martedì, settembre 28, 2010

Smoke gets in our eyes

Mentre sulle prime pagine dei giornali campeggiano articoli fumogeni su cognati, appartamenti e angosce processuali del Satrapo, è scivolata via in fretta una notizia pubblicata ieri - ed evidentemente sgradevole per tutti coloro che dovrebbero avere responsabilità in questo paese - ovvero l'analisi dell'Ires CGIL sulla crisi dei salari in Italia.

Il rapporto, sintetizzato in una serie di slides molto esplicite e comprensibili che trovate qui, fornisce una serie di dati sul periodo 2000-2010 che - se non vengono smentiti e se vengono compresi da un popolo ipnotizzato - possono davvero far incrementare in modo repentino la produzione, la vendita e soprattutto l'uso dei forconi.
Ne estraggo un campionario significativo, di questi dati. Quanto basta.

Occupazione.

Dall’inizio della crisi al secondo trimestre 2010 sono stati persi oltre un milione di posti di lavoro.
Il tasso di disoccupazione 2010 nel II trimestre 2010 è arrivato all’8,5%, circa 2 milioni e 136mila persone.
Gli inattivi in Italia sono arrivati a circa 15 milioni.

Nel picco (III trim 2009) dei 508mila posti di lavoro persi, circa 220mila erano a tempo determinato e, per la prima volta dal 1999, 110mila a tempo indeterminato.
Le lavoratrici e i lavoratori coinvolti dalla CIG sono oltre 1.200mila (pari a 650mila inattivi con –4.900 euro in un anno).
Le imprese coinvolte sono oggi oltre 5.000 (oltre 180 tavoli aperti) per oltre 400mila lavoratori.

Se consideriamo tra gli inoccupati anche gli scoraggiati (circa 300mila nuovi inattivi, soprattutto al Sud) il tasso di disoccupazione reale arriva all’11% (12% con i lavoratori in CIG).

Il tasso di disoccupazione reale tornerà ai livelli pre-crisi solo nel 2017.


Occupazione giovanile in crisi.

La disoccupazione giovanile ha raggiunto il picco del 28,2% a febbraio 2010 e nel II trimestre si è attestata al 27,9%.
La media europea nell’anno 2009 è del 19,8%.
Nel Mezzogiorno l’indice arriva al 39,3%.

In Italia, secondo il CNEL, nel 2009 sono stati oltre 450mila i posti di lavoro persi da parte dei giovani (16-24 anni).

Secondo l’Istat nel 2009, poco più di due milioni di giovani non lavora e non frequenta nessun corso di studi (il 21,2% della popolazione tra i 15 e i 29 anni: i cosiddetti Neet, Not in education, employment or training).

Per quanto riguarda coloro che sono fortunatamente impiegati, il 30% della popolazione 18-29enne svolge un lavoro atipico ed è in questo segmento che si è concentrato il calo dell’occupazione: se, per ogni 100 giovani occupati nel primo trimestre 2008, a distanza di un anno, 15 sono transitati nella condizione di non occupato (erano 10 un anno prima), tra i giovani collaboratori questa percentuale sale a 27.


La disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e della ricchezza.

Secondo l’ultima Indagine di Banca d’Italia sui redditi delle famiglie italiane, il 10% delle famiglie più ricche possiede quasi il 45% dell'intera ricchezza netta delle famiglie italiane, che vuol dire che 2.380.000 famiglie possiedono ognuna mediamente 1.547.750 euro.

Così come il 50% della popolazione (la metà più povera) possiede solo il 9,8% della ricchezza netta complessiva: ovvero 11.908.000 famiglie posseggono mediamente 68.171 euro.
La distanza tra la ricchezza netta media (137.956 euro) e la ricchezza netta mediana (di quel 50% più povere, cioè 68.171 euro) evidenzia l’iniquità della distribuzione.

Indice di concentrazione della ricchezza netta (0,614) è quasi il doppio dell’Indice di concentrazione del reddito familiare (0,353).

