C'è stata molta confusione informativa (assai interessata) sull'evento clou della settimana: forse è meglio fare un po' d'ordine.
Il Magnifico Rettore della "Sapienza" ha invitato il Pontefice alla cerimonia di apertura dell'anno accademico.
Trattasi di una cerimonia INTERNA, e NON RIVOLTA AL PUBBLICO, dell'accademia; per questo motivo, 67 docenti della Sapienza hanno scritto al Rettore in forma privata per rilevare come l'invito, NEL CONTESTO DI QUELLA CERIMONIA, fosse incongruo ed inopportuno: in altre situazioni, vi sono stati interventi di pontefici presso la Sapienza, nella sua lunga storia (è stata fondata, ahimè, dal famigerato Bonifacio VIII), senza alcuna contestazione.
Ignorare questo dettaglio significa già fare volutamente disinformazione.
Il Rettore ha ignorato la lettera dei docenti, commettendo un secondo grave errore.
Poi, qualcuno ha deciso di rendere pubblica (malamente) e strumentalizzare la vicenda: la lettera privata al Rettore è stata resa pubblica e "trasformata" mediaticamente in una opposizione generica all'intervento del Pontefice, simbolo di una laicità intollerante: ovviamente siamo in un paese in cui tutti parlano di cose che non conoscono, per cui nessuno si è nemmeno preso la briga di leggerla,
questa lettera.
Poi è accaduto un bailamme inaudito, tipico di questo paese in via di impazzimento, dove ognuno ha detto la sua spacciandola per versione ufficiale dell'accaduto.
Riepiloghiamo, dunque:
Il Magnifico Rettore della "Sapienza" ha invitato il Pontefice alla cerimonia di apertura dell'anno accademico.
Trattasi di una cerimonia INTERNA, e NON RIVOLTA AL PUBBLICO, dell'accademia; per questo motivo, 67 docenti della Sapienza hanno scritto al Rettore in forma privata per rilevare come l'invito, NEL CONTESTO DI QUELLA CERIMONIA, fosse incongruo ed inopportuno: in altre situazioni, vi sono stati interventi di pontefici presso la Sapienza, nella sua lunga storia (è stata fondata, ahimè, dal famigerato Bonifacio VIII), senza alcuna contestazione.
Ignorare questo dettaglio significa già fare volutamente disinformazione.
Il Rettore ha ignorato la lettera dei docenti, commettendo un secondo grave errore.
Poi, qualcuno ha deciso di rendere pubblica (malamente) e strumentalizzare la vicenda: la lettera privata al Rettore è stata resa pubblica e "trasformata" mediaticamente in una opposizione generica all'intervento del Pontefice, simbolo di una laicità intollerante: ovviamente siamo in un paese in cui tutti parlano di cose che non conoscono, per cui nessuno si è nemmeno preso la briga di leggerla,
questa lettera.
Poi è accaduto un bailamme inaudito, tipico di questo paese in via di impazzimento, dove ognuno ha detto la sua spacciandola per versione ufficiale dell'accaduto.
Riepiloghiamo, dunque:
- il personaggio principale responsabile di tutto questo caos è il Magnifico Rettore, che ha abusato dei suoi poteri o perlomeno ha forzato in modo irresponsabile una consuetudine secolare;
- la nota dei docenti era legittima e corretta;
- non si è trattato dunque di "tappare la bocca" a chicchesia.
Detto questo, e sottolineato che il Pontefice ha preso una decisione saggia nel decidere di non intervenire, a differenza del Rettore, non possiamo però ignorare che l'interventismo della Chiesa Cattolica, negli ultimi tempi, è BEN OLTRE il livello di accettabilità per chiunque non sia cattolico.
Non si tratta più semplicemente (e legittimamente) di esprimere opinioni, ma di interventi a gamba tesa in campo legislativo, atti di lobbysmo antidemocratico (se vuoi contare in parlamento, presentati e fatti eleggere!), senza una adeguata difesa, da parte laica, dei confini sacri del ruolo dello Stato.
Inevitabile che questo generi insofferenza, avversione, che io personalmente in gran parte condivido e capisco.
Io non voglio che le leggi vengano fatte su ispirazione della Chiesa Cattolica, ma sulla base delle idee espresse e presenti nel Parlamento democraticamente eletto.
Lamentare la censura è ridicolo, vista la presenza mediatica ossessiva ed ossessionante della Chiesa.
Ognuno conosce benissimo le posizioni (spesso medievali, spesso oltranziste, sempre nemiche della donna e delle libertà laiche, e per loro intrinseca natura integraliste, intolleranti e dogmatiche) espresse dalla Chiesa e dal Pontefice: quello che manca, mi sembra, è la libertà ormai di NON ascoltarle.
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