questa tovaglia per noi (yawn...), e dice che dovevano andare anche a Torcello ma c'era lo sciopero dei traghetti e quindi nisba, non se n'è fatto nulla.
Sono così eccitati da questo racconto che subito dopo corrono a completare il solito pomeriggio con la solita scopata (yawnnn...)
Qualche giorno dopo, Jerry va a pranzo con Robert.
Che sbevazza parecchio - solo bottiglie di Corvo Bianco che gli arrivano misteriosamente aperte e già svuotate per un quarto (io sospetto del cameriere!)- , e racconta, di fronte ad un Jerry assai perplesso, di quel meraviglioso giorno che ha trascorso a Torcello da solo leggendo Yeats sulla spiaggia ("Ed Emma?" "Ah, non so, penso sia rimasta a dormire". !!!!)
Mentre la noia (e le balle raccontate da sti 'deficenti) hanno ormai completamente ottenebrato il cervello dello spettatore, Pinter tenta di svegliarlo con un altro spettacolare balzo all'indietro (yawn...)
(E' possibile che mi sia perso qualche pezzo, lo confesso...ma sono certo che questo non abbia minimamente influito sulla comprensibilità della vicenda).
Di nuovo nel solito appartamento, nel solito pomeriggio, dopo il solito dinner e (mi pare) prima della solita scopata, Emma comunica a Jerry che è incinta, ma che stia tranquillo che il figlio è di Robert e quindi non ci sono problemi (yawn...)
Jerry, non si capisce se deluso o immensamente sollevato, si lancia con un ardito "sono felice quando tu sei felice!" (non ricordo se abbia detto altro, è possibile che mi sia addormentato all'istante).
E, occhio al colpo di scena!, ecco che Pinter conclude il suo geniale percorso del gambero riportandoci al momento in cui questa irresistibile vicenda ebbe inizio.
Una festa di famiglia a casa di Robert ed Emma: ci sono tutti, inclusi Jerry con la moglie ed i bambini (che non vedremo mai, fantasmagoriche presenze: forse per fortuna, oserei dire).
Lui, il miglior amico del marito di lei, si imbosca - ubriaco fradicio - in una camera della casa dove, chissà come mai, lei dopo un po' arriva davvero! (geniale, l'autore!).
Qui Jerry, dopo averci elargito una delle più belle battute del copione ("Sapevo che saresti venuta qui a pettinarti!"), inizia a sciorinare frasi avvolgenti quasi come le sue mani, che si abbarbicano piovrescamente attorno al corpo di lei, che però ancora resiste (ma si vede bene che cederà, eccome se si vede!).
In un attimo in cui i due sono fortunosamente non avvinghiati, appare sull'uscio, con uno sguardo ebete, il buon Robert (che già dall'inizio, è evidente, dimostra di non avere nemmeno una briciola di intuito).
Jerry se lo liscia dicendo "hai una moglie meravigliosa e bellissima, sono contento per te, sono felice di essere stato il tuo testimone di nozze, sono felice di essere il tuo migliore amico..." (yawn...decisamente stronzo, il tipo...)
Robert, completamente rintronato da questa serie di cazzate, e senza essere nemmeno minimamente sfiorato da una sensazione di pericolo che qualunque cretino avrebbe percepito, gongola, si ebetizza ancora di più e - errore gravissimo! - esce dalla stanza lasciando soli i due.
Che immediatamente si toccano un braccio a vicenda e si guardano in modo inequivocabile: in quello sguardo ci sono già, scritti a chiare lettere, centinaia di pomeriggi, di dinner e di scopate.
Sipario. Si accendono le luci in sala.
Il pubblico tace, immobile per qualche secondo, e tutti sembrano pensare: "beh, adesso andiamo a prenderci un caffè, poi nel secondo tempo finalmente succederà qualcosa di interessante, in questa cazzo di commedia...".
E invece il sipario si riapre, le luci si accendono in scena ed accorrono gli attori per i saluti.
A questo punto il pubblico capisce, e parte un applauso che è inequivocabilmente liberatorio ... ("E' finita! E' finita per davvero! Wow! che culo! sono solo le dieci, per fortuna è durata poco, magari riusciamo ancora a raddrizzarla questa serata di merda...")
Il pubblico torinese è giustamente falso e cortese, ed allora applaudiamo e sorridiamo, evviva evviva, che bravi che siete, soprattutto grazie per averla piantata lì...
