giovedì, dicembre 11, 2008

Un altro 12 dicembre


Domani, ovviamente per chi mi legge, sarò in piazza con la CGIL e andrò alla manifestazione di Torino. Il settore produttivo (produttivo?:-)) al quale appartengo farà otto ore di sciopero, e la mazzata sul portafoglio si farà sentire: ma non ho il benchè minimo dubbio sulle ragioni dello sciopero e sulle proposte che stanno alla base dello stesso (è, per così dire, il "minimo sindacale" che un'organizzazione dei lavoratori possa fare in una situazione come questa).

Quel che mi sembra sballato è lo slogan della manifestazione: "contro la crisi", come se la Crisi fosse un soggetto proprio, una variabile indipendente, o addirittura un accidente, qualcosa di simile ad un evento atmosferico.
Come se la Crisi non fosse il frutto ovvio e consequenziale di un sistema basato sulla rapina, sullo sfruttamento e sul profitto.
Come se la Crisi non fosse, invece che una disgrazia caduta dal cielo, una opportunità storicamente irripetibile in tempi brevi per ragionare su come diavolo stiamo vivendo: un salutare stop collettivo a miti scaduti e scadenti.
Una occasione per uscire dal percorso obbligato "sviluppo=aumento dei consumi", dal mito del PIL e del progresso infinito.
So che non posso pretendere un simile sforzo dal sindacato: per la sua ragion d'essere, per il suo statuto, per la sua storia, non ha necessariamente il compito di definire un progetto per un mondo nuovo.
Non si può chiedere alla CGIL di supplire all'assenza di un progetto politico alternativo alla deriva etica ed umana di questo paese: dovrebbero farlo altri soggetti, ma sono troppo impegnati a osservarsi l'ombelico per poter alzare lo sguardo e immaginare un futuro diverso.

Il 12 dicembre...sono quasi quarant'anni da Piazza Fontana: una strage senza colpevoli, dopo sette processi, con i parenti delle vittime obbligati a pagare le spese processuali.
Quando frequentavo le superiori, e costituivo il 50% della cellula anarchica del mio ITIS :-), in quel giorno mi ritrovavo sempre in piazza con i compagni, dietro le bandiere nere con la A cerchiata, a sfilare per ricordare quel che non andrebbe mai dimenticato.
Il problema è che, con il passare del tempo, abbiamo così tante cose nuove da ricordare che rischia di non rimanerci più il tempo per sognare.



3 commenti:

Artemisia ha detto...

Sai, Lupo, mi rendo conto dai commenti che mi arrivano su questa giornata che la gente non ha più ben presente cosa è il sindacato, la sua storia, il suo ruolo, i suoi meccanismi. Ne parlano come fosse un partito, non trovi?
Sono d'accordo sullo slogan infelice. Io avrei scelto qualcosa tipo: "Perchè la crisi non la paghino i soliti".
Che fai mi copi le espressioni (guardarsi l'ombelico)? :-)

marina ha detto...

ciao Lupo, scusami se sono fuori tema. Non trovo più la mail di Angela e non ricordo la data dell'eventuale incontro. Né voglio infastidirla con questa cosa secondaria. Dico a te che io non ci sarò (sperando che non sia già tardi!) per difficoltà psicologiche ad allontanarmi dalla città.
scusami, è già difficile per me
marina

Anonimo ha detto...

alla manifestazione eravamo tanti, troppi per incontrarci lì... poi è stato meraviglioso incontrarsi in seguito.
Alla prossima!
¡Hasta Siempre!
Stefi