sabato, settembre 11, 2010

Dopo Bonanni

Dopo l'aggressione a Bonanni avvenuta alla Festa del Pd qualche giorno fa (se uno ti tira una cosa pericolosa addosso, di aggressione trattasi), leggo cose abbastanza preoccupanti in giro sui blog.
Che queste cose preoccupanti rispecchino il clima malato di questo paese, non è cosa che mi consoli.

Qualcuno interpreta questi segnali di violenza come "il risveglio di un popolo oppresso": io, li giudico come segnali di violenza.

Ma vogliamo forse interpretare senza conoscere? Giammai.
Pare infatti che quell'aggressione non sia stata un ragazzata idiota e pericolosa come sembrava, ma che abbia avuto dietro anche il fantasma di un "ragionamento teorico".
Esiste infatti, come nelle migliori tradizioni, un comunicato di "rivendicazione politica" del Centro Sociale Ask*tas*na di Torino, che si è assunto la responsabilità del gesto: leggiamolo insieme.

"Contestare qualcuno è legittimo, alla festa del Pd come in qualsiasi altro luogo. Se poi la festa si tiene in una piazza, libera e di tutti, lo è ancora di più.

Se quel qualcuno è Bonanni, è giusto persino di impedirgli di parlare. Le prese di posizione che trovano spazio sui giornali e sui tg di ieri e oggi lasciano alquanto dubbiosi per le categorie che si utilizzano (attacco violento, squadrista, ritorno agli anni di piombo) e per le soluzioni (isoliamo i violenti, abbassiamo i toni). Non appena accade un fatto si apre il circo della politica, quello che foraggia i Bonanni e i Letta, quello dei salotti televisivi, quello del volemose bene.

Bonanni è il responsabile di quanto sta avvenendo nel nostro paese con la Fiat e più in generale nel mondo del lavoro. E’ la sponda certa per Confindustria e Governo su qualsiasi argomento. Il sindacato che rappresenta si permette di estromettere un altro sindacato dalla contrattazione e dalla rappresentanza nonostante abbia più iscritti del suo. Quelli come Bonanni sono tra i tanti responsabili delle condizioni di vita e di lavoro che vive la gente, rappresentando gli interessi di chi non ne ha bisogno a discapito di chi lavora.

Togliere la parola a qualcuno non è una cosa così fuori dal mondo, del resto a quanti è tolta parola (e dignità) tutti i giorni per le scelte dei vari Bonanni? I senza voce sono quelli (metalmeccanici o meno) che possono solo subire una vita di ricatti, che gente come “il nostro”, avvallano e perpetrano,. Zittirlo è legittimo punto e basta.

Ora sui motivi della contestazione non entriamo neanche nel merito parchè sono così tanti e chiari che ci sembra di offendere chi legge. Sui modi possiamo spendere qualche parola perché chiamati in causa più volte e nelle maniere più fantasiose. I centri sociali non sono un’entità fuori dal mondo, estromessa dalla quotidianità, con soldati pronti a combattere la prossima battaglia. Sono luoghi dove trovano spazio tutti, lavoratori, studenti o disoccupati che siano, e in quello spazio, non solo fisico, si confrontano ed esprimono le tensioni di questa società. A differenza dei partiti, i collettivi e le soggettività che trovano spazio nei centri sociali intendono la democrazia come una pratica di partecipazione diretta, senza mediatori, senza rappresentanze. I “democratici”intendono la democrazia come un insieme di regole e norme alle quali far sottostare i governati, estromettendose ne ed elevandosi a rappresentanti di tutto e tutti. La politica per noi non è un posto di lavoro, non è una carriera alla cui aspirare, è un mezzo per mettere in pratica i bisogni collettivi che questo sistema nega con tutti i mezzi che ha disposizione. Così è normale che vadano anche i centri sociali a contestare Bonanni, perché essi sono la voce di quanti non ce l’hanno, e a differenza dei partiti, senza voler rappresentare nessuno, mettono in pratica quello che molti lavoratori avrebbero voluto fare ma che non possono fare, limitandosi a insultare Bonanni davanti alla televisione.