E poi si esce tutti, si sciama fuori in piazza Carignano nella tiepida sera novembrina, tutti lieti, chi di potersi fare ancora qualcosa al bar, chi di tornare a casa presto per dormire un po'...
...
Come dite?
...
Ah, già. Dimentico qualcosa, è vero.
Gli attori.
Volete proprio che ne parli, eh?
Si?
...
Vabbè, non c'è nessun problema da parte mia a far questo. Davvero. Nessun problema.
Anche perchè Tony Laudadio, che faceva Robert, ed Enrico Iannello, che interpretava Jerry, sono davvero bravissimi, recitano molto bene.
E' stato un vero piacere assistere alla loro performance, e pensate che avevano un copione così scalcinato ed insostenibile...penso che in una commedia vera rendano benissimo, molto meglio di quanto potessero dare in questo coso di Pinter.
E poi...
Ah, si...anche Nicola Marchitiello, che faceva il cameriere, è bravo. Una parte piccola, ma brillante, se l'è cavata bene. Potrebbe essere interessante rivederlo.
Ecco, mi sembra di aver detto tutto.
No?
...
Dimenticato ancora qualcosa?
...
Eh?
...
Emma?
Emma cosa?
Ah,capisco. Capisco cosa intendete dire. Emma...Si, cioè... volete sapere dell'attrice che faceva Emma.
Ecco, sapete, io ero in prima fila: non è che l'ho vista molto bene.
No, eh? Non posso cavarmela così?
...
E vabbè, parliamone. Se proprio volete, se proprio lo ritenete necessario, parliamone.
Emma era interpretata dalla Braschi.
Si, Nicoletta Braschi.
Si, lei, cosa...la moglie di Benigni.
Ecco...io prima di ora l'avevo sempre vista solo al cinema. Si, nei film di Benigni.
E devo dire...si, devo confessare che mi son sempre detto..."madonna mia, questa proprio non sa recitare. Ma è negata proprio!".
Però, a mia discolpa, mi sono anche sempre detto: "Dai, se Benigni racconta che si è innamorato di lei vedendola recitare, si vede che è solo al cinema che non rende. Si vede che invece, a teatro, è tutta un'altra cosa".
Ecco, adesso a teatro l'ho vista.
E...dio mio...è esattamente la stessa cosa che al cinema.
Negata. Completamente negata.
Anzitutto il modo di recitare. Di porgere la battuta.
Al cinema sembra sempre monocorde e monotona, neh?
Beh, anche a teatro è uguale. Anzi, no: è peggio.
Possiede un modo di recitare così artefatto e forzato che è...letteralmente insopportabile.
Avete presente la tipica fluidità dei mostri sacri del teatro, la loro flessibilità e versatilità nel cambio di registro, di tono?
Ecco, con la Braschi scordatevela proprio. L'aria, evidentemente, gli esce dai polmoni come quando si rompe il tubo del compressore con cui gonfiate le gomme dell'auto, per cui la voce è sempre sparata a forza in un tono solo, sia che dica "siamo amanti" sia che dica "passami il sale" o "abbiam fatto la scelta migliore" o "sono incinta" o "a Venezia ho comprato questa tovaglia" (yawn...)
Ecco, la recitazione sua è così.
Cioè, ero in prima fila, non era un problema di audio. Giuro, ce l'avevo lì.
Ecco.
...
Ah.
Volete sapere cosa?
...
Ah.
Come è fisicamente.
Beh, come detto, ce l'avevo lì davanti, a pochi metri. Ero in prima fila.
Siiii, bella donna, lo ammetto.
Un bel corpo. Belle gambe, certo. Il viso un po' così, ma...va a gusti.
Comunque, si, nel complesso una bella donna.
Però, come dire...un po' statuaria, ecco. Avete presente le statue del Museo Egizio che son proprio lì a due passi dal Carignano? Ecco, non proprio così, ma quasi.
Solo "quasi", perchè lei non è che sia marmorea: più che altro è legnosa, ecco.
E il risultato finale è una sensualità...ecco, la stessa che troveresti in un manichino dell'UPIM, più o meno (con la sola differenza che se ti porti via quello, il manichino intendo, Benigni non si incazza, ecco).
Però...piace al Robertone nazionale, lui è uno simpatico, e quindi può anche darsi - è probabile - che sia simpatica anche lei.
