mercoledì, marzo 31, 2010
C'è qualcosa di peggio...
Il momento catartico ha inizio subito dopo che si ha consapevolezza dell'irrimediabile, e può durare da giorni a mesi...
Da perditore abituale di elezioni, ne sono perennemente coinvolto (oh, guarda, anche stasera al nostro circolo PD: "analisi e riflessioni sul voto"...nooooooo!!!).
Ma, ogni volta, ci porto solo il mio corpo e lascio che la mente vaghi pensando agli affari suoi (il che è molto più produttivo): confortato dal fatto che non è mai esistita una analisi post-sconfitta che abbia in sè consentito di vincere la volta successiva.
Ogni momento elettorale, come ogni momento della vita, è in sè unico ed irripetibile: non si ricreano mai le stesse condizioni, non valgono mai le stesse ragioni di una sconfitta e/o di una vittoria.
Il ripensamento su quel che si fa deve essere costante, ma poi le scelte sono autentiche scommesse, vista la quantità delle variabili in campo: per cui vincere o perdere un'elezione è alla fine il risultato di miliardi di microeventi che si può contribuire a produrre, ma non illudersi di controllare.
E qui ci sta benissimo il finale di una grande canzone del rimpianto Giorgio, della cui assenza sentiamo sempre più il peso.
La realtà è un uccello (1995)
...
Noi crediamo ancora ai grandi ideali, ai grandi schieramenti…
La realtà è più avanti!
Noi crediamo ancora alla gente onesta, agli uomini efficienti…
La realtà è più avanti!
Noi crediamo ancora alle facce nuove, ai partiti giusti…
Siamo di destra, siamo di sinistra
siamo democratici, siamo progressisti…
La realtà è più avanti!
Siamo sempre indietro.
La realtà è più avanti!
Siamo sempre indietro…
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
venerdì, marzo 19, 2010
La freccia azzurra e Scarafoni
La notizia non è questa (chissenefrega), ma il fatto che i due treni con cui partiranno i militanti verranno ribattezzati "freccia azzurra".
E qui mi sento di darvi un consiglio, signori miei.
Perchè "La freccia azzurra" è il titolo di una filastrocca di Rodari , da cui Enzo D'Alò trasse nel 1997 uno splendido film di animazione con lo stesso titolo.
Questa è la trama del film (leggermente diversa dalla filastrocca):
La befana si è ammalata proprio durante le feste di fine anno e non potrà, per la prima volta, consegnare i giocattoli ai bambini. Si affida alle cure del suo vecchio segretario, Scarafoni, che in realtà sta avvelenando la vecchina per poter mettere in atto il suo piano malvagio: arricchirsi, vendendo i giocattoli ai soli bambini ricchi, lasciando i bambini poveri a mani vuote. Ma i giocattoli non approvano questo tipo di comportamento e decidono improvvisamente di ribellarsi e di mettersi in viaggio da soli per trovare i propri destinatari e quindi auto-consegnarsi, impedendo al segretario di continuare il suo commercio.
Allora, cari pidiellini, sentite a me: visto lo scopo per cui li usate, 'sti treni, chiamateli SCARAFONI: mi sembra un nome assai più azzeccato:-)
Si può perder tempo ad ascoltare le balle del neoduce e dei suoi sgherri...
giovedì, marzo 18, 2010
Perdendo i pezzi
Angela è l'amicizia che esplode in una età (che dovrebbe essere) saggia e matura: l'amicizia in cui ritrovi la sintesi di quello che sei diventato, in cui specchi il tuo bisogno di essere solido, definitivo e (al contempo) in continuo divenire.
Toni è un percorso che dura da metà della vita. Da quando non c'erano ancora le famiglie ed i figli, ma le fidanzate sì:-).
Da quando si andava insieme in Olanda per tre giorni, correndo su una utilitaria rossa, all'unico scopo di vedere l'irripetibile mostra per il centenario della morte di Van Gogh.
Da quando si lavorava divertendosi, in un clima rassicurante e al contempo fervido, ed ancora si poteva immaginare che i nostri sogni diventassero un giorno realtà.
Un mondo giusto, che non avrebbe esaltato i suoi orrori per sempre ma avrebbe prima o poi iniziato a vergognarsene, a risolverli, a superarli.
Da allora, tutto è stato in salita. La responsabilità (sociale e familiare) come un fardello sempre più pesante e sempre più doloroso.
I sogni, e le chitarre, appesi progressivamente al chiodo.
Il tempo rubato dal lavoro, e la trappola del "senso del dovere" che continua a chiudersi, inesorabile, fino a lasciarti senza fiato. Irrimediabilmente.
