Uffaaaaaaaa, avrò iniziato 'sto post almeno tre volte e per tre volte l'ho cestinato, insoddisfatto.
La distanza tra le emozioni che ho provato nello scorso weekend e le parole che so usare per descriverle è sempre troppo grande: detesto questa mia incapacità di trovare le parole adatte, detesto correre il rischio di banalizzare nella cronaca qualcosa che invece è vita, è evento che scava a fondo dentro me stesso, è passaggio cruciale.
E' anche vero che la ritrosia a dire parole che reputo insufficienti mi sta creando grossi problemi: le parole mi si stanno intasando dentro, e se non le butto fuori in qualche modo - anche sbagliate, anche confuse - rischio di ritrovarmi dentro un casino emozionale simile a quello del deragliamento di un treno, quando tutti i vagoni si intruppano disastrosamente dietro il locomotore che improvvisamente interrompe ed ostacola la corsa.
E allora via, lascio esondare l'anima, e sia quel che sia:-)
Lo scorso weekend...è iniziato, in realtà, un sacco di mesi fa.
Qui, nella blogosfera.
Molte persone hanno iniziato, per un puro moto dello spirito, per autentica esigenza interiore, a seminare parole. E, con esse, idee; e con esse emozioni.
La presenza di quei semi ha portato altre persone (spontaneamente, senza nemmeno pensarci) ad accudirli, ad innaffiarli con altre parole, a seguirne la crescita.
Il tutto è avvenuto con lentezza, con semplicità, senza alcuna ansia.
E poi è accaduto che, dopo un po', le persone che - senza mettersi d'accordo preventivamente - avevano partecipato collettivamente alla semina ed alla cura di quanto seminato, abbiano sentito la voglia di vedere - insieme - il primo frutto di questo lavoro.
E di vedere dal vivo l'immagine dei propri compagni di lavoro, costruita come un puzzle usando le parole che ci si è scambiati nel tempo.
Lo scorso weekend...ufficialmente, siam partiti da diverse parti d'Italia per confluire sul
convento di Sant'Andrea, in Sabina, e conoscerci.
Dal punto di vista della cronaca, siam saliti su treni ed auto, abbiamo viaggiato per alcune ore e poi ci siamo incontrati.
In realtà, abbiamo scoperto quel che sapevamo già: che ci conoscevamo tutti da tempo, ed assai bene.
Arricchire con le immagini e con i suoni della nostra fisicità quel che già sapevamo gli uni degli altri, è stato un dono reciproco di gioia e di meraviglia.
Un dono imperdibile, in ogni suo aspetto.
Ad esempio, stare lì seduti in silenzio, in una tensione carica di commossa attenzione, ad ascoltare
Daniele, che recitava con un coinvolgimento senza pari i suoi versi, al contempo spietati e grondanti di amore per l'uomo, ci ha resi già vicini ed eguali sin dalle prime ore.
Condividere quel turbamento, quegli occhi lucidi, quella voglia di reagire con rabbia ed amore al disastro che ci circonda è stato meraviglioso.
Come non avremmo mai smesso di ascoltare
Ermanno dei Boschi, che con il suo linguaggio pacato racconta incessantemente storie, aneddoti, incontri con grandi personaggi, e sotto sotto ti dici che non è possibile che abbia meno di 200 anni, perchè un simile volume di esperienza, di vissuto, di emozioni richiede un tempo immenso, incrociato ad uno sconfinato amore per la vita.
Poi la mitica
Artemisia, accompagnata dal simpatico consorte killer di particelle:-), che sembra una ragazza e per fortuna lo è davvero, per la freschezza del suo cuore comunicata al mondo con quel meraviglioso accento fiorentino...
E poi c'erano ovviamente
Angela e James, belli e sorridenti padroni di casa, che irradiano una quantità incredibile di energia, luce, calore, anche se la bolletta a tratti è resa carissima da terrificanti sprazzi di humor inglese:-)))
Ma poi c'eravamo tutti noi, ognuno di noi unico e splendido a suo modo, e non faccio altri nomi perchè vorrei e dovrei raccontare di tutti, ma qui non mi sento ancora capace di farlo: ed ognuno di noi sapeva di essere lì senza maschere, senza ruoli, senza nulla a nascondere l'anima o a proteggerla.
Ed ha messo in comune quel che aveva di meglio: se stesso.
E poi c'era questo
luogo suggestivo e bellissimo, in cui noi torinesi siamo arrivati attraversando una nebbia fittissima e - probabilmente - un varco spazio-temporale; è l'unica ragione che spieghi il nostro ritrovarci, all'improvviso, in un altro mondo: il mondo che vorremmo.
Anche il tempo sembrava fluire con maggior lentezza, per dare la possibilità di colmarlo il più possibile con quel che avevamo da condividere: sembrava di esser lì da sempre, perchè ogni attimo trascorso insieme era intenso, denso, importante.
Come il Tevere pochi chilometri più a sud, anche il flusso di emozioni nella nostra anima ha superato dolcemente gli argini...
E il sole, per l'intero weekend, ci ha accompagnati lungo i crinali, ad ammirare i profili morbidi delle colline oltre il Soratte.
Quando ci siamo salutati, per iniziare il ritorno, tutti abbiamo avuto la stessa impressione: è stato solo l'inizio, il ritrovarsi ad un crocicchio per continuare a camminare insieme.
Se questa storia la scrivesse Tolkien, saremmo adesso al punto in cui si è appena costituita la Compagnia di Collevecchio: l'avventura è dunque appena iniziata, i compagni di viaggio hanno appena iniziato a discutere la destinazione.