Classificando i 30 paesi OCSE attraverso l’indice di concentrazione del reddito l’Italia risulta il sesto paese più diseguale.
In Italia, la distanza tra reddito medio e reddito mediano (del 50% popolazione più povera) risulta invece essere cresciuta più di tutti gli altri paesi OCSE, passando, negli ultimi 15 anni, dal 10,5% al 17,3% (prima della crisi).
La nostra previsione è che nel 2011 tale distanza raddoppierà, superando il 20%.


Le dichiarazioni dei redditi 2008

I redditi maggiormente dichiarati sono quelli da lavoro dipendente e da pensione, sia in termini di frequenza (86%) che di ammontare (78%).
Seguono i redditi da partecipazione (5,47%), i redditi d'impresa (5,03%) e i redditi da lavoro autonomo (4,20%).

Il 27% dei contribuenti (11 milioni) paga zero IRPEF al fisco (quota esente). Il 50,86% dei contribuenti dichiara meno di 15.000 euro l'anno e il 40,04% dichiara redditi tra 15.000 e 35.000 euro.
Lo 0,9% dei contribuenti dichiara redditi superiori ai 100.000 euro annui.

In totale il 90,90% (oltre 37 milioni di contribuenti) dichiara meno di 35.000 euro.
Il reddito medio dei lavoratori dipendenti è pari a 19.280 euro e quello dei pensionati è di 13.440 euro.

Oltre 15 milioni di lavoratori dipendenti guadagnano meno di 1.300 euro netti al mese.

Circa 7 milioni ne guadagnano meno di 1.000, di cui oltre il 60% sono donne.


La caduta del reddito reale.

Nel I trim. 2010 Il reddito disponibile reale delle famiglie ha subito un’ulteriore flessione tendenziale rispetto al I trim. 2009 pari al -2,6% a prezzi correnti (considerando la somma mobile di 4 trimestri).

Se rapportiamo tale ammontare alla popolazione residente, ottenendo il reddito disponibile pro capite, la flessione passa al -3,2%.

La caduta del potere d’acquisto per abitante in realtà risulta già molto evidente prima del 2009: rispetto al “picco” del III trim. 2006 la flessione del reddito in termini reali supera il 6%, che corrisponde ad oltre 1.100 euro annui.


…caduta del reddito di quali famiglie?
L’impatto della crisi è stato generalizzato e ha colpito tutte le famiglie italiane.
Eppure, a differenza delle famiglie con a capo un imprenditore o un libero professionista, le famiglie di lavoratori dipendenti hanno accumulato una perdita di reddito disponibile reale che si è trascinata fino alla crisi, in cui la riduzione dell’occupazione e l’abbattimento delle retribuzioni (soprattutto per effetto della CIG) hanno trascinato ancora più in basso il potere d’acquisto delle famiglie di operai e impiegati.


Variazioni dei redditi reali 2002-2010

Imprenditori e liberi professionisti: +5940 euro

Lavoratori dipendenti: - 3118 euro

Fonte: elaborazioni su microdati Banca d’Italia (I bilanci delle famiglie italiane, anni 2000-2008). (*) Stime 2009 e 2010.


La perdita dei salari reali tra il 2000 ed il 2010: – 5.453 euro
(considerando una mancata restituzione del fiscal drag di 2069 euro)


Quanto sono cresciuti i profitti? Variazione media annua (anni 1995-2009, 1400 grandi aziende): Profitti per dipendente+ 5% Retribuzione per dipendente: +1%

Dove sono andati i profitti? Tra il 1980 ed il 2009, il rapporto tra investimenti fissi lordi e profitti lordi è calato del 38,7%. Tra il 1990 ed il 2008, i redditi da capitale sono aumentati dell'87%.

Interessante anche questo articolo dal sito voce.info:Ieri l’Istat ha pubblicato il comunicato su occupati e disoccupati nel secondo trimestre del 2010. Aggiorniamo la tabella e i grafici già pubblicati su queste pagine in cui analizziamo l’andamento dell’occupazione durante la crisi.

