Me lo dico con una frequenza ossessiva, ma poi ricado sempre nell'errore.
L'errore è quello di credere che "essere informati" significhi avere una rappresentazione il più completa possibile, anche se sgradevole, della realtà.
E indicando quindi come "necessario" stare dentro la realtà, dedico tempo ed energie ad ingurgitare quella immondizia che oggi viene spacciata per informazione.
E poi, ancora, dedico tempo ed energie a giustificare e comprendere il divario tra la realtà che viene rappresentata dall'informazione, e quella che percepisco come mia personale rappresentazione della realtà.
Si, è vero, ci sono fonti di ogni tipo disponibili, in rete o fuori, per "farsi un'idea".
Si, è vero, è sempre possibile recuperare le prove della natura arrogante e bugiarda di qualsiasi potere, dimostrare che ci stanno ingannando.
E' sempre possibile trovare una rappresentazione minoritaria della realtà, dosando opportunamente le fonti, che risponda in fondo alle "aspettative" riguardo al proprio modo di vederla, la realtà.
Ma anche questa, in fondo, è intossicazione.
Un'intossicazione che ci estenua, e ci impedisce infine di crearla, la realtà.
Inseguire le rappresentazioni che ci vengono proposte al fine di trovare quella più "corretta" è, in fondo, uno sforzo insensato. Titanico ed insensato.
Così, per l'ennesima volta, mi dico che sono stanco. Stanco di leggere "notizie", di informarmi, di "conoscere" cazzate, di apprendere l'ultima menzogna del neoduce, di angustiarmi con le ultime previsioni sulla crisi, di indignarmi per la ennesima campagna xenofoba e razzista, di leggere dell'ennesimo morto ammazzato sul lavoro, dell'ennesimo corrotto, dell'ennesima ipocrisia clericale.
Tutto questo non mi serve, non ci serve a nulla: perchè a nulla serve, oggi, disporre della rappresentazione di una realtà su cui non è possibile incidere, ma che ci è fornita solo per costringerci all'interno di essa, per impedirci di uscirne.
Faccio alcuni esempi.
Il referendum sulla legge elettorale "porcata". Ci si è fatti il mazzo per mesi per individuare i quesiti, raccogliere le firme, fare in modo che si potesse far esprimere ai cittadini il proprio giudizio su una delle leggi più vergognose mai viste in occidente.
Ed ora, è bastato che il neoduce dicesse "a me conviene che vinca il sì" per far si che in pochi giorni tutto quel lavoro sia stato mandato al macero, che le tesi pro referendum siano state giudicate insensate da molti dei promotori, che ora il massimo dell'opposizione possibile sia far fallire il referendum perchè - probabilmente - "è più bello mettersela nel culo da soli che dare la soddisfazione a lui" (scusate il francesismo). E già che ci siamo, vogliamo farci mancare l'usuale sberleffo a quei coglioni del PD, rei di "non cambiare opinione" dopo averne discusso e votato?
La distruzione della scuola pubblica. Nonostante le impressionanti mobilitazioni di ottobre, e i lodevoli tentativi di resistenza da parte di onde, comitati e sindacati di base, il processo di devastazione sta andando avanti senza fare un plisset, toccando domani le medie, le superiori e le università, dopo aver già iniziato lo smantellamento della miglior primaria pubblica d'Europa. La rassegnazione e lo sconforto si irradiano ogni giorno di più tra chi tenta di mobilitare coscienze assenti e distratte, o realmente preoccupate in prevalenza da problemi di carattere quotidiano (dal peso dello zaino al "chi mi piglia il bambino il giovedì").
Sappiamo tutto e benissimo, su questo argomento: cosa sta accadendo, cosa accadrà. Quello che si perderà per sempre, in modo irreversibile. Eppure la nostra capacità di incidere, nonostante la rappresentazione di questa porzione della realtà sia perfetta, è diventata nulla. Dove per "nostra" intendo riferirmi ad una minoranza informata ed attenta alle cose che accadono nel paese - e ovviamente contraria a buona parte di esse per ragioni di cultura e sensibilità.
Questo Governo ha deciso che hanno legittimità solo le istanze rappresentate da se stesso e dalla propria visione della realtà: il resto non conta e non va ascoltato. In questo contesto, risulta chiara l'insofferenza non solo verso l'opposizione, ma verso il concetto stesso di "equilibrio dei poteri", e quindi l'attivo depotenziamento (e sputtanamento) dei poteri legislativo e giudiziario, che l'esecutivo vorrebbe riassumere in sè.