Poi, perchè mai una che è "probabilmente simpatica" debba anche mettersi in testa di essere un'attrice...beh, questo è tutto un altro paio di maniche, e poi non è neanche l'oggetto di questo post.
Lo spettacolo c'è ancora per un paio di giorni al Carignano, ma non affrettatevi, perchè correreste il rischio di trovare ancora un sacco di biglietti, e poi se li comprate vi tocca davvero andarlo a vedere.
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(1) Il tennis
di Gaber - Luporini
1976 © Edizioni Curci Srl - Milano(MONOLOGO)
...tof... tof... il paese è in una fase delicata... tof... tof... sì, in un periodo di transizione... tof...
"Oggi al Parlamento".
Una mozione... L'avversario si alza, mette lì la sua... Una differenza leggerissima e... (azione di pugilato corpo a corpo) Dopodiché: tutti al tennis... tof... tof... Sì, giocano tutti al tennis!
E qui mi incazzo.
Perché gli piacciono a tutti le stesse cose, mica per altro. E i gusti sono tutto. C'è chi gioca al tennis, e c'è chi gioca al calcio. Certo, la vera cortina di ferro è lì, nei gusti. Le questioni ideologiche? Roba da ridere fra gusti uguali.
I gusti... sono la vera sostanza politica!
E loro hanno scelto il tennis: tof... tof...
No! Panatta non può fare il comunismo! Qualsiasi economista lo sa. Invece loro: belli, puliti, tutti bianchi, impostati, il rovescio, bello, la volè... Ma giocate al calcio, deficienti! Ci cago, io, sulla vostra terra battuta! È la rivincita estetica del giocatore di calcio
Tutte le notti me la sogno. Chiudo gli occhi... un film: Valverde, meraviglioso, campi da tennis, sole... tof... tof... vvvvff... Un film. Buñuel regista... si alza in volo un branco di mucche, lui può! Vvvvff... e su quei bellissimi ragazzi abbronzati, con le mandibole giuste e i denti bianchi... vvvvff... su quella scelta di donne assolutamente belle, così assolutamente da non arrappare nessuno... vvvvff... su quei signori eleganti e raffinati, su quelle signore dai piccoli cagnolini, sulle bibite ghiacciate, sulle Adidas, sulle magliette bianche col coccodrillino, sugli arbitri con la erre francese: quaranta a trenta... tof... tof... parità.
E le mucche: pllaaff... Un lago di merda.
Parità.
Niente, un sogno, tutto pulito. I miracoli non li fa neanche Buñuel.
E Il tennis avanza, e i coccodrillini dilagano, perché è giusto espandere le cose. E beccati un coccodrillino anche te, così si corre con la stessa maglietta.
E il tennis avanza, e non gli resiste nessuno. E ora tutte le fabbriche ci hanno i loro campi da tennis, e si capisce chiaramente che è la base che ha imposto i suoi gusti. Praticamente la proletarizzazione: "Op, bella palla!... Grazie, grazie... Scusa..." Siamo anche educati... "Scusa..."
Ma giocate al calcio, deficienti!
Macché!... "Op, scusa... op... Bellissima la volè vincente di Brambilla!... Op, scusa... op, scusa..."
Scusa un cazzo!
Intendiamoci, non ce l'ho mica con Guido Oddo, io. Ma perché i figli di Rizzoli non giocano al calcio??? Perché non abbiamo imposto i nostri gusti??? Ecco, Agnelli centravanti del Torino e Andreotti al Giro d'Italia. Questa è la proletarizzazione!
Devo aver detto una cazzata!
Sì, sì, lo so che sui gusti non c'è più lo scontro frontale. Ma allora dov'è?
Bisognerà pur decidere.
O avere dei nemici... o, giocare a tennis!
...tof... tof...
3 commenti:
Molto divertente la tua "recensione", ed anche la citazione da Gaber - che non conoscevo.
Però devo protestare...Pinter secondo me ha un umorismo molto sottile. Già della traduzione mi fido poco, e poi Emma Braschi (o come diavolo si chiama) che interpreta Pinter...mah...inomma!
Sarebbe come se Peter Selllers interpretasse una commedia di Peppino; non so se mi spiego.
Comunque grazie dell'avvertimento, questa me la perdo.
Ciao Lupo:-))
Ah, già...Nicoletta Braschi :-).
Bene, non ci vado...
Grazie, così non spendo i soldi del biglietto sia mai che passi da queste parti....
ah, la Braschi è sempre stata na chiavica...
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