LIEVE RIMBALZO DELL’OCCUPAZIONE, MA LE ASSUNZIONI SONO CON CONTRATTI TEMPORANEI.
Il tasso di disoccupazione peggiora ed ha raggiunto il livello più alto dal 2003, 8.5 per cento. Grave in particolare è la situazione della disoccupazione giovanile (27,9 per cento oggi contro il 20,4 per cento di due anni fa).
I posti di lavoro bruciati tra i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 24 anni sono 131.000 (-16.6 per cento sullo stock).
La figura 1 è un aggiornamento delle stime già pubblicate sulla percentuale di lavoratori in cassa integrazione (1).
Il peggioramento dei dati sulla Cassa Integrazione nel secondo trimestre 2010, in gran parte dovuto alla CIG in Deroga insieme al nuovo aumento del tasso di disoccupazione, porta questa stima della quota di forza di lavoro in cerca di occupazione all'11,3 per cento.
Le ripercussioni della crisi sul mercato del lavoro non si arrestano anche se sembra esserci per la prima volta un’inversione di tendenza sul lato dell’occupazione. Il numero complessivo di occupati è salito rispetto al trimestre precedente, benché sia ancora inferiore rispetto allo stesso trimestre di un anno fa.
Questa lieve ripresa è avvenuta esclusivamente attraverso le nuove tipologie contrattuali, su cui sin qui si era concentrata la distruzione di posti di lavoro (i contratti a tempo determinato sono calati del 10 per cento dal secondo trimestre 2008 e pesano per ben il 42 per cento del totale dei posti andati persi). La fine del periodo di Cassa Integrazione e il fatto che ormai non si assuma più con contratti a tempo indeterminato contribuisce a spiegare la loro flessione (-1 per cento, rispetto allo 0,7 per cento dello scorso trimestre).



Il numero di posti di lavoro bruciati dal secondo trimestre 2008 ad oggi è 929.307. Questi sono i posti di lavoro persi tra i lavoratori italiani, tenendo conto dell’aumento della componente straniera (che per la prima volta ha superato 2 milioni di unità).
Tuttavia, come già ricordato tre mesi fa, le statistiche che riguardano gli stranieri risentono delle regolarizzazioni e sono pertanto meno attendibili.

Aggiorniamo di seguito anche la tabella e il grafico che riassumono l’andamento del mercato del lavoro in questo periodo.

(1) Per ottenere queste stime si calcolano il numero di lavoratori equivalenti a tempo pieno, dividendo le ore autorizzate totali di cassa integrazione per le ore lavorate in un trimestre da un lavoratore medio italiano.


Riassunto di tutta questa roba: in Italia un sacco di persone (e relative famiglie) stanno molto peggio di dieci anni fa, la situazione sta peggiorando e la classe dirigente sembra del tutto indifferente al problema.
E in tutto il resto del mondo, va ancora peggio: non è che il giusto e doveroso peggioramento del nostro tenore di vita serva a migliorare le condizioni degli ultimi del mondo (il che avrebbe un senso), ma serve solo ad arricchire una sempre più ristretta elite di bastardi (assassini, criminali, farabutti: come li definireste, altrimenti?).

Ecco perchè a chi vuol parlarmi di cognati, appartamenti, dibattiti nel partito, confronti sulla leadership, non intendo prestare il benchè minimo segno di attenzione.