Altro che abbassare i toni, qui i toni sono da accendere al massimo volume! E’ semplice per politici, opinionisti e sindacalisti patinati fare i discorsi che abbiamo letto sui giornali che richiamano al confronto , alla pacatezza, a tante belle parole. Ci dicono anche che così si rischia di rispolverare la figura del nemico o non quella di semplice avversario. Certo per chi fa parte della stessa cricca è normale che chi schiaccia o collaborare a schiacciare sotto i piedi i tuoi diritti minimi sia solo un avversario, come in una partita a briscola. E se gli devi dire qualcosa, glielo devi dire con gentilezza e abbassando i toni. Per noi non è così, crediamo ancora che esistano le categorie dei nemici, e questo mondo ce lo dimostra giorno dopo giorno, e siccome non partecipiamo a un torneo di carte, ma la partita è la vita di tutti, indichiamo e avversiamo i nemici. Siamo di parte, e lottiamo per una parte sola di questa società: quella che lavora o non lavora, che è sottomessa a chi comanda e chi governa, quella delle fabbriche che chiudono e non sa come arrivare a fine mese. Padroni, proprietari, sindacalisti di mestiere, politici di professione, pennivendoli al soldo dei propri editori sanno far valere le loro ragioni molto bene!

Al resto delle considerazioni non diamo neanche spazio, il ritorno degli anni di piombo, la violenza estrema, lo squadrismo e tante altre parole le lasciamo al vento assieme a quelle tante altre che sentiamo in tv tutti i giorni. Avessimo mai sentito dire a Bersani parole del genere nei confronti degli squadristi veri, dei fascisti in doppiopetto, degli imprenditori delle varie cricche allora potremmo anche prenderle in considerazione.

centro sociale Ask*tas*na "

Anzitutto, non una parola sul fatto che gli hanno lanciato un fumogeno addosso. E' un dettaglio insignificante. Forse ora, quando non è accaduto nulla. Se il fumogeno arrivava in faccia e lo rovinava, forse non ne avrebbero fatto menzione lo stesso, perchè si scrive che "è normale che vadano anche i centri sociali a contestare Bonanni, perché essi sono la voce di quanti non ce l’hanno, e a differenza dei partiti, senza voler rappresentare nessuno, mettono in pratica quello che molti lavoratori avrebbero voluto fare ma che non possono fare, limitandosi a insultare Bonanni davanti alla televisione."

E' normale. Forse ad Ask*tas*na ci passano i sabato sera, divertendosi a tirarsi addosso i fumogeni l'un l'altro. Questa tesi del "ecchessaràmaiunfumogeno" si legge molto in giro, sui blog militanti. In effetti non sarebbe grave, nei noiosi sabati sera, passare in macchina gettando fumogeni con fare annoiato all'interno di Ask*tas*na: ma così, senza cattiveria, perchè "è quello che molta gente normale vorrebbe fare ai centri sociali ma non può fare", no?

Ironia a parte (che poi temo i centri sociali non la comprendano, e mi accusino di incitare all'assalto antidemocratico nei loro confronti), la cosa gravissima (tra le tante gravi) di quel comunicato è
"Contestare qualcuno è legittimo, alla festa del Pd come in qualsiasi altro luogo. Se poi la festa si tiene in una piazza, libera e di tutti, lo è ancora di più.

Se quel qualcuno è Bonanni, è giusto persino di impedirgli di parlare."

E' giusto. Impedirgli di parlare. In un piazza "libera e di tutti", meno che per lui.
Giusto in nome di cosa?

"Bonanni è il responsabile di quanto sta avvenendo nel nostro paese con la Fiat e più in generale nel mondo del lavoro."

IL responsabile. Nemmeno uno dei. IL.

Dopo, migliorano:
"Quelli come Bonanni sono tra i tanti responsabili delle condizioni di vita e di lavoro che vive la gente, rappresentando gli interessi di chi non ne ha bisogno a discapito di chi lavora."

A parte che non si capisce una cippa in italiano ("rappresentando gli interessi di chi non ne ha bisogno" di cosa?), ma la conseguenza logica è che a tutti questi "tanti responsabili", quando vanno in giro nelle piazze, "è giusto impedirgli persino di parlare".