Questo cambio di paradigma - che è di fatto il passaggio da un sistema democratico ad uno che non lo è più - ha mandato in crisi il sistema di rappresentanza a cui eravamo abituati da tempo.
Bene o male, prima, qualcuna delle istanze poste dalle "minoranze" non allineate alle idee dominanti prima o poi veniva recepita. Ora no, è finita. Non contiamo più nulla, perchè chi ha in mano il gioco ha cambiato e sta cambiando le regole, e di certo non è venuto a chiederci se siamo d'accordo.
Possiamo anche prendercela (se ci solleva) con la sinistra che non ha capito, con il PD "che è il principale responsabile di tutto questo", con chi ci pare, ma il risultato finale non cambia. Non abbiamo più strumenti, a livello nazionale, per opporci al cambiamento delle regole, ed il cambiamento delle regole ci mette fuori gioco.
Ed anche invocare le maximobilitazioni, di fronte a questo scenario, serve a poco. Qualcuno ricorda ancora i due milioni e passa di persone scese in piazza con la CGIL il 4 aprile? Se anche non fosse giunto il terremoto a cancellare tutto dal panorama mediatico, io credo che egualmente, oggi, di quella manifestazione, di quella asserzione, di quello sforzo organizzativo non rimarrebbe nulla, così come nulla resta delle manifestazioni dell'autunno contro il progetto Gelmini/Tremonti.
Dunque, che fare?
Proprio per evitare che lo scoramento e la depressione ci tolgano le ultime energie, io credo che sia sempre più importante recuperare un ambito di azione in cui esista un minimo di relazione tra le energie profuse ed i risultati raggiunti.
Credo sia importante impegnarsi in progetti di cui possiamo essere artefici e protagonisti, di cui possiamo misurare gli effetti reali. Occuparsi di cose, fare cose che nascano e crescano dalla relazione con le persone che ci stanno vicine (e non intendo necessariamente in senso geografico).
Riappropriarsi insomma di una realtà in cui davvero esistiamo e contiamo, in cui possiamo incidere come protagonisti, ed in cui non siamo costretti ad essere solo spettatori passivi.
Se non possiamo impedire la deriva verso il totalitarismo a livello nazionale, possiamo sviluppare reti di resistenza locale che vadano in senso opposto a quello che vediamo intorno a noi.
Possiamo far politica nei piccoli centri, proporci per amministrare comunità, costruire progetti di solidarietà, immaginare e realizzare progetti reali di risparmio energetico, di un uso diverso della terra e dei suoi frutti.Immaginare e realizzare servizi alle persone innovativi, equi, solidali.
Son cose che si possono fare e che molti già fanno:e che ridanno fiducia nei propri mezzi, nella capacità di immaginare e realizzare un mondo possibile assai diverso da quello che leggiamo sui giornali, e che abbia al centro le persone con i loro bisogni reali.
Se riusciamo a mettere in pratica, almeno in parte, il mondo che sogniamo, almeno nei rapporti con le persone che ci sono più prossime, ci sono buone possibilità che quel mondo inizi ad esistere. Ed a diffondersi come un esempio.
Questo non ci salverà dal disastro collettivo di questo paese, ma ci consentirà di sapere da dove cavolo ripartire quando sarà il momento.
L'errore è quello di credere che "essere informati" significhi avere una rappresentazione il più completa possibile, anche se sgradevole, della realtà.
E indicando quindi come "necessario" stare dentro la realtà, dedico tempo ed energie ad ingurgitare quella immondizia che oggi viene spacciata per informazione.
E poi, ancora, dedico tempo ed energie a giustificare e comprendere il divario tra la realtà che viene rappresentata dall'informazione, e quella che percepisco come mia personale rappresentazione della realtà.
Si, è vero, ci sono fonti di ogni tipo disponibili, in rete o fuori, per "farsi un'idea".
Si, è vero, è sempre possibile recuperare le prove della natura arrogante e bugiarda di qualsiasi potere, dimostrare che ci stanno ingannando.
E' sempre possibile trovare una rappresentazione minoritaria della realtà, dosando opportunamente le fonti, che risponda in fondo alle "aspettative" riguardo al proprio modo di vederla, la realtà.
Ma anche questa, in fondo, è intossicazione.
Un'intossicazione che ci estenua, e ci impedisce infine di crearla, la realtà.
Inseguire le rappresentazioni che ci vengono proposte al fine di trovare quella più "corretta" è, in fondo, uno sforzo insensato. Titanico ed insensato.