venerdì, settembre 24, 2010

Scanderebech, praticamente un mito/2

Che questo blog ami quest'uomo è noto.
Lo abbiamo scritto qui e qui.
Deodato Scanderebech ci è sempre stato simpatico per la sua assoluta incapacità di essere ipocrita; lui vaga di qua e di là, dall'UDC al centrosinistra all'UDC al sostegno a Cota al PDL all'UDC, instancabile, tra la regione ed il Parlamento, ed ogni volta spiega, racconta, motiva.
Oggi, a noi che siamo di parte, ci è simpatico per due ragioni; la prima è che il vecchio marpione, presentando una lista di sostegno a Cota alle ultime regionali in modo illegale (dimettendosi prima dall'UDC e poi presentando la lista in qualità di espondente dell'UDC), sta facendo rischiare il posto a Cota (si stanno ricontando le schede in queste settimane, togliendo a Cota i voti della lista Scanderebech che non indicavano espressamente il voto a Cota Presidente).
La seconda è che, inaspettatamente, il buon Deodato, entrato due mesi fa in Parlamento nelle file dell'UDC (primo dei non eletti nel 2008 dopo Vietti, diventato vicepresidente del CSM) e passato immediatamente armi e bagagli al PDL, in questi ultimi giorni ha abbandonato il PDL ed è ripassato all'UDC.
Sul suo sito non racconta più una cippa da un sacco di tempo, probabilmente perchè nemmeno lui sa esattamente cosa sta facendo oggi e cosa farà domani.
Ah, ma vi promettiamo che noi lo marchiamo stretto, 'sto fenomeno: niente niente un giorno scriveremo un saggio sul suo camaleontismo, e ci faremo un sacco di soldi.

giovedì, settembre 16, 2010

Neppure in francese diventa decente.

Dall'intervista a "Le Figaro", 16 settembre 2010

Quel bilan tirez-vous depuis votre retour au pouvoir en mai 2008?

J'ai affronté avec succès trois grandes difficultés: la grève du ramassage des ordures ménagères à Naples, le séisme à l'Aquila et la crise économique. En moins de deux mois, j'ai réussi à faire enlever 50.000 tonnes de déchets qui s'étaient accumulés dans les villes et les campagnes de la région de Campanie sous le gouvernement précédent, et dont le spectacle dévastait l'image de l'Italie.

Il y a eu ensuite la situation d'urgence créée par le séisme du 6 avril 2009 dans les Abruzzes. En un temps record, nous avons secouru 65.000 sinistrés et reconstruit une ville entière pour ceux qui avaient perdu leur maison. Nous avons aussi reconstruit toutes les écoles détruites et fait en sorte qu'à la rentrée 2009, tous les écoliers et les étudiants puissent reprendre leurs cours. Devant une tragédie de cette ampleur, aucun autre gouvernement au monde n'a obtenu un tel résultat.

Enfin, en pleine crise financière, nous avons sauvé Alitalia. C'est un résultat important. L'industrie italienne du tourisme avait besoin de continuer à disposer d'une compagnie aérienne nationale. Aujourd'hui, Alitalia fonctionne et ses comptes sont en ordre.

lunedì, settembre 13, 2010

Toccato il fondo? No, c'è chi bussa da sotto...

"Si protesti anche per simboli sinistra".
Pungolata sulla scuola di Adro, dipinta di verde e costellata di simboli leghisti, Mariastella Gelmini chiede che si protesti anche quando in classe entrano i simboli della sinistra.
"Il sindaco di Adro ha specificato che il simbolo del Sole delle Alpi è stato scelto non perché simbolo della Lega Nord ma perché appartenente all'iconografia del Comune. Dico solo - aggiunge il ministro - che comunque è sempre un fatto importante quando enti pubblici decidono di investire nella scuola e nell'edilizia scolastica.
E poi aggiungo che mi piacerebbe che tutti coloro che hanno polemizzato in queste ore con il sindaco di Adro lo facessero per coerenza anche le molte volte in cui sono simboli della sinistra a entrare in classe".

NO COMMENT.

UPDATE 15/09/2010:

"Si ignora quali simboli della sinistra abbia in mente la poveretta: probabilmente, i libri."

sabato, settembre 11, 2010

Domanda (pressochè retorica)

Ma se 600 giocatori di calcio professionisti che hanno uno stipendio medio annuo di 1,3 MILIONI DI EURO, proclamano uno sciopero perchè si sentono "poco tutelati", cosa dovrebbero fare, in proporzione, gli operai metalmeccanici che Marchionne e Federmeccanica vorrebbero trasformare in persone senza diritti?:-)

Dopo Bonanni

Dopo l'aggressione a Bonanni avvenuta alla Festa del Pd qualche giorno fa (se uno ti tira una cosa pericolosa addosso, di aggressione trattasi), leggo cose abbastanza preoccupanti in giro sui blog.
Che queste cose preoccupanti rispecchino il clima malato di questo paese, non è cosa che mi consoli.