Non so voi... che poi se gli dici che questo è esattamente fascismo e squadrismo si offendono.
Ma a me la gente che va in giro impedendo agli altri di parlare, in genere, sta profondamente sui cosiddetti. Mi è antipatica. Mi fa senso. E non la vorrei tra i miei amici, nè tra chi mi governa.

Veniamo al gran finale
"Per noi non è così, crediamo ancora che esistano le categorie dei nemici, e questo mondo ce lo dimostra giorno dopo giorno, e siccome non partecipiamo a un torneo di carte, ma la partita è la vita di tutti, indichiamo e avversiamo i nemici. Siamo di parte, e lottiamo per una parte sola di questa società: quella che lavora o non lavora, che è sottomessa a chi comanda e chi governa, quella delle fabbriche che chiudono e non sa come arrivare a fine mese. "

Ottimo, davvero. Ditemi una sola ragione per cui dovreste essere considerati più simpatici di Bonanni, Schifani, Berlusconi. Una sola ragione per stare dalla vostra "parte sola di questa società".
Indicate ed avversate i nemici. Bravi. Ma i nemici di chi? I vostri? E a noi che ce ne frega? Chi sareste, voi? Chi rappresentate? Siete, in questo, meglio di Bonanni, che almeno ha tre milioni di iscritti che lo hanno eletto con procedure democratiche, che a voi piaccia o no?

A me sembra, semplicemente, che vogliate un'altra società di merda più o meno uguale a questa. Dove i padroni stavolta siete voi, e siete voi a dire cosa è giusto e cosa è sbagliato, chi deve parlare e chi deve tacere. Lo annunciate voi stessi:

"Togliere la parola a qualcuno non è una cosa così fuori dal mondo, del resto a quanti è tolta parola (e dignità) tutti i giorni per le scelte dei vari Bonanni? I senza voce sono quelli (metalmeccanici o meno) che possono solo subire una vita di ricatti, che gente come “il nostro”, avvallano e perpetrano,. Zittirlo è legittimo punto e basta.
"

Ma perchè sprecare risorse, energie per una società in cui il posto degli oppressori attuali sarà preso semplicemente da oppressori nuovi, e nemmeno troppo simpatici come voi? Teniamoci questa. Con un piccolo sforzo di adattamento, vedrete che ce la farete benissimo ad arrampicarvi sui gradini del potere. Ce la farete anche qui, a essere oppressori.

Già cominciate bene. Come piccoli parassiti, andate a contestare le feste degli altri, 'che le vostre sono invisibili, per entrare nel meccanismo mediatico. Per esistere, dovete usare gli stessi, identici meccanismi che fingete di contestare.
Che pena. Che tristezza.

Per ripulire il post dalla malinconia delle vostre parole, mi sembra doveroso riportare le parole del più grande rivoluzionario che abbia solcato i suoli patri negli ultimi secoli, Errico Malatesta: un anarchico vero. Uno che di queste cose, a differenza di voi, ci capiva parecchio.