Così, per l'ennesima volta, mi dico che sono stanco. Stanco di leggere "notizie", di informarmi, di "conoscere" cazzate, di apprendere l'ultima menzogna del neoduce, di angustiarmi con le ultime previsioni sulla crisi, di indignarmi per la ennesima campagna xenofoba e razzista, di leggere dell'ennesimo morto ammazzato sul lavoro, dell'ennesimo corrotto, dell'ennesima ipocrisia clericale.
Tutto questo non mi serve, non ci serve a nulla: perchè a nulla serve, oggi, disporre della rappresentazione di una realtà su cui non è possibile incidere, ma che ci è fornita solo per costringerci all'interno di essa, per impedirci di uscirne.
Faccio alcuni esempi.
Il referendum sulla legge elettorale "porcata". Ci si è fatti il mazzo per mesi per individuare i quesiti, raccogliere le firme, fare in modo che si potesse far esprimere ai cittadini il proprio giudizio su una delle leggi più vergognose mai viste in occidente.
Ed ora, è bastato che il neoduce dicesse "a me conviene che vinca il sì" per far si che in pochi giorni tutto quel lavoro sia stato mandato al macero, che le tesi pro referendum siano state giudicate insensate da molti dei promotori, che ora il massimo dell'opposizione possibile sia far fallire il referendum perchè - probabilmente - "è più bello mettersela nel culo da soli che dare la soddisfazione a lui" (scusate il francesismo). E già che ci siamo, vogliamo farci mancare l'usuale sberleffo a quei coglioni del PD, rei di "non cambiare opinione" dopo averne discusso e votato?
La distruzione della scuola pubblica. Nonostante le impressionanti mobilitazioni di ottobre, e i lodevoli tentativi di resistenza da parte di onde, comitati e sindacati di base, il processo di devastazione sta andando avanti senza fare un plisset, toccando domani le medie, le superiori e le università, dopo aver già iniziato lo smantellamento della miglior primaria pubblica d'Europa. La rassegnazione e lo sconforto si irradiano ogni giorno di più tra chi tenta di mobilitare coscienze assenti e distratte, o realmente preoccupate in prevalenza da problemi di carattere quotidiano (dal peso dello zaino al "chi mi piglia il bambino il giovedì").
Sappiamo tutto e benissimo, su questo argomento: cosa sta accadendo, cosa accadrà. Quello che si perderà per sempre, in modo irreversibile. Eppure la nostra capacità di incidere, nonostante la rappresentazione di questa porzione della realtà sia perfetta, è diventata nulla. Dove per "nostra" intendo riferirmi ad una minoranza informata ed attenta alle cose che accadono nel paese - e ovviamente contraria a buona parte di esse per ragioni di cultura e sensibilità.
Questo Governo ha deciso che hanno legittimità solo le istanze rappresentate da se stesso e dalla propria visione della realtà: il resto non conta e non va ascoltato. In questo contesto, risulta chiara l'insofferenza non solo verso l'opposizione, ma verso il concetto stesso di "equilibrio dei poteri", e quindi l'attivo depotenziamento (e sputtanamento) dei poteri legislativo e giudiziario, che l'esecutivo vorrebbe riassumere in sè.
Questo cambio di paradigma - che è di fatto il passaggio da un sistema democratico ad uno che non lo è più - ha mandato in crisi il sistema di rappresentanza a cui eravamo abituati da tempo.
Bene o male, prima, qualcuna delle istanze poste dalle "minoranze" non allineate alle idee dominanti prima o poi veniva recepita. Ora no, è finita. Non contiamo più nulla, perchè chi ha in mano il gioco ha cambiato e sta cambiando le regole, e di certo non è venuto a chiederci se siamo d'accordo.
Possiamo anche prendercela (se ci solleva) con la sinistra che non ha capito, con il PD "che è il principale responsabile di tutto questo", con chi ci pare, ma il risultato finale non cambia. Non abbiamo più strumenti, a livello nazionale, per opporci al cambiamento delle regole, ed il cambiamento delle regole ci mette fuori gioco.
Ed anche invocare le maximobilitazioni, di fronte a questo scenario, serve a poco. Qualcuno ricorda ancora i due milioni e passa di persone scese in piazza con la CGIL il 4 aprile? Se anche non fosse giunto il terremoto a cancellare tutto dal panorama mediatico, io credo che egualmente, oggi, di quella manifestazione, di quella asserzione, di quello sforzo organizzativo non rimarrebbe nulla, così come nulla resta delle manifestazioni dell'autunno contro il progetto Gelmini/Tremonti.
Dunque, che fare?
Proprio per evitare che lo scoramento e la depressione ci tolgano le ultime energie, io credo che sia sempre più importante recuperare un ambito di azione in cui esista un minimo di relazione tra le energie profuse ed i risultati raggiunti.