Qualcuno interpreta questi segnali di violenza come "il risveglio di un popolo oppresso": io, li giudico come segnali di violenza.

Ma vogliamo forse interpretare senza conoscere? Giammai.
Pare infatti che quell'aggressione non sia stata un ragazzata idiota e pericolosa come sembrava, ma che abbia avuto dietro anche il fantasma di un "ragionamento teorico".
Esiste infatti, come nelle migliori tradizioni, un comunicato di "rivendicazione politica" del Centro Sociale Ask*tas*na di Torino, che si è assunto la responsabilità del gesto: leggiamolo insieme.

"Contestare qualcuno è legittimo, alla festa del Pd come in qualsiasi altro luogo. Se poi la festa si tiene in una piazza, libera e di tutti, lo è ancora di più.

Se quel qualcuno è Bonanni, è giusto persino di impedirgli di parlare. Le prese di posizione che trovano spazio sui giornali e sui tg di ieri e oggi lasciano alquanto dubbiosi per le categorie che si utilizzano (attacco violento, squadrista, ritorno agli anni di piombo) e per le soluzioni (isoliamo i violenti, abbassiamo i toni). Non appena accade un fatto si apre il circo della politica, quello che foraggia i Bonanni e i Letta, quello dei salotti televisivi, quello del volemose bene.

Bonanni è il responsabile di quanto sta avvenendo nel nostro paese con la Fiat e più in generale nel mondo del lavoro. E’ la sponda certa per Confindustria e Governo su qualsiasi argomento. Il sindacato che rappresenta si permette di estromettere un altro sindacato dalla contrattazione e dalla rappresentanza nonostante abbia più iscritti del suo. Quelli come Bonanni sono tra i tanti responsabili delle condizioni di vita e di lavoro che vive la gente, rappresentando gli interessi di chi non ne ha bisogno a discapito di chi lavora.

Togliere la parola a qualcuno non è una cosa così fuori dal mondo, del resto a quanti è tolta parola (e dignità) tutti i giorni per le scelte dei vari Bonanni? I senza voce sono quelli (metalmeccanici o meno) che possono solo subire una vita di ricatti, che gente come “il nostro”, avvallano e perpetrano,. Zittirlo è legittimo punto e basta.

Ora sui motivi della contestazione non entriamo neanche nel merito parchè sono così tanti e chiari che ci sembra di offendere chi legge. Sui modi possiamo spendere qualche parola perché chiamati in causa più volte e nelle maniere più fantasiose. I centri sociali non sono un’entità fuori dal mondo, estromessa dalla quotidianità, con soldati pronti a combattere la prossima battaglia. Sono luoghi dove trovano spazio tutti, lavoratori, studenti o disoccupati che siano, e in quello spazio, non solo fisico, si confrontano ed esprimono le tensioni di questa società. A differenza dei partiti, i collettivi e le soggettività che trovano spazio nei centri sociali intendono la democrazia come una pratica di partecipazione diretta, senza mediatori, senza rappresentanze. I “democratici”intendono la democrazia come un insieme di regole e norme alle quali far sottostare i governati, estromettendose ne ed elevandosi a rappresentanti di tutto e tutti. La politica per noi non è un posto di lavoro, non è una carriera alla cui aspirare, è un mezzo per mettere in pratica i bisogni collettivi che questo sistema nega con tutti i mezzi che ha disposizione. Così è normale che vadano anche i centri sociali a contestare Bonanni, perché essi sono la voce di quanti non ce l’hanno, e a differenza dei partiti, senza voler rappresentare nessuno, mettono in pratica quello che molti lavoratori avrebbero voluto fare ma che non possono fare, limitandosi a insultare Bonanni davanti alla televisione.