Mi piace immaginarti, adesso, da qualche parte, a riprenderti il tuo tempo e la tua vita – un tempo ed una vita infiniti e liberi, finalmente – e staccare la chitarra dal chiodo per riprendere a suonare, seduto davanti a Franti (*) e ad Ishi (*) che ti stanno ad ascoltare.
(*) Franti , Environs, Ishi sono alcuni degli storici gruppi/progetti torinesi in cui Toni suonò la chitarra negli anni ‘80.
ISHI: Canzone Urgente (con la chitarra di Toni e la voce di Lalli)
Compagno è col tuono delle onde che canto
dentro le notti più nere,
sulle spiagge vendute al cemento
false parole false chiese,
dentro il sonno di lavoro operaio
nelle marce barriere,
io canto la morte nei cessi in stazione
Canto le mille africane sui tram
vestite con un destino
comprato a poco da un signore nascosto
dietro ad un finestrino,
comandando un mercato da solo
porta cristo e il vaiolo,
io canto la pace portata a Bagdad
Compagno canto degli occhi de un nino
seduto in mezzo a due sbirri
Mirafiori Bovisa Rebibbia
San Paolo del Brasile
lo porto via, lo prendo per mano
accendere un fuoco e poi sparire
giovedì, marzo 11, 2010
Ditegli sempre di sì
Il ragionamento non fila più liscio, l'irritazione per l'illogicità e le concessioni poetiche portano ad un immenso mal di testa, e di nuovo sembra di non poter più stare tranquilli, soprattutto se l'attore strepita e urla come colui che al manicomio non ti lasciava dormire...
Fedelissima al testo eduardiano, salvo l'italianizzazione e alcuni piccoli dettagli, questa rappresentazione di "Ditegli sempre di sì" fa del buon Michele un personaggio che ci piace, perchè tenta disperatamente con la sua logica di matto di riordinare la follia dei sani: e non capisce le ipotesi, le metafore. Ha bisogno di chiarezza, tant'è che verrebbe voglia di mandarlo alle conferenze stampa di Berlusconi per sentirlo esclamare: "avete fatto casino, è o' vè? se le parole per le cose ci sono, usiamole! usiamole!"...
Geppy Gleijeses, dopo "Io, l'erede", si conferma grande interprete eduardiano; ottime spalle gli altri attori della compagnia. Impressionante la somiglianza del figlio Lorenzo, il cui essere perennemente sopra le righe è eccessivo rispetto al personaggio e lo rende troppo caricaturale.
Al Teatro Carignano, fino al 14 marzo 2010
lunedì, marzo 08, 2010
Da che parte staranno le forze armate?
La trasformazione è avvenuta e continua ad avvenire sotto i nostri occhi, e la rapidità degli eventi ci sconcerta e ci lascia (drammaticamente) annichiliti.
Dopo il pasticcio delle liste accaduto la scorsa settimana, ognuno di noi si è rassicurato dicendo "ma dai, mica avranno il coraggio di...".
Temevamo, si, paventavamo, ma non potevamo immaginare che avessero il coraggio di farlo davvero.
Eppure, quando solo dieci giorni fa esplose lo scandalo Bertolaso, e il "sistema" parve vacillare sotto l'effetto di un eccesso di fango che avrebbe potuto mettere a repentaglio il risultato elettorale, mi dissi che da lì alle elezioni sarebbe accaduto qualcosa di brutto e di cruento: uno scandalo montato ad arte contro l'opposizione, o peggio ancora una strage.
Un evento abbastanza clamoroso, insomma, da spostare di nuovo l'attenzione dagli scandali: una nuova, potente arma di distrazione di massa.
Non so se questo casino sulle liste sia stato costruito ad arte: penso di no, ma sono letteralmente ammirato dal modo in cui costoro sono riusciti, in pochi giorni, a passare rapidamente dal ruolo di incapaci, deficienti, maneggioni, a quello di vittime, ed ora - alla faccia degli ingenui come me che pensavano dovessero chiedere scusa - a quello di difensori della democrazia e del fare a fronte di avversari "sleali" e che "insultano".
E ha funzionato: gli scandali della Protezione Civile, la figura di Bertolaso sono già scomparsi in secondo, terzo piano, nonostante le indagini rivelino ogni giorno di più la vastità dell'infezione.
E' facile, direte voi, quando si possiedono quasi tutti i mezzi di comunicazione che contano, e soprattutto che sono la principale ed unica fonte di informazione per il 70% di un popolino rintronato.
E la nostra convinzione di poter combattere lealmente richiedendo il "rispetto delle regole" è ormai assai peregrina: in guerra, le regole sono invocate solo da chi è sconfitto.