"Ma non è per Ravachol personalmente che noi sentiamo il bisogno di protestare: è per le difese che fanno di lui certi suoi amici. L'uno dice che Ravachol ha fatto bene a uccidere il vecchio, perchè "era un essere inutile alla società"; un altro dice che non vale la pena di fare chiasso per un vecchio "che aveva pochi anni da vivere" e così di seguito.
Il che vuol dire che questi anarchici che non vogliono giudici, non vogliono tribunali, si fanno poi essi stessi giudici e carnefici, e condannano a morte e giustiziano quelli che essi giudicano inutili. Nessun governo ha mai osato confessar tanto!
Così per le esplosioni. Per uccidere un meschino procuatore si rischia di uccidere 50 innocenti.Per fortuna non è successo tutto il male che poteva succedere (...)
Si vede nel modo come la cosa è stata fatta, che i suoi autori disprezzano la vita umana, non si curano della sofferenza altrui.
Ma infine, su tutto questo si potrebbe passare, e considerare le disgrazie come dolorose conseguenze della guerra.
Ma come non protestare quando sentite dire che si ha torto di lamentare la morte di una serva o di un operaio, perchè " i domestici son peggio dei padroni e bisognerebbe ammazzarli tutti", e "i bambini son semenza dei borghesi e bisogna pure ammazzarli tutti"?
Come non inorridire quando trovate una donna la quale a voi che lamentate la disgrazia incorsa a quella povera donna che nella esplosione della Rue Clichy ebbe la faccia lacerata da schegge di vetro, risponde: "Come? Siete così sensibile voi? Io ho riso tanto pensando alle smorfie che doveva fare quella donna colla faccia tutta tagliuzzata".
Tutto questo vuol dire che succede a molti anarchici quello che succede ai soldati, agli uomini di guerra, che ubriacati dalla lotta, diventano feroci e dimentichi persino del fine pel quale si lotta finiscono con il volere il sangue per il sangue.Non è più l'amore per il genere umano che li guida, ma il sentimento di vendetta unito al culto di una idea astratta, di un fantasma teorico.
Ciò si comprende:tanto più in presenza di una borghesia che ci dà quotidianamente lo spettacolo della ferocia, ma non si può approvare, non si può incoraggiare. Una rivoluzione nella quale trionfassero questi istinti, sarebbe una rivoluzione perduta. Il terrore provoca la reazione: prima la reazione della pietà, poi la reazione degli interessi.
Vi è poi un'altra cosa. Questi anarchici pare si vogliano fare distributori di grazia e di giustizia e ciò non è niente affatto anarchico. Se avessimo il diritto di condannare in nome dell'idea che ci facciamo noi della giustizia, lo stesso diritto l'avrebbe il governo in nome della giustizia sua.Naturalmente ognuno crede di aver ragione, e se ognuno avesse il diritto di condannare quelli che secondo lui hanno torto, addio giustizia, addio libertà, addio eguaglianza, addio anarchia: i più forti sarebbero, come sono oggi, il governo, ed ecco tutto.
Noi dobbiamo essere dei libertari. La dinamite è un'arma come un'altra, spesso migliore di un'altra nella lotta contro gli oppressori: ma, come tutte le armi, può essere adoperata bene o male, può servire a liberare gli oppressi, o a spaventare e opprimere i deboli. Noi dobbiamo servirci di tutte le armi, ma non dobbiamo mai perdere di vista lo scopo, nè la proporzione tra il mezzo e lo scopo.
(...)
So bene che queste idee non sono fatte per incontrare la simpatia generale dei nostri amici.
Per quanto si sia anarchici, si è sempre più o meno uomini del proprio tempo. Ed il popolo dei nostri tempi, come quello dei tempi passati, si lascia ancora imporre dalla forza, dal successo, senza guardarci tanto pel sottile.
Se esplosioni sono riuscite, hanno messo paura...ai paurosi, e molti dei nostri amici applaudiranno incondizionatamente, senza preoccuparsi dell'effetto che hanno sulla massa, che noi dovremmo attirare a noi, senza fare le parti del bene e del male.
E' la stessa tendenza per la quale il popolo applaude a tutti i guerrieri, a tutti i tiranni che vincono.
Ma a questa tendenza noi dobbiamo reagire, se no addio anarchia. La rivoluzione si farebbe per aprire il varco ai nuovi tiranni.
La verità è che v'è molta gente che si chiama anarchica, e che dell'anarchia non ha capito nulla.(...)
Vedete dunque che anarchici! Come l'inquisizione: le bastonate (non potendo applicare la ghigliottina o il rogo) a quelli che non pensano come loro e dicono il loro pensiero.
E' necessario reagire: mettere i punti sugli i, uscire dai termini generali i quali spesso fan credere che si sia d'accordo, mentre si sta agli antipodi."

(Errico Malatesta: lettera a Luisa Pezzi su "il rifiuto del terrorismo amorfista", 1892, in "Rivoluzione e lotta quotidiana" (pp. 60-62), edizioni Antistato, Torino 1982.)

1 commento:

sPuntoCattolico ha detto...

Sono perfettamente d'accordo.. La democrazia non è zittire ma ascoltare chiunque e concertare insieme una soluzione.
Questi invece sono anarchici nel vero senso della parola..
Mi hanno un pò ricordato anche il libro "La fattoria degli animali" di George Orwell.. o sbaglio?