Altro che abbassare i toni, qui i toni sono da accendere al massimo volume! E’ semplice per politici, opinionisti e sindacalisti patinati fare i discorsi che abbiamo letto sui giornali che richiamano al confronto , alla pacatezza, a tante belle parole. Ci dicono anche che così si rischia di rispolverare la figura del nemico o non quella di semplice avversario. Certo per chi fa parte della stessa cricca è normale che chi schiaccia o collaborare a schiacciare sotto i piedi i tuoi diritti minimi sia solo un avversario, come in una partita a briscola. E se gli devi dire qualcosa, glielo devi dire con gentilezza e abbassando i toni. Per noi non è così, crediamo ancora che esistano le categorie dei nemici, e questo mondo ce lo dimostra giorno dopo giorno, e siccome non partecipiamo a un torneo di carte, ma la partita è la vita di tutti, indichiamo e avversiamo i nemici. Siamo di parte, e lottiamo per una parte sola di questa società: quella che lavora o non lavora, che è sottomessa a chi comanda e chi governa, quella delle fabbriche che chiudono e non sa come arrivare a fine mese. Padroni, proprietari, sindacalisti di mestiere, politici di professione, pennivendoli al soldo dei propri editori sanno far valere le loro ragioni molto bene!

Al resto delle considerazioni non diamo neanche spazio, il ritorno degli anni di piombo, la violenza estrema, lo squadrismo e tante altre parole le lasciamo al vento assieme a quelle tante altre che sentiamo in tv tutti i giorni. Avessimo mai sentito dire a Bersani parole del genere nei confronti degli squadristi veri, dei fascisti in doppiopetto, degli imprenditori delle varie cricche allora potremmo anche prenderle in considerazione.

centro sociale Ask*tas*na "

Anzitutto, non una parola sul fatto che gli hanno lanciato un fumogeno addosso. E' un dettaglio insignificante. Forse ora, quando non è accaduto nulla. Se il fumogeno arrivava in faccia e lo rovinava, forse non ne avrebbero fatto menzione lo stesso, perchè si scrive che "è normale che vadano anche i centri sociali a contestare Bonanni, perché essi sono la voce di quanti non ce l’hanno, e a differenza dei partiti, senza voler rappresentare nessuno, mettono in pratica quello che molti lavoratori avrebbero voluto fare ma che non possono fare, limitandosi a insultare Bonanni davanti alla televisione."

E' normale. Forse ad Ask*tas*na ci passano i sabato sera, divertendosi a tirarsi addosso i fumogeni l'un l'altro. Questa tesi del "ecchessaràmaiunfumogeno" si legge molto in giro, sui blog militanti. In effetti non sarebbe grave, nei noiosi sabati sera, passare in macchina gettando fumogeni con fare annoiato all'interno di Ask*tas*na: ma così, senza cattiveria, perchè "è quello che molta gente normale vorrebbe fare ai centri sociali ma non può fare", no?

Ironia a parte (che poi temo i centri sociali non la comprendano, e mi accusino di incitare all'assalto antidemocratico nei loro confronti), la cosa gravissima (tra le tante gravi) di quel comunicato è
"Contestare qualcuno è legittimo, alla festa del Pd come in qualsiasi altro luogo. Se poi la festa si tiene in una piazza, libera e di tutti, lo è ancora di più.

Se quel qualcuno è Bonanni, è giusto persino di impedirgli di parlare."

E' giusto. Impedirgli di parlare. In un piazza "libera e di tutti", meno che per lui.
Giusto in nome di cosa?

"Bonanni è il responsabile di quanto sta avvenendo nel nostro paese con la Fiat e più in generale nel mondo del lavoro."

IL responsabile. Nemmeno uno dei. IL.

Dopo, migliorano:
"Quelli come Bonanni sono tra i tanti responsabili delle condizioni di vita e di lavoro che vive la gente, rappresentando gli interessi di chi non ne ha bisogno a discapito di chi lavora."

A parte che non si capisce una cippa in italiano ("rappresentando gli interessi di chi non ne ha bisogno" di cosa?), ma la conseguenza logica è che a tutti questi "tanti responsabili", quando vanno in giro nelle piazze, "è giusto impedirgli persino di parlare".

