Qui i Macbeth vengono a vestirsi, a cambiarsi, a travestirsi per il successivo passo sulla strada della conquista del potere. A destra, come abbandonato e dimenticato, un cumulo di polverosi oggetti da palcoscenico, gettati alla rinfusa.
La scena è cosparsa di terra, e la polvere movimentata dai personaggi si aggiunge ai fumi delle scene che prevedono la comparsa delle streghe. Il letto dei Macbeth, quando appare, ospita la loro febbricitante, eccitata ansia di potere: ed i tre specchi rilanciano, moltiplicata ed ingrandita, la loro bruciante voglia di essere tutto e sopra tutto, od ospitano le visioni evocate dalle streghe.
La quinta più lontana ospita i due eventi più tragici: il corpo del re di Scozia, lacerato dalle coltellate di Macbeth, giace in alto, in cima ad una sorta di immensa pira rossa come il sangue sui coltelli delle guardie (ma era così difficile mettere il povero attore nelle condizioni di non dover rappresentare un cadavere che muove ripetutamente la mano intorpidita?:-))).
E poi, tremendo e impressionante, velato e distante eppure capace di dare i brividi, il suicidio per impiccagione di una Lady Macbeth ormai corrosa dalla follia, nella sua veste bianca ed eterea come la sua mente perduta.
La rappresentazione non rispetta la collocazione temporale della tragedia pensata da Shakespeare: Lavia la riposiziona in una Scozia che si può collocare (desumendolo da ambientazioni, vestiti ed uniformi, e dalla presenza di armi automatiche) tra gli anni '30 del secolo scorso e la seconda guerra mondiale.
Curiosamente Macbeth irrompe dapprima in scena con un mitra, quando è soldato lealista contro la ribellione del conte di Cawdor; poi uccide il re Duncan, come da copione, con due coltellacci da macellaio: ma, alla fine, viene ammazzato da MacDuff con un colpo di pistola automatica, salvo poi avere la testa tagliata per l'esibizione al nuovo legittimo sovrano, come da versione originale: il che dà un certo senso di straniamento e richiama atmosfere da guerre balcaniche...
Il Macbeth di Lavia, quando diventa re usurpatore, è quasi clownesco, col viso inceronato e gli stivaletti col tacco alto (scomodissimi) alla Elton John, ed un immenso cappottone di fintapelle che gli sta largo come la sua ambizione. Dapprima è pavido, puerile, incerto di fronte alla determinazione della sua diabolica consorte: ma poi inarrestabile, spaventoso nell'ordinare morte e distruzione.
Giovanna di Rauso è una Lady Macbeth ad alto tasso erotico e insieme androgina, dalla corta zazzera bionda: è spietata, a tratti stridula nella sua brama di potere. Poi diventa una nuda bambola meccanica dal meccanismo inceppato, quando la follia se ne impadronisce e rende permanenti e indelebili sulle sue mani le tracce di sangue, versato per giungere al culmine di un potere assoluto quanto desolato.
Sono giovani attrici le tre streghe sensuali e barbute, seducenti e sinuose, che segnano con le loro predizioni l'inizio della ambizione e la sua stessa tragica fine, indicandola nitidamente con le stesse visioni da cui Macbeth si sente erroneamente rassicurato.
Si perdono, in ruoli oscurati dal mattatore e quasi indistinguibili per rilievo, gli altri attori, re, amici, nobili ed eredi, cortigiani...
Lavia occupa inesorabilmente tutto lo spazio scenico, lo pervade e mette in ombra il resto: gigioneggia, si muove e si espande con una maestria ed una agilità invidiabile per i suoi 67 anni. Ma ad un mostro sacro come lui lo si perdona con piacere.
Qui e qui potete trovare una sintesi della tragedia di Shakespeare (ma nella prima recensione c'è un errore storico vistoso: "Macbeth" non è ambientata ai tempi del regno di Giacomo I di Inghilterra, a cavallo del 1600, ma ispirata alla storia di Macbeth di Scozia che regnò tra il 1040 ed il 1057).
Vi segnalo anche questo interessante post di Lucrezia Lanza che descrive l'atmosfera che si respirava durante le prove aperte dello spettacolo svoltesi a Pisa a gennaio di quest'anno.
PS: la frase del titolo del post è tratta dalla presentazione - peraltro quasi completamente incomprensibile:-) - predisposta da Lavia stesso allo spettacolo.
Macbeth di William Shakespeare, nella traduzione di Alessandro Serpieri, per la regia di Gabriele Lavia.
Interpreti: Gabriele Lavia (Macbeth), Giovanna Di Rauso (Lady Macbeth), Maurizio Lombardi (Duncan, prima apparizione), Biagio Forestieri (Macduff), Patrizio Cigliano (Malcom), Mario Pietramala (Banquo), Alessandro Parise (Ross), Michele DemariaDaniel Dwerryhouse (Donaldbain, seconda apparizione), Fabrizio Vona (Lennox), Andrea Macaluso (Angus, Dottore), Mauro Celaia (Cawdor), Giorgia Sinicorni (prima Strega, Cameriera, Sicario, Vecchia), Chiara Degani (seconda Strega, Cameriera, Sicario, Vecchia), Giulia Galiani (terza Strega, Cameriera, Sicario, Vecchia).
Le scene sono di Alessandro Camera, i costumi di Andrea Viotti, le musiche di Giordano Còrapi e le luci di Pietro Sperduti.
Lo spettacolo, prodotto dalla Compagnia Lavia Anagni, sarà replicato al Carignano fino a domenica 31 maggio 2009.