Lo dimostra il fatto che, dopo il decreto, anzichè tacere sobriamente per festeggiare il fatto di averla scampata bella, hanno iniziato un nuovo attacco violento e spietato contro l'opposizione.
Gli altri poteri costituzionali - Parlamento e Magistratura - sono attaccati anch'essi senza pietà con l'intento di svuotarli o distruggerli; anche l'arbitro - il Presidente della Repubblica - è messo sotto scacco, come dimostra la lettera pubblicata sul sito del Quirinale: a leggerla con attenzione fa venire i brividi, si può leggere come "non potevo fare altrimenti, perchè questi sono davvero pericolosi".
Peraltro l'aggettivo corretto del decreto emesso la scorsa notte non è "interpretativo", ma "intimidatorio": provate ad interpretare la legge in modo diverso da come la intende il Governo, e vedrete cosa vi capita.
Ormai credo non ci sia più bisogno di ulteriori dimostrazioni: questi, il potere, non lo lasceranno mai più per via "democratica".
Potete immaginare cosa accadrà nel caso in cui perdano le elezioni: ovvero, che non riescano a conquistare la maggioranza delle Regioni. Oggi, la conferenza Stato-Regioni rimane l'unico baluardo contro le imposizioni "centraliste", visto che la maggioranza delle regioni è di centrosinistra.
La "riforma" della scuola, il delirio edificatorio dei piani casa, le scelte energetiche, oggi vengono almeno in parte arginate - negli effetti e nelle intenzioni - dalla autonomia delle regioni "non allineate" al potere centrale: cosa che per questi è intollerabile.
Andare a votare e conservare la maggioranza delle regioni con una guida di centrosinistra, in questo momento, conservando per tempi migliori i mal di stomaco e digerendo anche alleanze poco simpatiche, è cosa indispensabile.
Ma non stupiamoci se, nel caso questo avvenisse, assisteremo ad un nuovo attacco contro tutto e tutti: inizieranno a contestare i risultati, ventileranno l'ipotesi di brogli ed irregolarità, renderanno "normali" interventi ad hoc del Ministro dell'Interno, decreteranno altre cose assai bizzarre da un punto di vista costituzionale...qualcuno di noi può pensare che, se perdono le elezioni, questo non avverrà? Devono ancora dimostrarci qualcosa, da questo punto di vista?
Ed allora, alla fine di questo ragionamento, forse vi sembrerà meno peregrina la domanda posta a titolo del post.
Quando arriverà il redde rationem (questione di mesi?), da che parte staranno le forze armate?
UPDATE: vedo con estrema preoccupazione il fatto che la mia analisi sia di fatto condivisa dal Presidente Ciampi, ma soprattutto ormai esplicitata con sfrontata franchezza dai nostri nemici.
La situazione è gravida di conseguenze assai pericolose.
UPDATE 2 (AVER LA FACCIA COME IL CULO!):
"Smettetela di mettere in scena l'ennesimo massacro delle istituzioni, della democrazia, della Costituzione. Non vi accorgete che in questo modo state davvero martoriando questo povero Paese?". E' quanto scrive in una nota il coordinatore nazionale del Pdl, Sandro Bondi rivolto all'opposizione.
giovedì, marzo 04, 2010
Andate, andate avanti così...
Continuate pure a dire che "conta la sostanza e non la forma", come un cretino da bar, mentre portate a casa ogni mese lo stipendio che spetta alla seconda carica dello stato.
Continuate pure a blaterare "se ci impediscono di correre siamo pronti a tutto": ma chi, razza di decerebrati, vi impedisce qualcosa, se avete fatto tutto da soli?
Continuate pure a strepitare "vogliono la prova di forza della piazza e domani gliela daremo": vogliono chi? con chi cazzo ce l'avete? a quali fantasmi volete dare la colpa, questa volta?
La realtà è che ormai avete superato ogni confine dell'indecenza.
La realtà è che non siete più capaci nemmeno a convivere con le regole più elementari.
La realtà è che ogni limite alla vostra arroganza vi sta così sui coglioni che osate persino invocare la "democrazia" quando i vostri errori diventano colossali (e dovreste sciacquarvi la bocca col sapone, prima di pronunciare quel concetto che avete ormai sputtanato senza ritegno).
La realtà è che fate ormai così senso, siete così lontani dal nostro limite di tolleranza, dalla nostra idea di convivenza civile, che non vi rendete nemmeno conto di quanto le punte dei forconi si stiano pericolosamente avvicinando alle vostre natiche.
Chiedere scusa. Ammettere di avere sbagliato. Agire con l'umiltà di chi ha fatto una sciocchezza e deve farsi perdonare da chi ha agito correttamente, prima di poter chiedere di trovare una soluzione.
Ma voi non lo farete mai, nevvero?