Non so voi... che poi se gli dici che questo è esattamente fascismo e squadrismo si offendono.
Ma a me la gente che va in giro impedendo agli altri di parlare, in genere, sta profondamente sui cosiddetti. Mi è antipatica. Mi fa senso. E non la vorrei tra i miei amici, nè tra chi mi governa.

Veniamo al gran finale
"Per noi non è così, crediamo ancora che esistano le categorie dei nemici, e questo mondo ce lo dimostra giorno dopo giorno, e siccome non partecipiamo a un torneo di carte, ma la partita è la vita di tutti, indichiamo e avversiamo i nemici. Siamo di parte, e lottiamo per una parte sola di questa società: quella che lavora o non lavora, che è sottomessa a chi comanda e chi governa, quella delle fabbriche che chiudono e non sa come arrivare a fine mese. "

Ottimo, davvero. Ditemi una sola ragione per cui dovreste essere considerati più simpatici di Bonanni, Schifani, Berlusconi. Una sola ragione per stare dalla vostra "parte sola di questa società".
Indicate ed avversate i nemici. Bravi. Ma i nemici di chi? I vostri? E a noi che ce ne frega? Chi sareste, voi? Chi rappresentate? Siete, in questo, meglio di Bonanni, che almeno ha tre milioni di iscritti che lo hanno eletto con procedure democratiche, che a voi piaccia o no?

A me sembra, semplicemente, che vogliate un'altra società di merda più o meno uguale a questa. Dove i padroni stavolta siete voi, e siete voi a dire cosa è giusto e cosa è sbagliato, chi deve parlare e chi deve tacere. Lo annunciate voi stessi:

"Togliere la parola a qualcuno non è una cosa così fuori dal mondo, del resto a quanti è tolta parola (e dignità) tutti i giorni per le scelte dei vari Bonanni? I senza voce sono quelli (metalmeccanici o meno) che possono solo subire una vita di ricatti, che gente come “il nostro”, avvallano e perpetrano,. Zittirlo è legittimo punto e basta.
"

Ma perchè sprecare risorse, energie per una società in cui il posto degli oppressori attuali sarà preso semplicemente da oppressori nuovi, e nemmeno troppo simpatici come voi? Teniamoci questa. Con un piccolo sforzo di adattamento, vedrete che ce la farete benissimo ad arrampicarvi sui gradini del potere. Ce la farete anche qui, a essere oppressori.

Già cominciate bene. Come piccoli parassiti, andate a contestare le feste degli altri, 'che le vostre sono invisibili, per entrare nel meccanismo mediatico. Per esistere, dovete usare gli stessi, identici meccanismi che fingete di contestare.
Che pena. Che tristezza.

Per ripulire il post dalla malinconia delle vostre parole, mi sembra doveroso riportare le parole del più grande rivoluzionario che abbia solcato i suoli patri negli ultimi secoli, Errico Malatesta: un anarchico vero. Uno che di queste cose, a differenza di voi, ci capiva parecchio.