Credo sia importante impegnarsi in progetti di cui possiamo essere artefici e protagonisti, di cui possiamo misurare gli effetti reali. Occuparsi di cose, fare cose che nascano e crescano dalla relazione con le persone che ci stanno vicine (e non intendo necessariamente in senso geografico).
Riappropriarsi insomma di una realtà in cui davvero esistiamo e contiamo, in cui possiamo incidere come protagonisti, ed in cui non siamo costretti ad essere solo spettatori passivi.
Se non possiamo impedire la deriva verso il totalitarismo a livello nazionale, possiamo sviluppare reti di resistenza locale che vadano in senso opposto a quello che vediamo intorno a noi.
Possiamo far politica nei piccoli centri, proporci per amministrare comunità, costruire progetti di solidarietà, immaginare e realizzare progetti reali di risparmio energetico, di un uso diverso della terra e dei suoi frutti.Immaginare e realizzare servizi alle persone innovativi, equi, solidali.
Son cose che si possono fare e che molti già fanno:e che ridanno fiducia nei propri mezzi, nella capacità di immaginare e realizzare un mondo possibile assai diverso da quello che leggiamo sui giornali, e che abbia al centro le persone con i loro bisogni reali.
Se riusciamo a mettere in pratica, almeno in parte, il mondo che sogniamo, almeno nei rapporti con le persone che ci sono più prossime, ci sono buone possibilità che quel mondo inizi ad esistere. Ed a diffondersi come un esempio.
Questo non ci salverà dal disastro collettivo di questo paese, ma ci consentirà di sapere da dove cavolo ripartire quando sarà il momento.
11 commenti:
"Se riusciamo a mettere in pratica il mondo che sogniamo...": ecco un'idea che mi piace. Nel quotidiano, bisogna provarci. E sapere che non siamo i soli a farlo non è cosa da poco. Ciao Lupo.
Condivido pienamente .... ricominciare da se stessi!
Ti abbraccio.
Mimmo
Le pìccole cose... concordo ma speriamo che il tempo per ricostruire quella che é un 'anima pulita della politica sia sufficiente perché dall'altra parte si corre eccome verso un totale sfacelo.
Referendum....io non mi sono lasciato convincere dal Cavaliere ma da cose che ho letto legate a partiti più piccoli che forse non vorranno sparire ma che mi hanno fatto riflettere. Io per es pensavo che fosse stato un referendum voluto anche da Di Pietro proprio per riappropriarci della possibilità di votare noi la persona che vogliamo ma invece sembra che non sia così ed allora mi chiedo se questo referendum non rischia di aggravare la situazione e le mie perplessità restano alte.
PS: IL COMMENTO ANONIMO senza firma appena sopra é MIO é scappato il via prima che potessi selezionare il nick.
Sul referendum: ma questi rischi non erano già ben chiari prima? Possibile che ormai ogni iniziativa debba fare riferimento a quel che dice quel tizio, e si debba giocare di rimessa ogni volta, come sta capitando in questi giorni con la menata della riduzione dei parlamentari? Che bisogna andare dietro al gioco del neoduce invece di ignorarlo?
Concordo con tutto il tuo scritto e ti ringrazio: non avrei saputo meglio descrivere la situazione di stallo anche psicologico che può trovare la risoluzione vitale in una fattività possibile qui ed ora.
E' proprio di questo che tutti abbiamo bisogno.
Grazie.
Bel post, lupetto!
Ci siamo intesi, sul da farsi!
abbracci
Ottima e condivisibile analisi, Lupo.
Ieri sera ad una cena tra cari amici, tutti di sinistra, siamo stati a discutere quasi tutta la sera sull'astensione. Due amici che stimo molto hanno continuato per tutta la sera ad avvalorarare la loro tesi: non andare a votare perchè questa attuale sinistra venga spazzata via definitivamente e dalle sue ceneri sorga finalmente una specie di Obama.
Devo dire che non mi hanno convinto però mi hanno destabilizzato un po' soprattutto per quanto riguarda il candidato a sindaco di Firenze che è un giovane cattolico con modi berlusconiani.
Quello che però contesto in questo tipo di posizione è che è troppo facile stare alla finestra e fare gli schizzinosi. Mi sento più d'accordo con te: bisogna comunque partecipare, cercare gli spazi, sporcarsi le mani.
In bocca al lupo... ops... già il lupo sei te ;-)
seguirò i risultati del tuo comune.
FORZA LUPO!!!!
imparato molto
leggere l'intero blog, pretty good
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