"Ma non è per Ravachol personalmente che noi sentiamo il bisogno di protestare: è per le difese che fanno di lui certi suoi amici. L'uno dice che Ravachol ha fatto bene a uccidere il vecchio, perchè "era un essere inutile alla società"; un altro dice che non vale la pena di fare chiasso per un vecchio "che aveva pochi anni da vivere" e così di seguito.
Il che vuol dire che questi anarchici che non vogliono giudici, non vogliono tribunali, si fanno poi essi stessi giudici e carnefici, e condannano a morte e giustiziano quelli che essi giudicano inutili. Nessun governo ha mai osato confessar tanto!
Così per le esplosioni. Per uccidere un meschino procuatore si rischia di uccidere 50 innocenti.Per fortuna non è successo tutto il male che poteva succedere (...)
Si vede nel modo come la cosa è stata fatta, che i suoi autori disprezzano la vita umana, non si curano della sofferenza altrui.
Ma infine, su tutto questo si potrebbe passare, e considerare le disgrazie come dolorose conseguenze della guerra.
Ma come non protestare quando sentite dire che si ha torto di lamentare la morte di una serva o di un operaio, perchè " i domestici son peggio dei padroni e bisognerebbe ammazzarli tutti", e "i bambini son semenza dei borghesi e bisogna pure ammazzarli tutti"?
Come non inorridire quando trovate una donna la quale a voi che lamentate la disgrazia incorsa a quella povera donna che nella esplosione della Rue Clichy ebbe la faccia lacerata da schegge di vetro, risponde: "Come? Siete così sensibile voi? Io ho riso tanto pensando alle smorfie che doveva fare quella donna colla faccia tutta tagliuzzata".
Tutto questo vuol dire che succede a molti anarchici quello che succede ai soldati, agli uomini di guerra, che ubriacati dalla lotta, diventano feroci e dimentichi persino del fine pel quale si lotta finiscono con il volere il sangue per il sangue.Non è più l'amore per il genere umano che li guida, ma il sentimento di vendetta unito al culto di una idea astratta, di un fantasma teorico.
Ciò si comprende:tanto più in presenza di una borghesia che ci dà quotidianamente lo spettacolo della ferocia, ma non si può approvare, non si può incoraggiare. Una rivoluzione nella quale trionfassero questi istinti, sarebbe una rivoluzione perduta. Il terrore provoca la reazione: prima la reazione della pietà, poi la reazione degli interessi.
Vi è poi un'altra cosa. Questi anarchici pare si vogliano fare distributori di grazia e di giustizia e ciò non è niente affatto anarchico. Se avessimo il diritto di condannare in nome dell'idea che ci facciamo noi della giustizia, lo stesso diritto l'avrebbe il governo in nome della giustizia sua.Naturalmente ognuno crede di aver ragione, e se ognuno avesse il diritto di condannare quelli che secondo lui hanno torto, addio giustizia, addio libertà, addio eguaglianza, addio anarchia: i più forti sarebbero, come sono oggi, il governo, ed ecco tutto.
Noi dobbiamo essere dei libertari. La dinamite è un'arma come un'altra, spesso migliore di un'altra nella lotta contro gli oppressori: ma, come tutte le armi, può essere adoperata bene o male, può servire a liberare gli oppressi, o a spaventare e opprimere i deboli. Noi dobbiamo servirci di tutte le armi, ma non dobbiamo mai perdere di vista lo scopo, nè la proporzione tra il mezzo e lo scopo.
(...)
So bene che queste idee non sono fatte per incontrare la simpatia generale dei nostri amici.
Per quanto si sia anarchici, si è sempre più o meno uomini del proprio tempo. Ed il popolo dei nostri tempi, come quello dei tempi passati, si lascia ancora imporre dalla forza, dal successo, senza guardarci tanto pel sottile.
Se esplosioni sono riuscite, hanno messo paura...ai paurosi, e molti dei nostri amici applaudiranno incondizionatamente, senza preoccuparsi dell'effetto che hanno sulla massa, che noi dovremmo attirare a noi, senza fare le parti del bene e del male.
E' la stessa tendenza per la quale il popolo applaude a tutti i guerrieri, a tutti i tiranni che vincono.
Ma a questa tendenza noi dobbiamo reagire, se no addio anarchia. La rivoluzione si farebbe per aprire il varco ai nuovi tiranni.
La verità è che v'è molta gente che si chiama anarchica, e che dell'anarchia non ha capito nulla.(...)
Vedete dunque che anarchici! Come l'inquisizione: le bastonate (non potendo applicare la ghigliottina o il rogo) a quelli che non pensano come loro e dicono il loro pensiero.
E' necessario reagire: mettere i punti sugli i, uscire dai termini generali i quali spesso fan credere che si sia d'accordo, mentre si sta agli antipodi."

(Errico Malatesta: lettera a Luisa Pezzi su "il rifiuto del terrorismo amorfista", 1892, in "Rivoluzione e lotta quotidiana" (pp. 60-62), edizioni Antistato, Torino 1982.)